Onore a Nietzsche. In culo a tutto il resto.
Onore a Nietzsche. In culo a tutto il resto.
Ho risposto alla prima parte del post, quella dove si accusa la destra di aver esasperato il messaggio di Nietzsche in senso politico. E' stato lo stesso Nietzsche ad averlo presentato in questi termini assolutamente politici, di là dalle generali implicazioni filosofiche che travalicano la polemica antiegualitaria.
La destra non ha affatto esagerato a coglierne la politicità, ma può essere accusata di non aver condotto il suo programma se non in forme parziali e contraddittorie (la demagogia plebea del "socialismo nazionale", ecc.) rispetto alla sua concezione radicalmente aristocratica (che peraltro nell'immediato richiedeva di fare i conti con la realtà dell'irruzione delle masse nella politica; ma questo è un altro discorso).
Per il resto so che il nucleo del tuo post consisteva nel segnalare l'impossibilità di ignorare l'orizzonte portato alla luce da Nietzsche (quel che invece sembra voler fare il Papa) e sono d'accordo.
Il succo del discorso è questo: certamente la critica di Nietzsche si rivolge alle forme secolarizzate in cui il Dio teologico si manifesta, cioè contro le dimensioni di senso stabile che intendono attribuire significati univoci, costanti al divenire (il socialismo, il liberalismo, ma anche alle varie forme di determinismo filosofico e scientifico) e non c'è dubbio che i suoi scritti abbiano un'enfasi aristocratica non indifferente, ma da qui a tradurre in una proposta politica esplicita ne passa..le modalità storiche con cui i totalitarismi di destra hanno inteso tradurre nella pratica i suoi scritti sembrano rinnegare le sue stesse convinzioni dal momento che questi stessi stati intendono (non meno del socialismo e degli altri Dei) attribuire un senso stabile al mondo, è più (idea mia ovviamente, me ne prendo rischi e responsabilità) plausibile che ne abbiano colto alcuni elementi essenziali, ma a quale costo? L'essenza dello stato totalitario ricalca il significato di fondo dello stato hegeliano, lo stato di Gentile è quanto di più opposto si possa pensare rispetto allo stato etico coerentemente al suo discorso filosofico, e il discorso filosofico di Gentile (l'essenza più profonda di esso) è la medesima di Nietzsche: la presenza del Dio (cioè dell'immutabile, in ogni sfumatura) rende impossibile il divenire..è sopratutto alla luce di queste ultime considerazioni che non metterei la mano sul fuoco sul fatto che la destra abbia saputo incarnare coerentemente le sue convinzioni.
Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.
comunque io cambierei titolo alla discussione in "Nietzche e Ratzinger"...anche perchè Cristo con il pontefice non è che centri poi chissà che cosa..
Anche se tutti......IO NO !!
Il problema a questo riguardo è meno la presunta impolicità di Nietzsche che non la distanza fra il suo radicalismo aristocratico e la reazione antidemocratica e antisocialista così come si è storicamente realizzata (qualcuno al riguardo potrebbe persino obiettare rivendicando la natura "socialista" di tali movimenti, ma questo ribadisce appunto tale divaricazione rispetto agli intenti nietzschiani). D'altro canto la stessa Unione Sovietica leninista si è sviluppata secondo modalità diverse dalla previsioni marxiane, calata nelle esigenze della realtà storica.
Tornando alle implicazioni del pensiero del nostro autore, per quanto concerne il rapporto fra 'divenire' ricondotto alla sua immanenza e 'Stato' valgano queste parole tratte da L'Anticristo:
Cfr. Emanuele Severino:L'ordine per caste, la legge suprema e dominante, è solo la sanzione di un ordine naturale, di una legge naturale primaria sulla quale nessun volere arbitrario, nessuna «idea moderna» ha potere alcuno. In ogni società sana si distinguono tre tipi di gravitazione in senso fisiologico, che si condizionano l'un l'altro, ognuno con la sua propria igiene, il suo proprio àmbito di lavoro, il suo proprio sentimento di maestria e di perfezione. La natura, non Manu, separa le persone di natura prevalentemente spirituale da quelle in cui domina la forza muscolare e un temperamento forte e da quelle del terzo tipo, che non si distinguono né per l'una né per l'altra, i mediocri, le ultime come maggioranza, le prime come élite.
“Se Dio è morto, allora tutto è permesso”, diceva Dostoevskij. Ma non è così: se Dio è morto non c’è il caos, perché la potenza stabilisce la gerarchia in cui le potenze più deboli sono subordinate a quelle più forti.
Da Al di là del Bene e del Male:
Non è un programma di partito; non è neanche terra-terra. Fa lo stesso.Ogni elevazione del tipo “uomo” è stata, fino a oggi, opera di una società aristocratica – e cosí continuerà sempre a essere: di una società, cioè, che crede in una lunga scala gerarchica e in una differenziazione di valore tra uomo e uomo, e che in un certo senso ha bisogno della schiavitú. Senza il pathos della distanza, cosí come nasce dalla incarnata diversità delle classi, dalla costante ampiezza e altezza di sguardo con cui la casta dominante considera sudditi e strumenti, nonché dal suo altrettanto costante esercizio nell’obbedire e nel comandare, nel tenere in basso e a distanza, senza questo pathos non potrebbe neppure nascere quel desiderio di un sempre nuovo accrescersi della distanza all’interno dell’anima stessa, la elaborazione di condizioni sempre piú elevate, piú rare, piú lontane, piú cariche di tensione, piú vaste, insomma l’innalzamento appunto del tipo “uomo”, l’assiduo “autosuperamento dell’uomo”, per prendere una formula morale in un senso sovramorale.