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Discussione: Torino alla putrefazione.
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07-06-18, 13:31 #881
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Re: Torino alla putrefazione.
Peraltro, alcuni già fanno notare una curiosità: la 66esima edizione parte il sesto mese dell'anno (6-6-6) nella "città del diavolo".Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.
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26-08-18, 11:02 #882
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Re: Torino alla putrefazione.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
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26-08-18, 13:25 #883
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Re: Torino alla putrefazione.
Tutto normale.
Sento dire dai nazionalisti che conosco, non parlo dei forumisti, un mio "amico" che nel balcone di casa sua tiene il tricolore, mi ha detto che queste cose non potranno mai accadere come in germania, svezia e in altri paese. L'itaglia è meglio e noi siamo i discendenti dei gladiatori romani ecc....a discorsi simili cosa si viole replicare.
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26-08-18, 13:57 #884
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26-08-18, 14:40 #885
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Re: Torino alla putrefazione.
oltretutto i gladiatori non erano romani.
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26-08-18, 16:44 #886
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Re: Torino alla putrefazione.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
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28-08-18, 00:34 #887
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28-08-18, 00:36 #888
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Re: Torino alla putrefazione.
Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .
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14-09-18, 13:55 #889
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Re: Torino alla putrefazione.
Torino, prima casa di appuntamenti con bambole in silicone: sold out per mesi. Rivoluzione o involuzione?
Categorie : Attualità e ControInformazione , Enrica Perucchietti
Torino: casa di appuntamenti con bambole in silicone
La notizia dal tono surreale ha fatto il giro del web arrivando fino in TV: mercoledì c’è stato un blitz della polizia municipale e dell’ufficio di igiene dell’Asl a Torino… nella prima casa d’appuntamenti con bambole in silicone!
Per chi ancora non lo sapesse, il 3 settembre scorso ha aperto i battenti sotto la Mole il primo bordello con prostitute in silicone della società Lumi Dolls ().
Ricapitoliamo i vari passaggi.
Dopo il primo bar automatizzato ai Murazzi del Po dove un robot prepara i cocktail, sono sbarcate nel capoluogo piemontese anche le “squillo” in silicone. L’azienda Lumi Dolls, già presente all’estero, ha deciso di proporre questo “servizio” anche in Italia e la scelta è caduta su Torino.
L'appartamento "Lumidolls" a Mirafiori
La location si trova in un cortile del quartiere Mirafiori ed è composta da tre stanze con doccia e letto avvolte nelle luci colorate del neon dove il cliente pagante si può intrattenere con bambole dalle fattezze umanoidi. Le prenotazioni si fanno sul sito di Lumidolls e sono sold out per diversi mesi. Tra i clienti in coda all’inaugurazione si sono avvistate anche coppie e donne sole.
Sono a disposizione sette ragazze e un modello, riproduzioni molto realistiche giovani a grandezza naturale, con i quali è possibile appartarsi da soli o in gruppo (es. feste di addio al celibato) per fare sesso a pagamento (si va da un tariffario di 80 euro per mezz’ora a 100 euro per un’ora, fino ad arrivare a 180 euro per due ore).
I clienti sono comunque invitati a “continuare ad usare il preservativo”. Possono anche chiedere in anticipo le bambole da usare e quali abiti far loro indossare o essere collocate in una posizione specifica.
La casa d’appuntamenti aveva suscitato interesse, perplessità e numerose critiche sul web.
A mettere il fermo, per ora all’attività, il blitz della polizia municipale: il luogo non sarebbe a norma, in quanto più che di un negozio si tratta di un vero e proprio albergo a ore, quindi soggetto ad altri tipi di regolamentazione.
In futuro faremo sesso coi robot?
Da Blade Runner a Her, da Ex Machina a Westworld in poi il cinema, le serie TV e la letteratura ci hanno abituato a questo scenario distopico di uso e abuso della tecnologia anche per scopo sessuale.
Le future relazioni tra esseri umani e robot potrebbero avere questo risvolto imprevisto di cui si parla raramente, ma il cui impatto potrebbe essere significativo quanto quello in altri ambiti (lavorativo per esempio con il fenomeno della meccanizzazione che secondo le stime degli economisti potrebbe portare al 47% della disoccupazione tecnologica).
Se n’è parlato ad esempio in un rapporto pubblicato in Gran Bretagna dalla Fondazione per la Robotica Responsabile. Intitolato “Il nostro futuro sessuale con i robot” e ripreso anche dalla rivista «Nature» sul suo sito, il rapporto ha aperto il dibattito sugli scenari che potrebbero presentarsi già nei prossimi 10 o 15 anni in Occidente, alla luce di quanto sta già accadendo in Asia, con la diffusione di bambole-robot fatte destinate alla compagnia e al sesso.
Le bambole in silicone sono solo l’antipasto…
Rivoluzione o involuzione?
Siamo sull’orlo di una nuova trasformazione culturale e antropologica, una vera e propria rivoluzione che dalla creazione di androidi ai progetti di ibridazione uomo-macchina intende snaturare l’Uomo della e dalla propria umanità per renderlo sempre più simile a una “macchina”, omologato, spersonalizzato, passivo e controllabile.
Si dovrebbe forse parlare di involuzione e di perdita di valori; code oceaniche per essere presenti all’inaugurazione di colossi che rappresentano l’apice della globalizzazione (come nel caso di Starbucks a Milano) o bordelli dove appartarsi con una bambola.
L’asilo per adulti… Sempre a Torino le "maestre" accudiscono adulti
La riprova che ci troviamo di fronte a una forma di carnevale perpetuo viene ancora da Torino, dove sta per aprire i battenti un asilo per adulti. Come in altre città, al posto dei bambini, le “maestre” dovranno accudire degli adulti, sia uomini che donne. I partecipanti si cimentano in attività tipiche dei bambini, come giochi, canti, recitazione di filastrocche, visione di cartoni, pappa e riposino. Non mancano inoltre i momenti delle coccole, della merenda da gustare in braccio alle maestre e del cambio del pannolone.
Una “maestra” in un’intervista ai microfoni di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, ha raccontato quanto segue: «Io sono anche una mistress, perché sono di natura dominante. Un rapporto tra dominante e sottomesso è molto simile al rapporto tra maestra e adult baby. Nel momento in cui un adulto che fa il bambino cede completamente il potere alla maestra fa una cosa assolutamente tipica del rapporto dominazione/sottomissione, come lo schiavo lo cede alla dominatrice» (Adult baby: parla una ?maestra? dell?asilo nido per adulti - Affaritaliani.it).
Qua non ho dubbi: siamo nel campo delle regressione mentale.
È il tramonto progressivo dell’Occidente.
Ed è solo l’inizio perché queste iniziative si moltiplicano e si diffondono apertamente come una pandemia. E sarebbe da queste idiozie che dovremmo imparare a vaccinarci, per riappropriarci del nostro senso critico e della nostra dignità.
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https://unoeditori.com/blog/torino-c...-silicone-n235Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
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14-09-18, 14:24 #890
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Re: Torino alla putrefazione.
Il politicamente corretto e il falso buonismo: i nuovi pilastri del pensiero unico
Categorie : Attualità e ControInformazione , Enrica Perucchietti
Schierarsi contro il "politicamente corretto"
Quando Gianluca Marletta ed io pubblicammo l’edizione aggiornata e ampliata di Unisex scoppiò un putiferio. Venimmo insultati e minacciati di morte. Molti ci scrissero che avrebbero bruciato i nostri libri in piazza e nel rogo avrebbero messo volentieri anche noi. Questa violenza era “giusta” e tollerabile in quanto avveniva in nome di una buona causa: il politicamente corretto contro cui noi avevamo invece osato schierarci.
Non andò meglio con Utero in affitto, in cui, per aver criticato la maternità surrogata che paragonavo a una sofisticata forma di schiavismo moderno e a una eugenetica da supermercato, grazie a un ribaltamento concettuale mi fece guadagnare l’accusa di “nazismo”. Sembra infatti che trattare alcuni temi non sia “di sinistra” e quindi sia da biasimare pubblicamente. Ti devi semplicemente “vergognare” a pensare e a promuovere certe posizioni. Devi persino iniziare a dubitare della tua sanità mentale. Ti sei infatti macchiato di psicoreato.
La teoria della gradualità: trasformare "a fuoco lento" l'immaginario di massa
Nel giro di pochi anni, si è prodotta una campagna di propaganda che, facendo ricorso alla teoria della gradualità da una parte e al metodo della desensibilizzazione e del bloccaggio ha trasformato la mentalità e l’immaginario di massa rispetto ad alcuni temi fino a poco tempo fa ritenuti “impensabili”.
Così il poliamore, il gender, il cambio di sesso ai bambini e il bombardamento di ormoni per i preadolescenti, le ricerche sull’utero artificiale o pratiche come la maternità surrogata sono gradualmente penetrati nell’opinione pubblica come fari del politicamente corretto e del progresso. E se non le condividi sei un fascista, un reazionario, un retrogrado. Potresti persino essere affetto da turbe psichiche e da qualche patologia che troverà presto spazio sulla prossima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
A Torino si vende la deomofobina
Come avevamo predetto in Unisex, questo processo non si sarebbe fermato qui.
A Torino, da dove vivo e scrivo, è scattata la caccia agli omofobi in nome del politicamente corretto.
È infatti in vendita un nuovo farmaco, la Deomofobina contro «gli stati di disinformazione acuta, i disturbi legati al pregiudizio, all’omofobia e alle discriminazioni basate sull’identità sessuale». Insomma, le farmacie comunali sono diventate un luogo di propaganda lgbt e chi dissente dall’ideologia di regime sarà bollato come un malato da curare. Una campagna di “sensibilizzazione” degna della peggior distopia.
Il falso moralismo: il nuovo pilastro del pensiero unico
La modernità è contraddistinta da valori in apparenza buonisti, che però camuffano semplicemente l’egoismo e l’individualismo tipici della borghesia.
L’Età dei Lumi ha così fatto nascere il mito del progresso e del progressismo etico e dalle ceneri delle rivoluzioni e dei grandi Imperi è nata un’ideologia dei diritti dell’uomo. Come scrive Alain de Benoist, nella nostra società «anche l’egoismo è presente, camuffato da umanitarismo, avvolto in un discorso che gronda piagnisteo, ottimismo, frasi fatte e buone intenzioni».
Nel suo libro La cultura del piagnisteo, lo scrittore Edward Hughes metteva alla berlina l’ipocrisia del politicamente corretto:
«La cultura del piagnisteo è il cadavere del liberalismo degli anni Sessanta, è il frutto dell’ossessione per i diritti civili e dell’esaltazione vittimistica delle minoranze». Per Hughes si trattava cioè di un atteggiamento falso e stucchevole che impedisce di esprimere il proprio parere per non offendere nessuno, soprattutto le “minoranze”.
L’ossessione per i diritti civili ci ha fatti sprofondare nell’esaltazione di qualsiasi minoranza, meglio se perseguitata. Nella cultura del piagnisteo Hughes disprezzava in particolare il falso moralismo che oggi possiamo constatare essere diventato il pilastro del pensiero unico.
Il politicamente corretto, infatti, come scrive Roberto Pecchioli «si è trasformato in una vera e propria ideologia comportamentale, in una precisa modalità cognitiva e riuscita programmazione neurolinguistica al servizio del nuovo potere globale, quello del liberismo economico libertario e cosmopolita […] Liberisti in economia, privatizzano il mondo, libertari nella società, privatizzano i desideri, esaltandoli come diritti».
Spersonalizzare l’uomo per controllarlo
Siamo di fronte a un’ideologia che è strumentale a quella rivoluzione antropologica e non solo culturale che stiamo vivendo. Lo scopo ora è chiaro e ne parlavo già in Unisex e in Fake news: modellare un’umanità docile, spersonalizzata, terrorizzata dal potersi esprimere liberamente, progressista, asservita ai miti del consumo compulsivo, schiacciata sotto il peso dell’indefferenziazione, votata a rivendicare diritti individuali a scapito di quelli sociali e collettivi, convinta che ciò che è nuovo sia sempre migliore del vecchio, liquida persino nella propria identità sessuale oltre che nelle proprio orientamento.
L’umanità doveva diventare a-morfa (senza forma), per poter essere meglio controllata e plasmata: occorreva un’ideologia felpata, suadente come il sussurro del demonio e al tempo stesso ipnotica che fosse in grado come certe pubblicità o come alcuni grandi relatori di abbassare le nostre difese inconsce e penetrare nel nostro immaginario senza che le nostre difese ci avvertissero del pericolo. Il falso buonismo imperante produce un livellamento delle coscienze mirante a cancellare ogni identità e a controllare meglio i cittadini.
Siamo di fronte a una ideologia che porta con sé un ferreo codice verbale e morale, che comporta il biasimo collettivo e successivamente il castigo per chi traligna e che ha riassunto in sé le caratteristiche tipiche della neolingua orwelliana (riscrive infatti i termini svuotandoli del proprio significato simbolico) e dello psicoreato. Il rischio è quello di risvegliarci presto in un mondo in cui la “persona” in quanto tale non esiste più, dove ogni sorta di “identità” è abolita e dove l’individuo è perfettamente amorfo e “resettato”, naufrago solitario in un oceano di non-senso.
La (psico)polizia del politicamente corretto
Il totalitarismo del buoni sentimenti (“buoni” solo in apparenza) ha i suoi cani da guardia, la sua psicopolizia, pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi.
E le conseguenze sono tanto feroci quanto implacabili.
«Quando esiste una sorveglianza su ciò che si dice si vive in un regime dittatoriale, il cui destino è vivere stabilendo divieti e decretando punizioni», osserva ancora Pecchioli. Si vuole cioè evitare la possibilità di pensare, di esprimersi liberamente. Si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza. Per chi sgarra la prima sanzione è «l’avvertimento in stile mafioso», scrive Pecchioli, con lo scatenamento delle armate mediatiche o dei cyberbullisti o i troll dei social network.
Si possa poi all’esclusione dal dibattito, infine alla punizione. Chi dissente dal pensiero unico va censurato, silenziato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto ma di quello che ha “osato” pensare. Potrà pertanto essere riaccettato nella comunità solo a patto di umiliarsi e chiedere pubblicamente perdono (ve li ricordate quei processi mediatici a quei vip che si sono macchiati di psicoreato, da Barilla a Predolin?).
Denigrando e perseguitando gli intellettuali e le menti critiche si spera così di disincentivarli dal continuare le loro ricerche. Se questi si ostinano a continuare, verranno puniti attraverso le sempre più numerose norme e attraverso l’introduzione del reato d’opinione (ci siamo quasi…).
La dittatura del politicamente corretto
Di certe tematiche non si deve parlare per non urtare alcune minoranze che sembrano aver preso in ostaggio il senso critico. Chi si permette di farlo dovrebbe ritagliarsi una fascetta di tessuto, ricamarci l’iniziale di “E” di eretico, e cucirsela a bella vista sui vestiti. In fondo anche la stregoneria quando venne perseguitata era assimilata all’eresia. Anche essere politicamente scorretti è una forma di eresia: significa rifiutarsi di conformarsi al pensiero unico, dissentire dall’Ortodossia di Stato, forgiarsi una propria opinione alternativa alla maggioranza e difenderla a rischio di, citando Ernst Jünger, “darsi al bosco”.
E per tutti gli altri ci saranno i farmaci (come il “soma”, la droga di Stato del Mondo nuovo di Aldous Huxley) o il conformarsi ai costumi libertari e progressisti del pensiero unico.
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https://unoeditori.com/blog/il-polit...ero-unico-n190Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
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