Caro Beppe Grillo, ti scrivo questa lettera da qui, dal Guatemala, mentre mi preparo a rientrare definitivamente in Italia per partecipare anch’io come te alla campagna elettorale. Ci conosciamo da anni, da quando facevamo mestieri diversi, spesso sullo stesso fronte nella critica radicale di un certo ceto politico e classe dirigente. Venivo a tutti i tuoi spettacoli, e tu più di una volta mi hai citato a Palermo per manifestarmi il tuo sostegno nell’azione giudiziaria contro potentati criminali e politico-economici. POI HAI FATTO una scelta di impegno politico che ho capito solo strada facendo, e che ha l’indubbio merito di avere sottratto all’asten – sionismo tanti italiani, delusi e arrabbiati, recuperandoli ad una politica di partecipazione dal basso, colpevolmente liquidata dall’establishment come ‘antipolitica’, una demonizzazione che ha finito per favorire l’espansione del tuo movimento. Cosa, peraltro, positiva, visto che certe battaglie politiche sarebbero altrimenti rimaste ‘orfane’, dalle battaglie per la moralizzazione della politica e la drastica riduzione dei suoi costi a quelle per uno sviluppo sostenibile, sostanziatosi nel sostenere il movimento NO TAV e tante altre iniziative. È una situazione di emergenza democratica quella che abbiamo davanti. Un’emer – genza di fronte al rischio di tracollo. Ed è quindi arrivato il momento della responsabilità, in cui ciascuno deve impegnarsi anche rischiando in proprio.
Antonio Ingroia scrive ancora a Beppe Grillo - Giornalettismo