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  1. #31
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Non ti lasciar prendere la mano dall'impeto dialettico, Ringhio. Ragiona per favore. Stai asserendo che i partigiani hanno fucilato non solo i fascisti, ma anche i loro figli e le loro mogli ? A decine di migliaia ?
    Quello che volevo dire sta scritto nero su bianco, la tua personalissima interpretazione di ciò che ho scritto è l'ennesima riprova della tua malafede e del tuo metodo, buttare tutto in confusione.
    Resta al punto, e non tentare di dare interpretazione personali di quello che scrivo.
    Limitati una volta tanto a rispondere senza fare grottescamente confusione.
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  2. #32
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Non so tutte le cose che dite voi. A me i tedeschi hanno fatto sempre schifo, perchè erano nemici, erano violenti e andavano per le spicce. Ma pero quella era la guerra, e per loro erano azioni di guerra.

    Ma quando passavano per le montagne del basso lazio, dove io ero un ragazzo di 14 anni, non entravano nelle case, non rubavano, non violentavano. Una volta un loro soldato, insieme ad altri 30, mi chiese se volevo vendere un maiale che io tenevo lontano, in montagna. Io dissi di no che non ne tenevo. E loro se ne andarono. Ma il giorno dopo andai in montagna e trovai tre porci in meno. ma gli altri 4 ci stavano ancora.

    Quando invece arrrivarono gli americani hanno fatto tutto e di piu. Rubavano, violentavano le ragazze e le donne, scassavano pagliari, cercavano liquore e signorine, e infatti i figli dei mericani ci sono ancora. ma di tedeschi a me non mi sembra proprio.

  3. #33
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Citazione Originariamente Scritto da Ringhio Visualizza Messaggio
    Quello che volevo dire sta scritto nero su bianco, la tua personalissima interpretazione di ciò che ho scritto è l'ennesima riprova della tua malafede e del tuo metodo, buttare tutto in confusione.
    Resta al punto, e non tentare di dare interpretazione personali di quello che scrivo.
    Limitati una volta tanto a rispondere senza fare grottescamente confusione.
    Citazione Originariamente Scritto da Ringhio
    Al di la dei fatti, ti faccio notare che allo stesso identico trattamento furono sottoposti i fascisti, le loro mogli e loro figli nella liberata Italia, dove morirono sotto i colpi democratici dei partigiani ben 30000 mila italiani
    I partigiani uccisero 30000 italiani fra uomini donne e bambini ?

    1. Si.
    2. No. Fra donne e bambini morirono X donne e Y bambini.


    1. Fonte ?
    2. Quanto vale X e quanto vale Y. Fonte?


    Basta con le argomentazioni a a chiacchiere. Cifre e fonti, please. Questo è un sito di Storia. Le chiacchiere non contano. Me lo ha insegnato un certo Ringhio che di storia (o di chiacchiere?) se ne intende parecchio.
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

  4. #34
    Ragionatore Dubitante
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Citazione Originariamente Scritto da mad Visualizza Messaggio
    Non so tutte le cose che dite voi. A me i tedeschi hanno fatto sempre schifo, perchè erano nemici, erano violenti e andavano per le spicce. Ma pero quella era la guerra, e per loro erano azioni di guerra.

    Ma quando passavano per le montagne del basso lazio, dove io ero un ragazzo di 14 anni, non entravano nelle case, non rubavano, non violentavano. Una volta un loro soldato, insieme ad altri 30, mi chiese se volevo vendere un maiale che io tenevo lontano, in montagna. Io dissi di no che non ne tenevo. E loro se ne andarono. Ma il giorno dopo andai in montagna e trovai tre porci in meno. ma gli altri 4 ci stavano ancora.

    Quando invece arrrivarono gli americani hanno fatto tutto e di piu. Rubavano, violentavano le ragazze e le donne, scassavano pagliari, cercavano liquore e signorine, e infatti i figli dei mericani ci sono ancora. ma di tedeschi a me non mi sembra proprio.
    E' una testimonianza interessante, mad. Spiegami però una cosa. Dici che all'epoca avevi 14 anni,ma nel tuo profilo hai scritto che sei nato il 25 Febbraio 1950?
    Di la verità. Nel profilo hai mentito sull'età. Oppure hai mentito in questo post. Spero vivamente la prima
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
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  5. #35
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    I partigiani uccisero 30000 italiani fra uomini donne e bambini ?

    1. Si.
    2. No. Fra donne e bambini morirono X donne e Y bambini.


    1. Fonte ?
    2. Quanto vale X e quanto vale Y. Fonte?


    Basta con le argomentazioni a a chiacchiere. Cifre e fonti, please. Questo è un sito di Storia. Le chiacchiere non contano. Me lo ha insegnato un certo Ringhio che di storia (o di chiacchiere?) se ne intende parecchio.
    Vuoi le fonti?
    Ed io te le fornisco, ma non ti aspettare dati ordinati in ordine analitico per sesso ed età, io posso nella migliore delle ipotesi fornirti i testi dove ritrovi i singoli fatti di sangue, dove vennero giustiziati a sangue freddo intere famiglie, interi nuclei familiari, donne, anziani e bambini.
    Che io sappia non esiste un lavoro organico nel merito.
    Anche se nel tempo ho avuto modo di visionare liste compilate ma poco attendibili.
    Appena potrò mettere le mani sui testi ti posto tutte le cordinate, il resto lo devi fare te STUDIANDO.
    Oviamente se nel mentre potrò accontentarti lo farò.
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


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  6. #36
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co



    Un piccolo assaggio:
    Otto ausiliarie del Comando provinciale di Piacenza, la mattina del 26 aprile, mentre viaggiavano su un autocarro alla volta di Como, incapparono in un posto di blocco di partigiani comunisti a Casalpusterlengo.

    Con loro viaggiavano sei soldati di sanità, tutti disarmati.

    Portato alla Torre, il gruppo vi trascorse l'intera giornata e la notte tra le urla e gli insulti della folla che chiedeva giustizia sommaria.

    La mattina dopo furono fatti salire su una corriera, trasportati davanti all'ospedale e qui schierati in fila davanti al muro, mentre un plotone improvvisato si allineava di fronte a loro.

    Fu a quel punto che una delle ausiliarie, Adele Buzzoni, si mise ad urlare scongiurando i "giustizieri" di salvare sua sorella Maria, che era nel gruppo, perché potesse aver cura della loro madre, cieca e sola.

    Maria Buzzoni fu afferrata da un partigiano e spinta da parte.

    Subito dopo il plotone aprì il fuoco, ma vedendo la sorella cadere assieme agli altri Maria gridò per la disperazione con quanto fiato aveva in gola.

    Per farla tacere un partigiano le scaricò il mitra addosso, freddando anche lei.

    Intanto, una scena irreale, spaventosa, stava accadendo.

    L'ausiliaria Anita Romano, che era rimasta soltanto ferita. si alzò dal mucchio sanguinante, avanzando verso i suoi assassini. tra le ausiliarie c'erano altre due sorelle, Ida e Bianca Poggioli.

    Anch'esse erano rimaste soltanto ferite, e Bianca Poggioli gridava: "Uccidetemi! Uccidetemi!".

    Mentre i partigiani si preparavano a finirle, si precipitò davanti a loro padre Paolo del vicino convento dei Cappuccini. "No" disse " non lo fate. Stanno morendo. andate via. Le assisterò io fino alla morte".

    Lividi, sudati, i "giustizieri" si allontanarono, ma poco dopo tornarono sui loro passi, pentiti di aver dato retta al frate.

    Ma quei pochi istanti erano bastati a padre Paolo per trascinare le tre sventurate all'interno dell'ospedale e nasconderle con l'aiuto delle suore, in uno scantinato.

    I comunisti diedero loro al caccia per tutto il giorno, poi si stancarono.

    Le ragazze poterono così essere curate e salvate. Le altre vittime, oltre ai sei soldati sconosciuti e alle sorelle Buzzoni, furono Luigia Mutti, Rosetta Ottadana e Dosolina Nassani.

    Nessuna pietà, invece, per l'ausiliaria Jolanda Crivelli.

    Aveva solo 20 anni ed era la giovanissima vedova di un ufficiale del "Battaglione M", ucciso a Bologna durante la guerra civile, in un agguato dei "sapisti" (costola della banda comunista dei gap).

    Il 26 aprile raggiunse Cesena, la sua città, per tornare dalla madre, che viveva sola.

    Fu riconosciuta e additata dai concittadini ad alcuni partigiani comunisti:"E' una fascista, moglie di fascista!"

    Percorsa a sangue, denudata, fu trascinata per le strade di Cesena tra gli sputi della gente.

    Davanti alle carceri fu legata a un albero e fucilata.

    Il cadavere nudo, rimase per due giorni esposto. Poi fu permesso alla madre di seppellirla.

    A Novara invece, il vescovo riuscì ad impedire il progetto di fare sfilare nude tutte le ausiliarie catturate, circa trecento, per le vie della città.

    I partigiani dovettero accontentarsi di raparle a zero. In seguito, alcune di esse furono violentate e quindi fucilate.

    In quella autentica tomba delle ausiliarie che fu Nichelino, trovarono la morte, il 30 aprile, assieme ad un gruppo di loro compagne, anche le ausiliarie scelte Laura Giolo, di 25 anni e Lidia Fragiacomo, di 32, dopo un'autentica gara di emulazione per rispondere alla domanda:" Chi di voi è la comandante?"

    Questa qualifica spettava a Laura Giolo, che infatti non ebbe esitazione a rispondere, ma Lidia, convinta di poter così salvare la compagna, disse, rivolta ai partigiani:" Non datele retta, sono io che comando il gruppo".

    Fu messa al muro e accadde, allora, uno di quei fatti che, nella barbarie, rappresentano un raggio di speranza.

    I partigiani che formavano il plotone di esecuzione, pur essendo comunisti, garibaldini della 105a brigata "Pisacane", toccati dall'eroismo e dalla generosità di quella scena, scaricarono i mitra in aria. ma intervennero altri partigiani che non ebbero pietà.

    Fu accolta soltanto la richiesta di assistenza religiosa e don angelo Ruffino, parroco di San Secondo, potè confessare le condannate.

    Tra i più pregevoli crimini compiuti ai danni delle ausiliarie dopo il 2 maggio, vi fu il massacro del Santuario di Graglia, nel Biellese.

    Qui era stato condotto, dopo aver stipulato regolare resa con l'onore delle armi,. grazie all'intervento dell'autorità ecclesiastica, l'intero II° Reparto allievi ufficiali della GNR; 30 uomini, al comando del maggiore Galamini, più le ausiliarie Rina Chandrè, Itala Giraldi e Lucia Rocchetti.

    Del gruppo facevano parte anche le signore Antonietta Milesi, e Carla Paolucci, mogli di due ufficiali.

    Ebbene, infrangendo tutte le leggi di guerra, nonché la parola solennemente data, i carcerieri comunisti di Moranino, fucilarono tutti gli uomini del gruppo e le due signore.

    Le tre ausiliarie, risparmiate sul momento, furono fucilate più tardi a Muzzano, perché i partigiani, come riferì un testimone, "dovevano andare a ballare e non sapevano che fare delle tre prigioniere" .

    Fu la madre di Itala Giraldi che ritrovò i tre corpi, sommariamente sepolti sull'argine di un torrente, scavando la terra con una cazzuola, tra i lazzi e lo scherno dei comunisti del luogo.

    A Jole Genesi, stenodattilografa della Brigata Nera "Augusto Cristina" di Novara e a Lidia Rovilda, assegnata alla GNR della stessa città, toccò una fine allucinante.

    Catturate alla Stazione Centrale di Milano il primo maggio, furono condotte all'albergo "San Carlo" di Arona, torturate tutta la notte con degli spilloni conficcate nella carne, poi legate assieme con un filo di ferro e finite con un colpo alla nuca.

    Non avevano voluto rivelare dove era nascosta la comandante provinciale di Novara.

    Marcella Batacchi, fiorentina e Jolanda Spitz, trentina, erano state assegnate al distretto militare di Cuneo.

    Il 30 aprile, la colonna in fuga della quale facevano parte, con sette loro compagne, si arrese ai partigiani a Biella.

    Per salvarsi, le sette ragazze dichiararono di essere prostitute che avevano lasciato la casa di tolleranza di Cuneo per seguire i soldati.

    Marcella e Jolanda rifiutarono il compromesso e si dichiararono ausiliarie.

    Furono violentate e massacrate di botte, poi fucilate e sepolte in una stessa fossa, l'una sull'altra.

    Quando i genitori, mesi dopo, poterono esumarle, trovarono due visi tumefatti e sfigurati, ma i corpi bianchi e intatti.

    Avevano entrambe 18 anni.
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    Eraclito


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  7. #37
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Io ho fornito già in altri post, dei riferimenti storici che dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio le vittime della epurazione avvenuta in Italia all'indomani del 25.04.1945.
    "SARA' IL SANGUE A FAR LA STORIA" - FRANCESCO FOTI, questo libro è un necrologio, migliaglia di nomi e cognomi, centinaia di fatti che dimostrano le stragi e gli assassinii avvenuti a guerra terminata.
    "MUSSOLINI E IL FASCISMO" Renzo De Felice, vol. 08 - LA GUERRA CIVILE -.
    "DAL 25 LUGLIO A PIAZZALE LORETO", Filippo Giannini, qui esistono dei riferimenti storici che dovresti leggere, ma non leggerai mai, peccato, potrebbero aprirti la mente ed allargarti la visuale, ristretta in cui te e quelli come te continuate a voler restare.
    Cito solo per dovere di cronaca i libri di Pansa, "SCONOSCIUTO 1945", "LA GRANDE BUGIA", i "GENDARMI DELLA MEMORIA" e "I TRE INVERNI DELLA PAURA".
    Infine, non mi stancherò mai di ripetere la frase del Kompagno Onorevole SCOTTI del PCI alla Camera dei Deputati, riferito al numero dei morti avvenuti a guerra terminata, questo ONOREVOLE afferma, cito testualmente "SONO TRECENTOMILA LI ABBIAMO AMMAZZATI NOI E ABBIAMO FATTO BENE".
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


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  8. #38
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    25 APRILE - FESTEGGIAMOLI QUESTI "LIBERATORI"
    La strage di Oderzo (Treviso)
    Negli ultimi giorni di aprile del 1945, esattamente il 28, 126 giovani militi dei Btg. “Bologna” e
    “Romagna” della GNR e 472 uomini della Scuola Allievi Ufficiali di Oderzo della R.S.I. (450 allievi
    più 22 ufficiali) si arresero al C.L.N. con la promessa di avere salva la vita. L’accordo fu
    sottoscritto nello studio del parroco abate mitrato Domenico Visentin, presenti il nuovo sindaco
    di Oderzo Plinio Fabrizio, Sergio Martin in rappresentanza del C.L.N., il Col, Giovanni Baccarani,
    comandante della Scuola di Oderzo e il maggiore Amerigo Ansaloni comandante del Btg.
    Romagna. Ma quando scesero i partigiani della Brigata Garibaldi “Cacciatori della pianura”
    comandati dal partigiano Bozambo l’accordo fu considerato carta straccia e il 30 aprile
    cominciarono a uccidere. Molti furono massacrati senza pietà fra il 30 aprile e il 15 maggio. La
    maggior parte, ben 113, fu uccisa al Ponte della Priula, frazione di Susegana e gettati nel Piave.
    Pare si trattasse di 50 uomini del “Bologna”, 23 del “Romagna”, 12 della Brigata Nera, 4 della X^
    MAS, e gli altri di altri reparti fra cui gli allievi della scuola. Altri furono trucidati sul fiume
    Monticano.
    LA BANDA DI “BOZAMBO”, “BOIA DI MONTANER”, AL MATRIMONIO TRA ADRIANO
    VENEZIAN E VITTORINA ARIOLI, ENTRAMBI PARTIGIANI
    Al banchetto di addio al celibato di Venezian uno della banda affermò :- Ti auguriamo che tu
    abbia ad avere dodici figli e perché questo augurio abbia ad essere consacrato domandiamo che
    siano uccisi, vittime di propiziazione, dodici fascisti -.
    Fu così che la mattina del 16 maggio scelsero dodici allievi ufficiali della Scuola di Oderzo e li
    assassinarono nei pressi del Ponte della Priula. (Particolare delle stragi di Oderzo).
    ( Contributo di Francesco Fatica dell’ISSES Napoli)
    In totale le vittime fra gli ufficiali della scuola di Oderzo furono 144.

    Il massacro di Schio (Vicenza)
    La notte del 7 luglio 1945 una pattuglia partigiana irruppe nel carcere di Schio dove erano
    detenute 91 persone presunti fascisti. Di queste, che erano state radunate in uno stanzone e
    contro cui furono sparate molte raffiche di mitra, ne furono massacrate ben 54 di cui 19 donne,
    mentre 14 rimasero ferite (11 in modo grave). Il tribunale militare alleato individuò alcuni degli
    esecutori materiali del crimine ed emise alcune condanne, però mai eseguite. Dai dibattimenti
    emerse che molte di quelle persone non avevano alcuna colpa e nei loro confronti era già pronto
    l’ordine di scarcerazione. Il governatore militare alleato ebbe ad affermare che i fatti di Schio “
    costituiscono una macchia per l’Italia ed hanno avuto una larga pubblicità nei giornali statunitensi,
    britannici e sudafricani dove vengono considerati senza attenuanti ”.

    La strage delle ausiliarie
    Negli ultimi giorni dell’ Aprile e nei primi di Maggio 1945 l’odio bestiale dei partigiani si scatenò
    con particolare accanimento contro le donne che avevano prestato servizio in qualità di ausiliarie
    nell’esercito della R.S.I. Esse subirono torture, pestaggi, sovente stupri ripetuti, e si tentò di
    umiliarle in ogni modo, spesso denudandole ed esponendole così al ludibrio di folle imbestialite.

    Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” (cui si rinvia per
    approfondimenti) ricorda diecine di casi di ausiliarie, spesso giovanissime, catturate da sole o in
    piccoli gruppi e, poi, martirizzate e trucidate. L’elenco delle ausiliarie cadute che compare in
    detta opera è di 200 nominativi, ma si avverte che tale elenco non è completo proprio perché non
    è mai stato possibile fare luce completa sulla quantità di crimini commessi dai partigiani in
    quella primavera di sangue a danno di queste giovani donne coraggiose e fedeli fino alla fine.
    Nella sola Torino ne furono massacrate 18.

    Le stragi di Bologna
    Il 629° Com. Prov. GNR partecipò, il 21 aprile 1945, alla difesa di Bologna, poi si ritirò verso il Po
    e qui si sciolse. I suoi uomini furono braccati e moltissimi furono gli assassinati e lasciati senza
    sepoltura.Pare che gli uccisi dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese ammontino a 773 di cui 334
    civili fra cui 42 donne.
    Le stragi di Modena
    Il 633° Com.Prov.GNR nell’aprile 1945 si ritirò ordinatamente fino quasi a Como dove si sciolse.
    Ma nella provincia di Modena le uccisioni indiscriminate di fascisti continuarono fino al 1946.
    I fascisti uccisi nel modenese pare ammontino a 893. Per notizie particolareggiate vedi anche il
    sito

    Le stragi di Parma
    Il 631° Com. Prov: GNR partecipò alla difesa della città il 23 aprile 1945, poi una colonna si ritirò
    fino a Casalpusterlengo ove si sciolse. Ma i presidi di Colorno e di Salsomaggiore furono
    massacrati al completo. E il 26 aprile a Parma in via Giuseppe Rondinoni furono uccisi 10
    bersaglieri della divisione “Italia”.

    La strage di Codevigo (Padova)
    Qui nei primi giorni del Maggio 1945 (fra il 3 e il 13) furono seviziate e uccise oltre 365 persone
    fra cui 17 fascisti (uomini e donne) dello stesso Codevigo (12 maggio). I militari, appartenenti a
    formazioni R.S.I. della provincia di Ravenna, erano stati catturati negli ultimi giorni di aprile e
    chiusi in carcere. Ma i partigiani romagnoli di Arrigo Boldrini li prelevarono dicendo che li
    avrebbero condotti a Ravenna. Li condussero, invece, a Codevigo e qui, dopo averli seviziati, li
    condussero al ponte sul fiume Brenta e li uccisero a due a due, gettandoli poi nel fiume. Molte
    salme furono trascinate via dalla corrente. Altre, gettate nei cimiteri dei dintorni, furono recuperate
    per l’opera instancabile di Rosa Melai che, il 27 maggio 1962 riuscì a inaugurare l’Ossario dove
    potè radunare le salme ritrovate. Oggi sono 114 i caduti che qui hanno trovato riposo e rispetto.

    La strage di Monte Manfrei (Savona)
    In questo luogo isolato dell’Appennino Ligure, fra Genova e Savona, nei giorni tragici di fine aprile,
    primi maggio 1945, i partigiani trucidarono i 200 marò del presidio di Sassello della Divisione
    “San Marco”, quando la guerra si era ormai conclusa. I cadaveri, sepolti sotto poca terra nei
    dintorni, non sono stati ancora rinvenuti tutti, anche per l’omertà delle popolazioni, minacciate
    ancora adesso dagli assassini dell’epoca. Una grande croce ricorda ora i caduti e ogni anno,
    l’8 luglio, numerose persone salgono lassù e li ricordano con una toccante cerimonia.

    La strage di Rovetta (Bergamo)
    Il 26 aprile 1945 un plotone della 6^ Compagnia della Legione Tagliamento di presidio al Passo
    della Presolana, al quale si aggiunsero alcuni militi della 5^, sentite le notizie della disfatta
    tedesca decise, malgrado la contrarietà di alcuni, di arrendersi, sollecitato in tal senso anche dal
    Franceschetti, proprietario dell’albergo che ospitava i militi e si diresse verso Clusone. Ma, giunti
    a Rovetta (BG), trattarono la resa col locale C.L.N. che promise un trattamento conforme alle
    convenzioni internazionali. Erano 46 militi comandati dal giovane S.Ten. Panzanelli di 22 anni.
    Deposte le armi, furono alloggiati nelle locali scuole elementari. Il prete del luogo, Don Giuseppe
    Bravi, era anche segretario del C.L.N. locale e garantiva il rispetto degli accordi. Ma una
    masnada di feroci partigiani, giunti da Lovere su due camion, impose la consegna dei prigionieri e
    il 28 aprile, dopo feroci maltrattamenti, 43 di loro (uno, Fernando Caciolo, della 5^ Cmp,
    sedicenne di Anagni, riuscì a fuggire e tre giovanissimi, Chiarotti Cesare, 1931, di Milano, Ausili
    Enzo, 1928, di Roma e Bricco Sergio, 1929, di Como, vennero risparmiati) vennero condotti
    presso il cimitero di Rovetta e qui fucilati. Ben 28 di loro avevano meno di 20 anni. L’ultimo ad
    essere ucciso, dopo aver assistito alla morte di tutti i camerati, fu il Vice brigadiere Giuseppe
    Mancini, figlio di Edvige Mussolini sorella del Duce.
    Dopo la guerra alcuni di quei partigiani ritenuti responsabili della strage furono individuati e
    processati. Ma la sentenza fu di non luogo a procedere in forza del Decreto Legislativo
    Luogotenenziale n. 194 del 12 aprile 1945, firmato da Umberto di Savoia, che in un unico articolo
    dichiarava non punibili le azioni partigiane di qualsiasi tipo perché da considerarsi “azioni di
    guerra”. Fu, cioè, dalla viltà dei giudici, considerata azione di guerra legittima anche il massacro
    di prigionieri inermi compiuta, per giunta, quando la guerra era ormai terminata.

    Gli N.P. trucidati a Valdobbiadene (Treviso)
    Qui, dopo che il 9 marzo 1945 il grosso del Btg N.P. della X^ fu trasferito sul fronte del Senio,
    rimasero a presidio soltanto 45 marò. Essi, che avevano sempre vissuto in buona armonia con la
    popolazione e, quindi, pensavano di non avere nulla da temere, dopo il 25 aprile, a guerra finita,
    si consegnarono ai partigiani della Brigata “Mazzini” (Comandante Mostacetti). Ma nella notte fra
    il 4 e il 5 maggio essi furono divisi in tre gruppi per essere, si disse loro, trasferiti altrove. Il primo
    gruppo fu condotto in località Saccol di Valdobbiadene, spinto in una galleria e, qui, trucidato a
    colpi di mitra e di bombe a mano. La galleria, poi, fu fatta saltare per occultare il crimine.
    Il secondo gruppo fu condotto in località Medean di Comboi. Qui ai marò vennero legate le mani
    dietro la schiena con filo di ferro, indi, dopo essere stati depredati, vennero uccisi e bruciati.
    Stessa sorte ebbe il terzo gruppo, condotto in località Bosco di Segusino.

    I morti della Divisione “San Marco”
    Negli ultimi giorni di Aprile, a guerra conclusa, molti uomini della Divisione “San Marco” furono
    uccisi dai partigiani. Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” ne elenca
    alcune centinaia fra cui circa 300 ignoti ancora in divisa ma privi di ogni segno di riconoscimento,
    trucidati a Colle di Cadibona, Monte Manfrei (vedi), Passo del Cavallo, Santa Eufemia e in altri
    luoghi.
    Il Deposito Divisionale, ritiratosi a Lumezzane V.T., qui il 27 aprile accettò la resa con l’onore
    delle armi e un promesso salvacondotto per tutti. Ma una volta deposte le armi i partigiani,
    fedifraghi come sempre, condussero gli ufficiali a Gardone e, dopo due giorni, li trucidarono a
    S.Eufemia della Fonte (BS). Fra di essi il Comandante del Deposito Ten. Col. Zingarelli, la cui
    salma, ritrovata con le altre orrendamente mutilate, potè essere identificata in virtù di un maglione
    blu che era solito indossare.

    Le stragi di Sondrio
    Il 25 aprile 1945 a Sondrio comandava i circa 3000 uomini della R.S.I. il generale Onorio Onori
    che avrebbe dovuto organizzare il famoso ridotto della Valtellina. Altri 1000 uomini al comando
    del Maggiore Renato Vanna sono a Tirano e cercano di raggiungere Sondrio. Il Maggiore Vanna,
    con 300 uomini, tenta di forzare gli sbarramenti opposti dai partigiani, ma ecco che il generale
    Onori e Rodolfo Parmeggiani, federale di Sondrio, gli vanno incontro a Ponte in Valtellina, a 9 Km
    da Sondrio, gli comunicano di essersi arresi il giorno prima e lo invitano a fare altrettanto. E’ il 29
    aprile. Tutti i prigionieri vengono chiusi nel carcere di via Caimi o nell’ex casa del Fascio. E qui,
    malgrado le solite promesse di trattamento civile e conforme alle convenzioni internazionali, ai
    primi di maggio ebbero inizio le uccisioni di massa. Il 4 maggio furono prelevati 8 uomini, condotti
    ad Ardenno, obbligati a scavarsi la fossa e uccisi. Il 6 maggio ne furono prelevati 13, condotti a
    Buglio in Monte e uccisi. Il 7 maggio fu la volta di altri 15. Condotti vicino a Bagni del Masino,
    furono mitragliati alle gambe e, poi, bruciati vivi. Si calcola che, in totale, gli uccisi siano stati
    oltre 200. Secondo alcuni addirittura 500. Fra gli uccisi anche l’ausiliaria Angela Maria Tam, il
    maggiore Vanna e due Capitani medici. Il S.Ten. Paganella fu gettato da un campanile. Molti
    uccisi ebbe anche il I Btg Milizia Francese, dipendente dallo stesso Comando.

    L’eccidio dell’Ospedale psichiatrico di Vercelli
    Nei giorni dal 23 al 26 aprile 1945 si erano concentrate a Vercelli tutte le forze della R.S.I. della
    zona, circa 2000 uomini, che andarono a costituire la Colonna Morsero, dal nome del Capo
    Provincia di Vercelli Michele Morsero. Tale colonna partì da Vercelli alle ore 15 del 26 aprile,
    dirigendo verso nord per raggiungere la Valtellina. I reparti che costituivano la colonna erano :
    Il 604° Comando Provinciale GNR Vercelli Comandato dal Colonnello Giovanni Fracassi, la VII^ B.
    N. “Punzecchi di Vercelli, parte della XXXVI^ B.N. “Mussolini” di Lucca, CXV° Btg “Montebello”, I°
    Btg granatieri “Ruggine”, I° Btg d’assalto”Ruggine”, I° Btg rocciatori (poi controcarro) “Ruggine”,
    III° Btg d’assalto “Pontida”. La colonna raggiunse Castellazzo, a Nord di Novare, la mattina del 27
    aprile e, dopo trattative, la sera decise, dopo molte incertezze, di arrendersi ai partigiani di
    Novara dietro promessa di essere trattati da prigionieri di guerra. Il 28 aprile i prigionieri vengono
    condotti a Novara e rinchiusi in massima parte nello stadio. Subito cominciarono gli insulti e i
    maltrattamenti e il 30 cominciarono i prelevamenti di gruppi di fascisti dei quali non si ebbe più
    notizia. Lo stesso accadde nei giorni successivi insieme a feroci pestaggi. Il 2 maggio Morsero
    viene portato a Vercelli e fucilato. Intanto sono giunti gli americani che tentano di ristabilire un
    minimo di legalità. Ma il Corriere di Novara dell’8 maggio parla di molti cadaveri di fascisti
    ripescati nel canale Quintino Sella. Finché il 12 maggio giungono da Vercelli i partigiani della
    182^ Brigata Garibaldi di “Gemisto” cioè Francesco Moranino che prelevano circa 140 fascisti
    elencati in una loro lista. Questi uomini saranno le vittime della più incredibile ferocia. Portati
    all’Ospedale Psichiatrico di Vercelli saranno, in buona parte massacrati all’interno di questo.
    Le pareti dei locali dove avvenne l’eccidio erano lorde di sangue fino ad altezza d’uomo. Altri
    saranno schiacciati in un cortile da un autocarro, altri fucilati nell’orto accanto alla lavanderia,
    altri, pare tredici, fucilati a Larizzate e altri ancora, infine, portati con due autocarri e una
    corriera (quindi in numero rilevante) al ponte di Greggio sul canale Cavour e qui, a quattro a
    quattro, uccisi e gettati nel canale. Nei giorni successivi i cadaveri ritrovati nei canali di irrigazione
    alimentati dal canale Cavour furono più di sessanta.
    Solo il giorno 13 maggio, domenica, gli americani prenderanno il controllo dei prigionieri ed
    eviteranno altri massacri. Era già pronta la lista dei prigionieri da prelevare quello stesso giorno
    alle ore 18.

    I massacri dei bersaglieri del “Mussolini”
    Come è noto il Btg di bersaglieri volontari “Mussolini” fronteggiò gli slavi del X° Corpus sul fronte
    orientale fin dal 10/12 ottobre 1943. Il 30 Aprile 1945, dopo la morte di Mussolini e la resa delle
    truppe italo-tedesche, anche gli uomini del “Mussolini” decisero di arrendersi ai partigiani di Tito,
    alle condizioni stabilite che prevedevano l’immediato rilascio dei soldati e la trattenuta dei soli
    ufficiali per accertare eventuali responsabilità. Ma i “titini” si guardarono bene dal rispettare le
    condizioni concordate e, invece di lasciare liberi i soldati, condussero tutti a Tolmino e li
    rinchiusero in una caserma. Da qui qualcuno fortunatamente riuscì a fuggire, ma, dopo alcuni
    giorni, 12 ufficiali e novanta volontari furono prelevati, condotti sul greto dell’Isonzo e, qui,
    trucidati. Dopo altri giorni altri dodici furono prelevati, condotti a Fiume e uccisi. E ancora il 18
    maggio dall’Ospedale Militare di Gorizia furono prelevati 50 degenti e uccisi. Dieci erano
    bersaglieri. Intanto i sopravvissuti avevano iniziato una marcia allucinante, senza cibo né acqua,
    picchiati e seviziati, e altri furono uccisi durante la marcia. Finalmente giunsero al tristemente
    famoso campo di prigionia di Borovnica ove fame, epidemie, sevizie e torture inumane seminano
    morte fra gli odiatissimi bersaglieri. Alla chiusura di quel campo, nel 1946, i sopravvissuti furono
    internati in altri campi ove le condizioni non migliorarono assolutamente. Alla fine, il 26 giugno 19
    47, soltanto 150 bersaglieri, ridotti in condizioni inumane, poterono tornare in Italia. Dei quasi
    quattrocento caduti del battaglione, ben 220 furono quelli uccisi dopo il 30 aprile 1945.

    L’olocausto della “Monterosa”
    Tra il 24 e il 25 Aprile tutte le truppe schierate sul fronte alpino occidentale ricevettero l’ordine di
    ripiegare sul fondovalle. Così anche gli uomini della Divisione Alpina “Monterosa” iniziarono il
    ripiegamento. E, a cominciare dal 26 aprile, molti reparti, ad evitare spargimenti di sangue ormai
    inutili, si arresero al C.L.N. della zona avendo formali promesse di trattamento conforme alle
    leggi internazionali. Purtroppo tali leggi non furono rispettate e anche qui, come altrove, decine e
    decine di uomini ormai disarmati, furono trucidati con bestiale ferocia. Non è possibile ricostruire
    tutti i fatti, molti dei quali, probabilmente, non sono mai stati resi noti. E’ molto noto, invece, il
    caso degli uomini del Btg “Bassano” che si erano arresi il 26 aprile al C.L.N. di Saluzzo. Come
    al solito essi avevano avuto ampie garanzie di salvaguardia della loro incolumità. Ma, ancora
    come il solito, tali promesse non erano state rispettate. E l’Avv. Andrea Mitolo di Bolzano, già
    ufficiale del “Bassano”, con una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di
    Saluzzo, descrive la fine di ventidue uomini, ufficiali e soldati, trucidati dai partigiani di “Gianaldo”
    (Italo Berardengo) dopo che si erano arresi ed erano stati disarmati.
    Né, parlando della Monterosa, possiamo non ricordare l’infame attentato alla tradotta che
    trasportava sul fronte occidentale gli uomini della “Monterosa” che erano stati ritirati dal fronte
    della Garfagnana. Tra Villafranca e Villanova d’Asti fu minata la linea ferroviaria e l’esplosione,
    provocata al passaggio della tradotta, travolse due vagoni e uccise 27 alpini ferendone altri 21
    anche in modo molto grave. Malgrado l’odiosità del vile attentato non fu attuata alcuna
    rappresaglia.

    La strage della cartiera Burgo di Mignagola
    I partigiani, dopo la resa dei combattenti della RSI, organizzarono veri e propri campi di sterminio,
    dove in brevissimo tempo procedevano, dopo nefande sevizie, a barbare uccisioni,
    che eufemisticamente chiamavano “epurazioni”. Cito la cartiera “Burgo” di Mignagola, frazione di
    Carbonera (TV), nei pressi di Breda di Piave. In questa cartiera furono sterminate 400 o forse
    anche 1000 persone.
    Si ha notizia di atroci sevizie inflitte ai prigionieri prima dell’uccisione: lamette ficcate in gola,
    distintivi fatti ingoiare, spilloni piantati nei genitali, camminare a piedi nudi su cocci di bottiglia,
    bocca riempita di carta che poi veniva incendiata….
    Tra i trucidati il giovane ufficiale Gino Lorenzi, crocifisso; era un sottotenente della GNR appena
    uscito dalla scuola A.U.
    Lo inchiodarono con grossi chiodi ai polsi e alle caviglie su di una rozza croce costituita da due
    tronchi d’albero e fu lasciato morire lentamente fra tormenti atroci, finché le volpi lo finirono.
    Ma non fu l’unica crocifissione; si ha notizia anche della barbara e feroce tortura inflitta ancora
    ad un giovane sottotenente della GNR appena uscito dalla scuola A.U. : Walter Tavani crocifisso
    a un portone a Cavazze (MO). E ancora altri Martiri crocifissi ai portoni delle stalle scelti tra gli
    oltre settanta assassinati nell’Argentano dopo sevizie atroci: aver avuto mozzate le mani,
    strappati gli occhi, inchiodata la lingua, strappate le unghie,amputati i genitali.

    Tre piccoli (tra gli innumerevoli) esempi accertati della cristallina bontà dei "liberatori" alleati
    1)Il 13 luglio, nell’insediamento colonico " Arrigo Maria Ventimiglia ", in contrada Piano Stella,
    del comune di Caltagirone, 7 braccianti vengono trucidati, inermi e nelle loro case, " scambiati "
    dai soldati americani per cecchini.

    2) Il 14 luglio, nei pressi dell’aeroporto di Biscari, dopo uno scontro a fuoco, ai soldati americani
    si arrendono 36 italiani, parecchi dei quali in abiti civili. Il comandante di fanteria cui i soldati sono
    arresi ordina che i prigionieri vengano uccisi: allineati sull’orlo di una vicina forra essi vengono
    giustiziati da un plotone di soldati. Nella stessa zona, e lo stesso giorno, un’altra compagnia di
    fanteria cattura 37 militari italiani e anche loro vengono freddamente eliminati. Di questi fatti i
    vertici militari furono messi al corrente velocemente, e la loro risposta fu: dite all’ufficiale
    responsabile delle fucilazioni di riferire che gli uomini uccisi erano dei cecchini, o qualcos’altro,
    altrimenti la stampa farà il diavolo a quattro e anche i civili si infurieranno!.
    3) Il 22 Luglio 1944 un colpo di mortaio americano scagliato verso il Duomo di S. Miniato (Pi)
    causa la morte di 56 civili e il ferimento di decine altri, presumibilmente individuati come
    nemici asserragliati. In seguito la "storia" riscritta dai vincitori avrebbe attribuito la colpa della
    strage ad una granata tedesca...menzogna che il tempo ha provveduto a smascherare.

    Il collaborazionismo anti-italiano dei partigiani italiani nel del nord-est
    29 APRILE 1945- Anche a Trieste è stato dato l'ordine di insurrezione, ma qui più che altrove i
    locali partigiani sono "rossi" e non hanno difficoltà a unirsi con i "compagni" slavi, che hanno
    già occupato Cividale, e sembrano molto decisi a penetrare nella pianura veneta. Il giorno dopo,
    il 30 aprile, veniva affisso un manifesto a Trieste con un comunicato a firma di Palmiro Togliatti,
    pubblicato anche dal Lavoratore, nel quale "si invitava la popolazione ad accogliere come liberato
    ri i titini e a collaborare con essi nel modo più assoluto". Il manifesto era a firma di un mentecatto
    che qualche anno dopo ebbe orgogliosamente a pronunciare quanto segue:
    "È per me motivo di particolare orgoglio avere rinunciato alla cittadinanza Italiana perchè come
    Italiano, mi sentivo un "MISERABILE MANDOLINISTA" e nulla più. Come cittadino Sovietico
    sento di valere dieci volte più del migliore Italiano."
    Il risultato dell'anti-italianismo dei partigiani nel nord-est fù la perdita di grandi porzioni di suolo
    patrìo e la diaspora di 350000 italiani dalmati e istriani, oltre l'uccisione, la scomparsa e
    l'infoibamento di almeno altri 50000 connazionali.
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  9. #39
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Le tue testimonianze sono interessanti perché ci raccontano lo scenario terribile e spietato che si dipinse dopo la Liberazione. Però dal punto di vista della conferma della tua affermazione iniziale sono deficitarie in quattro punti:
    1. Hai affermato che anche i bambini furono giustiziati insieme agli uomini e alle donne. Nelle testimonianze non ne fornisci evidenza
    2. A parte un certo numero di casi limite le donne che furono giustiziate erano ausiliarie della RSI. Gesto spregevole. Ma non stiamo parlando di civili.
    3. La cifra di 30.000 persone che hai fornito è una delle fonti. Come tu stesso ammetti e come anche uno scrittore come Giampaolo Pansa che non può essere certamente accusato di simpatie filo-partigiane riguardo alle cifre ci sono stime discordanti e di molto. Lo stesso Pansa (Il Sangue Dei Vinti pag 371) riporta la cifra di 30.000 la cui fonte è una ammissione di Ferruccio Parri. In un discorso al senato però la cifra si abbassa a 15.000. Lo stesso Togliatti con intento millantatorio in un colloqui con l'ambasciatore sovietico in Italia, Kostylev, si spinge fino a dichiarare una cifra di 50.000 fucilazioni. Michele Tosca del Centro Studi Repubblica Sociale Italiana in un suo studio raccoglie un numero di fucilazioni accertate pari a 19.801.
    4. Non fai nessuna distinzione fra esecuzioni messe in atto da squadre partigiano organizzate, omicidi commessi da singoli ex partigiani (magari commessi a distanza di qualche anno dalla fine della guerra) e vittime dei partigiani titini. Sono tre ambiti distinti e in un discorso storico rigoroso ne devi tenere di conto in quanto sono da inquadrarsi in circostanze e scenari del tutto distinti.


    Quindi mio caro Ringhio, quando ti lanci in affermazioni propagandistiche animato da cristallino spirito di fascista, ti pregherei di non citare cifre a caso.
    Non credo che tu mi abbia mai letto mentre mi azzardavo in enunciazioni di cifre scandalistiche riguardo lo sterminio per cui ti pregherei di non fare altrettanto per il rispetto che si deve al discorso storico.
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

  10. #40
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    Predefinito Re: Come i nazionalsocialisti punivano i loro camerati che si macchiavano di reati co

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Le tue testimonianze sono interessanti perché ci raccontano lo scenario terribile e spietato che si dipinse dopo la Liberazione. Però dal punto di vista della conferma della tua affermazione iniziale sono deficitarie in quattro punti:
    1. Hai affermato che anche i bambini furono giustiziati insieme agli uomini e alle donne. Nelle testimonianze non ne fornisci evidenza

      Finiscila di fare lo spiritoso, ho scritto chiaramente che per trovare traccia di tutte le affermazioni devi leggerti i libri che ho postato, nelle testimonanze, che sono una piccolissima parte dei fatti che trovi trascritti vi sono dei minorenni.
    2. A parte un certo numero di casi limite le donne che furono giustiziate erano ausiliarie della RSI. Gesto spregevole. Ma non stiamo parlando di civili.

      A parte un certo numero significa che vi furono e ti ricordo che ogni singolo uomo e donna, ancorchè militare ucciso dopo il 25 aprile corrisponde niente più e niente meno ad un omicidio, pertanto, le chiacchierre stanno a zer, se li consideri militari gli devi riconoscere i diritti che dall'esserlo derivano, senza calcolare che la mattanza, seppur con un trend dioscendente continuò fino a tutto il 1947 e oltre.

    3. La cifra di 30.000 persone che hai fornito è una delle fonti. Come tu stesso ammetti e come anche uno scrittore come Giampaolo Pansa che non può essere certamente accusato di simpatie filo-partigiane riguardo alle cifre ci sono stime discordanti e di molto. Lo stesso Pansa (Il Sangue Dei Vinti pag 371) riporta la cifra di 30.000 la cui fonte è una ammissione di Ferruccio Parri. In un discorso al senato però la cifra si abbassa a 15.000. Lo stesso Togliatti con intento millantatorio in un colloqui con l'ambasciatore sovietico in Italia, Kostylev, si spinge fino a dichiarare una cifra di 50.000 fucilazioni. Michele Tosca del Centro Studi Repubblica Sociale Italiana in un suo studio raccoglie un numero di fucilazioni accertate pari a 19.801.

      La cifra più aderente alla realtà ferma l'asticella a 30000 circa, tra civili e militari, di cui molti non fascisti.
    4. Non fai nessuna distinzione fra esecuzioni messe in atto da squadre partigiano organizzate, omicidi commessi da singoli ex partigiani (magari commessi a distanza di qualche anno dalla fine della guerra) e vittime dei partigiani titini. Sono tre ambiti distinti e in un discorso storico rigoroso ne devi tenere di conto in quanto sono da inquadrarsi in circostanze e scenari del tutto distinti.


    Le distinzioni a cui aneli le trovi nei libri, non si scappa io ti ho fornito una minima parte degli accadimenti, il resto te lo devi studiare, non ho nessuna intenzione di mettermi ad estrapolare dati per farti contento.Non ne ho il tempo e la voglia, se non ti fidi, comprati i testi e con i tuoi tempi studiali.

    Quindi mio caro Ringhio, quando ti lanci in affermazioni propagandistiche animato da cristallino spirito di fascista, ti pregherei di non citare cifre a caso.

    Esempi di vari contesti, non cifre a caso, ti ho fornito dei testi che ordinano in maniera maniacale i fatti.


    Non credo che tu mi abbia mai letto mentre mi azzardavo in enunciazioni di cifre scandalistiche riguardo lo sterminio per cui ti pregherei di non fare altrettanto per il rispetto che si deve al discorso storico.

    Il discorso storico non è in forse, come non è in forse il criterio che utilizzo, ti ho fornito le fonti, parte dei contesti e parte delle circostanze, cosa dovrei fare trascrivere i libri in toto per compiacerti?
    Comprati i testi, studiali e poi ne riparliamo, ci sono alcune cose che su internet non si trovano, che mi vuoi fucilare?
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


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