Il Decalogo del buon politico, secondo me medesimo, che poi sarei io e non nominatemi invano perché son sordo
1) Stare in mezzo alla gente, come afferma la vedova di Almirante ad 8 e 1/2, rinomata guru della politica mondiale, dal congiuntivo sbarazzino. Proprio in mezzo, come fanno i pinguini imperatore (con la e, singolare, non si declina) per non prendere freddo durante le bufere. Da buon imperatori quali sono.
2) Parlare dei problemi della gente, ammesso e non concesso che:
2a) questi fantomatici problemi esistano
2b) la suddetta gente sia conscia di avere (nel senso di possedere, perché noi crediamo nella proprietà privata, anzi, privatissima, nessuno deve sapere cosa possediamo) tali problemi
2c) in mancanza di altri argomenti più interessanti, da comunicarsi in data ancora non pervenutaci. Vi faremo sapere, attendete in linea, prego
3) Parlare come la gente, nel senso di parlare male, infilando ad ogni piè sospinto una bella parolaccia, che contraddice il radical-chic innato in tutti noi. Facendo largo uso dell'indicativo presente, senza usare l'indice, però, perché indicare con l'indice è pratica da maleducati e bifolchi, due volte folco, etimologicamente balbuziente, tipo ba-r-ba-r-o
4) Tirar in ballo numeri grandi, granderrimi, tipo "il 90% della gente sta con me", "conosco un sacco di gente che pensa X piuttosto che Y", "sono il più grande primo ministro degli ultimi 4 eoni. Prima di questa data non esisteva la figura del primo ministro". Senza ovviamente citar la fonte da cui si estraggono lottianamente questi suddetti numeri, perché alla gente non ci piace assai la statisitca. Troppo complessa da capire, ma non da sperperare.
5) Aizzare le folle ai convegni, usando perifrastiche passive passite e passate, sollevando il dito medio, essendo stante in mezzo alla gente, gesticolando a guisa di ombrello italico, cornificando il prossimo (nel senso di futuro e non di chi sta in coda allo sportello), bestemmiando mentre si declama il Cristo ed i valori italiani. Tipo lo Ior ed i conti svizzeri, o lo scudo fiscale. Dall'alto valore, sempre italiano ci mancherebbe. Perché questo è ciò che vuole la gente: star in mezzo a loro, come un mandriano in mezzo alle vacche, mentre alpeggia con il proprio cane da tartufi bianchi, perché è razzista come il padrone. I negri non li vogliamo, sebbene puzzino meno dei bianchi (stiamo parlando di tartufi, maliziosi che non siete altro)
6) Essere liberali col fondoschiena della gente tra cui piace mezzeggiare, e statalisti con il proprio, perché è noto che l'erba del vicino sia sempre più verde, anche per i daltonici e la verginità anale sia sacra, come un Comandamento mai scritto. Nessun qui è proctologamente iconoclasta di se stesso. Vade retro, onanista!
7) Definirsi di sinistra o di destra, salvo poi sbagliarsi nell'alzare la mano giusta alla domanda "con quale mano ti fai il segno della croce, con quale mano ti fai il bidet e con quale mano picchi tua moglie?"
8) Imporre la propria figura mediatica, con chiare luci al neon, creare motivetti di Rossiniana memoria, melodrammatici con forti richiami alla canzone partenopea, perché alla gente ci piace assai. Guarda Napoli e poi muori, ma sul serio, non per finta. Guarda Palermo e falla più bella. Guardami, per Osiride e per Apis, tu sei un mio elettore.
9) Esecrare l'omicidio di feti, le mucche sgozzate alle feste musulmane e l'adulterio poligamico e misofilo. Poi però si possono firmare trattati di guerra, di embarghi e di sottomissione culturale. Tanto alla gente ci piace assai, perché avercelo più duro, o meglio, far finta di avercelo tale, è arte priapica sempre in voga tra chi prova qualche rammarico nella vita
10) Aiutare tutti, star dalla parte di tutti, essere con tutti, fintanto che questi benedetti tutti non ti chiedano qualcosa in cambio, tipo, putacaso, un posto di lavoro, una vita decorosa, una società vivente non solo vivibile. A quel punto, la gente ti chiede di avere il pugno duro, come il fallo, di non guardare in faccia (a) nessuno, tirar dritto. Perché chi va al governo governa, chi va all'opposizione oppone e tutti gli altri non contano una verga di equino.
Ed ora orate pro nobis, con un filo di olio extra vergine e rosmarino. Ben cotte, grazie.
Ite missa est.
Amen