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    Predefinito Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu
    L' Italia appoggia la risoluzione: deluso Israele


    Abu Mazen: «Chiedo il certificato di nascita della Palestina»
    E Netanyahu replica: «Un discorso ostile e velenoso»


    Svolta storica: la Palestina entra all'Onu, seppur con un ruolo non di membro effettivo e per la prima volta ottiene un riconoscimento ufficiale di «esistenza» come entità statale dalla comunità internazionale. Grazie al voto al Palazzo di Vetro di New York, la Palestina è da oggi «stato osservatore» anche «non membro» delle Nazioni Unite. L'Assemblea Generale dell'Onu ha votato sulla risoluzione con un ampio consenso: favorevoli 138 Paesi su 193. Nove i Paesi contrari, 41 gli astenuti. Uno degli effetti più attesi dai palestinesi è la possibilità di chiedere al Tribunale Penale Internazionale di indagare su eventuali crimini commessi dalla leadership israeliana durante il pluridecennale conflitto israelo-palestinese. La notizia dell'esito del voto è stata accolta con una festa in varie città dei Territori, tra cui Ramallah.
    IL NO DEGLI USA - Per gli Usa che hanno votato contro si tratta di «una risoluzione controproducente» ai fini del raggiungimento dell'obiettivo di «due Stati per due popoli». Lo ha detto l'ambasciatrice Usa all'Onu, Susan Rice, motivando il no degli Stati Uniti. Per il segretario di Stato americano Hillary Clinton il voto «pone nuovi ostacoli sul cammino della pace». La Santa Sede invece ha espresso la sua soddisfazione: «Accogliamo con favore la decisione dell'Assemblea Generale, con la quale la Palestina è diventata Stato Osservatore non membro delle Nazioni Unite». Per il segretario dell'Onu Ban Ki-Moon «Il votosottolinea l'urgenza di una ripresa dei negoziati di pace».
    L'ITALIA VOTA SI' - L'Italia, a qualche ora dal voto, ha sciolto le riserve e «ha deciso di dare il proprio sostegno alla Risoluzione» come comunica una nota di palazzo Chigi. L'ambasciatore di Israele in Italia ha espresso «una delusione molto grande» per la decisione del governo italiano. «Quando si è molto vicini a qualcuno, quando lo si considera un grande amico, la delusione è più forte», ha spiegato l'ambasciatore, Naor Gilon. Di sentimenti opposti il ministro degli Esteri dell'Anp, Riad Maliki: «Siamo molto contenti per la posizione dell'Italia, chiamerò il ministro Giulio Terzi per ringraziare il governo italiano», sottolinea Maliki. Il capo della diplomazia del governo dell'Anp ribadisce quindi come la recente riunione a Roma del Comitato ministeriale congiunto italo-palestinese «sia stata un'occasione per spiegare le ragioni che ci hanno spinto per andare all'Onu». Da quell'incontro, conclude Maliki, «siamo usciti con un'impressione molto positiva».
    TELEFONATA A NETANYAHU- In precedenza il presidente del Consiglio aveva telefonato al premier Netanyahu, ribadendo che questa decisione non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele e ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale. Il presidente dell'Anp Abu Mazen invece «esprime il proprio ringraziamento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti».
    ABU MAZEN - Sul fronte palestinese, il presidente Abu Mazen, parlando all'Assemblea prima del voto aveva chiesto il «certificato di nascita» dello Stato palestinese all'Assemblea generale dell'Onu. «Vogliamo raggiungere la pace e portare nuova vita al negoziato» con Israele, ha spiegato il presidente, ammonendo che «è arrivato il momento di dire basta all'occupazione e ai coloni perché a Gerusalemme Est l'occupazione ricorda il sistema dell'apartheid ed è contro la legge internazionale». E ha ribadito che i palestinesi «non accetteranno niente di meno dell'indipendenza sui territori occupati nel 1967 con Gerusalemme Est». La risoluzione ha avuto l'appoggio di una quindicina di Paesi dell'Ue, Francia e Spagna in testa, ma di fatto ha diviso i 27.

    DIPLOMAZIA EUROPEA - La diplomazia europea ha infatti tentato fino all'ultimo ma senza successo di costruire una posizione comune (l'astensione in blocco), ma i singoli Paesi sono andati in ordine sparso. I «no» sono stati meno di dieci- inclusi Israele, Canada, Usa e «i suoi paesi satelliti» - tra tutti i 193 Stati dell'Assemblea. Tra i grandi attori internazionali, Russia e Cina si sono detti a favore del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore a partire dalle frontiere del 1967 e con capitale a Gerusalemme Est.

    NO ALLO STATO PALESTINESE - In ogni caso, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha messo in chiaro che il voto all'Onu «non cambierà alcunché sul terreno». In particolare «non avvicinerà la costituzione di uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà ». Comunque «la mano di Israele resta tesa verso la pace», ha assicurato. Inoltre Netanyahu ha definito le parole di Abu Mazen «ostile, non è il discorso di un uomo di pace». D'altro canto l'ambasciatore israeliano all'Onu, Rin Prosor, ha definito la risoluzione «Unilaterale» e «un passo indietro per la pace». «Parlo a nome dell'unico Stato degli ebrei nel mondo» - ha esordito Prosor - «l'unica via per raggiungere la pace è un accordo tra le parti e non attraverso questo voto dell'Onu. Con questa risoluzione l'Onu chiude gli occhi sugli accordi di pace e non conferirà alcuna dignità di Stato». Inoltre, ha sottolineato Prosor, Israele «non permetterà lo stabilirsi di una nova base iraniana del terrore».

    Redazione Online

    Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu L' Italia appoggia la risoluzione: deluso Israele - Corriere.it
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Monti ha tradito Israele e la politica estera italiana

    Anni di consolidati rapporti gettati via da un governo (presunto) tecnico senza consultare il Parlamento e appiattendosi sulla "linea Bersani"

    È istituzionalmente scon*volgente la scelta di Pa*lazzo Chigi di rovesciare con una mossa nient’af*fatto tecnica, ma tutta politica, le scelte di un Parlamento che da va*ri anni a questa parte ha fatto suo onore e vanto di essere il migliore amico europeo di Israele, la cui de*legazione all’Onu solo nel luglio del 2011 di fronte a una risoluzio*ne id*entica ha risposto in modo op*posto a quello attuale, che si è sem*pre proposto come mediatore di una pace trattata dalle due parti a un tavolo civile e rispettoso, e a non esporre la questione della pa*ce a un co*nsesso pieno d’odio con*tro Israele come è l’assemblea del*l’Onu. Il comunicato di Palazzo Chigi che ieri ha annunciato che l’Italia in nome della prospettiva di «due Stati per due popoli» e per seguire una linea europea avreb*be votato a favore di uno Stato pale*stinese unilateralmente procla*mato dall’Assemblea generale, sembra scritto da un bambino che ignora l’abc della politica medio*rientale, e soprattutto che scaval*ca senza remore, nonostante il suo sia un governo tecnico, le scel*te politiche di fondo del Parlamen*to italiano, che non è mai stato mi*nimamente consultato. Eppure si sa bene cosa pensa questo Parla*mento: esso ha fatto speciali gesti di amicizia verso Israele pur re*stando un riferimento per i mode*rati palestinesi, e per questo ha conservato una qualità di mediatore che adesso ha perso di colpo in cambio di niente.

    Infatti «due Stati per due popoli» non c’entra niente con questa risoluzione,Israele è fuori, la Palestina avrebbe bisogno non di doni miliardari come fino a oggi, ma di un sen*so di responsabilità verso i suoi e di un’accet*tazione di Israele che è proprio il contrario di quello che succede col regalo di questa risolu*zione. Essa non è pro palestinese, è solo con*tro Israele. Il nostro Parlamento ha votato riso*lu*zioni spesso contrarie all’atteggiamento fa*cilone e colpevolizzante di parte d’Europa: il Parlamento ha bocciato sia la partecipazione alla Conferenza Durban 2, sia la risoluzione del giudice Goldstone dopo la prima guerra di Gaza, che poi lui stesso si è rimangiata. Il Parlamento ha un’associazione Italia-Israe*le di 200 membri, or ora in visita con una dele*gazione fino sotto le bombe di Hamas.

    I rap*porti commerciali, culturali, scientifici sono straordinari; durante l’ultima guerra di fron*te alla Camera si è tenuta una manifestazione pro Israele in cui sono intervenute tutte le par*ti politiche.Questo ha posto l’Italia in un ruo*lo di élite accanto ai Paesi più importanti e in*dipendenti d’Europa, come la Germania, af*francandola da un atteggiamento gregario verso il mondo arabo, e molto dubbio verso il mondo ebraico che hanno altri Paesi, come la Francia e la Spagna. Con loro oggi andiamo a braccetto incamerati nella maggioranza auto*matica islamica, con Ahmadinejad alla testa e con Chavez e altri eroi terzomondisti a fian*co.

    L’incredibile scelta di Palazzo Chigi, pura prepotenza politica e certo non tecnica, distrugge le nostre possibilità, fino a og*gi molto buone, di fungere da mallevadori di una pace vera, di quelle che si fanno fra nemici, seduti a un tavolo, di quelle che decidono confini sicuri, da cui non si possa spara*re sull’aeroporto Ben Gurion, che obbligano i palestinesi a rinunciare al*l’incitamento antisemita e filoterrorista (ba*sta guardare su internet Palestinian Media Watch) che i giornali e le tv di Abu Mazen dedi*cano agli ebrei. Adesso avremo nuovi amici, ne siamo contenti? Siamo lieti della spaccatu*ra con gli Usa, con l’Australia, col Canada, con altri pochi coraggiosi che sanno dire no al*la retorica e che puntano a una vera pace? Qui non ci sarà nessuno Stato, ma un’entità il cui sogno è solo quello di trascinare Israele, forte del suo nuovo ruolo, come annunciato, al Tri*bunale internazionale per farne uno Sta*to canaglia da distruggere.

    Non ci sarà uno Stato anche perché Ha*mas regna su Gaza e ha anche vinto le elezioni in tutte le cit*tà importanti dell’Autorità palestinese: la new entry al*l’-Onu può presto cadere nel*le mani di un’organizzazione terrorista. Monti doveva forse farsi guidare dai suoi sentimenti democratici di cui non dubito, ma in lui non ha vinto l’ideale. C’è da capire ancora che cosa l’abbia trascinato verso il fronte anti istituzionale e ideologico. Chi, che cosa? Bersani che, con la sua campagna elet*torale di sinistra, ha richiesto esplicitamente nel dibattito delle primarie la posizione poi as*sunta da Monti? Il Qatar, appena visitato, che può spargere oro anche sulla nostra boccheg*giante economia? L’Europa? Che, quando ci allineiamo, ecco dove ci porta: al peggiore conformismo, alla rottura delle regole demo*cratiche, all’abbandono dei nostri alleati,alla spaccatura con gli Stati Uniti.


    Fiamma Nirenstein - Ven, 30/11/2012

    Monti ha tradito Israele e la politica estera italiana - IlGiornale.it
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    mercoledì 28 novembre 2012
    Patto militare Italia-Israele. Un accordo scellerato e illegale

    Il Medio oriente è in fiamme. La Siria è in ginocchio, migliaia di profughi fuggono in Libano, in Turchia, in Giordania. Tel Aviv mobilita le forze terrestri, aeree, navali. Minaccia d’intervenire in Golan e di lanciare i suoi missili e i suoi caccia contro decine di “obiettivi strategici” in Iran. Intanto cannoneggia la striscia di Gaza e schiera carri armati e blindati alla frontiera con il Libano. Scenari di guerra che non sembrano intimorire più di tanto le forze politiche e il governo italiano. Quest’ultimo, anzi, trova pure il tempo d’inviare a Gerusalemme una delegazione d’eccezione, il premier con sei ministri, per il terzo summit intergovernativo in meno di due anni. Per rafforzare la partnership politica e militare e moltiplicare affari e scambi commerciali. Il comunicato ufficiale emesso lo scorso 25 ottobre è come sempre laconico. “In occasione del vertice Italia-Israele, al quale ha partecipato il Presidente del Consiglio, Mario Monti, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha incontrato il suo omologo dello Stato di Israele, Ehud Barak. A conferma dei solidi rapporti di amicizia e di collaborazione esistenti tra i due Paesi, sono stati approfonditi i temi inerenti alla cooperazione industriale nel settore della Difesa”.

    Il faccia a faccia tra i ministri della guerra è stato preceduto da una serie d’incontri tra i massimi rappresentanti delle rispettive forze armate. Il 7 e l’8 febbraio 2012, il sottocapo di Stato maggiore israeliano, generale Nimrod Sheffer, ha incontrato a Roma i responsabili dell’Aeronautica italiana per “approfondire i processi di trasformazione in atto nelle due aeronautiche, le esperienze maturate nei rispettivi teatri di operazione e le future attività addestrative”. Il successivo 14 giugno è stato il comandante delle forze aeree israeliane, generale Ido Nehushtan, a giungere in Italia in missione ufficiale.

    Meeting e visite di cortesia si sono sommate a tre importanti esercitazioni aeronavali bilaterali. Le prime due si sono svolte a fine 2011 in Sardegna (nome in codice Vega) e nel deserto del Negev (Desert Dusk). Durante i war games sono stati simulati combattimenti aerei tra cacciabombardieri F-15 ed F-16 israeliani ed “Eurofighter” e “Tornado” italiani; inoltre sono stati eseguiti veri e propri lanci di missili aria-terra e di bombe a caduta libera. Dal 3 all’8 novembre 2012, nelle acque prospicienti la città di Haifa, si è tenuta invece la prima edizione dell’esercitazione Rising Star a cui hanno partecipato i palombari artificieri del Gruppo operativo subacquei del COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori) di La Spezia e i Divers (specialisti sommozzatori) della Marina israeliana.

    L’accordo che disciplina la partnership militare tra Italia e Israele risale a sette anni fa ed è stato ratificato dal Parlamento italiano il 17 maggio 2005. Nella parte “pubblica” del testo (esisterebbe infatti un memorandum segreto mai sottoposto alla discussione e al voto dei parlamentari) si legge in particolare che la “cooperazione” fra i due paesi riguarderà in particolare “l’industria della difesa, l’importazione, l’esportazione e il transito di materiali militari, le operazioni umanitarie, l’organizzazione delle forze armate e la gestione del personale la formazione e l’addestramento, i servizi medici militari”. Sempre per l’accordo, le attività si svilupperanno grazie “alle riunioni dei ministri della Difesa, dei Comandanti in Capo e di altri ufficiali autorizzati, lo scambio di esperienze fra gli esperti delle due parti, l’organizzazione e l’attuazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni, le visite di navi e aeromobili militari e ad impianti, lo scambio di informazioni, pubblicazioni e hardware, la ricerca, lo sviluppo e la produzione di sistemi d’armamento”. “Italia e Israele si adopereranno al massimo per contribuire, ove richiesto, a negoziare licenze, royalties ed informazioni tecniche, scambiate con le rispettive industrie”, recita l’articolo 3 dell’accordo di mutua collaborazione. E ancora: “Le Parti faciliteranno inoltre la concessione delle licenze di esportazione necessarie per la presentazione delle offerte o proposte richieste per dare esecuzione al presente Memorandum”.

    Senza troppi giri di parole, l’import e l’export di sistemi d’arma devono essere l’essenza delle consolidate relazioni tra Roma e Tel Aviv, in palese violazione della legge italiana che disciplina il commercio di tecnologie belliche e che vieta le vendite a paesi belligeranti o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani. Israele riassume in sé tutte le caratteristiche per dover essere posta al bando dal complesso militare industriale italiano: le sue forze armate sono sistematicamente impegnate su più fronti di guerra e dal 1967 occupano ancora buona parte della West Bank. Inoltre il regime d’apartheid instaurato contro la popolazione palestinese e gli stessi cittadini israeliani di origine araba è stigmatizzato dalle principali organizzazioni non governative internazionali. Non ultimo, Tel Aviv non ha mai firmato il Protocollo di Non Proliferazione Nucleare e da tempo immemorabile, anche grazie la collaborazione tecnico-scientifica di Stati Uniti ed Unione europea, a Dimona, nel deserto del Negev, si costruiscono armi nucleari (secondo gli istituti di ricerca indipendenti Israele sarebbe già in possesso di più di 200 testate).

    Nonostante la riesplosione della crisi mediorientale, proprio il 2012 ha rappresentato l’anno chiave nei trasferimenti di sistemi d’arma tra i due paesi. Il 19 luglio, in particolare, il Ministero della difesa italiano e l’omologo israeliano hanno ratificato la fornitura alle forze armate israeliane di 30 velivoli da addestramento avanzato M-346 “Master” prodotti da Alenia Aermacchi. La commessa ha un valore di poco inferiore al miliardo di dollari ma prevede vantaggiose contropartite per le industrie israeliane. Elbit Systems, azienda specializzata nella produzione di tecnologie avanzate, svilupperà il nuovo software che verrà caricato sugli addestratori. Il Virtual Mission Training System (Vmts) “ingannerà i sensori degli M-346 simulando le funzioni di un moderno radar di scoperta attiva capace di gestire numerose funzioni tattiche, nonché scelte d’armamento complesse”, riporta la World Aeronautical Press Agency. “Utilizzando il software una volta in volo, il pilota in addestramento potrà esercitarsi in scenari avanzati, quali la guerra elettronica, la caccia alle installazioni radar e l’uso di sistemi d’arma all’avanguardia”. Alle future guerre le forze aeree israeliane si addestreranno cioè con il made in Italy.

    In cambio dei caccia, Tel Aviv ha anche imposto che l’aeronautica militare italiana si doti di due velivoli di pronto allarme “Gulfstream 550” con relativi centri di comando, controllo e sistemi elettronici, prodotti da Israel Aerospace Industries (IAI) ed Elta Systems (costo complessivo, 800 milioni di dollari circa). Selex Elsag, una controllata di Finmeccanica, s’incaricherà per conto delle aziende israeliane a fornire ai velivoli i “sottosistemi” di comunicazione e link tattici secondo gli standard Nato. Le forze armate italiane dovranno pure acquistare un sistema satellitare elettro-ottico ad alta risoluzione di seconda generazione “Ofeq”, anch’esso di produzione IAI ed Elbit Systems (245 milioni di dollari). Prime contractor degli israeliani sarà Telespazio, azienda controllata in parte da Finmeccanica, che assicurerà entro il 2015 la costruzione del segmento terrestre, il lancio e la messa in orbita del nuovo sistema satellitare.

    Quest’anno, l’Aeronautica italiana ha pure deciso d’installare sugli elicotteri EH101 e sugli aerei da trasporto C27J “Spartan” e C130 “Hercules” un nuovo sistema di contromisure a raggi infrarossi, denominato Dircm - Directional infrared countermeasures, co-prodotto da Elettronica Spa di Roma ed Elbit Systems. Venticinque milioni e mezzo di euro la spesa, con consegne che saranno fatte entro la fine del 2013. Gli elicotteri d’attacco AW-129 “Mangusta” di AugustaWestland, in dotazione all’esercito italiano, dal prossimo anno saranno armati invece con i missili aria-terra a corto raggio “Spike” prodotti da un’altra importante azienda militare israeliana, Rafael. I missili, con una gittata tra gli 8 e i 25 km, potranno esseri equipaggiati con tre differenti tipologie di testata bellica a seconda dell’uso: anticarro, antifanteria e per la distruzione di bunker. Roma e Tel Aviv puntano infine a sviluppare congiuntamente nuovi velivoli a pilotaggio remoto UAV (i famigerati droni) e a cooperare nella produzione e nella “gestione logistica” del nuovo cacciabombardiere a capacità nucleare F-35, uno dei programmi più costosi della storia mondiale dell’aviazione da guerra.

    Mentre i programmi di riarmo italo-israeliani sono condivisi e sostenuti da tutte le forze politiche presenti in Parlamentare, si sta rafforzando tra alcune forze sociali e no war la convinzione che la solidarietà al popolo palestinese non può essere disgiunta dalla mobilitazione per ottenere l’embargo militare nei confronti di Israele. Singoli cittadini, associazioni e comitati di base hanno dato vita alla Campagna BDS per “il boicottaggio, il disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele” fino a che esso “non porrà termine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellerà il Muro; riconoscerà i diritti fondamentali dei cittadini Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza; rispetterà i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU”.

    Lo scorso 13 ottobre, di fronte allo stabilimento Alenia Aermacchi di Venegono-Varese, si è tenuta la manifestazione nazionale Nessun M346 a Israele per chiedere la revoca della vendita dei caccia addestratori alle forze armate israeliane, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Pax Christi, la Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani, Attac, Arci – Servizio Civile, Assopace e una serie di soggetti che sostengono il popolo palestinese. “Quella di Varese è stata una manifestazione anche contro lo scellerato accordo del 2005 di cooperazione militare, economica e scientifica tra il nostro Paese ed Israele”, ha spiegato Elio Pagani per il Comitato promotore. “Un accordo che non è stato scalfito neppure dall’Operazione piombo fuso del dicembre 2008 - gennaio 2009, che ha visto Israele colpire con il suo potere aereo la popolazione palestinese civile inerme (1.400 uccisi, di cui circa 400 bambini). Un’azione militare brutale, senza giustificazioni, nella quale sono state usate anche armi sconosciute o già vietate dalle Convenzioni internazionali (fosforo bianco, bombe D.I.M.E., uranio impoverito) e nella quale Israele ha commesso crimini di guerra e contro l’umanità”.

    Antonio Mazzeo Blog: Patto militare Italia-Israele. Un accordo scellerato e illegale
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  4. #4
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Monti il più fine stratega antizog degli ultimi 200 anni.

  5. #5
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Citazione Originariamente Scritto da amerigodumini Visualizza Messaggio
    Monti il più fine stratega antizog degli ultimi 200 anni.
    A mio avviso questa del riconoscimento è un'arma a doppio taglio: se è vero che viene riconosciuta la sovranità della Palestina, al tempo stesso si consente l'impunità totale per Israele...senza che nel frattempo cambi concretamente nulla.
    Ultima modifica di Giò; 30-11-12 alle 13:01
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  6. #6
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    L'ambasciatore di Israele in Italia ha espresso «una delusione molto grande» per la decisione del governo italiano. «Quando si è molto vicini a qualcuno, quando lo si considera un grande amico, la delusione è più forte», ha spiegato l'ambasciatore, Naor Gilon.
    ahia , credo che non prenderò aerei e treni per un po'
    Ultima modifica di marocchesi; 30-11-12 alle 13:03
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  7. #7
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Per me il conflitto tra palestinesi ed israeliani è l'ultimo dei problemi. Mi spiace solo un po' per le comunità cristiane che si trovano tra l'incudine e il martello.
    Piuttosto non mi va che l'Unione Europea, con anche le mie tasse, vada a mantenere i palestinesi nullafacenti.
    Allo stesso modo non mi garba che diversi gruppi d'interesse presenti sul territorio italiano, oltre ad essere sostenitori attivi del melting-pot che ci sta ammorbando, taccino di razzismo e bla bla bla ogni espressione di identitarismo, ogni risveglio spirituale, ogni (vano e anche solo simbolico) tentativo di ribellione verso ci tiene il giogo sul collo. Riversino piuttosto le loro "tensioni umanitarie" su altri stati dalle politiche di difesa del proprio territorio e di mantenimento dell'ordine pubblico ben più efficaci, diciamo così, delle nostre.
    Chiedo un consiglio: queste cose, che per voi che leggete possono risultare ovvie e strascontate, si possono dire o si va in gattabuia?

  8. #8
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    A mio avviso questa del riconoscimento è un'arma a doppio taglio: se è vero che viene riconosciuta la sovranità della Palestina, al tempo stesso si consente l'impunità totale per Israele...senza che nel frattempo cambi concretamente nulla.
    Il fatto però che si accordi un riconoscimento non così banale allo Stato palestinese, è a mio avviso una cosa importante di per sé.

  9. #9
    controrivoluzione
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Da sottolineare:

    La Santa Sede invece ha espresso la sua soddisfazione: «Accogliamo con favore la decisione dell'Assemblea Generale, con la quale la Palestina è diventata Stato Osservatore non membro delle Nazioni Unite»


    Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu L' Italia appoggia la risoluzione: deluso Israele - Corriere.it

  10. #10
    Hic Sunt Leones
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    Predefinito Re: Palestina «stato osservatore», sì dell'Onu. L'Italia appoggia la risoluzione.

    Sul campo non cambierà nulla
    Passata la buriana facciamo i conti

 

 
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