La pena di morte è prevista dal Codice Penale e dall’art. 21 della Costituzione, che afferma: “Nessuna persona può essere privata della vita o della libertà personale salvo nei casi stabiliti dalla legge”.
I reati capitali sono la cospirazione contro il Governo; la diserzione o la tentata diserzione; intraprendere o tentare di intraprendere una guerra contro il Governo centrale; l’omicidio o il tentato omicidio; l’induzione al suicidio di un minorenne o di un ritardato mentale.
La pena di morte non è obbligatoria per questi crimini. È obbligatoria nel caso in cui un condannato che stia subendo l’ergastolo commetta un omicidio.
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Il 14 agosto 2004, è stata effettuata la prima esecuzione in India dopo nove anni di una moratoria di fatto. Dhananjoy Chatterjee, un 39enne condannato per lo stupro e omicidio di una quattordicenne nel 1990, è stato impiccato nel carcere di Alipora a Calcutta nel quale era detenuto da 13 anni.
Le ultime esecuzioni conosciute erano avvenute nel 1995, quando furono impiccate 5 persone. L’esecuzione più nota in India è stata quella di Nathuram Godse, l’uomo condannato per aver assassinato il Mahatma Gandhi. E’ rimasto appeso alla forca per 15 minuti prima di morire in una impiccagione fatta in modo approssimativo. La stessa sorte era capitata nel 1989 a Kehar Singh e Satwant Singh, due guardie del corpo accusate per l'assassinio del primo ministro Indira Gandhi, nel 1984. Il Mahatma Gandhi si era pronunciato spesso contro la pena capitale, dicendo: "In tutta coscienza non potrò mai essere d’accordo sulla esecuzione di chicchessia. Solo Dio può prendere la vita perchè solo Dio la da.”
Secondo il Rapporto, "Lotteria letale: La pena di morte in India", presentato dall'Unione Popolare per i Diritti Civili e da Amnesty International dello stato meridionale indiano del Tamil Nadu, reso pubblico il 13 settembre 2008, tra il 1950 e il 2006 la Corte Suprema indiana ha approvato più di 700 condanne a morte.
Il 18 dicembre 2008 e il 21 dicembre 2010 l’India ha votato contro la risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.