Blitz in via Piave, 11 arresti per associazione a delinquere

In manette il cinese Keke Pan, i familiari e la moglie italiana. Sequestrati dalla Finanza beni mobili e immobili per 20 milioni di euro, perquisizioni e altri 7 arresti in tutto il Veneto
MESTRE. Quattordici ordinanze di custodia cautelare, venti milioni di beni mobili e immobili sotto sequestro. È l’esito della vasta operazione della Guardia di Finanza in tutto il Veneto culminata nel blitz all’alba compiuto dal Goa di Venezia in via Piave a Mestre. In manette il cinese Luca Keke Pan, 35 anni, la madre, lo zio e la moglie italiana.

Tutti e quattro sono accusati di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, al lavoro nero e all’immigrazione clandestina, oltre a una serie di reati minori.

L’operazione delle Fiamme gialle lagunari si è estesa alle province di Padova, Treviso e anche a Prato, in Toscana, dove è stata compiuta parte dei sequestri di beni riconducibili al “clan” cinese di Mestre.

Il blitz a Mestre è scattato alle prime luci del giorno sotto le finestre dell’ormai noto “condominio giallo” in via Piave 161, considerato il quartier generale di Pan e della sua famiglia, e rappresenta l’ultimo atto di una lunga serie di indagini nel Nord Italia.

Le Fiamme gialle del Gico di Venezia, coordinate dalla Dda lagunare, stanno eseguendo una vasta operazione nei confronti di un’organizzazione criminale composta da cinesi e da insospettabili «colletti bianchi» italiani che nel giro di alcuni anni, grazie al traffico di clandestini e allo sfruttamento della prostituzione di cittadine cinesi, aveva creato un vero impero economico, «colonizzando» letteralmente vaste zone del
Veneto.

I militari stanno eseguendo una raffica di provvedimenti: 9 custodie cautelari in carcere, 2 arresti domiciliari e 3 divieti di dimora, nonchè nel sequestro di 60 tra appartamenti, negozi, centri massaggi cinesi, un hotel (il "Cortina" di via Piave a Mestre), auto di lusso e conti correnti bancari per un valore di almeno 20 milioni, che potrebbe aumentare a seguito delle 150 perquisizioni in corso in tutto il Veneto.

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I RUOLI NELLA BANDA
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MESTRE - Keke Pan, Luca per tutti, era il capo della banda. Lui, 36enne cinese, teneva le fila dell'organizzazione, gestiva gli acquisti degli immobili e le attività di prostituzione all'interno dei vari centri massaggi di via Piave. Pan era riuscito a costruirsi nel giro di dieci anni un vero e proprio impero partendo da un semplice concetto: a un immigrato servono casa e lavoro per ottenere il permesso di soggiorno. Con 5 mila euro, questo il costo di una pratica, riusciva a fornire ai suoi connazionali tutto ciò di cui avevano bisogno. La sua organizzazione, al primo livello, era a conduzione famigliare. I suoi più fidi collaboratori erano lo «zio Vittorio”» Wu Jiasheng, 55 anni, e la madre, Li Lianqin. I due facevano da front office fin dall'arrivo in aeroporto. Accoglievano i loro connazionali, in Italia con un visto turistico, e spiegavano loro come l'associazione poteva risolvere i loro problemi.

A questo punto entravano in scena Maurizio Pasini, 62enne commercialista di San Donà, e Francesco Frigato, 36enne agente immobiliare. Loro si preoccupavano di fornire un lavoro di copertura, con tanto di finte fatture, finte buste paga, finti contributi, e un alloggio. Poco importa se questi, dentro a casa, non ci sarebbero mai andati a vivere. Al momento dei controlli, interveniva un altro gruppo di cinesi affiliati alla banda di Pan, che si spacciavano per i nuovi arrivati mascherando così ogni irregolarità. I clienti, venivano seguiti direttamente in tutte le fasi da Wang Kongcha, 48 anni, e Zhang Aying, 49, coordinati dal factotum organizzativo, Massimiliano Salinetti, 38 anni. Il denaro veniva poi reinvestito sul mercato immobiliare, ed era la stessa moglie di Pan, la 33enne Alessia Degnato, a fargli da consulente. Non solo a Mestre, non solo in via Piave, ma anche a San Donà, Padova e Cavarzere. Alcuni di questi, venivano trasformati in postriboli mascherati da centri massaggi, grazie alla licenza da estetista di Barbara Chinellato, 41 anni. Gli unici due agli arresti domiciliari sono Degnato e Salinetti, gli altri si trovano in carcere. A questi 11 si aggiungono anche altri tre obblighi di dimora.

Davide Tamiello

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