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    Predefinito NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE


    I gruppi dirigenti di PRC, PDCI, Socialismo 2000, hanno celebrato a Roma il 18 luglio l’avvio della “ Federazione delle Sinistre di Alternativa “ presentandolo come “ nuovo inizio” e come concretizzazione della “unità a sinistra “.
    Si è trattato, in realtà, dell’opposto: la riorganizzazione della ex sinistra di governo e degli assessori, con tutti gli ex ministri in prima fila ( Ferrero, Diliberto, Salvi ), attorno alla continuità delle sue posizioni di sempre. Un soggetto politico che tuttora ignora o respinge le vere esigenze dell’unità d’azione e dello stesso confronto unitario a sinistra che il PCL ha posto e che continuerà ostinatamente a porre.

    Sfrondata della retorica celebrativa d’occasione l’assemblea del 18 luglio a Roma ha sancito non un “ nuovo inizio”, ma la stanca riproposizione del passato.

    Nessun bilancio della disfatta è stato tratto. Di più : lo stesso tema del bilancio è stato totalmente espunto dalla discussione. Nessuna delle enormità compiute negli ultimi quindici anni in due legislature di centro-sinistra ( primo e secondo governo Prodi per il PRC, più i governi D’Alema e Amato per il PDCI e per Salvi ) è stata anche solo nominata, fosse pure incidentalmente, nell’intera giornata del “ nuovo inizio “. Gli unici accenni fatti all’esperienza dell’ultimo governo Prodi ( da parte di Grassi e Ferrero ) hanno alluso esclusivamente alla “ delusione del popolo della sinistra “ e alle conseguenti “ sconfitte elettorali “. Che Diliberto peraltro ha attribuito, in chiave autoassolutoria, a prevalenti ragioni strutturali ( disgregazione sociale , perdita di coscienza di classe tra i lavoratori, etc ). Così tutti i crimini politici compiuti contro la propria classe di riferimento sono rimasti anonimi : il voto alle missioni di guerra, alla leggi di precarizzazione del lavoro, alle finanziarie di Confindustria e banche, ai CPT e al decreto anti immigrati….. Tutto ciò che ha colpito lavoratori e oppressi ; che ha demotivato ampi settori operai e popolari spianando la strada alle destre; che ha sancito le stesse ripetute rotture a sinistra, è stato semplicemente rimosso. Con un unico scopo : legittimare l‘imperturbabile continuità dei gruppi dirigenti responsabili di quei crimini.

    Resta la continuità della presenza nelle giunte di centrosinistra di larga parte d’Italia, a partire dalle Regioni. Il “nuovo inizio”anche qui, non ha neppure sfiorato questa eredità imbarazzante: che non rappresenta unicamente una collocazione “ istituzionale “ ma ha un preciso risvolto di classe. Se è vero, come è vero, che i governi regionali e cittadini tagliano servizi, chiudono scuole e ospedali, partecipano della precarizzazione del lavoro, finanziano in mille forme padronato e clero, si può rivendicare un “nuovo inizio” e restare, come nulla fosse, in questi comitati d’affari delle classi dominanti, regolarmente attraversati da corruzione, privilegi di casta, malcostume di ogni genere? Ma anche in questo caso il silenzio è rivelatore, in particolare alla vigilia delle elezioni regionali. La Federazione punta a confermare gli accordi di governo esistenti con il centrosinistra, tanto più nel momento della propria estromissione dal Parlamento nazionale ( e delle relative conseguenze di cassa ). Tutta l’attenzione è e sarà a non essere scaricati dal PD a favore dell’UDC ( come in Puglia ). E per questo occorre offrire garanzie di affidabilità e lealtà. Non a caso Paolo Ferrero ha dichiarato che l’autonomia della federazione è semplicemente il prerequisito negoziale delle alleanze, augurandosi la vittoria di Bersani nel congresso del PD. Peraltro se si è stati nella giunta antimigranti di Penati a Milano e si sta nella giunta di malaffare di Bassolino in Campania, vuol dire che non vi sono ostacoli di principio a nessuna alleanza locale. Né per l’oggi, né per il domani.

    Permane la clamorosa assenza di qualsiasi proposta politica di svolta sul terreno decisivo della lotta di classe. Un’ intera giornata di dibattito segnata dal tema “ tornare tra i lavoratori, stare nei conflitti” ha paradossalmente cancellato la questione centrale del momento: come ricostruire un’opposizione sociale all’altezza del precipitare della crisi e dell’offensiva reazionaria del governo. Al piede di partenza di un autunno drammatico, e di fronte all’empasse paralizzante della CGIL il “ nuovo inizio” è semplicemente muto. Come rispondere ai licenziamenti collettivi annunciati, come lavorare all’unificazione del fronte sociale, quali proposte avanzare su forme di lotta e forme di organizzazione, come replicare nella pratica all’avanzare delle ronde? Silenzio assoluto. Nulla di nulla. La denuncia di governo e Confindustria si combina col vuoto di proposta al movimento operaio italiano, proprio nel momento della sua crisi più grave. Non è un caso. Non si può lavorare ad una proposta di svolta sul terreno dell’unificazione e della radicalizzazione delle lotte, se si devono difendere i propri assessori nelle giunte e custodire, a futura memoria, un’immagine di rispettabilità istituzionale. Lo stesso silenzio sulla burocrazia dirigente della CGIL, alla vigilia oltretutto del congresso della confederazione, è quanto mai indicativa: riflette non solo una soggezione diplomatica, ma la tentazione ( vana ) di un parziale collateralismo politico che occupi lo spazio lasciato vacante dal PD nel rapporto con l’apparato sindacale. E anche questo concorre a pregiudicare una coerente battaglia antiburocratica tra i lavoratori.

    L’identità e il programma generale della Federazione ripropongono l’impostazione tradizionale dei gruppi dirigenti di PRC, PDCI, Socialismo 2000: la critica del capitalismo senza l’alternativa al capitalismo, se non come tradizionale evocazione letteraria e simbolica. Di più: sia l’appello di convocazione dell’assemblea di Roma, sia il dibattito che in quella sede si è svolto, hanno teso a stemperare gli stessi riferimenti simbolici alla “tradizione comunista” dentro la sommatoria arcobaleno di tutte le istanze critiche. Invece di una risposta classista e comunista all’insieme delle domande di emancipazione e liberazione ( antimperialiste, ambientaliste, di genere..), la solita giustapposizione di pacifismo, ecologismo, femminismo..comunismo. Ridotto quest’ultimo a icona ideologica, valore critico, tradizione simbolica, tutto ciò che si vuole, tranne che un programma concreto di alternativa rivoluzionaria. E’ l’ennesima riproposizione di una cultura neoriformista che ha attraversato negli ultimi decenni filoni molto diversi della sinistra italiana ( primo occhettismo, mezza DP, lo stesso bertinottismo ) e che oggi tiene a battesimo, nell’eterno nome del “nuovo”, il matrimonio spregiudicato tra Ferrero, Diliberto, Salvi e la minoranza vendoliana del PRC. Tutti uniti non certo dal comunismo, ma dalla volontà di sfuggire al proprio naufragio e dall’incombenza delle elezioni regionali.

    Una sola novità si è prodotta nelle conclusioni del convegno, per bocca di Paolo Ferrero, trovando immediata conferma in due interviste a Il Manifesto e L’Unità: è l’annunciata disponibilità del PRC ad un’eventuale governo di garanzia istituzionale col PD e l’UDC di Casini, nel caso di una crisi verticale del Berlusconismo.Questa è la proposta testuale di Ferrero: “Una legislatura di garanzia istituzionale che metta insieme tutti coloro che sono disponibili a produrre un sistema elettorale di tipo proporzionale, mettere mano al conflitto di interessi, e ritornare a una normalità di rapporti tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario…Si può tentare un accordo per una legislatura che duri massimo un anno, per poi tornare alla politica, al voto … Questo accordo si può fare con tutti, anche con Casini. E’ una proposta che può valere tra sei mesi come tra due anni” (L’Unità, 18 luglio pag. 19 ). Tralasciamo il giudizio sulla fattibilità pratica di questa ipotesi. Ma politicamente è davvero una proposta abnorme. Ministri di PRC, PD e UDC, a braccetto per un anno? Cosa voterebbero i resuscitati ministri del PRC nell’anno di governo con Casini, in fatto di legge finanziaria, previdenza, missioni di guerra, diritti civili e rapporti col Vaticano? O Ferrero pensa che il capitalismo e la lotta di classe, in Italia e nel mondo, possano prendersi un anno sabbatico per rispettare il calendario del PRC ? A un anno dalla disfatta di governo e nel nome del “ nuovo inizio “ il segretario del PRC riprende la stessa identica proposta di governo di “ garanzia istituzionale “ che Bertinotti e Cossutta avanzarono nel ’95 , in coda alla crisi del primo governo Berlusconi: quando ( con l’accordo di Ferrero ) proposero un governo istituzionale “ semestrale “ esteso sino alla Lega. Sarebbe questa dunque la svolta? La riesumazione, quindici anni dopo, della peggiore disinvoltura governista bertinottiana? In ogni caso: un convegno che non avanza alcuna proposta d’azione ai lavoratori mentre ipotizza un governo con Casini davvero sancirebbe il nuovo inizio delle sinistre ? La verità è che la sinistra degli ex ministri e degli assessori custodisce nel proprio dna la vocazione immutata ad una propria ricollocazione nel “ grande gioco “ della politica borghese.



    In conclusione. L’operazione della federazione delle sinistre di alternativa, nelle sue basi politiche e programmatiche, conferma indirettamente una volta di più tutte le ragioni della piena autonomia del PCL, della sua costruzione indipendente attorno al proprio programma , della sua lotta per un’altra sinistra italiana. La sinistra non sarà ricostruita da chi l’ha distrutta. L’opposizione di classe non sarà rilanciata dagli assessori delle giunte borghesi. L’anticapitalismo non sarà propugnato dagli ex ministri dei governi confindustriali. Il PCL lavorerà a raggruppare attorno ai principi del marxismo rivoluzionario tutti coloro che vogliono una sinistra che non tradisca, non compromessa nella disfatta, impegnata apertamente su una prospettiva antisistema.

    Parallelamente, nella sua piena autonomia, il PCL incalzerà il “nuovo” soggetto della Federazione, come l’insieme delle sinistre, con una proposta vera di unità , di fronte unico d’azione nella lotta di classe e di confronto unitario e pubblico delle posizioni , di fronte ai lavoratori e al popolo della sinistra. Partendo ogni volta dalle esigenze concrete del mondo del lavoro e dei movimenti di lotta, in rapporto al nuovo livello dello scontro; e mettendo ogni volta tutte le sinistre e i loro gruppi dirigenti di fronte alle proprie responsabilità agli occhi del loro popolo .

    Proprio perché, a differenza d’altri, non abbiamo altro interesse da difendere se non quello dei lavoratori e del socialismo, siamo e saremo noi i paladini della più ampia unità d’azione di tutte le sinistre politiche e sindacali nel movimento reale delle lotteontro ogni logica di divisione dei lavoratori e dei movimenti per meschine ragioni di concorrenza di sigle, di rivalità personalistiche, di autocentrature di gruppo. Al tempo stesso, proprio perché rivoluzionari, poniamo e porremo instancabilmente in ogni fronte di lotta, in ogni rapporto unitario, l’esigenza della comune rottura con tutti i partiti della borghesia, di un programma apertamente anticapitalistico, della lotta per un governo dei lavoratori .

    Ad oggi dobbiamo constatare che tutte le proposte di unità d’azione che abbiamo formalmente rivolto per un anno a PRC e PDCI sono cadute nel vuoto ( v. lettera al PRC in ottobre; lettera aperta alle sinistre in aprile; ripetuti articoli e appelli per l’unità d’azione su Il manifesto e Liberazione; un incontro con Ferrero in giugno sul medesimo tema). Ciò nonostante, abbiamo scelto di intervenire all’assemblea costitutiva della Federazione per avanzare nuovamente, in forma pubblica, proposte di unità d’azione e di confronto per l’unificazione e la radicalizzazione delle lotte. Ma ancora una volta, pur di fronte alla positiva accoglienza delle nostre proposte da parte di un ampio settore della platea ( registrata persino da alcuni organi di stampa ), i massimi promotori della Federazione hanno preferito, nelle loro repliche, evadere ogni risposta.
    Non importa. Continueremo ad incalzarli pubblicamente sul terreno dell’unità di lotta: perché sia chiaro a tutti, in ogni caso, chi lavora realmente per la più ampia unità dei lavoratori, e chi usa la bandiera dell’”unità “come schermo di immagine ingannevole a puri fini elettorali

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    INTERVENTO DI MARCO FERRANDO; IN RAPPRESENTANZA DEL PCL, ALL’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE DI ALTERNATIVA ( 18 Luglio- Roma- Centro Congressi di via Frentani)

    Care compagne, cari compagni,
    intervengo volentieri a nome del PCL in questo vostro convegno, di fronte ad una platea di compagni/e con cui ho condiviso in passato una comune esperienza politica e con i quali esiste un rapporto di reciproca conoscenza e familiarità. Un rapporto che consente, per parte mia, grande franchezza.
    Intervengo non tanto per portare una critica al progetto di federazione, su cui dirò, ma per avanzare una proposta che provi a misurarsi con quella questione dell’unità a sinistra che è posta non solo dalla domanda di tanti lavoratori, ma anche e soprattutto dalla situazione politica e sociale.

    Sul progetto di Federazione, che qui è stato presentato, mi limito ad una considerazione di fondo: è un progetto legittimo, non privo di una sua logica interna, ma che per sua stessa natura non ci riguarda e non ci coinvolge. Questo progetto infatti non rappresenta né una proposta di unità d’azione, né una proposta di quadro comune di discussione, per i quali siamo e saremmo pienamente disponibili. Segna invece la riorganizzazione di un preciso soggetto politico, quali che siano le forme organizzative che si darà, caratterizzato dalla continuità di posizioni, indirizzi, gruppi dirigenti degli ultimi 15 anni. Vedo la continuità di un’immutata impostazione programmatica “antiliberista” di tipo neoriformista, pur a fronte della più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni e di un massiccio intervento dello statalismo borghese nell’economia. Constato la continuità della collocazione nelle giunte di centrosinistra di larga parte d’Italia a partire dalle Regioni, ciò che coinvolge di fatto il nuovo soggetto ( seppur oggi in forma contraddittoria) all’interno di quel bipolarismo che qui viene criticato. Rilevo soprattutto la comune esperienza di governo in due legislature di centrosinistra negli ultimi 15 anni, con una pesantissima corresponsabilità nelle politiche antioperaie della borghesia italiana. E qui consentitemi una considerazione obbligata. Tutti voi conoscete il giudizio che il PCL dà delle misure varate dai ripetuti governi di centrosinistra, col voto di tutte le sinistre: missioni di guerra, aumento delle spese militari, leggi di precarizzazione del lavoro, regalie a banchieri e Confindustria…. Posso chiedere ai compagni qui presenti com’è possibile rivendicare un “nuovo inizio” senza neppure nominare una sola di queste enormità commesse contro i lavoratori e gli oppressi? Peraltro: come è possibile invocare il superamento della frammentazione a sinistra senza neppure citare, fosse pure per sbaglio, quei crimini politici che hanno innescato la frammentazione?

    Ma non voglio indugiare su questo nei pochi minuti disponibili. Voglio porre invece un’altra questione: come soggetti e progetti diversi, tra loro incomponibili, possono provare a lavorare insieme su terreni comuni. In un contesto eccezionale, in cui la crisi sociale più profonda che la nostra generazione abbia sperimentato si combina con il governo più reazionario che l’Italia abbia conosciuto dall’epoca del governo Tambroni(1960). In un contesto in cui l’esigenza centrale della più ampia unità d’azione a sinistra, si confronta con un livello di scontro storicamente nuovo.

    Alcuni esempi e proposte.
    Andiamo ad un’autunno sociale drammatico, segnato dall’annuncio dei licenziamenti collettivi. Vi andiamo non solo senza una direzione adeguata del movimento operaio e sindacale, ma con la più grande organizzazione del mondo del lavoro, la CGIL, che nel momento in cui pure subisce gli accordi separati, da un lato non promuove alcuna continuità della mobilitazione, dall’altro si vanta, con Epifani, di saper scongiurare ogni possibile esplosione sociale “alla francese” o “alla greca”. Il risultato è che padronato e governo avanzano come un rullo compressore senza incontrare nessuna reale barriera di resistenza, e che nello stesso popolo della sinistra dilagano frustrazione e disorientamento.
    Possiamo dire insieme, pubblicamente, che questa linea sindacale porta al disastro?
    Possiamo sviluppare insieme una battaglia politica contro questa linea, che si misuri non solo con il congresso della CGIL ( che pure è un passaggio essenziale), ma anche con la necessità di promuovere tra i lavoratori e in tutti i sindacati una proposta e una pratica d’azione alternativa che miri ad una svolta di unificazione e radicalizzazione delle lotte, che miri a innescare quella dinamica di esplosione sociale che Epifani vuole scongiurare? Perché solo un ‘esplosione sociale può arrestare l’avanzata reazionaria, incidere sui rapporti di forza, strappare risultati.
    Nel concreto: possiamo provare insieme a dare un’indicazione unificante, di forme di lotta e di obiettivi, alle migliaia di vertenze aziendali disperate e in ordine sparso a difesa del lavoro, ponendo la questione delle casse di resistenza, dell’occupazione operaia delle aziende che licenziano, della loro nazionalizzazione sotto controllo operaio? Oppure ci si entusiasma talvolta quando simili proposte o pratiche di lotta si affacciano in altri paesi, salvo rassicurare ( chi?) che non possono riguardare l’Italia?

    Prendiamo la questione delle “ronde”.
    Non si tratta di semplice propaganda. Al di là di ipocrite cautele normative di carattere formale, si tratta dell’inizio dell’autorganizzazione della forza da parte di settori reazionari. Per la prima volta nella storia della Repubblica, si sviluppano apertamente forme di organizzazione paramilitare extraistituzionali con la legittimazione del governo e la spinta diretta della Lega e di ambienti fascistoidi.
    Come replicare? Possiamo limitarci alla pura denuncia propagandistica di testimonianza? O appellarci a quel “monopolio della forza” dello Stato, cioè della polizia e dei carabinieri; che abbiamo visto all’opera nella mattanza di Genova?
    Noi proponiamo la formazione di strutture unitarie di vigilanza operaia e popolare realmente operative sul territorio: che contrastino il rondismo, che tutelino tutti i soggetti minacciati, che estendano il controllo popolare all’insieme della criminalità capitalistica (omicidi bianchi, sfruttamento del lavoro nero, evasione fiscale, saccheggio ambientale..), declinando in termini alternativi la cosiddetta domanda di “sicurezza” e costruendo battaglia di egemonia alternativa sul senso comune e l’immaginario collettivo.
    E’ possibile ragionare insieme su questo terreno, e costruire una proposta comune da rivolgere all’insieme delle organizzazioni popolari, o dobbiamo rassegnarci al nulla, magari lasciando spazio, su un terreno così delicato, a repliche “fai da te” avventurose e maldestre?

    Sono solo alcuni esempi, fra i tanti possibili. Ma ogni passo avanti sul terreno reale dell’unità d’azione, al nuovo livello di scontro imposto dalla situazione, sarebbe un contributo al movimento reale mille volte più importante delle migliori esercitazioni su formule organizzative e contenitori.

    Per sviluppare questo confronto sull’unità d’azione e sulle prospettive abbiamo proposto e qui riproponiamo una possibile cornice comune: che abbiamo chiamato “parlamento delle sinistre”.
    Non è una proposta di per sè contrapposta alla Federazione, come non è contrapposta ad altre soggettività politiche. Al contrario: parte proprio dalla presa d’atto di una molteplicità di soggetti diversi a sinistra, per proporre a tutti questi soggetti, e a tutte le tendenze interessate dei movimenti un quadro comune e democratico di rappresentanza, di discussione, di iniziativa unitaria.
    Non un “soviet”, nelle condizioni attuali, ma neppure un’intergruppi tra vertici di partito. Quanto piuttosto un’assemblea pubblica permanente a carattere elettivo, periodicamente convocata con sessioni regolari di lavoro, in cui ogni soggetto sia presente in proporzione al consenso registrato, nella quale il confronto possa avvenire alla luce del sole, agli occhi dei lavoratori e del popolo della sinistra, non nei conciliaboli riservati agli addetti ai lavori; che sia infine strumento di organizzazione e unificazione del fronte di opposizione contro governo, Confindustria, Vaticano.
    Non è solo la proposta del più largo raccordo unitario a sinistra, nel rispetto della piena autonomia di ogni soggetto e progetto. Ma è anche una proposta di possibile impatto politico pubblico. A fronte di un Parlamento berlusconiano, di un’opposizione parlamentare largamente impotente e consociativa, di una crisi profonda di rappresentanza politica del movimento operaio combinata con l’estromissione di tutte le sinistre dal Parlamento, la stessa configurazione di un parlamento delle sinistre potrebbe rappresentare un fatto politico rilevante: non solo un atto simbolico e forte di rottura col bipolarismo, ma un punto di riferimento, sociale e democratico, dell’antiberlusconismo popolare che oggi anche per l’assenza di un riferimento a sinistra prende spesso la via del Dipietrismo e del Grillismo.
    Perché non provarci? O si teme che un parlamento autonomo delle sinistre possa compromettere gli equilibri di rapporto col PD e il filo di una ricucitura con Bersani?

    Queste sono alcune nostre domande e proposte unitarie, a fronte dell’eccezionalità del momento. Sono proposte non nuove che qui ribadiamo e che chiedono finalmente risposte. Sono proposte che formalizzeremo nuovamente con ulteriori atti pubblici e che porremmo come terreno di confronto e sperimentazione, nella misura possibile, anche sul piano locale.
    Quanto a noi, la scelta irreversibile di costruire il nostro partito come partito indipendente, sulla base del programma per un governo dei lavoratori, non farà mai velo alla nostra ricerca dell’unità d’azione e del confronto unitario. Sempre e solo nell’interesse generale del movimento operaio e di un’alternativa anticapitalista e rivoluzionaria.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Inverno Visualizza Messaggio
    Così tutti i crimini politici compiuti contro la propria classe di riferimento sono rimasti anonimi : il voto alle missioni di guerra, alla leggi di precarizzazione del lavoro, alle finanziarie di Confindustria e banche, ai CPT e al decreto anti immigrati….. Tutto ciò che ha colpito lavoratori e oppressi ; che ha demotivato ampi settori operai e popolari spianando la strada alle destre; che ha sancito le stesse ripetute rotture a sinistra, è stato semplicemente rimosso. Con un unico scopo : legittimare l‘imperturbabile continuità dei gruppi dirigenti responsabili di quei crimini.
    Ottima analisi.

  4. #4
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    minchia ma sto qua vive solamente sulle spalle del prc e del pdci..nn ha altra funzione..mi sa che ce l'ha ancora xkè non è riuscito a beccarsi la pensione da parlamentare..
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da MaRcO88 Visualizza Messaggio
    minchia ma sto qua vive solamente sulle spalle del prc e del pdci..nn ha altra funzione..mi sa che ce l'ha ancora xkè non è riuscito a beccarsi la pensione da parlamentare..
    Non gli avrebbero dovuto negare quel seggio al senato :giagia: :sofico:

  6. #6
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    Citazione Originariamente Scritto da contropotere Visualizza Messaggio
    Non gli avrebbero dovuto negare quel seggio al senato :giagia: :sofico:
    eh ma c'ha ragione, secondo me pure lui pensava che prodi minimo 2 anni e mezzo sarebbe durato e si sarebbe beccato la pensione a vita..poraccio, secondo me ogni sera lancia i coltelli alla foto di bertinotti :sofico:
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

  7. #7
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    Citazione Originariamente Scritto da MaRcO88 Visualizza Messaggio
    minchia ma sto qua vive solamente sulle spalle del prc e del pdci..nn ha altra funzione..mi sa che ce l'ha ancora xkè non è riuscito a beccarsi la pensione da parlamentare..
    ma no! si sta migliorando, ormai sta quasi al livello di Giordano, anche lui ha fatta una scissione per fare l'unità a sinistra.
    ciao
    mao

  8. #8
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    a me tra tutti fanno venire un nervoso terrificante : per quanto escano analisi condivisibili da diversi punti e diversi partiti, queste sono rogne da dipanarsi attorno ad un tavolo ed unire il tutto, viceversa abbiamo solo continue scissioni che rendono ridicolo il richiamo all'unità dei lavoratori e la conseguente lotta.


    l'errore più grande è questo. vista l'impossibilità di unirsi e quindi unire TUTTI in questo momento storicamente feroce contro il lavoro ed i lavoratori, si commetterà la classica cazzata che ci farà precipitare nel baratro più totale, e la colpa sarà da imputare soprattutto ai comunisti(a prescindere dal partito/partitino di riferimento).

  9. #9
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    Le analisi del trockjista Ferrando sono ineccepibili... dal suo punto di vista.
    Neanche a me piace la Federazione delle sinistre di alternativa. Avrei preferito un Partito Comunista Unitario.
    Ma domando a Ferrando, come a Cannavò e Turigliatto: che pensate di fare? Festeggiare perchè dallo 0,6 siete passati allo 0,8, candidandovi solo in alcune regioni?
    Sareste voi i politici UTILI per i lavoratori?

    P.s. Ferrando ha proposto che l'unità dei comunisti si faccia partendo dal trockjismo... ho detto tutto...

  10. #10
    Edge of a straight razor.
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    Predefinito Rif: NOTA DEL PCL SULLA FEDERAZIONE DELLE SINISTRE

    Citazione Originariamente Scritto da Nemorth Visualizza Messaggio
    Le analisi del trockjista Ferrando sono ineccepibili... dal suo punto di vista.
    Neanche a me piace la Federazione delle sinistre di alternativa. Avrei preferito un Partito Comunista Unitario.
    Ma domando a Ferrando, come a Cannavò e Turigliatto: che pensate di fare? Festeggiare perchè dallo 0,6 siete passati allo 0,8, candidandovi solo in alcune regioni?
    Sareste voi i politici UTILI per i lavoratori?

    P.s. Ferrando ha proposto che l'unità dei comunisti si faccia partendo dal trockjismo... ho detto tutto...
    esatto, qui si deve(anzi, DOVEVA) fare un partito unitario e COESO solo per lottare insieme ai lavoratori....del trozkismo o del bolscevismo e via dicendo, non frega nulla a nessuno.

    se vai a dire ad un lavoratore cosa ne pensa del trozkismo e del bolscevismo (rivoluzione ed espansione o rafforzamento limitato), vieni mandato a cagare o al limite ti viene risposto "quale delle due filosofie restituisce i diritti che mi hanno tolto, mi concede più potere economico e mi preserva il lavoro?".


    qui siamo di fronte ad un'emergenza assoluta e si continua a perdersi in cose secondarie.

 

 
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  4. Partito delle Sinistre Italiane
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