Heartland (Terra di mezzo) - da "AURORA" n° 14 (Febbraio 1994)
:::: 7 Marzo 2005 :::: 68 T.U. :::: Analisi :::: Claudio Mutti
Il progetto geopolitico elaborato, tra le due guerre, da Karl Haushofer ha oggi, in Russia, numerosi e convinti seguaci.

Nel corso di una tavola rotonda svoltasi nei locali della rivista di opposizione patriottica "Den", il principale esponente intellettuale della tendenza "imperiale" ed "euro-asiatista", Aleksandr Dughin, ha sintetizzato così la dottrina del grande geopolitico tedesco:
«I nazionalbolscevichi tedeschi e Haushofer volevano che le potenze continentali si unissero e si sviluppassero in autarchia. La base di questa grande unione continentale doveva essere l'asse russo-tedesco. Tale progetto implicava l'antiamericanismo e, in generale, l'opposizione ad ogni forma di imperialismo talassocratico.
Samil Sultanov, politologo e polemologo del Partito della Rinascita Islamica, ha applicato all'attualità i criteri geopolitici di Haushofer e di Mackinder: «La frantumazione dello Stato sovietico risponde alle necessità strategiche di quella Grande Isola che è l'America, erede della talassocrazia inglese e avversaria di quell'Isola Maggiore che è l'Eurasia».

Ma l'interesse per la geopolitica è penetrato anche negli ambienti militari, dove la rivista "Elementary", diretta da Dughin, diffonde gli scritti di Haushofer, di Karl Schmitt, di Jordis von Lohausen e altri dottrinari della geopolitica. Il col. Evgeni Morozov, uno degli organizzatori delle assemblee dei giovani ufficiali che hanno manifestato contro la politica di Eltsin, ha infatti introdotto lo studio della geopolitica (finora condannata come pseudo-scienza borghese e nazista) nell'Accademia di Frunze, a Mosca, dove è associato della cattedra di Studi Militari e Strategici.

«Noi -ci ha dichiarato il col. Morozov- siamo i geopolitici militari della nuova generazione, perché una scuola geopolitica russa esiste da più di un secolo e mezzo. Fondata dal col. Jazykov e dal cap. Miljutin, ebbe il suo massimo esponente nel '37, allorché fu abolita la cattedra di Geografia Militare. Poco dopo, però , Stalin liberò tutti i geopolitici che erano stati internati nel Gulag».

Per lunghi anni la geopolitica russa si occupò essenzialmente della «terra di mezzo», il Heartland eurasiatico: l'espansione verso oriente negli anni '60 del secolo scorso non fu altro che l'applicazione dei princìpi elaborati da Miljutin. Dopo la seconda guerra mondiale, gli interessi geopolitici russi si sono rivolti verso il Medio Oriente, ma la nuova generazione ha obiettivi diversi, che il col. Morozov riassume così: «Noi ci siamo mossi un anno fa, quando il Governo adottò delle risoluzioni strategiche che contraddicevano totalmente i nostri interessi geopolitici. Adesso vogliamo far conoscere al popolo i disegni del nemico, la strategia dell'atlantismo e del mondialismo.

Contemporaneamente cerchiamo di contrastare le tendenze isolazioniste richiamando la necessità dell'unità di tutti gli spazi e le forze dell'Eurasia».

In altre parole, i geopolitici della nuova generazione ritengono che al tentativo di inserire l'ex-URSS nell'Occidente dominato dagli USA non sia realistico replicare con ripiegamenti piccolo-nazionalisti o anche panslavisti, ma che si imponga la necessità di operare per una vasta unità eurasiatica, attualizzando in tal modo l'idea del Kontinentalblock difesa da Haushofer. Le linee per giungere a ciò sarebbero essenzialmente due: una stretta intesa dell'Europa con i paesi musulmani e la creazione di un asse Mosca-Berlino.

Per quanto concerne l'Islam, il col. Morozov concepisce il complesso dei popoli ex-sovietici come un condominio russo-turco o, se si preferisce, islamo-slavo, prefigurando il futuro ingresso nella Lega Islamica da parte di un impero sovietico rifondato e rinnovato. Quanto all'Iran, Morozov lo definisce come «il nostro alleato geopolitico».

Nel tentativo di evitare l'intesa dell'Europa con il mondo musulmano, dice ancora Morozov rispondendo ad una nostra precisa domanda, si inquadra anche l'azione americana in Somalia: «L'Africa è la continuazione geografica dell'Europa: se la flotta americana resterà nel Mediterraneo con l'appoggio delle forze terrestri nordafricane, potrà controllare l'Europa da sud e privarla dell'indipendenza».

Quanto all'asse russo-tedesco, esso viene visto come una più salda e sincera ripresa del Patto Ribbentrop-Molotov:
"Elementy" ha pubblicato a tal proposito la foto storica di una parata militare cui assistono, ospiti d'onore sulla Piazza Rossa al tempo di Stalin, alti ufficiali della Wehrmacht. Il generale Iminov, titolare della cattedra di Storia Militare dell'Accademia dello Stato Maggiore, ha affermato: «Un'alleanza continentale tra Germania e Russia sarebbe certamente auspicabile ai fini della sicurezza europea. Nonostante i conflitti del passato, sappiamo molto bene che l'alleanza russo-tedesca rimane una costante storica».

Si tratta, ovviamente, di una prospettiva a lungo termine, date le attuali condizioni politiche della Russia e della Germania.
Se Atene piange, Sparta non ride: il generale Klokotov, titolare della cattedra di Strategia Militare, racconta: «Qualche anno fa, durante un viaggio ufficiale nella Repubblica Federale, fui colpito dal fatto che i soldati non usavano più il tradizionale "jawohl", ma dicevano "Ok". Ciò mi fece capire molte cose ...».

da "AURORA" n° 14 (Febbraio 1994)