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  1. #1
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    Predefinito Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    Sul sito di Marino

    http://www.ignaziomarino.it/pietro-i...-congressuali/

    compare questo articolo su un botta e risposta tra Ichino e Salvati

    http://www.pietroichino.it/?p=4971

    A me interessa solo la parte dedicata a Marino.

    Salvati sostiene
    Scusandomi con Marino –non è segno di scarsa considerazione- per ragioni di chiarezza mi limito ai due candidati che hanno maggiori probabilità di successo. E avverto che la nostra è una interpretazione, che probabilmente né Bersani, né Franceschini accetterebbero per intero.
    Ichino afferma
    Se poi il bipolarismo Franceschini-Bersani dovesse ridursi a un monopolarismo dai contenuti non del tutto soddisfacenti, non escludo del tutto una possibile opzione per Ignazio Marino. E’ una persona che stimo moltissimo, alla quale però - forse sbagliando - riconosco competenze e capacità diverse da quelle di cui deve essere dotato il leader di un grande partito a vocazione maggioritaria; Marino è un politico di complemento, come me; il voto congressuale per lui può forse risultare alla fine la scelta meglio corrispondente alle mie posizioni, ma sarebbe comunque un second best dal punto di vista politico
    Salvati risponde
    Marino può concedersi il lusso di fare proposte secche e chiare, ma se lo può concedere perché, come tu dici, è un politico di complemento come tu sei e io sono stato. Insomma, perché tutti sanno che non può vincere e forse neppure lui lo spera. Per ora il nostro non è un partito in cui possano emergere leader che, al tempo stesso, abbiano la storia e le doti per dirigere credibilmente una grande organizzazione e siano radicali e innovatori. Un altro paio di batoste e poi, forse, ci arriveremo.
    Anche i democratici americani clintoniani parlavano in questi termini di Obama: solo che gli yankee danno anche ascolto ai loro elettori e militanti, in Italia invece si da solo ascolto ai dirigenti nazionali, saggi eruditi che assurgono il ruolo di guide spirituali per tutti noi poveri dementi che non sappiamo comprendere la distinzione tra Bene e Male.
    I dirigenti nazionali invece questa differenza la conoscono per genetica, per illuminazione ed emanazione divina, per stirpe, sangue e casata, per araldo, per studio e primo intelletto immobile. Sono gli stessi Cherubini che glielo sussurrano tutte le mattine il verbo, come in Deuteronomio per il discorso di Mosè.

    Il coraggio non è mai stato un baluardo del pensiero del centro-sinistra italiano. Mi sta bene che gli iscritti votino quello che vogliono, non importa se in Campania o Calabria hanno fatto iscrivere anche i morti. Ma alle regionali e magari alle politiche anticipate le reazioni saranno uguali e contrarie alle azioni.

  2. #2
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    Marco pè il motivo per cui gente come la Serracchiani, Cuperlo o Zingaretti non si candidano li farebbero a pezzettini e non avrebbero nessuna speranza.

    l'azzardo lo si può fare, ma il suicidio è un altra cosa gli americani sono americani sono gente più coraggiosa, noi non abbiamo l'animo della frontiera e del rischio che hanno loro.

    il popolo di sinistra italiano è un caccasotto brontola, ma poi si adegua ai soliti noti

  3. #3
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    Barack Obama, quando si è presentato non era un dottore che si è fatto giusto tre annetti di parlamento (venendo eletto per 2 volte in liste bloccate) diventando famoso negli ultimi 6 mesi... bensì un politico di professione che si è fatto 7 anni nel senato dell'Illinois e 3 anni al senato degli USA, insomma uno che la gavetta se l'è fatta tutta, partendo dal territorio, Obama è dal 1997 che fa politica istituzionale...
    Certi parallelismi non stanno nè in cielo nè in terra.

    Non importa se un gatto è bianco o nero, l'importante è che prenda il topo.
    [Presidente Deng Xiaoping]

  4. #4
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    il mostro ha scritto:
    Barack Obama, quando si è presentato non era un dottore che si è fatto giusto tre annetti di parlamento (venendo eletto per 2 volte in liste bloccate) diventando famoso negli ultimi 6 mesi... bensì un politico di professione che si è fatto 7 anni nel senato dell'Illinois e 3 anni al senato degli USA, insomma uno che la gavetta se l'è fatta tutta, partendo dal territorio, Obama è dal 1997 che fa politica istituzionale...
    Certi parallelismi non stanno nè in cielo nè in terra.
    Da te mi sarei aspettato una risposta meno banale.

    Obama non era ostracizzato perché era esperto/inesperto. Questa è la pantomima a cui solo gli ingenui possono credere.
    Obama era ostracizzato perché appartenente ad una minoranza etnica, per di più non povera, quindi a rischio di non essere rappresentativa della massa nera, poco istruita e poco emancipata. Si temeva che non facesse mai presa sulla piccola-media borghesia. La scusa della sua inesperienza, mossa sin durante le primarie dei democratici, era uno specchietto per le allodole per non dover dire chiaramente "sei un negro, tornatene al tuo posto".
    Il ticket con Biden fu scelto sia per dare peso alla sua poca esperienza internazionale (come se altri prima di lui avessero avuto questa esperienza), sia per dare una sponda all'etnia principale e dominante in politica, i bianchi.
    Quando si capì che l'elettorato democratico era favorevole ad un nero, i democratici sfruttarono l'onda lunga e scaricarono la Clinton, ultra esperta e bianca. Il colore della pelle ora era l'arma in più. Obama vinse perché fu visto come uno esterno al mondo ovattato dei burocrati. Gli USA chiedevano a squarcia gola un cambiamento ed erano pronti ad accettare chiunque glielo regalasse e promettesse. Gli americani vivono si sensazioni forti e condivise, si esaltano quando possono gridare per un candidato unico.

    Se non capiamo queste dinamiche, allora possiamo dare ragione ad Ichino e Salvati, la qual cosa non mi stupisce. Come detto, il centro sinistra è storicamente una coalizione codarda, fifona e molto probabilmente impaurita alla morte di lasciare la cadrega.

    Marino ha condotto per 18 anni un centro di ricerca internazionale, facendo carriera sino a diventare il responsabile principale, il quale assumeva lui stesso il personale. Un luogo di lavoro in cui la posta in palio era la vita o la morte dei pazienti, non il colore dei torelli o piantare una quercia piuttosto che un faggio al parco rionale.
    E tu mi stai dicendo che questa capacità non è paragonabile ad amministrare una giunta locale?

    Se stiamo scherzando, è una comicità che non mi fa ridere molto.

  5. #5
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    noi non siamo americani che sono elettori anche con il gusto dell'azzardo.....

  6. #6
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    MarcoGhiotti ha scritto:
    Da te mi sarei aspettato una risposta meno banale.

    Obama non era ostracizzato perché era esperto/inesperto. Questa è la pantomima a cui solo gli ingenui possono credere.
    Obama era ostracizzato perché appartenente ad una minoranza etnica, per di più non povera, quindi a rischio di non essere rappresentativa della massa nera, poco istruita e poco emancipata. Si temeva che non facesse mai presa sulla piccola-media borghesia. La scusa della sua inesperienza, mossa sin durante le primarie dei democratici, era uno specchietto per le allodole per non dover dire chiaramente "sei un negro, tornatene al tuo posto".
    Il ticket con Biden fu scelto sia per dare peso alla sua poca esperienza internazionale (come se altri prima di lui avessero avuto questa esperienza), sia per dare una sponda all'etnia principale e dominante in politica, i bianchi.
    Quando si capì che l'elettorato democratico era favorevole ad un nero, i democratici sfruttarono l'onda lunga e scaricarono la Clinton, ultra esperta e bianca. Il colore della pelle ora era l'arma in più. Obama vinse perché fu visto come uno esterno al mondo ovattato dei burocrati. Gli USA chiedevano a squarcia gola un cambiamento ed erano pronti ad accettare chiunque glielo regalasse e promettesse. Gli americani vivono si sensazioni forti e condivise, si esaltano quando possono gridare per un candidato unico.
    quando parlai con la responsabile della campagna di Obama presso gli italoamericani (organizzammo un evento), mi disse cose ben diverse.
    ora non te le riporto tutte ti dico solo che essa riteneva il far conoscere l'attività legislativa di Obama agli elettori uno dei punti cardine della campagna, e disse anche:
    "il problema del colore della pelle non esiste in realtà, se si chiamasse John Smith, non ci sarebbe alcun problema, il fatto però è che si chiama Barack Hussein Obama..."
    Ma il punto principale è che Obama proponeva un cambiamento concreto attuabile, ben descritto che alla maggioranza dei democratici prima e degli americani poi piacque.
    Anche molti altri candidati proponevano cambiamenti, ma pochissimi votarono per Kucinich alle primarie o per Nader o McKinney alle presidenziali.
    Il problema è anche QUALE cambiamento!!!
    e ricordiamoci sempre che Obama ha preso il 52,92% dei voti con un'affluenza del 63% il che vuol dire che alla fine un americano su 3 (esattamente) avente diritto di voto ha votato per Obama.
    In Italia (facendo un parallelismo che non mi piace affatto) ciò non basta, bisogna convincere molta più gente (percentualmente).

    Non importa se un gatto è bianco o nero, l'importante è che prenda il topo.
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  7. #7
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    MarcoGhiotti ha scritto:

    Marino ha condotto per 18 anni un centro di ricerca internazionale, facendo carriera sino a diventare il responsabile principale, il quale assumeva lui stesso il personale. Un luogo di lavoro in cui la posta in palio era la vita o la morte dei pazienti, non il colore dei torelli o piantare una quercia piuttosto che un faggio al parco rionale.
    E tu mi stai dicendo che questa capacità non è paragonabile ad amministrare una giunta locale?
    sono due cose completamente diverse!
    servono molte capacità per entrambe le cose, ma capacità differenti.

    Non importa se un gatto è bianco o nero, l'importante è che prenda il topo.
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  8. #8
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    democratico ha scritto:
    il popolo di sinistra italiano è un caccasotto brontola, ma poi si adegua ai soliti noti
    te sempre gentile col popolo della sinistra eh.

  9. #9
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    Comunque la sinistra italiana e' da psicanalisi.

    Quando si puo' esprimere tranquillamente un voto libero per decidere la rotta del partito si predica il voto utile, salvo poi contestarlo quando il voto utile e' necessario.
    Poi ci si domanda perche' si perde...

  10. #10
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    Predefinito Re:Ichino e Salvati: il coraggio non vive tra loro

    MarcoGhiotti ha scritto:
    Sul sito di Marino

    http://www.ignaziomarino.it/pietro-i...-congressuali/

    compare questo articolo su un botta e risposta tra Ichino e Salvati

    http://www.pietroichino.it/?p=4971

    A me interessa solo la parte dedicata a Marino.

    Salvati sostiene
    Scusandomi con Marino –non è segno di scarsa considerazione- per ragioni di chiarezza mi limito ai due candidati che hanno maggiori probabilità di successo. E avverto che la nostra è una interpretazione, che probabilmente né Bersani, né Franceschini accetterebbero per intero.
    Ichino afferma
    Se poi il bipolarismo Franceschini-Bersani dovesse ridursi a un monopolarismo dai contenuti non del tutto soddisfacenti, non escludo del tutto una possibile opzione per Ignazio Marino. E’ una persona che stimo moltissimo, alla quale però - forse sbagliando - riconosco competenze e capacità diverse da quelle di cui deve essere dotato il leader di un grande partito a vocazione maggioritaria; Marino è un politico di complemento, come me; il voto congressuale per lui può forse risultare alla fine la scelta meglio corrispondente alle mie posizioni, ma sarebbe comunque un second best dal punto di vista politico
    Salvati risponde
    Marino può concedersi il lusso di fare proposte secche e chiare, ma se lo può concedere perché, come tu dici, è un politico di complemento come tu sei e io sono stato. Insomma, perché tutti sanno che non può vincere e forse neppure lui lo spera. Per ora il nostro non è un partito in cui possano emergere leader che, al tempo stesso, abbiano la storia e le doti per dirigere credibilmente una grande organizzazione e siano radicali e innovatori. Un altro paio di batoste e poi, forse, ci arriveremo.
    Anche i democratici americani clintoniani parlavano in questi termini di Obama: solo che gli yankee danno anche ascolto ai loro elettori e militanti, in Italia invece si da solo ascolto ai dirigenti nazionali, saggi eruditi che assurgono il ruolo di guide spirituali per tutti noi poveri dementi che non sappiamo comprendere la distinzione tra Bene e Male.
    I dirigenti nazionali invece questa differenza la conoscono per genetica, per illuminazione ed emanazione divina, per stirpe, sangue e casata, per araldo, per studio e primo intelletto immobile. Sono gli stessi Cherubini che glielo sussurrano tutte le mattine il verbo, come in Deuteronomio per il discorso di Mosè.

    Il coraggio non è mai stato un baluardo del pensiero del centro-sinistra italiano. Mi sta bene che gli iscritti votino quello che vogliono, non importa se in Campania o Calabria hanno fatto iscrivere anche i morti. Ma alle regionali e magari alle politiche anticipate le reazioni saranno uguali e contrarie alle azioni.
    voliamo bassi!!

    Fin dall'inzio la sfida era tra Clinton e Obama, solo che la Clinton era data motlo favorita e poi Obama ha recuperato. Ma non c'era una sfida tra due in cui Obama fosse il terzo.
    Questo al massimo era Edwards
    Against all odds

 

 
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