Originariamente Scritto da
Raymond la Science
Ecco come l
Ancora una volta, il copione è sempre quello. Non ci voleva molto a prevederlo, ma la prudenza era comunque d’obbligo. Ora che l’emiro del Qatar inizia ad uscire allo scoperto, il gioco si rivela chiarissimo: investimenti in cambio di cemento, travestito da difesa dell’ambiente e valorizzazione delle risorse locali. Ma anche in cambio di salvataggi di imprese disperate, vedi l’ospedale San Raffaele di Olbia.
La strategia che si delinea è già chiara. Il Qatar mette sul tavolo investimenti per un miliardo di euro. A voi sembra una cifra stratosferica, ma in realtà per gli emiri sono poco più che spiccioli.
Ma poi, investimenti per fare cosa? Per un progetto di rilancio della Costa Smeralda che prevede la costruzione di quattro nuovi alberghi nei 2300 ettari di proprietà del consorzio. Alberghi che ovviamente ora non si possono costruire perché il Piano paesaggistico regionale voluto dal centrosinistra ai tempi di Renato Soru non contempla quelle volumetrie in quella zona.
E allora che si fa? Parte la strategia di comunicazione volta a far credere che non solo la Gallura ma tutta la Sardegna beneficerà del miliardo qatariota. Filiere agroalimentari, marketing territoriale, investimenti mirati nel sud Sardegna: a leggere i giornali con un miliardo di euro camperebbero tutti i sardi per chissà quanto tempo. Ma lo sapete quanto costa solo l’assistenza sanitaria nella nostra isola? Tre miliardi all’anno. Cosa volete che sia un miliardo? Niente.
E invece di questo miliardo si inizia a parlare come già si parlava subito dopo l’avvento del fascismo, quando Mussolini si comprò letteralmente l’appoggio del Partito Sardo d’Azione e delle élite dell’isola con la famose “Legge del miliardo”: mille milioni stanziati in diedi anni per costruire opere pubbliche e per risarcire la Sardegna dopo l’ecatombe di giovani sardi nelle trincee del Carso.
Un miliardo, dunque. Per fare quattro alberghi in zone pregiatissime dal punto di vista ambientale e che infatti oggi non si possono costruire. Bisogna allora convincere l’opinione pubblica sarda che i benefici che arriveranno saranno enormi su tutta l’isola. Farlo non sarà difficile: basterà solamente ricordare gli indicatori economici che contraddistinguono questa crisi e poi dire a voce alta: “E voi volete rinunciare a queste risorse in un periodo così duro? Ma lo vedete quanti disoccupati ci sono?”. A dirlo saranno ovviamente sprattutto quelli che possiamo indicare come i maggiori corresponsabili di questo disastro. Perché con la demagogia non si sbaglia mai, con la demagogia si va sul sicuro.
Però tutto ciò rischia di non bastare. Perché con un miliardo non si risolvono ovviamente i problemi della Sardegna, né si convince l’intera classe politica sarda a sputtanarsi, modificando il Ppr. Ci vuole qualcosa di più, ci vuole un bonus.
Il bonus sarà la capacità dell’emiro di intervenire su questioni strategiche, sensibili e abbastanza disperate. Come l’ospedale San Raffaele di Olbia, ad esempio. Un mostro in riva al mare che rischia di rimanere chiuso per via del crac che ha travolto il gruppo di don Verzè. Il Vaticano ha comprato la struttura insieme al gruppo genovese Malacalza e a degli anonimi benefattori che da oggi (grazie alla Nuova Sardegna) anonimi non sono più. Il Qatar, appunto.
Ma la vicenda del San Raffaele è molto più complessa, perché per aprire questo ospedale bisogna dotarlo di posti letto laddove la Regione deve tagliare i posti letto in tutte le altre strutture. Non solo: una volta a regime, da solo San Raffaele si mangerebbe circa la metà delle risorse destinate dalla Regione alle cliniche private. Vi rendete conto che sconquasso?
Insomma, siamo di fronte ad un pasticcio. Che l’emiro del Qatar potrebbe comunque aiutare a risolvere (o a complicare ulteriormente, dipende dai punti di vista).
La campagna mediatica a favore dell’emiro dunque è già cominciata. I toni soft sono d’obbligo, non bisogna spaventare nessuno, ma anzi persuadere con gran raffinatezza della enorme occasione che ci sta capitando. L’opinione pubblica in Sardegna è molto labile, non saranno quei quattro ambientalisti che sbraitano ogni tanto dalle colonne della Nuova Sardegna a convincere tutti che il progetto quatariota è perdente, l’ennesima truffa che ci viene presentata come “l’occasione della vita”.
Poi spetterà alla politica mettersi d’accordo. Quella nazionale (Monti lo ha già fatto), quella regionale (Cappellacci ci sta provando) e quella dei territori (tanti sindaci sono già lì con il cappello in mano): ognuno saprà cosa chiedere.
Le maggioranze che si creeranno saranno variabili, gli interessi sono trasversali (e il caso San Raffaele lo dimostra, con settori del Pd scatenati a sostegno della mega clinica).
Resta l’insopportabile ricatto iniziale: ancora una volta chi ha i soldi subordina gli investimenti alla modifica delle leggi, allo stravolgimento del Ppr. Chissà cos’ha detto Cappellacci nei tanti incontri già avuti finora con l’emiro del Qatar, chissà cosa gli ha promesso. Ma nessuno in Sardegna ha mai chiesto niente al nostro presidente di questi incontri: silenzio totale.
Da noi si fa così, mai porre domande scomode. Ad esempio: è giusto cambiare il Ppr per consentire all’emiro di costruire, o l’emiro si deve arrendere all’evidenza e fare solo ciò che il piano consente, senza chiedere modifiche ad personam?
D’altra parte, non gliel’hanno certo chiesto i sardi di comparsi la Costa Smeralda.