Di certo non è il sistema elettorale che determina le fortune del Paese: molto fa il suo substrato economico e sociale (l'Olanda e il Belgio sono una delle regioni più sviluppate d'Europa economicamente fin dalla Lotaringia e Lotario Imperatore, la Grecia e la Spagna hanno passato più tempo in povertà che in ricchezza).
Ciò detto in determinate situazioni è innegabile che il sistema politico abbia dato, nel lungo periodo, maggiore stabilità: è un dato di fatto che il sistema Inglese abbia ben funzionato garantendo governi stabili ed eliminando gli estremisti dalla scena politica e allo stesso tempo permettendo uno sviluppo economico all'Inghilterra.
Allo stesso modo è un dato di fatto che l'abbandono dell'Uninominale a doppio turno in Italia nel 1919 e il passaggio al proporzionale pure sia stato uno dei fattori
determinanti che portò all'ascesa del Fascismo. La conseguente instabilità politica che portò all'impossibilità di formare un governo che durasse più di qualche mese che impedì di affrontare la crisi economica postbellica portò a grandi passi verso il Fascismo.
Fossimo rimasti al doppio turno, con la conseguente introduzione del suffragio universale maschile che avvenne quell'anno, le cose forse sarebbero andate diversamente (senza contare che nel 1919 diversi calcoli dimostrano come Popolari e Socialisti avrebbero ottenuto molti più seggi che con il proporzionale, marginalizzando ancora di più i Liberal-Nazionali).
Quindi il sistema elettorale influenza le sorti di una nazione, ma molto lo fanno i suoi abitanti.
Introdurre in Italia un sistema all'Inglese FPTP (se nel 1999 si fosse raggiunto il quorum...) non è detto che porti all'instaurazione di un regime bi- o tri-partitico come in UK. Anzi probabilmente sarebbe un fiorire di "accordi di desistenza"... Posto che sarebbe INCOMMENSURABILMENTE meglio che l'attuale sistema dato che con un sistema uninominale comunque si ha una minima scelta sul candidato al parlamento.