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Discussione: BIOETICA e religione.

  1. #11
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    Predefinito Riferimento: BIOETICA e religione.

    Citazione Originariamente Scritto da Azel Visualizza Messaggio
    E diventeremmo sudditi dello Stato chiamato Irania :sofico:
    iango: lasciassero almeno la possibilità di scegliere col bio testamento....
    'Voglio esser libera d'essere come sono'

  2. #12
    Mi perdoni?
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    Predefinito Riferimento: BIOETICA e religione.

    Citazione Originariamente Scritto da Azel Visualizza Messaggio
    E diventeremmo sudditi dello Stato chiamato Irania :sofico:
    Secondo me BXVI è più liberale di chi ci governa, cmq era una battuta. :giagia:
    Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini.

  3. #13
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    Predefinito Riferimento: BIOETICA e religione.

    Citazione Originariamente Scritto da Carrie Visualizza Messaggio
    iango: lasciassero almeno la possibilità di scegliere col bio testamento....
    La vita non è tua (secondo loro).
    Concedi alla ragione il privilegio di essere l'ultima pietra di paragone della verità. (Immanuel Kant)

  4. #14
    The Original
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    Cool Riferimento: BIOETICA e religione.

    CONFRONTO TRA UN BIOETICISTA DI CULTURA CATTOLICA
    ED UN BIOETICISTA DI CULTURA LAICA

    Relatori:
    PROF. PAOLO CATTORINI
    (ordinario di bioetica all’Università di Varese, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica)


    PROF. MICHELE SCHIAVONE
    (ordinario di bioetica all’Università di Genova, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica)


    L’esigenza di superare le guerre ideologiche

    Prof. Michele Schiavone. Le diverse prospettive culturali della bioetica devono necessariamente confrontarsi senza scontri, senza guerre ideologiche. La bioetica è un sapere più pratico che teorico: riguarda, infatti, i comportamenti da tenere di fronte ad eventi drammatici della nostra vita (si pensi alla bioetica di fine vita) e, comunque, ad eventi fondamentali (si pensi all’inizio della vita). E’ necessario trovare un accordo, cercando di mettere in soffitta, per quanto è possibile, i propri convincimenti filosofici. E’ chiaro che quando si tratta di esigenze invalicabili, ognuno ha il dovere di seguire i propri convincimenti profondi, ma quando si fa bioetica, bisogna avere flessibilità, abbandonare rigidità che impediscono un punto di vista comune.

    Prof. Paolo Cattorini. Non esiste divaricazione assoluta tra chi ha un punto di vista “religioso” e chi no: come è noto, all’interno dello stesso orizzonte cristiano abbiamo posizioni diametralmente opposte su certi temi come all’interno del mondo laico troviamo posizioni che sono in sintonia con quelle presenti in ambito cristiano. La divaricazione tra cattolici e laici dà l’idea che la “fede” sia di pertinente solo ai credenti. E questo non è vero: c’è una fede religiosa, ma c’è anche una fede filosofica. Va poi aggiunto che non è vero che la fede schiaccia la ragione: la sollecita. La presunta divaricazione tra credenti o no, inoltre, dà l’impressione che da una parte ci sono gli assoluti morali, dall’altra no. Non è così: sappiamo che la morale laica kantiana è assoluta, come è assoluto il comando – da parte dell’utilitarismo – di promuovere il maggior bene per il maggior numero di persone. E’ falso, poi, che per i cattolici i comandi non prevedano eccezioni: il “non uccidere” prevede, ad esempio, le eccezioni della legittima difesa; lo stesso divieto di rubare può prevedere situazioni eccezionali per cui, ad esempio, potrebbe essere considerato buono il rubare ad un despota. Perfino il divieto di sterilizzazione potrebbe prevedere situazioni particolari in cui sia consentita.

    L’embrione è una persona?

    Prof. Michele Schiavone. Si tratta di un problema estremamente delicato. Dal punto di vista giuridico l’embrione non può essere definito “persona”: tale attributo, infatti, viene riconosciuto solo dopo la nascita. Dal punto di vista biologico, poi, solo dopo la nascita ci sono tutte le premesse perché si costituisca un sistema nervoso centrale che è la base biologica della razionalità. Dal punto di vista etico, tuttavia, l’embrione – proprio per il suo essere qualcosa di autenticamente umano – merita tutela e rispetto, una tutela e rispetto su cui – credo – convergono sia i laici che i cattolici. Riconoscere il carattere umano all’embrione non significa, però, attribuirgli il carattere di persona. Io, personalmente, non me la sentirei di fare un passo del genere: questo perché – richiamandoci alla formula di Severino Boezio, poi ripresa da S. Tommaso (persona è una sostanza che ha il carattere della individualità e quello della razionalità) – l’embrione non ha né il carattere della individualità (la totipotenza delle cellule nella sua primissima fase ne è una prova), né quello della razionalità (la placca neuronale non è immediata, ma è tardiva). Possiamo parlare di “individualità” e di “razionalità” come sbocchi naturali dell’embrione, non come suoi caratteri costitutivi. Non riconoscere il carattere di persona all’embrione tuttavia, non significa che debba venire meno il dovere di rispetto nei suoi confronti: c’è un finalismo intrinseco nel processo biologico che condurrà alla costituzione di una persona. Da qui, ad esempio, il rifiuto di produrre degli embrioni a scopo di ricerca. Dal punto di vista etico, quindi, non c’è alcuna differenza tra chi considera persona l’embrione e chi no: ambedue, infatti, sono d’accordo nel considerarlo degno di tutela e di rispetto, sono convinti, cioè, che l’uomo abbia il dovere di tutela nei suoi confronti.


    Prof. Paolo Cattorini. Io propendo a considerare l’embrione una persona, anche se non ne ho la certezza teorica assoluta. Propendo, cioè, a credere che l’embrione sia un “individuo” perché non c’è un salto di qualità tra le prime cellule e il loro sviluppo, anche se il carattere totipotente delle cellule staminali costituisce un problema serio. Considerarlo un “individuo” già subito implica un concetto radicalmente nuovo: nel caso di gemelli significa pensare che l’embrione-individuo ad un certo punto dia origine per gemmazione un altro individuo, significa cioè che la generazione di un certo soggetto umano non avviene solo da un rapporto sessuale, da una storia d’amore. E’ il caso di pensare che gli stessi embriologi non vedano al microscopio le stesse cose perché – come è noto – lo scienziato non “vede” mai in modo neutrale, ma sulla base di teorie, o ipotesi congetturali, o metafisiche influenti..

    Così propendo ad attribuire all’embrione il carattere di “razionalità” perché siamo di fronte ad un ente che ha una natura razionale, che appartiene, cioè, alla famiglia degli esseri umani che sono razionali (anche se la razionalità in questo momento non è ancora dispiegata). Dal punto di vista morale, poi, non ho dubbi: abbiamo il dovere di rispettare l’embrione come una persona.

    La procreazione assistita

    Prof. Michele Schiavone. La maternità – a mio avviso – non è da considerare un diritto. E’ in questa ottica che nutro ampie riserve su determinate tecniche di procreazione assistita. E’ il caso, ad esempio, dell’utero in affitto. Si tratta un caso che solleva perplessità sia di carattere etico che giuridico: saremmo di fronte ad una doppia madre biologica (con la possibilità di un contenzioso in sede legale). Un eccessiva disinvoltura nel maneggiare gli embrioni può condurre ad aberrazioni o, comunque, a tecniche che sollevano forti perplessità dal punto di vista morale. Forti perplessità che sollevano anche le attuali tecniche che richiedono la produzione di embrioni in soprannumero: si tratta di tecniche che possono portare ad un alto costo, al venire meno, cioè, del dovere di tutela dell’embrione. Ritengo, invece, eticamente lecita l’inseminazione eterologa, purché siano salvaguardati i diritti del nascituro. La maternità può essere un desiderio, non un diritto, ma il nascituro ha dei diritti che vanno tutelati: questo è il punto che consente di selezionare le varie tecniche di procreazione assistita.

    Prof. Paolo Cattorini
    . La posizione cattolica esprime tre principi riguardo le tecniche di procreazione assistita: non ci deve essere lesione della vita nascente (vedi sacrificio, perdita di embrioni); ci deve essere un contesto matrimoniale, di storia d’amore; l’eccessiva medicalizzazione rischia di snaturare il percorso procreativo. Vi sono coppie, del resto, che decidono di sospendere il trattamento non per ragioni economiche, ma psicologiche, morali contro l’invadenza della tecnica. Questa è la posizione cattolica. Il punto di vista giuridico, tuttavia, è un altro: è necessario costruire una via intermedia che prenda le distanze dalle posizioni integraliste da un parte e dall’altra (io stesso ho proposto una legislazione alla francese con una correzione tedesca per quanto riguarda l’embrione). La Chiesa cattolica condanna moralmente anche l’inseminazione omologa, ma in genere i moralisti cattolici non sono contrari ad una legge in tal senso. E’ inutile prendersela col parlamento: il gioco del tiro alla fune che abbiamo riscontrato alla fine della passata legislatura non è che la conseguenza della nostra incapacità di dialogare eticamente , della nostra incapacità di superare opposti integralismi. Io sono cattolico, ma non vorrei prevaricare ad ogni costo su chi la pensa diversamente. Perché non seguire l’esempio francese, introdurre cioè una legge a termine per poi valutarne le conseguenze? Devo dare spazio alla maturazione di altri e, magari, anch’io avrò da imparare nel frattempo.

    Prof. Michele Schiavone. Aggiungo qualche precisazione. Una legge dello Stato non può sposare una indicazione etica precisa, ma deve essere formulata in modo tale da rendere possibili diverse scelte etiche sulla base dei propri convincimenti. La legge 194 ne è un esempio: non si schiera a favore dell’interruzione della gravidanza, ma ammette la possibilità di detta interruzione a certe condizioni. Si tratta di un testo che può essere accettato anche da chi ha riserve sull’aborto. Personalmente credo che l’interruzione della gravidanza – in quanto soppressione di una vita – sia qualcosa di illecito sotto il profilo etico, ma ritengo ugualmente illecito negare la libertà di coscienza, negare la possibilità di scelte diverse motivate da convincimenti diversi (emendando, tuttavia, le posizioni troppo rigide). E’ il caso, poi, di aggiungere che la 194, consentendo la libertà di scelta, ha avuto come conseguenza la diminuzione di casi di aborto. Questo potrebbe succedere anche nel caso di una buona legge sulla procreazione assistita: potrebbe, cioè, favorire il miglioramento della coscienza etica collettiva.

    Eutanasia


    Prof. Michele Schiavone. Si tratta di un problema accademico, puramente teorico in quanto il codice penale considera reato l’eutanasia e il cosiddetto suicidio assistito. Un problema che prescinde dalla fede religiosa, dal credere che la vita sia un dono di Dio. Che la vita sia un bene non del tutto disponibile è un fatto: l’uomo ha una natura essenzialmente sociale, ha oggettive relazioni con altre persone. La forte resistenza di fronte all’eutanasia proviene dalla tradizione ippocratica che chiede ai medici di fare il bene ai pazienti. Questo, tuttavia, non significa avvalorare l’accanimento terapeutico. Lo stesso Pio XII, in un’allocuzione ai medici (siamo negli anni ’40), ha manifestato il suo assenso alla somministrazione di analgesici forti (tipo morfina), pur nella consapevolezza che tale somministrazione avrebbe comportato un’abbreviazione della vita (il fine deve essere l’eliminazione delle sofferenze inutili, anche se la conseguenza può essere una morte anticipata). L’eutanasia è un falso problema anche dal punto di vista bioetico: basterebbe, appunto, eliminare le ragioni che sono alla base delle richieste di eutanasia, cioè fondamentalmente le sofferenze. Non c’è niente di più disumanizzante che la sofferenza inutile di un malato terminale.


    Prof. Paolo Cattorini. Io, come credente, non credo alla lettera ad espressioni del tipo “Dio è padrone della vita”, naturalisticamente, materialmente intese, perché di fatto l’uomo programma la vita ed in certe circostanze decide i tempi della morte (si pensi alla decisione di non ricorrere alla nutrizione artificiale, di staccare una macchina dal paziente). Quando uno, poi, dice di voler lasciare decidere alla natura, di fatto identifica Dio con la natura (Weber diceva che la prima secolarizzazione – nel senso di de-sacralizzazione – della natura si ha proprio nel Vecchio Testamento antiidolatrico) e cade nel fatalismo. E’ l’uomo che ha il compito di amministrare responsabilmente la sua vita: non può rinunciare a questo dovere lasciando fare la natura.

    Secondo me sarebbe, poi, un errore affidare la scelta dei tempi del morire ai medici, medicalizzare ciò che non può essere medicalizzato. In certi casi, inoltre, anche un cattolico vede come una scelta obbligata quella di interrompere un esasperato accanimento terapeutico: non è sempre vero che la morte rimandata a domani sia meglio che la morte oggi: non si può pensare di prolungare la durata della vita a prezzo di una grave disumanizzazione, della perdita delle residue abilità di relazione del paziente.

    Ecco perché vedo bene il movimento di idee che si batte per le “direttive anticipate” (nonostante sue sbavature e contraddizioni): è il segnale di una sensibilità giusta. In questo modo si toglie terreno all’eutanasia: se io ho ragione di credere che verranno prese in considerazioni le mie scelte, non ho alcun motivo di far ricorso all’eutanasia. E’ il caso, comunque, di aggiungere che non si può escludere che in situazioni molto pesanti, estreme, questa possibilità continuerà ad essere fatta oggetto di richiesta.

    Il dovere di tutela dell’embrione e la legge 194

    Prof. Michele Schiavone. L’affermazione – condivisa da laici e da cattolici – secondo cui vi è il dovere di rispettare e di tutelare l’embrione mette in discussione la legge 194, la legge cioè che consente l’interruzione della gravidanza? Occorre precisare che esistono doveri “prima facie” e doveri “assoluti”. Il dovere di tutelare l’embrione è – a mio avviso – un dovere “prima facie”, un dovere cioè che ammette delle deroghe se si è di fronte ad un conflitto di doveri: vedi il dovere di tutelare la vita della madre nel caso dell’aborto terapeutico. E’ un caso che prova come, talvolta, la distinzione tra cattolici e laici si fonda non su argomentazioni più o meno robuste, quanto su convincimenti profondi che uno studioso ha: vedi mons. Sgreccia che, pur avendo molti meriti nel campo della bioetica, a proposito dell’aborto terapeutico pone una serie di riserve che di fatto escludono la possibilità di ricorrervi, riserve che si basano su una premessa fideistica che tutti rispettiamo, ma che non mi sento obbligato a condividere.

    Prof. Paolo Cattorini. La posizione di mons. Sgreccia, pur autorevole, non eaurisce il ventaglio delle posiizoni teologico-morali. Lo stesso autore dà conto di una serie di tentativi argomentativi svolti a favore dell’interruzione di gravidanza nel caso estremo, in cui la prosecuzione della gravidanza condurrebbe certamente a morte entrambi, madre e feto (questo è il caso che io qualifico come “terapeutico” in senso stretto). E’ il caso, poi, di aggiungere che il dovere di tutelare l’embrione – che è condiviso da tutti – non ha nel concreto lo stesso significato per tutti: per il prof. Michele Schiavone è lecito utilizzare gli embrioni congelati per fini di ricerca, per fini terapeutici a vantaggio dell’umanità; per me, invece, no, anche se si tratta di embrioni destinati a morire poiché sono soggetti viventi.

    Casi di frontiera

    Prof. Michele Schiavone. Vi sono in bioetica problemi di frontiera. Si tratta di problemi delicatissimi. E’ il caso, ad esempio, di dementi nella fase terminale: in loro non c’è più alcuna vita di relazione, non c’è più alcuna umanità (l’area corticale, infatti, è completamente atrofica), ma dal punto di vista etico io non me la sento di considerare questi pazienti non più come persone, non più come uomini. Un conto, cioè, può essere la posizione teorica ed un conto il punto di vista morale. Ho paura a non considerare tali pazienti come non più persone. Lo so: la paura è un sentimento irrazionale. Ma so anche che è un sentimento umano da cui non possono prescindere.
    Ultima modifica di Carrie; 25-07-09 alle 07:04
    'Voglio esser libera d'essere come sono'

  5. #15
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    Predefinito Riferimento: BIOETICA e religione.

    "Ammettere che il feto umano dall'istante della sua concezione riceva l'anima intellettiva, quando la materia non è ancora in nulla disposta a questo riguardo, è ai miei occhi, un'assurdità filosofica. È tanto assurdo come chiamare "bebé" un ovulo fecondato. Significa "misconoscere" completamente il "movimento evolutivo", che viene in realtà considerato un semplice movimento di aumento o di crescita, come se a forza di crescere un cerchio divenisse un quadrato o il Piccolo Larousse divenisse la Divina Commedia" ( Jacques Maritain, "Verso un'idea tomista dell'evoluzione" , in Approches sans entraves: scritti di filosofia cristiana, Città Nuova editrice, Roma, 1977, pagg. 98-99 )
    Concedi alla ragione il privilegio di essere l'ultima pietra di paragone della verità. (Immanuel Kant)

 

 
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