Nel 2012 l’Italia ha trovato il suo posto nella corsa allo spazio
Mario Piccirillo
Il 2012 è stato l’anno "spaziale", il più prolifico e importante da molti anni a questa parte. E crisi o non crisi, è stato l’anno dell’Italia, che ora ha un suo lanciatore in orbita e che è diventata capitale mondiale prima dell’International Aeronautical Congress a Napoli e poi, sempre a Napoli, dell'Esa.
31 December 2012 - 130
Siamo andati su Marte, e ci abbiamo quasi trovato la vita. Torniamo sulla Luna, perché dopo i grandi passi per l’umanità degli anni 60 ora il progetto è costruirci una base stanziale. E poi ci prepariamo a “lasciare” il vecchio GPS, visto che l’Europa ha il suo Galileo a farci da navigatore per il futuro, consci del fatto che la geografia delle superpotenze spaziali funziona con logiche tutte sue: se guardiamo in alto, lassù, ci siamo anche – persino - noi, la piccola Italia.
Il 2012 è stato l’anno spaziale, il più prolifico e importante da molti anni a questa parte. Ed è stato l’anno dell’Italia, che a dispetto della crisi s’è fatta capitale mondiale di questo strano gotha sovranazionale che governa oltre i confini della politica terrestre. Prima l’International Aeronautical Congress a Napoli, e poi, sempre a Napoli, la Ministeriale Esa: i due principali appuntamenti del settore qui, a casa nostra. Segnali inequivocabili di un’annata speciale. Che è il caso di ripercorrere per fare il punto in vista del 2013 che sarà.
VEGA
Dopo 14 anni di lavoro eccoci qui, a febbraio, ad ammirare il primo volo di Vega. L’Italia ha un suo lanciatore in orbita, che affiancherà i già esistenti Ariane5, per i carichi pesanti, e Soyuz per i carichi medi. Vega è studiato per portare in orbita carichi di piccole dimensioni con un peso tra i 300 e i 2000 chili. Ed è una macchina risparmiosa, perché può disporre satelliti in diverse orbite con un unico lancio. Ogni lancio dovrebbe costare intorno ai 24 milioni di euro, una cifra molto competitiva rispetto agli altri concorrenti stranieri. È un successo annunciato, ed è italiano. Il nostro Paese infatti, con il 65%, è il maggior finanziatore di un programma costato 710 milioni di euro. L’Asi ne ha curato lo sviluppo tecnico insieme con l’azienda aerospaziale Avio di Rivalta di Torino. E alla sua costruzione hanno collaborato oltre 40 società industriali.
JUICE
Come si formano i pianeti? Come funziona il Sistema Solare? Visto che la risposta, forse, è scritta nel microcosmo di Giove, lo Space Programme Committee dell’Agenzia spaziale Europea ha scelto di finanziare come missione di punta Juice (acronimo di JUpiter ICy moons Explorer) nell’ambito della Cosmic Vision, ovvero la roadmap spaziale 2015-2025. Juice è una missione ad alto budget che verrà lanciata nel 2022 da Kourou, con un Ariane 5. Giungerà nel sistema gioviano nel 2030, per restarvi almeno tre anni. Sarà il nostro osservatore speciale: monitorerà costantemente l'atmosfera e la magnetosfera di Giove e le interazioni del pianeta con le sue lune principali, grazie ad una tecnologia molto italiana. Con Juice, l'Esa punta a diventare leader mondiale nell’esplorazione dei pianeti esterni del Sistema Solare, visto che la Nasa non ha alcun piano a medio termine per missioni di esplorazione planetaria oltre Marte.
EUCLID FA LUCE SULL’UNIVERSO OSCURO
Il 75% dello spazio c’è ma non si vede. Materia oscura, energia oscura, Universo oscuro. Cercare di studiarlo rappresenta una delle più affascinanti sfide scientifiche del 21esimo secolo. L'Agenzia Spaziale Europea ha approvato ufficialmente, dopo cinque anni di lavoro e selezioni competitive, la realizzazione del satellite Euclid. Un evento di portata mondiale, che vede l’Italia ancora una volta in prima fila. Euclid tenterà di tracciare la distribuzione e l'evoluzione della materia e dell’energia oscura utilizzando un telescopio di 1,2 metri di diametro e due strumenti per mappare in maniera tridimensionale circa due miliardi di galassie con la materia oscura che le circonda: parliamo di oltre un terzo dell’intero universo conosciuto.
IL MARTERRAGGIO DI CURIOSITY
C’è quasi vita su Marte. La Nasa sembrava vicina all’annuncio storico, poi è dovuta tornare sui suoi passi. Il punto però, al netto degli studi ancora in corso, è il successo di Curiosity, che da questa estate trotterella sul suolo marziano alla ricerca di prove. Il “marterraggio” del rover americano rappresenta di suo l’evento spaziale mediatico dell’anno: grazie al fascino implicito della missione, ma anche alle splendide immagini del pianeta rosso che hanno fatto la felicità di studiosi e appassionati. Per la cronaca, i campioni analizzati dal robot hanno fatto rilevare la presenza di diversi composti chimici, da tracce di acqua e zolfo, a sostante contenenti cloro. Il cloro è sicuramente di origine marziana, mentre non è escluso che il carbonio abbia origini terrestri e sia stato trasportato da Curiosity su Marte e successivamente identificato dal rover stesso. Insomma, per ora non c’è vita. Non ancora.
GALILEO OLTRE IL GPS
Galileo è la costellazione di satelliti che permetterà all'Europa di dotarsi di un sistema indipendente di navigazione satellitare globale a controllo civile, interoperabile e compatibile con il GPS usato negli Stati Uniti, ma gestito interamente dai militari. E da quest’anno, con il lancio della seconda coppia di satelliti, ha cominciato a girare davvero: IOV-3 ed IOV-4 vanno a completare la fase di In-Orbit Validation che testerà le parti spaziali, terrestri e utente del sistema. Alla fine la flotta sarà composta da 30 elementi. Una volta in funzione, probabilmente già nel 2014, consentirà un miglioramento dei servizi: da una più precisa navigazione in automobile, alla gestione del trasporto su strada, passando per i servizi di ricerca e salvataggio, transazioni bancarie più sicure e una fornitura elettrica affidabile. Un volano anche per l’economia: nelle migliori previsioni il sistema dovrebbe generare circa 90 miliardi di euro di entrate addizionali per l'industria nei prossimi 20 anni.
IL DRAGONE ROSSO
Lo spazio, da quest’anno, è anche una meta commerciale. Esattamente dal 25 maggio, giorno in cui la capsula da trasporto Dragon ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale. Dragon è la prima capsula spaziale realizzata da un privato, la Space Exploration Technologies (SpaceX), ad attraccare sulla ISS e potrà essere usata per gestire il trasporto di materiali verso la Stazione, come previsto dai contratti in corso e in via di definizione con la Nasa.
LO SPAZIO S’È FERMATO A NAPOLI
Per un autunno il mondo spaziale è stato l’Italia. Il gotha del settore aerospaziale s’è dato appuntamento, come ogni anno, all’International Aeronautical Congress, giunto alla 63esima edizione e tornato in Italia dopo 15 anni. C’erano tutti: dal numero uno della Nasa Charles Bolden al direttore dell’Agenzia Spaziale Europea, Jean-Jacques Dordain, agli altri vertici delle agenzie spaziali più importanti del mondo con il Presidente dell’Asi Enrico Saggese a fare da padrone di casa. Con 50 Paesi rappresentati l’occasione per discutere delle prossime strategie dello spazio, sulle future esplorazioni interplanetarie e sui programmi di osservazione della Terra con i nuovi satelliti. Argomenti rimessi poi sul tavolo della Ministeriale, la riunione dei Ministri dei 20 Stati Membri dell'Esa e del Canada, incaricati delle attività spaziali, insieme ai vertici delle rispettive agenzie spaziali nazionali.
Tre giorni per mettere mano al portafogli: 10 miliardi e spiccioli per tracciare la linea delle politiche spaziali europee in tempo di crisi. E sottolineare, una volta di più, il ruolo della superpotenza Italia grazie all’intesa franco-tedesca sullo sviluppo futuro di Ariane, e l’ingresso della Germania in Vega con 9 milioni di euro. L’Italia ha messo a disposizione 26 milioni in un progetto che porta a casa un finanziamento di 187 milioni per l’Ariane5 ME, 157 milioni per l’attività di studio del nuovo lanciatore Ariane 6 e ben 244 per lo sviluppo di un secondo stadio “comune”, magari a propellente liquido. Tutto ciò fino al 2014.
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