Manifestazione a Torino da parte dei lavoratori di Pomigliano ed indotto per chiedere a Governo e Fiat cosa ne sarà degli stabilimenti dopo la rivisitazione del piano industriale

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Alla conferenza stampa per la presentazione del libro di Mario Calabresi, direttore de "La Stampa", partecipa Sergio Marchionne. Mezz'ora di incontro in cui Marchionne racconta, tra le altre cose, anche della vicenda Chrysler. Domanda di Calabresi anche sulla collaborazione col Governo e le parti sociali.

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Mi ha colpito guardare questi due video (il secondo prima del primo) e poi metterli a confronto. Nel video di Marchionne emerge una Fiat moderna, con un presidente finalmente competente. Dall'altra, i lavoratori di Pomigliano, sempre alla mercè di qualcun altro. Mai messi nella condizione di poter dimostrare il proprio valore.

Come far convivere i due aspetti? Avere un'azienda italiana, anzi L'AZIENDA per definizione, al passo con i tempi, con un CDA in grado di reggere il confronto con i colossi mondiali, e dall'altra capace di concedere ai propri lavoratori un futuro, per le loro famiglie ed i loro figli. Oltre a ciò, un sud d'Italia che sta diventando sempre più un problema, industrialmente e socialmente.

Una cosa è certa, e penso che nessuno possa negarlo, qualunque idea uno si possa fare sulla vicenda: il lavoratore dipendente sarà sempre colui il quale perderà di più in una trattativa.

Il caso Chrysler è emblematico per chiunque lo abbia seguito: il piatto della bilancia prevedeva o chiusura totale degli stabilimenti e quindi tutti a casa, oppure qualcuno a casa ed altri che continuano a lavorare.

Si è scelto la seconda, con buona pace di chi un lavoro ancora ce l'ha. Coloro i quali sono stati licenziati la penseranno diversamente.

Non auguro a nessuno di trovarsi in una condizione simile.


Ascoltate il video con Marchionne. Su un punto ha certamente ragione: il dinamismo economico/imprenditoriale statunitense in Italia ce lo scordiamo, nel bene e nel male.
Da qui, per convezione ed osmosi culturale, emerge la pochezza, inadeguatezza ed incapacità politica del paese.