montagne calabresi: spiritualità e misticismo

[Il_Grigio]

no è la stradina sterrata per arrivare al santuario, ci sono stradine impervie da fare solo a piedi.
è un po l'atmosfera che si respira in quel luogo ad essere misteriosa oltre ai palesi fatti strani che si verificano

Non sono mai stato al santuario di Polsi.
Qualche anno fa però ho passato dieci giorni nei boschi dell'aspromonte (mai nome fu più meritato) partendo da Forge e poi addentrandoci sempre più in boschi che non riconoscono l'impronta umana e non la accettano volentieri. Senti, in quei casi, di essere un "ospite" appena tollerato in un mondo rispetto al quale ormai sei andato avanti. Ricordo che in un'occasione abbiamo camminato per 3 giorni senza incontrare anima viva, poi la sera del terzo giorno ci siamo imbattuti in uno "stazzo" di pastori che ci hanno accolti offrendoci pane, formaggio, olive e vino rosso aspro e forte, così come la vera ospitalità impone. Figuratevi che il giorno dopo salutando prima di metterci in marcia ci siamo resi conto che non ci eravamo neppure presentati, ma in certe occasioni non serve. Il viandante va sempre accolto e rifocillato, sempre e senza chiedere chi sei o da dove vieni.

Mio zio invece, Modenese Doc, amava molto il santuario della Madonna di Polsi ed ogni estate, puntualmente, preparava il suo zainetto, i suoi sandali e spariva per un paio di giorni (nessuna copertura gsm, ovviamente), ed ogni volta tornava con la pace nel cuore ed un sorriso sulle labbra, e prometteva di tornare l'anno venturo, e così è sempre stato, su per quei sentieri poco battuti e scoscesi, con il caldo del sole calabrese ad agosto e la frescura degli alberi che sono padroni di casa.

Ed è li, proprio su uno di quei sentieri, scoscesi, forse troppo, che se n'è andato, improvvisamente, come un soffio di brezza di fine estate, lieve e pudico nel silenzio dei boschi.

Non credo che andrò mai a Polsi, ma lo sento un pò come un posto magico, speciale e, nella tradizione Magno Greca, portentoso, chi può ci vada, io non posso.

[uqbar]

Non sono mai stato al santuario di Polsi.
Qualche anno fa però ho passato dieci giorni nei boschi dell'aspromonte (mai nome fu più meritato) partendo da Forge e poi addentrandoci sempre più in boschi che non riconoscono l'impronta umana e non la accettano volentieri. Senti, in quei casi, di essere un "ospite" appena tollerato in un mondo rispetto al quale ormai sei andato avanti. Ricordo che in un'occasione abbiamo camminato per 3 giorni senza incontrare anima viva, poi la sera del terzo giorno ci siamo imbattuti in uno "stazzo" di pastori che ci hanno accolti offrendoci pane, formaggio, olive e vino rosso aspro e forte, così come la vera ospitalità impone. Figuratevi che il giorno dopo salutando prima di metterci in marcia ci siamo resi conto che non ci eravamo neppure presentati, ma in certe occasioni non serve. Il viandante va sempre accolto e rifocillato, sempre e senza chiedere chi sei o da dove vieni.

Mio zio invece, Modenese Doc, amava molto il santuario della Madonna di Polsi ed ogni estate, puntualmente, preparava il suo zainetto, i suoi sandali e spariva per un paio di giorni (nessuna copertura gsm, ovviamente), ed ogni volta tornava con la pace nel cuore ed un sorriso sulle labbra, e prometteva di tornare l'anno venturo, e così è sempre stato, su per quei sentieri poco battuti e scoscesi, con il caldo del sole calabrese ad agosto e la frescura degli alberi che sono padroni di casa.

Ed è li, proprio su uno di quei sentieri, scoscesi, forse troppo, che se n'è andato, improvvisamente, come un soffio di brezza di fine estate, lieve e pudico nel silenzio dei boschi.

Non credo che andrò mai a Polsi, ma lo sento un pò come un posto magico, speciale e, nella tradizione Magno Greca, portentoso, chi può ci vada, io non posso.

quoto questo post bellissimo senza aggiungere altro

[uqbar]

IL PARCO DEL POLLINO

e concludiano la rassegna delle montagne calabresi con il Pollino.
è una catena montuosa che differisce dalla sila e dalle serre vibonesi per il fatto che, mentre queste ultime sono caratterizzate da una intensa e folta vegetazione di pini e abeti, le montagne del pollino invece si presentano molto rocciose.









Una specialità del pollino IL PINO LORICATO

[uqbar]

POLLINO
ESCURSIONE DELLE GOLE DEL RAGANELLO IN ESTATE







IL PONTE DEL DIAVOLO A CIVITA




e le cazze delle vipere, purtroppo ci sono pure loro e parecchie!




centauri che se la scialano

[uqbar]

prossimamente i paesi fantastici del pollino: civita, morano, mormanno etc.

per poi finire con la discesa tra le cascate del fiume lao in gommone

[mirkevicius]

Splendidi luoghi...

[uqbar]

POLLINO
la misteriosa grotta del romito



Uno dei siti preistorici più antichi e importanti d'Europa è la grotta - riparo del Romito, vicino a Papasidero, dove, sulla parete di un masso calcareo, sono stati rinvenuti dei graffiti rupestre risalenti a 12000 anni fa, che riproducono un bovide, il Bos primigenius. Nella grotta sono state inoltre ritrovate delle sepolture ben conservate, con scheletri di individui di bassa statura.






Oltre al disegno del famoso bovino ci sono delle specie di geroglifici che mai nessuno è riuscito a decifrare

[uqbar]

Calabria e Basilicata sono il nocciolo duro del Sud. Sia in senso antropologico che fisico. Come scrive lo storico Fernand Braudel, il Mediterraneo è un mare circondato da montagne. Le due regioni, ancor più la Calabria, sono montagne tra i mari. Quaggiù ci sono vecchi che hanno visto il mare solo in gran lontananza, da qualcuno dei loro monti. Altri vecchi non l'hanno mai visto. Il mare è l'orizzonte fisico ma non quello interiore. Il mare è, nella memoria collettiva, il luogo da cui vennero i pirati musulmani. E' il simbolo delle partenze degli emigranti. Il mare non esiste nell'anima del Calabresi e dei Lucani. Per questo è stato possibile agli speculatori del cemento aggredire le coste: quando di un luogo non si ha memoria, non si ha percezione profonda, può essere svenduto con facilità. Sulle montagne, invece, c'è il silenzio dei secoli. Vi sono borghi addormentati. Vi sono labili tracce di vite dimenticate.
(FRANCESCO BEVILACQUA)

Nella foto: scendendo lungo la cresta nord-est di Monte Sparviere (Plataci, CS), nel Parco Nazionale del Pollino. Sullo sfondo il Mar Ionio. Foto Francesco Bevilacqua.

[uqbar]

bel video sul parco del pollino: il parco più esteso d'europa.
pollino: le montagne che più amo.
purtroppo nè i video nè le foto possono dare l'idea dell'atmosfera magica che respira a certe altezze.
buona visione

[uqbar]

LO SPIRITO DEL “URWALD” NELLA SILA CALABRESE


Più frequento le montagne calabresi più mi convinco che la Sila est in realtà un’ isola, un pezzo di antica terra nord-europea dispersa chissà per quale misterioso motivo nel centro del mediterraneo.
Sul sorprendente aspetto nordico del paesaggio silano si è già detto nei post precedenti.
Vorrei ora approfondire il concetto germanico di “urwald” in relazione alle foreste silane e fare un confronto con l’anima mediterranea del Pollino perché nel peculiare dualismo tra Sila nordica e Pollino mediterraneo c’è l'essenza dell’antica anima calabrese.
La Sila sta al Pollino come il mondo Germanico sta al mondo Mediterraneo: che poi è lo stessa dualità contraddittoria che caretterizza il mistero dello spirito europeo.

Il primo ad accostare il mondo incantato del “urwald” germanico alla Sila calabrese è stato lo scrittore Norman Douglas nella già citata opera “old calabria”.
L’urwald, la foresta sacra degli antichi germani, non è solo il luogo che ha fecondato una stirpe di guerrieri biondi e spietati ma è anche il luogo primordiale della loro mitologia religiosa e culturale.
E sulle tracce di Norman Douglas, il grande escursionista e scrittore calabrese Francesco Bevilacqua ritiene che nell’antichità la sila calabrese dovette avere la stessa funzione di urwald per il popolo dei brettii o bruzi, ossia per il fiero antico popolo italico temuto dai romani per il coraggio, la forza e la violenza.

A volte negli occhi chiari di alcune donne calabresi addolciti dall’espressione e dai lineamenti mediterranei si trova la chiave per addentrarsi nella profondità dell’originaria identità europea.