https://www.radiospada.org/2019/01/c...ella-traviata/
Nota di Radio Spada: Alla vigilia del 12 gennaio e in occasione d’una nuova rappresentazione scaligera della Traviata secondo la fortunata ed ormai trentennale regia di Liliana Cavani, proponiamo ai nostri lettori un ironico divertissment d’attualità d’un nostro redattore che rivisita alcune importanti scene dell’opera. In calce i nostri lettori potranno anche ascoltare con diletto il video dell’originale (Piergiorgio Seveso)
Scena tredicesima. Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo
VIOLETTA SPADA:
Invitato a qui seguirmi,
Verrà desso? vorrà udirmi?
Ei verrà, ché l’odio atroce
Puote in lui più di mia voce.
ALFREDO R.:
Mi chiamaste? che bramate?
VIOLETTA SPADA:
Questi luoghi abbandonate.
Un periglio vi sovrasta.
ALFREDO R.:
Ah, comprendo! Basta, basta.
E sì vile mi credete?
VIOLETTA SPADA:
Ah no, mai.
ALFREDO R.:
Ma che temete?
VIOLETTA SPADA:
Temo sempre del Barone
ALFREDO R.:
È tra noi mortal quistione.
S’ei cadrà per mano mia
Un sol colpo vi torrìa
Coll’amante il protettore.
V’atterrisce tal sciagura?
VIOLETTA SPADA:
Ma s’ei fosse l’uccisore?
Ecco l’unica sventura
Ch’io pavento a me fatale!
ALFREDO R.:
La mia morte! Che ven cale?
VIOLETTA SPADA:
Deh, partite, e sull’istante.
ALFREDO R.:
Partirò, ma giura innante
Che dovunque seguirai
i passi miei.
VIOLETTA SPADA:
Ah, no, giammai.
ALFREDO R.:
No! giammai!
VIOLETTA SPADA:
Va’, sciagurato.
Scorda un nome ch’è infamato.
Va’ mi lascia sul momento
Di fuggirti un giuramento
Sacro io feci
ALFREDO R.:
E chi potea?
VIOLETTA SPADA:
Chi diritto pien ne avea.
ALFREDO R.:
Fu CORVO?
VIOLETTA SPADA: (con supremo sforzo)
Sì.
ALFREDO R.:
Dunque l’ami?
VIOLETTA SPADA:
Ebben, l’amo
ALFREDO R.: (Corre furente alla porta e grida)
Or tutti a me.
Scena quattordicesima. Violetta, Alfredo, e tutta l’ASSEMBLEA DEI SANTI che confusamente ritorna
TUTTI:
Ne appellaste? Che volete?
ALFREDO R.: (additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)
Questa donna conoscete?
TUTTI:
Chi? Violetta?
ALFREDO R.:
Che facesse non sapete?
VIOLETTA SPADA:
Ah, taci
TUTTI:
No.
ALFREDO R.:
Ogni suo aver tal femmina
Per amor mio sperdea.
Io cieco, vile, misero,
Tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora! tergermi
Da tanta macchia bramo.
Qui testimoni vi chiamo
Che qui pagata io l’ho.
(Getta con furente sprezzo un LIBELLO ai piedi di Violetta, che sviene tra le braccia di PIERGIORGIO SEVESO e del dottor LUCA FUMAGALLI. In tal momento entra Monsignor GUÉRARD DES LAURIERS)
Scena quindicesima. Detti e Monsignor GUÉRARD, ch’entra all’ultime parole
TUTTI:
Oh, infamia orribile
Tu commettesti!
Un cor sensibile
Così uccidesti!
Di donne ignobile
Insultator,
Di qui allontanati,
Ne desti orror.
GUÉRARD: (con dignitoso fuoco)
Di sprezzo degno se stesso rende
Chi pur nell’ira la Donna offende.
Dov’è mio figlio? più non lo vedo:
In te più Alfredo – trovar non so.
(Io sol fra tanti so qual virtude
Di quella misera il sen racchiude.
Io so che l’ama, che gli è fedele,
Eppur, crudele, – tacer dovrò!)
ALFREDO R.: (da sé)
(Ah sì che feci! ne sento orrore.
Gelosa smania, deluso amore
Mi strazia l’alma più non ragiono.
Da lei perdono – più non avrò.
Volea fuggirla non ho potuto!
Dall’ira spinto son qui venuto!
Or che lo sdegno ho disfogato,
Me sciagurato! – rimorso n’ho.
VIOLETTA SPADA: (riavendosi)
Alfredo, Alfredo, di questo core
Non puoi comprendere tutto l’amore;
Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo – provato io l’ho!
Ma verrà giorno in che il saprai:
Com’io t’amassi confesserai.
Dio dai rimorsi ti salvi allora;
Io spenta ancora – pur t’amerò.
BARON CORVO: (piano ad Alfredo)
A questa donna l’atroce insulto
Qui tutti offese, ma non inulto
Fia tanto oltraggio – provar vi voglio
Che tanto orgoglio – fiaccar saprò.
TUTTI (a Violetta):
Ah, quanto peni! Ma pur fa core.
Qui soffre ognuno del tuo dolore;
Fra cari amici qui sei soltanto;
Rasciuga il pianto – che t’inondò. (FINE – APPLAUSI)
dal Minuto 1.27.40