Quali sono le condizioni per essere pienamente cattolici oggi?
Quando in gioco sono questioni così capitali, la disputa è in agguato.
È impossibile non "scontrarsi" tra "tradizionalisti cattolici", ad esempio, sulla questione del papato: è quasi un fenomeno di natura, quando è in ballo la Verità, non può non sorgere un naturale e spesso sacrosanta opposizione (senza malevolenza, si intende) tra tradizionalisti.
Le domande e le risposte sul piatto sono fin troppe:
Benedetto XVI è il Papa? NO.
Ha l'autorità papale? NO.
E se non è papa allora cos'è? e Giovanni Paolo II? e Paolo VI? e Giovanni XXIII?
E la "messa" montiniana è valida? NO.
I modernisti si comunicano realmente? NO.
Tettamanzi (diciamo lui ma potremmo anche dire Biffi o circa l'85 % dei vescovi attuali) è mai stato vescovo? NO. è mai stato cardinale? NO IN SENSO PROPRIO.
Il "Vaticano II" è stato un concilio ecumenico oppure era solo un "concilio" scismatico? LA SECONDA RISPOSTA è ESATTA.
Edith Stein, ma potremmo ricordare chiunque tra le legioni di "beatificati" o "canonizzati" wojtyliani, è "santa", è (e puo essere?) "dottore della chiesa"? NO.
Il "nuovo concordato"con lo stato italiano è realmente in vigore? NO.
Il nuovo "codice di diritto canonico" è stato realmente promulgato? NO.
I "giubilei" del 1975, 1983 e 2000 sono stati realmente indetti? NO. E le relative "indulgenze" sono state lucrate? NO, MAGARI ALTRE NON QUELLE ANNESSE AL "GIUBILEO".
Sono tutte questioni che fanno perno sul problema del Papato: tutto ruota intorno alla teologia del papato, teologia dell'elezione, teologia dell'accettazione, teologia dell'esercizio della sovranità papale.
Anche i lefebvriani che gridano alla "papolatria" (parola vergognosa) non possono non prendere atto della centralità ASSOLUTA della questione papale: è una grande rivincita per gli infallibilisti (veri) del Concilio Vaticano del 1870.
Un grande rivincita, malgrado il riduttivismo antinfallibilista (con relativa "papofobia"e relativa "storiografia" del papato AD HOC) stia apparentemente dominando nel campo di coloro che si oppongono alle "riforme" del "vaticano 2".
Se un "papa" eletto validamente (almeno apparentemente) come Paolo VI o Giovanni Paolo II cadesse poi nell'eresia e se la sua elezione dovesse essere considerata valida.
La crisi della chiesa cattolica, privata dell'autorità e del magistero del papa e dei vescovi, è indubbiamente senza precedenti e costringe a rivedere tutte le soluzioni della teologia classica alla luce di quanto avvenuto.
Sono i fatti, è la crudele realtà dei fatti che costringe la teologia romana ad interrogare se stessa e a trovare (al suo interno) risposte nuove e riformulazioni nuove a problemi nuovi.
Giovanni Paolo II proferisce una serie di proposizioni talune eretiche, altre sospette di eresia, altre temerarie, altre false ed erronee, altre ingiuriose alle orecchie pie: egli però sembra (fino a prova contraria) essere stato eletto validamente.
Nel conclave del 16 ottobre 1978 tra gli elettori, oltre ai parecchi preti e vescovi di fattura montiniana, c'era anche una manciata di cardinali veri, creati cioè da s.s. Pio XII.
Caduta la candidatura del cardinal Siri, hanno votato un polacco notariamente progressista ed "evoluto" senza troppi ripensamenti e senza evidenti complotti.
Allora Karol è "papa"?
No, non lo è, non ha ricevuta la forma, la "vera sostanza" del papato, la "papità" per così dire.
Quando non l'ha ricevuta? Al momento dell'elezione, dicono alcuni, perchè era eretico già da prima, avendo aderito al "Vaticano II” (i sostenitori di questo punto di vista si appoggiano moltissimo alla bolla “Cum ex apostolatus officio” di s.s. Paolo IV che dichiarava nulla anticipatamente l'elezione di un eretico al soglio pontificio).
Al momento dell'accettazione, secondo altri, (quando il cardinal decano chiede all'eletto "acceptasne electionem?" " accetti l'elezione?") perchè la sua oggettiva mancanza di volontà di fare il bene della chiesa (dovuta alla sua adesione al Vaticano II) rende nullo l'assenso effettivamente dato.
Non è una questione di lana caprina teologica: nel primo caso infatti il "papa" non è papa affatto, a nessun titolo; nel secondo caso il "papa" è un soggetto eletto al papato che però rimane solo, un "papa" in potenza. (è il caso, a modesto parere di chi scrive, di Ratzinger e dei "papi" del concilio).