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Discussione: Ebrei e Cinesi

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    Predefinito Ebrei e Cinesi

    http://www.ariannaeditrice.it/artico...articolo=44745
    Ebrei e cinesi
    di Luciano Fuschini - 17/12/2012

    Fonte: giornaledelribelle [scheda fonte]

    Fra ebrei e cinesi uno sguardo non superficiale può cogliere affinità profonde, pur nell’evidente lontananza.

    Entrambi sono fra i rarissimi popoli che hanno mantenuto la loro lingua, la loro civiltà, la loro religione, senza grandi cesure negli ultimi 3.000 anni. Si presume che Mosè vivesse circa mille anni prima di Gesù. Confucio e Lao Tze vissero intorno al 500 prima di Cristo. Il giudaismo risale a quelle epoche lontanissime e si è protratto fino ai nostri giorni. Confucianesimo, taoismo e buddismo risalgono a 2.500 anni fa e sono tuttora vivi, nonostante l’assalto del materialismo. La lingua ebraica è sopravvissuta al trascorrere dei millenni, pur con le inevitabili trasformazioni, e lo stesso dicasi del cinese. Se antichità è sinonimo di nobiltà, le civiltà giudaica e cinese sono le più nobili.

    I cinesi hanno dato molto alla cultura mondiale e ancora di più hanno dato gli ebrei. Si considerino i 4 pilastri su cui si è edificata gran parte della cultura occidentale del Novecento: Darwin, Marx, Freud, Einstein. Solo il primo non era ebreo. Marx era ebreo in quanto figlio di donna ebrea (nell’ebraismo la discendenza etnica e religiosa è matrilineare), e resta tale nonostante il suo ateismo dichiarato e i suoi giudizi assai duri sul giudaismo internazionale; Freud era notoriamente ebreo, tanto che dovette lasciare l’Austria dopo la sua annessione alla Germania nazista, nonostante il suo ateismo non sia meno dichiarato di quello di Marx; Einstein era ebreo, credente ma di una fede non assimilabile a quella giudaica (resta il bellissimo aneddoto della sua risposta a un questionario che le autorità americane pretendevano da parte di chi chiedeva di entrare negli USA. Una delle voci del questionario esigeva che si precisasse a quale razza si apparteneva. Einstein rispose: umana).

    Gli ebrei sono stati costretti alla diaspora, mentre i cinesi sono stanziali, ma esiste pure una forte diffusione dei cinesi nel mondo. Anche i cinesi, popolo intelligente, laborioso e disciplinato, hanno dato un grande contributo ai Paesi che li hanno ospitati.

    Ebbene, fra i fattori che accomunano i due popoli, c’è anche l’antipatia che hanno sempre suscitato fra le nazioni che li hanno accolti.

    L’antisemitismo, fenomeno apertamente razzista, è recente, risale alla modernità e più precisamente al XIX secolo. Tuttavia l’ostilità verso le comunità ebraiche è fenomeno ben più antico e comune a tutte le nazioni. Dopo l’olocausto questo è un argomento tabù, ma bisognerà pure prendere atto di quel fenomeno imponente che è l’astio verso l’ebreo, in Europa come nel Medio Oriente, sebbene abbia assunto le forme più virulente proprio nell’occidente cristiano. Per i cristiani gli ebrei erano il popolo deicida: gli ebrei non avevano riconosciuto la divinità di Gesù e lo avevano voluto morto sulla croce. Ma la motivazione religiosa non faceva che aggiungersi ad altre motivazioni più antiche, tanto è vero che gli ebrei erano malvisti anche nell’antichità pagana, che di Gesù figlio di Dio nulla sapeva. Bisognerà pur chiedersi il perché di un sentimento tanto diffuso, nello spazio e nel tempo.

    La risposta non è difficile. Gli ebrei si ritenevano, e si ritengono, il “popolo eletto” dal Signore. Non sono tanto interessati a convertire gli altri perché anche il resto dell’umanità possa accedere alla salvezza eterna. Tendono piuttosto a preservare una loro purezza etnica, chiudendosi in loro comunità appartate, prima ancora che venissero chiusi nei ghetti. Preferivano sposarsi far loro, appoggiarsi a vicenda contro gli infedeli del mondo circostante, praticare il prestito dietro pagamento di un interesse, proibito dalla loro religione negli scambi fra giudei ma consentito verso i “non eletti”. Spesso queste comunità così chiuse in se stesse erano anche più colte, essendo la sinagoga luogo non solo di preghiera ma anche di studio, dove il rabbino era il maestro dei piccoli ebrei in un mondo circostante in cui era regola l’analfabetismo. Insomma, erano comunità che non si integravano, spesso più ricche e più colte del resto del Paese. In queste condizioni, è naturale che maturino sentimenti di avversione verso chi è visto come appartato, diverso, perciò temibile. In realtà la tenace difesa della propria specificità, della propria lingua, della propria cultura, della propria religione, è cosa nobile e grande; tuttavia è comprensibile l’ostilità che si attira chi coltiva questa diversità da “popolo eletto”. Sui sentimenti diffusi hanno poi fatto leva i poteri per sviare contro gli ebrei il malcontento popolare, che altrimenti si sarebbe diretto contro quegli stessi poteri, politici e religiosi.

    Anche sui cinesi, soprattutto, ma non solo, nei Paesi asiatici, in cui si sono insediati come minoranze numerose, si è periodicamente sfogata la rabbia popolare. Basti citare due episodi recenti: l’Indonesia del 1998 e l’Argentina dei primi anni del nuovo millennio, Paesi entrambi afflitti da gravissime crisi economiche. In Indonesia la rabbia popolare si scagliò contro i quartieri abitati da cinesi e in Argentina ci furono diversi episodi di saccheggi e incendi di negozi di proprietà di cinesi, non esclusi alcuni linciaggi.

    Il fatto è che anche i cinesi si ritengono al centro del mondo, pur essendo loro estraneo il concetto di “popolo eletto”. Nella loro lingua il loro Paese si chiama Zhong Guo, il Paese del Centro: le altre nazioni sono ai margini di quella centralità che è esclusivamente loro.

    Il fatto è che anche i cinesi tendono a chiudersi all’interno della loro comunità, anche loro hanno difficoltà ad assimilarsi agli indigeni, anche loro diventano rapidamente uno strato sociale benestante, impadronendosi di attività economiche locali grazie alla loro intraprendenza, all’aiuto reciproco che si forniscono, alla grande capacità di sacrificio e di lavoro disciplinato. In questo sono ammirevoli, come lo sono gli ebrei. Raramente troviamo cinesi fra gli accattoni che ci assillano per le strade e nei parcheggi. Raramente un cinese bussa alla porta per chiedere elemosine. Lavorano, si aiutano reciprocamente, risparmiano, investono e comprano interi quartieri delle nostre città.

    Nel rilevarlo non c’è il minimo accenno di razzismo, semmai c’è una profonda ammirazione per questi popoli tanto capaci, non per una loro natura diversa dalla nostra ma per una storia che ne ha fatto ciò che sono. Comprendere le cause profonde di questi fenomeni non solo non è un incentivo all’odio razziale ma ne è piuttosto l’antidoto.

    Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
    Ultima modifica di Avanguardia; 18-12-12 alle 01:32

  2. #2
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    Predefinito Re: Ebrei e Cinesi

    Ma... mi pare una cacata di articolo, già uno che è convinto che antiebraismo e antisemitismo siano due cose diverse la dice lunga

  3. #3
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    Predefinito Re: Ebrei e Cinesi

    Ad ogni modo non credo che siano due popoli affezionati all'idea di Europa come la intendiamo noi, dubito che ne sarebbero entusiasti sostenitori repapelle: .
    Ultima modifica di Freezer; 18-12-12 alle 23:44
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  4. #4
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    Predefinito Re: Ebrei e Cinesi

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    Ad ogni modo non credo che siano due popoli affezionati all'idea di Europa come la intendiamo noi, dubito che ne sarebbero entusiasti sostenitori repapelle: .
    Verisssimo. Direi che entrambi NON HANNO UN CAZZO A CHE VEDERE CON LA TRADIZIONE EUROPEA.

 

 

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