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    Predefinito Saviano: camorra e politica in Campania

    Quelle dichiarazioni dei pentiti su Nicola Cosentino, ex coordinatore provinciale Pdl, ora sottosegretario all'Economia
    Unico sviluppo di questi territori è stato costruire enormi centri commerciali che andavano ad ingrassare gli affari dei boss
    La camorra alla conquista
    dei partiti in Campania
    Per i clan la sola differenza è tra uomini avvicinabili, uomini "loro", e i pochi politici che non lo sono
    Se la politica non vuole essere una stampella di un'altra gestione del potere, deve correre ai ripari
    ROBERTO SAVIANO
    Quando un'organizzazione può decidere del destino di un partito controllandone le tessere, quando può pesare sulla presidenza di una Regione, quando può infiltrarsi con assoluta dimestichezza e altrettanta noncuranza in opposizione e maggioranza, quando può decidere le sorti di quasi sei milioni di cittadini, non ci troviamo di fronte a un'emergenza, a un'anomalia, a un "caso Campania". Ma al cospetto di una presa di potere già avvenuta della quale ora riusciamo semplicemente a mettere insieme alcuni segni e sintomi palesi.
    Sembra persino riduttivo il ricorso alla tradizionale metafora del cancro: utile, forse, soprattutto per mostrare il meccanismo parassitario con cui avviene l'occupazione dello Stato democratico da parte di un sistema affaristico-politico-mafioso. Ora che le organizzazioni criminali decidono gli equilibri politici, è la politica ad essere chiamata a dare una risposta immediata e netta. Nicola Cosentino, attuale sottosegretario all'Economia e coordinatore del Pdl in Campania, fino a qualche giorno fa era l'indiscusso candidato alla presidenza della Regione. Nicola Cosentino, detto "o'mericano", è stato indicato da cinque pentiti come uomo organico agli interessi dei Casalesi: tra le deposizioni figurano quelle di Carmine Schiavone, cugino di Sandokan, nonché di Dario de Simone, altro ex capo ma soprattutto uno dei pentiti che si sono rivelati fra i più affidabili al processo Spartacus.
    er ora non ci sono cause pendenti sulla sua testa e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono al vaglio della magistratura
    . Nicola Cosentino si difende affermando di non poter essere accusato della sua nascita a Casal di Principe, né dei legami stretti anni fa da alcuni suoi familiari con esponenti del clan. Però da parte sua sono sempre mancate inequivocabili prese di distanza e questo, in un territorio come quello casertano, sarebbe già stato sufficiente per tenere sotto stretta sorveglianza la sua carriera politica. Invece l'ascesa di Cosentino non ha trovato ostacoli: da coordinatore provinciale a coordinatore regionale, da candidato alla Provincia di Caserta a sottosegretario dell'attuale governo. E solo ora che aspira alla carica di Governatore, finalmente qualcuno si sveglia e si chiede: chi è Nicola Cosentino? Perché solo ora si accorgono che non è idoneo come presidente di regione?
    Perché si è permesso che l'unico sviluppo di questi territori fosse costruire mastodontici centri commerciali (tra cui il Centro Campania, uno dei più grandi al mondo) che sistematicamente andavano ad ingrassare gli affari dei clan. Come ha dichiarato il capo dell'antimafia di Napoli Cafiero de Raho "è stato accertato che sarebbe stato imposto non solo il pagamento di tangenti per 450 mila euro (per ogni lavoro ndr) ma anche l'affidamento di subappalti in favore di ditte segnalate da Pasquale Zagaria". Lo stesso è accaduto con Ikea, che come denunciato al Senato nel 2004 è sorto su un terreno già confiscato al capocamorra Magliulo Vincenzo, e viene dallo Stato ceduto ad una azienda legata ai clan. Nulla può muoversi se il cemento dei clan non benedice ogni lavoro.
    Secondo Gaetano Vassallo, il pentito dei rifiuti facente parte della fazione Bidognetti, Cosentino insieme a Luigi Cesaro, altro parlamentare Pdl assai potente, in zona controllava per il clan il consorzio Eco4, ossia la parte "semilegale" del business dell'immondizia che ha già chiesto il tribu
    to di sangue di una vittima eccellente: Michele Orsi, uno dei fratelli che gestivano il consorzio, viene freddato a giugno dell'anno scorso in centro a Casal di Principe, poco prima che fosse chiamato a testimoniare a un processo. Il consorzio operava in tutto il basso casertano sino all'area di Mondragone dove sarebbe invece - sempre secondo il pentito Gaetano Vassallo - Cosimo Chianese, il fedelissimo di Mario Landolfi, ex uomo di An, a curare gli interessi del clan La Torre. Interessi che riguardano da un lato ciò che fa girare il danaro: tangenti e subappalti, nonché la prassi di sversare rifiuti tossici in discariche destinate a rifiuti urbani, finendo per rivestire di un osceno manto legale l'avvelenamento sistematico campano incominciato a partire dagli anni Novanta. Dall'altro lato assunzioni che garantiscono voti ossia stabilizzano il consenso e il potere politico.
    Districare i piani è quasi impossibile, così come è impossibile trovare le differenze tra economia legale e economia criminale, distinguere il profilo di un costruttore legato ai clan ed un costruttore indipendente e pulito.[/b] Ed è impossibile distinguere fra destra e sinistra perché per i clan la sola differenza è quella che passa tra uomini avvicinabili, ovvero uomini "loro", e i pochi, troppo pochi e sempre troppo deboli esponenti politici che non lo sono. E, infine, è pura illusione pensare che possa esistere una gestione clientelare "vecchia maniera", ossia fondata certo su favori elargiti su larga scala, ma aliena dalla contaminazione con la camorra. Per quanto Clemente Mastella possa dichiarare: "Io non ho nessuna attinenza con i clan e vivo in una provincia dove questo fenomeno non c'è, o almeno non c'era fino a poco fa", sta di fatto che un filone dell'inchiesta sullo scandalo che ha investito lui, la sua famiglia e il suo partito sia ora al vaglio dell'Antimafia. I pubblici ministeri starebbero indagando sul business connesso alla tutela ambientale; si ipotizza il coinvolgimento oltre che degli stessi Casalesi anche del clan Belforte di Marcianise. Il tramite di queste operazioni sarebbe Nicola Ferraro, anch'egli nativo di Casal di Principe, consigliere regionale dell'Udeur, nonché segretario del partito in Campania. Di Ferraro, imprenditore nel settore dei rifiuti, va ricordato che alla sua azienda fu negato il certificato antimafia; ciò non gli ha impedito di fare carriera in politica. E questo è un fatto.
    Di nuovo, non è l'aspetto folkloristico, la Porsche Cayenne comprata dal figlio di Mastella Pellegrino da un concessionario marcianisano attualmente detenuto al 416-bis, a dover attirare l'attenzione. L'aspetto più importante è vedere cos'è stato il sistema Mastella - un sistema che per trent'anni ha rappresentato la continuità della politica feudale meridionale - e che cosa è divenuto. Oggi, persino se le indagini giudiziarie dovessero dare esiti diversi, non si può fingere di non vedere che Ceppaloni confina con Casal di Principe o vi si sovrappone. E il nome di Casale qui non ha valenza solo simbolica, ma è richiamo preciso alla più potente, meglio organizzata e meglio diversificata organizzazione criminale della regione.

    E quel che serve, probabilmente, è il voto alle primarie, soprattutto nella prima ipotesi che valesse solo il voto degli iscritti.
    Per la camorra - abbiamo detto - destra e sinistra non esistono. Il Pd dovrebbe chiedersi, ad esempio, come è possibile che in un solo pomeriggio a Napoli aderiscano in seimila. Chi sono tutti quei nuovi iscritti, chi li ha raccolti, chi li ha mandati a fare incetta di tessere? Da chi è formata la base di un partito che a Napoli e provincia conta circa 60.000 tesserati, 10.000 in provincia di Caserta, 12.000 in quella di Salerno, 6.000 ciascuno nelle restanti province di Avellino e Benevento? Chiedersi se è normale che il solo casertano abbia più iscritti dell'intera Lombardia, se non sia curioso che in alcuni comuni alle recenti elezioni provinciali, i voti effettivamente espressi in favore del partito erano inferiori al numero delle tessere. Perché la dirigenza del Pd non è intervenuta subito su questo scandalo?
    he razza di militanti sono quelli che non vanno a votare, o meglio: vanno a votare solo laddove il loro voto serve?si che fosse accessibile solo ai membri tesserati. Questo è il sospetto sempre più forte, mentre altri fatti sono certezza. Come la morte di Gino Tommasino, consigliere comunale Pd di Castellammare di Stabia, ucciso nel febbraio dell'anno scorso da un commando di cui faceva parte anche un suo compagno di partito. O la presenza al matrimonio della nipote del ex boss Carmine Alfieri del sindaco di Pompei Claudio d'Alessio.

    L'unica cosa da fare è azzerare tutto. Azzerare le dirigenze, interrompere i processi di selezione in corso, sia per la candidatura alla Regione che per le primarie del Pd, all'occorrenza invalidare i risultati. Non è più pensabile lasciare la politica in mano a chi la svende a interessi criminali o feudali. Non basta più affidare il risanamento di questa situazione all'azione del potere giudiziario. Non basterebbe neppure in un Paese in cui la magistratura non fosse al centro di polemiche e i tempi della giustizia non fossero lunghi come nel nostro. È la politica, solo la politica che deve assumersi la responsabilità dei danni che ha creato. Azzerare e non ricandidare più tutti quei politici divenuti potenti non sulle idee, non su carisma, non sui progetti ma sulle clientele, sul talento di riuscire a spartire posti e quindi ricevere voti.


    Mentre la politica si disinteressava della mafia, la mafia si è interessata alla politica cooptandola sistematicamente. Ieri a Casapesenna, il paese di Michele Zagaria, è morto un uomo, un politico, il cui nome non è mai uscito dalle cronache locali. Si chiamava Antonio Cangiano, nel 1988 era vicesindaco e si rifiutò di far vincere un appalto a un'impresa legata al clan. Per questo gli tesero un agguato. Lo colpirono alla schiena, da dietro, in quattro, in piazza: non per ucciderlo ma solo per immobilizzarlo, paralizzarlo. Tonino Cangiano ha vissuto ventun'anni su una sedia a rotelle, ma non si è mai piegato. Non si è nemmeno perso d'animo quando tre anni fa coloro che riteneva responsabili di quel supplizio sono stati assolti per insufficienza di prove.

    Se la politica, persino la peggiore, non vuole rassegnarsi ad essere mero simulacro, semplice stampella di un'altra gestione del potere, è ora che corra drasticamente ai ripari. Per mero istinto di sopravvivenza, ancora prima che per "questione morale". Non è impossibile. O testimonia l'immagine emblematica e reale di Tonino che negli anni aveva dovuto subire numerosi e dolorosi interventi terminati con l'amputazione delle gambe, un corpo dimezzato, ma il cui pensiero, la cui parola, la cui voglia di lottare continuava a prendersi ogni libertà di movimento. Un uomo senza gambe che cammina dritto e libero, questo è oggi il contrario di ciò che rappresentano il Sud e la Campania. È ciò da cui si dovrebbe finalmente ricominciare.
    © 2009 Roberto Saviano. Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency

    http://www.repubblica.it/2009/10/sez...i-saviano.html


    Come si vede, ce n'è per tutti. Come dice Saviano, per la camorra, destra e sinistra non esistono. Esistono uomini "avvicinabili" o non avvicinabili.
    Basta con i cialtroni.

  2. #2
    Maria Di Donna Presidente
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    è tutto vero,ma mi sentirei di fare due(opinabilissime)osservazioni.

    1)Per quelle due o tre cose che ho capito della Campania,mi sembra che la camorra abbia la possibilità di fregarsene della politica locale.Nel senso che la camorra ha una tale forza economica da avere la possibilità di ottenere appalti a prescindere dall'effettiva collaborazione della politica.La mia impressione è semmai che non sia la camorra ad "avvicinare" il politico,ma che sia il politico ad avvicinare la camorra,offrendo spontaneamente la propria collaborazione.

    2)Se è vero che a livello locale tutti i partiti che governano sono in qualche modo collegati alla camorra,va comunque specificato un forte elemento di differenza che riguarda la dimensione nazionale:e scusatemi l'orgoglio militante.Io non penso che alcune politiche fatte dal governo Prodi siano piaciute alla camorra.Mi riferisco soprattutto alla politica del ministro Damiano contro il lavoro nero.E mi chiedol fatto che le grandi proteste contro il governo Prodi siano partite dalla Campania,è casuale?Ed è connesso soltanto alla questione della munnezza,che nel napoletano c'è da almeno una decina di anni?

  3. #3
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    infame ha scritto:
    è tutto vero,ma mi sentirei di fare due(opinabilissime)osservazioni.

    1)Per quelle due o tre cose che ho capito della Campania,mi sembra che la camorra abbia la possibilità di fregarsene della politica locale.Nel senso che la camorra ha una tale forza economica da avere la possibilità di ottenere appalti a prescindere dall'effettiva collaborazione della politica.La mia impressione è semmai che non sia la camorra ad "avvicinare" il politico,ma che sia il politico ad avvicinare la camorra,offren-do spontaneamente la propria collaborazione.

    2)Se è vero che a livello locale tutti i partiti che governano sono in qualche modo collegati alla camorra,va comunque specificata una cosa,e scusatemi l'orgoglio militante.Io non penso che alcune politiche fatte dal governo Prodi siano piaciute alla camorra.Mi riferisco soprattutto alla politica del ministro Damiano contro il lavoro nero.E mi chiedol fatto che le grandi proteste contro il governo Prodi siano partite dalla Campania,è casuale?Ed è connesso soltanto alla questione della munnezza,che nel napoletano c'è da almeno una decina di anni?
    1) gli appalti li danno i politici locali. Se il politico locale non trucca l'appalto, le cose vanno secondo la legge. Quindi il politico deve essere "avvicinato"

    2) Sì, il governo Prodi ha fatto qualcosa contro il lavoro nero ma in Campania nelle imprese private è TUTTO lavoro nero, anche quello formalmente legale. Mi spiego: anche per chi è a posto, c'è gente con contratti part time che lavora full time, gli straordinari vengono regolarmente non pagati, le buste paga contengono delle cifre che non corrispondono affatto a quanto effettivamente prende il lavoratore, nelle imprese in mano alla camorra non si può protestare se non sono rispettate le misure di sicurezza e così via... E comunque il lavoro nero è diffuso enormemente per la corruzione degli ispettorati del lavoro e dei politici collusi.

    E poi un conto è il governo Prodi, un conto sono i capibastone Pd locali che, nel loro feudo, sono corrotti e collusi con la criminalità organizzata e fanno come gli pare. Ma questa gente porta voti e fa vincere le primarie e quindi tutto va ben, madama la marchesa.
    Basta con i cialtroni.

  4. #4
    Maria Di Donna Presidente
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    bsiviglia ha scritto:

    1) gli appalti li danno i politici locali. Se il politico locale non trucca l'appalto, le cose vanno secondo la legge. Quindi il politico deve essere "avvicinato"

    2) Sì, il governo Prodi ha fatto qualcosa contro il lavoro nero.

    3)E poi un conto è il governo Prodi, un conto sono i capibastone Pd locali che, nel loro feudo, sono corrotti e collusi con la criminalità organizzata e fanno come gli pare. Ma questa gente porta voti e fa vincere le primarie e quindi tutto va ben, madama la marchesa.
    1)Ma non è necessario truccare l'appalto.Le imprese della camorra hanno la possibilità di offrire prestazioni a costi bassi o comunque più bassi della concorrenza.Hanno persino la possibilità di offrire prestazioni buone senza rimetterci troppo.Questo perché le altre imprese,grazie all'estorsione della camorra,sono nella merda.E le amministrazioni locali della Campania spesso non sono neanche nella possibilità di potere scegliere a chi dare l'appalto:sono talmente alle strette che devono darlo a chi chiede di meno.Sempre grazie alla camorra.È un circolo vizioso.

    2)Credo che anche quel "qualcosa" alla camorra non sia piaciuto.

    3)È proprio quello che sto dicendo io...

  5. #5
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    infame ha scritto:
    bsiviglia ha scritto:

    1) gli appalti li danno i politici locali. Se il politico locale non trucca l'appalto, le cose vanno secondo la legge. Quindi il politico deve essere "avvicinato"

    2) Sì, il governo Prodi ha fatto qualcosa contro il lavoro nero.

    3)E poi un conto è il governo Prodi, un conto sono i capibastone Pd locali che, nel loro feudo, sono corrotti e collusi con la criminalità organizzata e fanno come gli pare. Ma questa gente porta voti e fa vincere le primarie e quindi tutto va ben, madama la marchesa.
    1)Ma non è necessario truccare l'appalto.Le imprese della camorra hanno la possibilità di offrire prestazioni a costi bassi o comunque più bassi della concorrenza.Hanno persino la possibilità di offrire prestazioni buone senza rimetterci troppo.Questo perché le altre imprese,grazie all'estorsione della camorra,sono nella merda.E le amministrazioni locali della Campania spesso non sono neanche nella possibilità di potere scegliere a chi dare l'appalto:sono talmente alle strette che devono darlo a chi chiede di meno.Sempre grazie alla camorra.È un circolo vizioso.

    2)Credo che anche quel "qualcosa" alla camorra non sia piaciuto.

    3)È proprio quello che sto dicendo io...

    Guarda, si prendono ditte senza certificato antimafia, infischiandosene della legge e questo lo fanno i politici locali. Poi questi politici non si preoccupano di chi sta nei subappalti (la peggiore feccia). Poi si fanno i bandi su misura per chi deve vincere l'appatlo e non è vero che la camorra dà buone prestazioni, perché risparmia sui materiali e fa lavori da schifo. Lo si è visto con le bonifiche territoriali, con l' edilizia e in tantissimi altri casi. Sa che nessuno le metterà bastoni fra le ruote. ed è molto chiaro, altrimenti non si capisce perché corrono tanti camorristi e loro accoliti ad iscriversi nei partiti che sono al potere locale (di destra o di sinistra a loro non importa). Quanto al pizzo, è roba vecchia: ora chiedono di entrare nelle ditta e man mano se ne impadroniscono. Quindi, anche se Prodi ha fatto qualcosa sul lavoro nero, la camorra se ne infischia perché controlla ditte e politici locali. Ora la domanda è questa: è ammissibile tollerare queste infiltrazioni solo perché fanno vincere le primarie? Per me ovviamente no. Anche perché questa gente entra, si accomoda, si espande e alla fine controlla tutto, in certi casi in prima persona, facendosi eleggere nelle istituzioni locali. E questo è una rovina non solo per la Campania ma per tutta l'Italia, perché poi questi vanno a investire anche altrove, come i casalesi a Parma, in Val D'Aosta, in Piemonte e Lombardia, a Milano per l'Expo ecc E lo stesso vale per la Calabria, con gli 'ndranghetisti che la fanno da padroni anche a Milano, proprio per l'Expo e per l'edilizia in genere.
    Basta con i cialtroni.

  6. #6
    Maria Di Donna Presidente
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    non sono così convinto che l'estorsione sia roba vecchia.Perlomeno in Campania.
    Forse in Sicilia la cosa è un poco diversa.

  7. #7
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    infame ha scritto:
    non sono così convinto che l'estorsione sia roba vecchia.Perlomeno in Campania.
    Forse in Sicilia la cosa è un poco diversa.
    Hai letto Gomorra? Ormai di ditte senza infiltrazioni camorristico/politiche ce n'è pochissime.

    PS: non hai risposto alla mia domanda.
    Basta con i cialtroni.

  8. #8
    Maria Di Donna Presidente
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    Predefinito Re:Saviano: camorra e politica in Campania

    bsiviglia ha scritto:

    Hai letto Gomorra? Ormai di ditte senza infiltrazioni camorristico/politiche ce n'è pochissime.

    PS: non hai risposto alla mia domanda.
    è di questo che non sono sicuro,per quello che conosco la Campania.

    PS la risposta è ovvia:no.

 

 

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