Qualche osservazione:
1) Perché solo io e Perseo abbiamo colto il senso della citazione catulliana? :woohoo: scherzi a parte, appare evidente la discrepanza tra quanto il termine sia presente nella bocca dei politici (il che farebbe supporre che il loro riferimento è sempre quello, la "gg.") e il loro operato, che del significante di quel termine (=i cittadini) se ne sbatte altamente.
2) Non a caso Davide nella sua "freddezza" chiama le cose col loro nome: i politici che parlano di gente si riferiscono immancabilmente al corpo elettorale; così, un politico che dice "dobbiamo saper tornare tra la gente" intende dire "dobbiamo tornare a farci votare dali elettori", esattamente come il proprietario di un esercizio commerciale dice "oggi c'era veramente un sacco di gente" intendendo "oggi sono venuti davvero molti clienti".
3) Paradossalmente (?) l'unico politico che rifugge il termine "ggente" è il populista-demagogo-savonarola Di Pietro, il quale adotta invece fino all'esagerazione il termine "ilcittadìno" (o "iccittadìni"), come ha colto mirabilmente anche Corrado Guzzanti nella sua imitazione dell'ex pm; in realtà non ho mai sentito nemmeno i Radicali parlare di "ggente", ma quelli sono per definizione radical chic :P
4) Non colpevolizzerei Marino per aver usato talvolta questo termine (a memoria mi sembra che adoperasse anche lui il termine "cittadino" ben più spessso), e soprattutto dò ragione e cinisello quando dice che c'è "gente" e "ggente"; insomma, mettere al bando un termine, sic et sempliciter, non serve a molto; un termine è un contenitore che assume il significato che se ne dà a seconda del contesto, come ho evidenziato nel punto 2.