infame ha scritto:
Credo che sia palese la mia ormai predisposizione per una P.A. ed in generale tutto il servizio pubblico diretta in modo diametralmente diverso dal tuo. E va bene, non è una tragedia, i punti di vista differenti sono leciti, legittimi e tutelati dalla Costituzione.
ecco perché m'insospettisco a sentire parlare di "meritocrazia"erché è un'idea talmente di moda e talmente accecante che si rischia,per omaggiarla,di passare sopra ad alcune cose.E si rischia di passare per "antimeritocratici" solo perché le si fa notare.
1)L'attuale situazione dei salari nella P.A.(salari MINIMI)è tale da essere decente solo per chi vive da solo.Già na persona sola con un'altra a carico ha delle difficoltà.Tale è la situazione.
1bis)A me starebbe bene anche di calibrare i minimi fissi sul bisogno di chi vive da soli,ma a condizione che ci sia un sistema di assegni familiari che integri i redditi di chi invece ha qualcuno a carico.Il governo Berlusconi non lo ha fatto e credo che non lo farà mai vista la sua capacità di gestire i conti pubblici.E finché non lo si fa,di riforma dei contratti non voglio proprio sentire parlare.
2)Va inoltre considerata una cosaaro Marco,checché tu ne dica,lo Stato non è un'azienda.Non funziona secondo criteri di "produttività".Nella P.A. la distinzione fondamentale è fra chi lavora e chi non lavora.E chi non lavora non deve essere "pagato di meno":deve proprio andare a casa.
3)Va sostanzialmente considerato che la riforma Brunetta niente aggiunge(in positivo) al precedente regime della P.A. e dunque non merita di essere difesa in nessuno dei suoi punti.Preferisco passare per fazioso che dire una bugia.
Mi preme però sottolineare in particolare questa tua asserzione, che secondo me rende chiara la nostra distinzione
La tua versione, sebbene poi supportata dall'epilogo del tuo concetto (E chi non lavora non deve essere "pagato di meno":deve proprio andare a casa, ndr), resta per me lo spartiacque tra una concezione socialdemocratica di vecchio stampo ed una versione socialdemocratica moderna. Vecchio e Nuovo non sono necessariamente qui legati ad una questione di merito intrinseco: sono però per me una questione di evoluzione darwiniana della cosa pubblica. Mettiamoci in testa una cosa fondamentale: allo stato delle cose, l'Italia ha un debito pubblico immenso e questo rende la spesa pubblica inefficace per i cittadini. Io ritengo che per risollevare la sorte del paese ci voglia una concezione, se non aziendale, certamente più aggressiva nei confronti della nullafacenza da una parte (e qui siamo d'accordo, non che ci voglia molto), e della mediofacenza dall'altra (e qui ci distinguiamo). Per me non basta solo lavorare, bisogna anche e soprattutto produrre, e più produco e meglio io mi sento a posto con la coscienza. Lavorare per tirar a campare, anche mantenendosi su livelli di mediana, a me non sta bene, ma proprio per nulla. In questo modo non ci si evolve da stato mediocre in uno competitivo, quindi capace di distribuire maggiore ricchezza.Nella P.A. la distinzione fondamentale è fra chi lavora e chi non lavora
Non potendo applicare a tutti il mio sistema, almeno vorrei che chi la pensi come me avesse maggiori incentivi economici, specie laddove la concezione di competizione è da sempre a livelli infinitesimamente infimi.