La legge Erode
Un’agguerrita parlamentare svedese vuole raccogliere un milione
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Roma. Raccogliere un milione di firme per obbligare tutti i paesi dell’Unione europea a introdurre nei loro ordinamenti il “diritto all’aborto”. Così può essere riassunta l’iniziativa lanciata da Brigitta Ohlsson, parlamentare svedese del Partito liberale, in netta opposizione con quella appena approvata in Italia grazie all’iniziativa di Rocco Buttiglione. Quello di “Make Noise for Free Choice” (Fare rumore per la libera scelta) non è un obiettivo, ma un obbligo imposto a Malta, Irlanda e Polonia, unici tre paesi dell’Ue a non aver legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza. Le firme raccolte sul sito Internet sono 3.500 e secondo la parlamentare svedese arriveranno al milione nell’ottobre 2010.
Finora la principale attività di Ohlsson è stata quella di portavoce per la Politica estera del Partito liberale, ma la giovane parlamentare – ha 34 anni ed è seduta al Riksdag dal 2002 – è nota soprattutto per essere repubblicana e femminista (è presidente della sezione femminile del suo partito). Non essendo andata in porto l’abolizione della monarchia, si è data anima e corpo al riconoscimento di ciò che chiama “un diritto umano fondamentale”: l’aborto. Quella di Ohlsson è una “citizen’s initiative”, “un’iniziativa dei cittadini”, ed è contemplata nel Trattato di Lisbona. Raccogliendo un milione di firme è possibile chiedere alla Commissione di legiferare su una data materia, senza dover passare per l’Europarlamento. In ambito europeo Ohlsson ha trovato un’importante alleata nella baronessa inglese Sarah Ludford, membro a Strasburgo dei Liberal-democratici, che ha sottoscritto l’iniziativa. Se “Make Noise for Free Choice” raggiungesse il numero di firme necessario Malta, Irlanda e Polonia si troverebbero obbligate a introdurre l’aborto nei loro ordinamenti, nonostante finora non abbiano voluto farlo.
L’Irlanda consente l’aborto soltanto quando la gravidanza mette in pericolo di vita la salute della donna e ha imposto il suo “sì” al Trattato di Lisbona in cambio della non ingerenza di Bruxelles su alcune tematiche, aborto compreso. A Malta l’aborto è totalmente illegale. La Valletta ai tempi dell’adesione alla Ue, nel 2004, firmò un protocollo, il numero 7, in cui vi è scritto che nessun Trattato europeo “influenzerà l’applicazione nel territorio di Malta della legislazione relativa all’aborto”. In Polonia era legale sotto il regime comunista. Nel 1993 fu messo al bando, ma nel 1997 un emendamento lo reintrodusse in tre casi: pericolo di vita per la madre, violenza sessuale e incesto. Il fronte pro aborto polacco è guidato da Wanda Nowicka, presidente della Federazione per i diritti delle donne e per la pianificazione familiare, che ha prontamente sottoscritto l’iniziativa di Ohlsson.
L’obiettivo di Ohlsson è quello del consenso transnazionale femminile che può renderla più celebre anche in patria. Con un passato da giornalista per il più importante quotidiano del paese, il “Dagens Nyheter”, a ventiquattro anni era portavoce dei Giovani liberali, carica ricoperta fino al 2002, quando è stata eletta al Riksdag di Stoccolma. In sette anni da parlamentare però non ha mai avuto incarichi governativi, nonostante il suo Partito liberale sia all’esecutivo e faccia parte della coalizione di centrodestra “Alleanza per la Svezia” guidata dal Partito moderato del premier Fredrik Reinfeldt, attualmente presidente di turno dell’Unione europea. Ohlsson sa che il peso politico della sua iniziativa vale più all’estero che in Svezia. Per questo ha cercato consensi di donne con incarichi politici più solidi dei suoi. Oltre all’europarlamentare Ludford e alla polacca Nowicka, altre alleate della svedese sono Sophie in ‘t Veld, europarlamentare olandese per i social-liberali dell’Alde, e Lone Dybkjær, parlamentare radicale danese con un passato da ministro per lo Sviluppo e dieci anni tra i banchi di Strasburgo.
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25 luglio 2009