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    Predefinito Elezioni Giappone: verso una vittoria de "l'Ulivo"

    In Giappone vincerà il Pd
    di Gabriel Bertinetto Quando i maggiori leader di un partito faticano a radunare cento persone per assistere ai loro comizi, non è necessario leggere i sondaggi per capire che è in arrivo non una sconfitta, ma una batosta di proporzioni enormi. Domani quei leader troveranno conferma ai loro incubi politici nei risultati che quasi certamente emergeranno dallo spoglio delle schede. Gli istituti demoscopici giapponesi prevedono un crollo del partito di governo, i Liberaldemocratici, sino al 18% dei consensi. I loro avversari del Partito democratico ne otterrebbero il doppio, balzando sino al 36%, e conquistando un’amplissima maggioranza dei seggi in Parlamento, intorno ai due terzi del totale.

    La lunga crisi della formazione che ha letteralmente dominato la scena politica nazionale dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, giunge a compimento. E molti osservatori si stupiscono che a questo esito non si sia arrivati prima.
    Il colpo di grazia alle residue speranze di recupero elettorale per il governo guidato da Taro Aso, è arrivato ieri con la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione. Nel mese di luglio la parcentuale dei senza lavoro in Giappone è stata del 5,7%. Mai si era arrivati così in alto negli ultimi sessanta anni. L’incremento ha avuto un ritmo galoppante da dodici mesi in qua. Un milione di persone è andato ad aggiungersi ai due e mezzo che venivano registrati come disoccupati sino all’estate scorsa.
    Due giorni fa Aso ed i suoi avevano tentato disperatamente di richiamare l’attenzione dei connazionali sui primi timidi segni di ripresa economica, ingigantendo l’importanza del rialzo (0,9%) del prodotto lordo fra aprile e giugno, dopo tanti mesi di cali. Ma i giapponesi sperimentano nella loro vita quotidiana il fallimento delle scelte governative, e sono più disgustati che delusi dagli scandali pubblici e privati di cui sono stati protagonisti molti dirigenti liberaldemocratici negli ultimi anni.

    Particolarmente indecorosa fu l’apparizione di Shoichi Nakagawa ubriaco ad una conferenza stampa a Roma dopo il vertice dei ministri delle finanze dei Paesi del G7. Nakagawa fu costretto alle dimissioni. Ma non era che una delle tante gaffe e brutte figure inanellate da importanti membri degli ultimi governi che si sono succeduti al ritmo di uno all’anno dal 2006 in avanti.
    Con il controllo degli apparati burocratici e gli stretti rapporti con il mondo degli affari, il partito liberaldemocratico è riuscito a monopolizzare la vita politica nazionale per molti decenni. Fin che l’economia tirava, gli elettori hanno spesso chiuso un occhio sulla corruzione, sulle tangenti, e sulle faide di potere interne al partito. Ora il limite di tolleranza sembra essere stato superato e la gente vuole cambiare.

    Cambiamento è appunto lo slogan costantemente sbandierato in campagna elettorale dal Partito democratico, principale gruppo dell’opposizione. Il suo leader Yukio Hatoyama, 62 anni, appartiene ad una famiglia che viene talvolta paragonata al clan americano dei Kennedy, per la concezione della politica come missione. Ma non tutti gli osservatori sono d’accordo nel giudizio così benevolo sugli Hatoyamna, e ricordano come il nonno di Yukio, Ichiro, sia stato epurato a suo tempo dal generale americano MacArthur per connivenza con il regime dittatoriale del Sol Levante che portò la guerra in tutta l’Asia.
    Agli elettori i Democratici si propongono come una forza che intende combattere gli sprechi, limitare lo strapotere dei burocrati, promuovere politiche in favore delle famiglie. Hanno anche promesso di abolire alcune impopolari misure varate dai predecessori, come la soprattassa sulla benzina o i pedaggi autostradali. In politica estera propendono per una maggiore autonomia rispetto agli Stati Uniti, ma rifuggono dalle tentazioni nazionaliste e militariste in cui sono caduti alcuni degli ultimi primi ministri e ministri della Difesa.

    «Devo ammettere che il governo non ha prestato sufficiente attenzione alle disuguaglianze sociali ed alla povertà», ha riconosciuto il premier Aso, promettendo ai concittadini che d’ora in avanti agirà diversamente. Scuse tardive, progetti di rinnovamento troppo vaghi per risultare credibili.
    29 agosto 2009
    http://www.unita.it/news/mondo/87765...e_vincer_il_pd
    Se hai un po di tempo da perdere fai un salto qui:
    www.candidonews.wordpress.com
    Un blog in cui parlare di Politica, Informazione, Televisione, Cinema e tanto altro...

  2. #2
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Il problema è che il DP non è molto diverso dal LDP...

    In Giappone esiste una vera e propria Casta ereditata dal periodo Meji e che si è autoperpetrata per oltre 140 anni e ha passato indenne la Guerra Mondiale.

    Il DP e il LDP sono solo due orientamenti di questo blocco di potere, come ripreso anche dall'Economist è davvero difficile sperare in una vera e propria discontinuità di Governo.

    Anzi, i programmi dei due partiti sono molto simili ed entrambi vanno nella direzione sbagliata per tirare fuori il Giappone dalla sua oramai decennale crisi.
    Questa è l'Italia del futuro: un Paese di musichette mentre fuori c'è la Morte

  3. #3
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de "l'Ulivo"

    Giappone: elezioni, affluenza in aumento rispetto a 2005

    30 Agosto 2009 08:48 ESTERI

    TOKYO - A mezzogiorno di domenica (ora locale), circa il 21% dei giapponesi aventi diritto aveva espresso il proprio voto nelle elezioni per il rinnovo della Camera Bassa. Lo ha detto il ministro degli Affari interni giapponese, sottolineando che l'affluenza e' cresciuta dell'1% rispetto alle consultazioni del 2005. Le urne si chiuderanno alle 20 (le 12 in Italia) e subito dopo i media annunceranno i primi exit poll. Gli elettori chiamati alle urne, con un'eta' minima di 20 anni, sono poco piu' di 104 milioni, su una popolazione totale di 127 milioni di persone. (RCD)




    http://www.corriere.it/notizie-ultim...00043421.shtml

  4. #4
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Caimano ha scritto:
    Il problema è che il DP non è molto diverso dal LDP...

    In Giappone esiste una vera e propria Casta ereditata dal periodo Meji e che si è autoperpetrata per oltre 140 anni e ha passato indenne la Guerra Mondiale.

    Il DP e il LDP sono solo due orientamenti di questo blocco di potere, come ripreso anche dall'Economist è davvero difficile sperare in una vera e propria discontinuità di Governo.

    Anzi, i programmi dei due partiti sono molto simili ed entrambi vanno nella direzione sbagliata per tirare fuori il Giappone dalla sua oramai decennale crisi.
    inoltre buona parte della leadership e dei parlamentari del DPJ (almeno fino a ieri, quando avevano più o meno 200 seggi) viene dal LDP...:laugh:

    comunque con la Benedizione del Presidente Buono tutto è possibile. :woohoo:

  5. #5
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Caimano ha scritto:
    Il problema è che il DP non è molto diverso dal LDP...

    In Giappone esiste una vera e propria Casta ereditata dal periodo Meji e che si è autoperpetrata per oltre 140 anni e ha passato indenne la Guerra Mondiale.

    Il DP e il LDP sono solo due orientamenti di questo blocco di potere, come ripreso anche dall'Economist è davvero difficile sperare in una vera e propria discontinuità di Governo.

    Anzi, i programmi dei due partiti sono molto simili ed entrambi vanno nella direzione sbagliata per tirare fuori il Giappone dalla sua oramai decennale crisi.
    perchè basta invertire l'ordine delle lettere e il post va benissimo anche per l'italia?

    risultati finali:

    democratic party: 308 seggi
    socialdemocratic party: 7
    people's new party: 3
    (totale coalizione: 318)

    liberaldemocratic party: 119
    new komeito party: 21
    (totale coalizione: 140)

    japanese communist party: 9
    your party: 5
    altri: 8

    http://en.wikipedia.org/wiki/Japanes...,_2009#Results

  6. #6
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Giappone alla svolta

    Le elezioni di domenica sono un cambio epocale per il paese che è in crisi di identità prima ancora che politica
    di Francesco Sisci

    PECHINO -- Quello che sta per avvenire in Giappone il 30 di agosto non è solo un’elezione, ma il cambio storico, di un’epoca, il vento storia che volta direzione, in fondo forse la fine della stessa era Meji, quella in cui il Giappone da metà dell’800 aveva rincorso con successo il modello occidentale e si era eretto a maggiore potenza asiatica, e aveva perfino sfiorato la possibilità di superare la prima economia del mondo, quella americana negli anni ’80.

    Tutto questo appare oggi chiaramente tramontato. L’economia giapponese sta per essere superata da quella della Cina, che dopo circa un secolo mezzo peraltro è già tornata a essere la maggiore potenza politica asiatica. Il modello sociale tradizionale, familista, è in frantumi.

    Gli anziani che non riescono a vivere più con la loro pensione e non sono sostenuti dalla famiglia, allora si lasciano morire d’inedia oppure si danno ai piccoli furti. Molti giovani invece non riescono più ad approdare alla meta di un impiego stabile e garantito vivono alla giornata, senza troppe ambizioni

    Sul quadro strategico, sempre fondamentale per i politici nipponici, invece si riaffaccia l’abbraccio tra Stati uniti e Cina, che poi sconfisse il Giappone nella seconda guerra mondiale. Oggi Tokyo si sta accodando come terzo elemento di questo nuovo asse del pacifico, ma chiaramente il ruolo storico preso dopo al seconda guerra mondiale è finito.

    Così come sembra davvero finito stavolta il ruolo politico del partito liberal democratio (Ldp) che dal dopo guerra ha dominato la politica nazionale. Secondo i giornali di Tokyo, lo Ldp subirà la seconda sconfitta in 54 anni di elezioni. La prima arrivò alla fine della guerra fredda e fu solo temporanea, stavolta è senz’altro diversa, più permanente.

    Dopo la probabile sconfitta, i nuovi vincitori del Partito Democratico (Dp) in parte fuoriusciti dallo Ldp, dovranno affrontare gravi emergenze economiche. La recessione è ancora viva e forte nel paese, anche se nel secondo trimestre dell’anno c’è stata una significativa ripresa dello 0,9%. Nel frattempo però la Cina è diventata il maggior partner commerciale del Giappone, al posto dell’America, un altro cambio molto significativo.

    La prima sconfitta avvenne nel 1993 e lo Ldp fece posto a una fragile coalizione multipartitica. Oggi i nuovi vincitori dello Dp potrebbero governare da soli, e quindi portare avanti politiche più certe.

    La ripresina in corso è quindi frutto in parte del traino cinese e di più parte del grande piano di stimolo varato dal governo (14 trilioni di yen, circa 100 miliardi di euro, fino a marzo 2010). Solo che questo stimolo sta facendo arrivare alle stelle il debito pubblico interno, che ormai sfiora il 200% del prodotto interno lordo (Pil).

    Il Dp potrebbe cambiare la destinazione di questi fondi e cercare, da partito di centro-sinistra, di tenere più conto della sorti dei ceti più deboli. Inoltre, negli ultimi anni i governi dello Ldp avevano cercato di riformare il sistema delle grandi imprese a partecipazioni incrociate, cercando di snellirle e di dare uno stimolo agli imprenditori più schiettamente privati.

    Enormi corporazioni statali, come il servizio delle poste, dovevano essere riformate. Solo che queste riforme e snellimenti creavano nuovi disoccupati, il Pd si oppone a queste riforme in nome della tutela del lavoro, ma non è chiaro poi cosa intenda fare per rilanciare il sistema produttivo giapponese che ormai appare elefantiaco e spesso non efficiente.

    Sul versante positivo c’è il fatto che comunque l’enorme debito pubblico nipponico è possiduto quasi totalmente dai giapponesi stessi. In teoria potrebbe esserci quindi un coraggioso programma di privatizzazioni che con le sue risorse coprisse i debiti contratti. Solo che con le privatizzazioni arriverebbero nuovi disoccupati, nuova povertà, e a quel punto potrebbero esserci altri gravi problemi sociali e politici.

    Inoltre sulla politica estera il Pd promette di essere più “pacifista”, cosa che significa meno certezza dell’impegno della flotta giapponese in appoggio alla missione Nato in Afghanistan, ma anche più sicurezza verso la Cina, preoccupata per la possibilità di un ritorno alla pratica della visita dell’altare Yasukuni, dove sono celebrati anche alcuni criminali di guerra. Pechino considera la visita allo Yasukuni un sostegno al passato militarista del Giappone.



    LA BATTAGLIA DEI SANGUE BLU



    Yukio Hatoyama, nato l’11 febbraio del 1947, leader del Partito Democratico (Pd) di opposizione domenica sera molto probabilmente dovrebbe proclamare la vittoria del suo partito e accedere al posto che fu del nonno negli anni ’50, diventando anche lui primo ministro del Giappone.

    Hatoyama è politico di professione da generazioni come molti deputati giapponesi, che si succedono al parlamento quasi fosse un privilegio aristocratico. Come gli altri suoi parenti Hatoyama ha cominciato sì la carriera nel partito di governo Liberal democratico (Ldp) ma nel 1993, al momento della sconfitta elettorale, lo lasciò per fondare il Nuovo Partito Sakigake.

    La nuova formazione però ebbe vita breve, come poco fu il tempo in cui lo Ldp stette fuori dal governo. Hatoyama però non si placò e fondò insieme ad altri transfughi il Partito democratico che domenica dovrebbe vincere.

    Studente modello, Hatoyama si è laureato nella migliore università del paese, quella di Tokyo, e ha un Ph.D. in ingegneria da Stanford. Lui è nato nella isola settentrionale di Hokkaido, anche se la famiglia ricca di origine viene da Tokyo.

    È cristiano protestante battista, come il nonno premier Ichiro, il quale nel dopoguerra riprese i rapporti diplomatici con l’Urss ma anche amnistiò alcuni criminali di guerra condannati all’ergastolo.





    Taro Aso, nato il 20 settembre 1940, è anch’egli nipote di un primo ministro, nonno materno però, Shigeru Yoshida, l’uomo che negoziò con gli americani il trattato di pace per la fine della guerra.

    Anche sua moglie è nipote di un primo ministro e sua sorella è sposata con un cugino dell’imperatore.

    Tanta gloria aristocratica si bagna poi comunque in solide basi economiche. Aso è erede di uno dei grandi imperi cementieri nipponici, un po’ come un Pesenti o un Caltagirone.

    All’università in patria ha studiato politica ed economia, ma poi è stato a Stanford e alla London School of Economics.

    Quindi non è tornato in patria ma ha lavorato in Africa, nelle miniere della Sierra Leone, e ha vissuto in Brasile negli anni ’60. Parla fluentemente inglese e portoghese.

    Aso è cattolico, fede che gli viene dalla madre, nel corso del recente G8 dell’Aquila ha anche visto il Papa.

    Inoltre è meridionale, zona più conservatrice del dinamico nord del Paese, viene dall’isola di Kyushu.

    Aso è anche discendente di Toshimichi Okubo, uno dei tre politici che guidò la riforma Meji ed è considerato fondatore del Giappone moderno. La sua sconfitta domenica forse è simbolica, forse è davvero la fine di quel Giappone emerso con propotenza dalla fine dell’800.
    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...asp?ID_blog=98

  7. #7
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Era ora!!!Dopo cinquant'anni il csx vince in giappone...bisogna andare in estremo Oriente per avere buone notizie sul csx!!!!!

  8. #8
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Romano Prodi sulle elezioni giapponesi (prima un servizio del Tg3)

    [video type=youtube]fl95Pv6BrxI[/video]

  9. #9
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    Vedo che il tg3 è riuscito a resucitare i morti...

  10. #10
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    Predefinito Re:Elezioni Giappone: verso una vittoria de

    julio ha scritto:
    Vedo che il tg3 è riuscito a resucitare i morti...
    Sbagliato i morti sono altri
    \"La Giustizia è il potere dei senza potere\"
    Vaclav Havel

 

 
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