TREVISO (24 luglio) - «Quello è stato un ragazzo sopportato: avremmo potuto sospenderlo 10 volte ma non lo abbiamo mai fatto perchè la nostra intenzione è sempre stata quella di cercare di aiutarlo». A parlare è il preside della scuola media trevigiana dove si sarebbero verificati degli atti di razzismo nei confronti di un dodicenne napoletano (il nome della scuola, e di conseguenza del preside, non lo pubblichiamo per tutelare i minori coinvolti in questa vicenda ndr).
Il dirigente, di fronte alla marea montante di polemiche, tenta di porre un argine ribaltando le accuse. La descrizione che fa del ragazzo di origine napoletane, la presunta vittima, è quella di un dodicenne con molti problemi caratteriali.
«Oggi (ieri per chi legge ndr) sono stato per due ore dalla dirigente scolastica provinciale Luciana Bigardi e le ho raccontato tutto quello accaduto nel corso dell’ultimo anno scolastico. Tanto per sottolineare gli sforzi fatti per tentare di aiutare questo ragazzo, basti dire che nonostante i suoi comportamenti i genitori degli altri studenti non sono mai venuti a chiedere una sua punizione».
Il preside dà anche la sua versione su uno dei dettagli più scabrosi della vicenda, ovvero l’insulto "figlio di camorrista" che alcuni compagni avrebbero rivolto al dodicenne. «A quello che mi risulta - afferma il dirigente - era il ragazzo ad ammonire i compagni dicendo "ricordatevi che sono di Scampia"».
Ma oltre a questa, il preside deve evitare anche un’altra tegola che vede sempre la sua scuola come protagonista: un caso di bullismo fatto trapelare da una mamma. «Anch'io - si legge in una lettera - ho fatto una una denuncia di bullismo perchè mia figlia è stata letteralmente travolta dal bullismo femminile. Viene presa in giro perchè non veste Dolce e Gabbana, perchè prende buoni voti. Il problema è che questi ragazzi colpiscono indifferentemente tutti coloro che non rientrano nel loro modello, il fatto che uno sia napoletano o no è secondario. Il problema più grave è che si continua a dire che bisogna parlare ai ragazzi. Non è vero, perchè questi ragazzi non sono abituati ad ascoltare e non rispettano l'autorità dell'insegnante. Gli unici risultati (pochi) che mia figlia ha avuto sono stati quando gli insegnanti (ma solo un paio) hanno alzato la voce con i compagni minacciando punizioni e bocciature. Questi ragazzi hanno bisogno di essere in qualche modo puniti per il cattivo comportamento».
Treviso. Studente discriminato, il preside: «Avremmo potuto sospenderlo più volte» - Il Gazzettino