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  1. #1
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    Predefinito Telecom, licenziamenti di massa

    Questa discussione spero sarà anche economica, non solo politica. Il punto è che il ragionamento economico servirà a vedere le cose con occhi un po' diversi.

    Detto ciò, prima informarsi sul fatto, l'articolo è qui: Link

    Ovviamente, la domanda principale è: cosa ne pensate?

    Le mie considerazioni sono due (per ora):

    1) Bassa qualità dell'informazione. Ora, io non so se il Fatto Quotidiano su carta sia più specifico, ma questo tipo di articoli è un po' troppo demagogico per un giornale che vuole stare "dalla parte dei fatti". E' vero che Bernabé prende 4 mln di euro, ma questa notizia, nel suo contesto (cioè che si sta licenziando), tende a spostare l'attenzione. Io conosco poco le vicende di Telecom, ma dubito che il problema principale sia lo stipendio di Bernabé.

    2) Si continuano a fare ragionamenti distributivi e non produttivi. Ora io non so se Bernabé i suoi 4 mln li sta guadagnando o rubando, però, quando un'azienda licenzia, le migliori argomentazioni per salvare posti di lavoro sono sulla produttività, non sulla distribuzione delle risorse.
    Ha molto più senso dire che quei lavoratori servono per lo sviluppo dell'azienda che, invece, si può abbassare stipendi ad altri e continuare a mantenere gli esuberi. Le argomentazioni di tipo distributivo tendono a svilire ancora di più i lavoratori, mettendoli ai margini invece che risaltarne le qualità.
    Ergo, a sinistra si dovrebbe iniziare a discutere di meriti e produttività e non solo di diritti dei lavoratori solo in quanto tali.

  2. #2
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Scusami eh, che vuol dire non ricorriamo a ragioni di tipo distributivo quando tutti gli indicatori dicono che lo spread tra chi ha molto e chi ha poco è decisamente aumentato in Italia nel corso dell'ultimo decennio, Coefficiente di Gini in testa.

    E ancora questa storia che in Italia i lavoratori debbano dimostrare di essere produttivi, quando in moltissimi settori lo sono più che in altri Stati europei.
    Che poi mi si dovrebbe spiegare in cosa consiste la produttività, perchè se si tratta di lavorare semplicemente di più senza invece investire nella formazione a me vien da ridere.

    E comunque questa vicenda dimostra per l'ennesima volta che il mercato del lavoro in Italia non funziona.

    Riprendo un vecchio discorso iniziato con Infame che non sviluppai per mancanza di tempo.

    Io ormai son convinto di un fatto: se non spostiamo l'ambito dei diritti da un contesto lavorativo (cioè legati a un contratto) a un contesto prelavorativo (cioè ogni persona, indipendentemente dal lavoro che svolge, ha diritto a un salario orario minimo, a un nucleo di diritti essenziali, a una serie di ammortizzatori sociali diffusi (reddito di cittadinanza, formazione continua)) si arriverà pericolosamente presto a un cortocircuito di dimensioni catastrofiche.

    L'articolo 18 nei fatti ormai è morto, inutile insistere.

    Il vero pericolo è lo smantellamento pezzo per pezzo del Contratto Nazionale, con la negoziazione delle varie condizioni concessa alle singole aziende.
    In tal modo si provocano
    1) gara al ribasso delle condizioni lavorative all'interno delle aziende
    2) assenza di qualsiasi garanzia cessato il lavoro

    Per me questa è davvero la realizzazione dell'homo homini lupus
    \"La Giustizia è il potere dei senza potere\"
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  3. #3
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Io dico solo che nell'articolo che hai linkato non viene sostenuta alcuna tesi, demagogica o meno. Nel pezzo si riporta il virgolettato del rappresentante sindacale che denuncia gli stipendi milionari che da anni percepiscono i manager Telecom. E il giornalista scrive che in effetti la cosa vale anche per Bernabé.

    Sul discorso generale, io sono d'accordo che bisogna valutare sempre il discorso della produttività e non esclusivamente quello della redistribuzione (salvo che non si voglia prendere in considerazione il sistema sovietico…).
    Il punto però è un altro, e cioè che in tempi di crisi, e la Telecom è in crisi da dieci anni di fila praticamente, continuare a far guadagnare milioni e milioni di euro all'anno ai singoli manager è una mossa inutilmente "sadica" nei confronti di quelle migliaia di lavoratori che in questo periodo hanno perso il lavoro. Non perché la Telecom debba fare beneficenza vivendo in funzione dei posti di lavoro: ma perché la logica vorrebbe che, a parità di risorse, un'azienda dovrebbe preferire tagliare di qualche centinaio di migliaia di stipendi manageriali piuttosto che buttare gente in mezzo alla strada. Se un manager guadagna 1,5 milioni l'anno invece di 4 milioni, non è che la produttività dell'azienda ne risenta. Viceversa cento lavoratori in meno sono un colpo non da poco alla produttività stessa.

    Ovviamente quoto tutto quello che dice Emanuele, e ricordo che lo stesso Prodi aveva sostenuto che un paese in cui un manager guadagna centinaia di volte il valore di ciò che guadagnano singolarmente i suoi lavoratori di base è un paese iniquo.
    Corriamo da una fotografia in macchina.

  4. #4
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    che bello, si è iscritto al forum Marchionne!

    trovo significativo che ogni volta che ogni volta non ci si preoccupi mai di dimostrare l'improduttività dei lavoratori (a meno che Telecom non decida di mettersi a inventare i dati sull'assenteismo come la FIAT...)

  5. #5
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Provo a rispondere a tutti.

    La mia è sicuramente una provocazione. Al di là di tutto, dubito seriamente che le logiche di Telecom siano economiche. Quindi, non ho nessuna intenzione di proteggere o giustificare le loro manovre che mi sanno di mafioso.

    Però, a sinistra come a destra come al centro, non possiamo continuare a parlare di "diritti" dei lavoratori e dimenticarci, puntualmente, dei doveri. Perché questo modo di fare sposta l'attenzione e non dà la percezione reale dei problemi che ci sono.

    Qualche fatto:

    1) Produttività e salari sono strettamente correlati. Lo sono persino in Cina. Anzi, a volte i salari crescono più della produttività.

    2) Se ci sono esuberi e si mantengono, le risorse che vanno agli esuberi sono sottratte agli investimenti. In un mondo perfetto (non mafioso soprattutto), questo può causare diminuzione di competitività e, quindi, licenziamenti obbligatori per sopravvivere in futuro.

    Una considerazione:

    1) La produttività non dipende solo dal lavoratore, ma anche dall'impresa. Non solo perché l'azienda può incaricarsi della formazione, ma anche perché la produttività risulta dall'incontro tra lavoratori e efficiente struttura aziendale. Per dire, se l'azienda compra macchinari nuovi, la produttività (e il salario) dell'operaio sale.

    Implicazioni:

    1) Invece di incolpare l'azienda solo dei licenziamenti, perché non si monitora anche come investe?
    2) Perché i lavoratori non si preoccupano di formarsi o di richiedere formazione all'azienda? Il fatto che per 20 anni si è lavorato in una linea produttiva, non vuol dire che quel settore (e lavoro) esisterà per sempre. Può diventare obsoleto e l'operaio dovrebbe esserne consapevole.


    Insomma, credo che le cose non siano così semplici. Credo che le responsabilità siano in più direzioni e ci siano anche quelle dei lavoratori. Credo, infine, che molti dei lavoratori di cui si parla siano "privilegiati", perché con contratti di ferro e protetti da sindacati abbastanza potenti. Continuo a dire che non esiste protezione né diritto alcuno per i neo-laureati, ad esempio.

  6. #6
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    E comunque stiamo parlando dell'ennesima azienda che da anni è gestita pessimamente, utilizzata come valvola di sfogo del mondo politico.

    Una parola sulla gestione Telecom da Colannino a oggi non farebbe male, secondo me
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  7. #7
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Emanuele Rallo ha scritto:
    E comunque stiamo parlando dell'ennesima azienda che da anni è gestita pessimamente, utilizzata come valvola di sfogo del mondo politico.

    Una parola sulla gestione Telecom da Colannino a oggi non farebbe male, secondo me
    Esatto. Ma in linea con la mia risposta di sopra io mi chiedo: e dove erano i lavoratori quando la Telecom veniva gestita da cani?

    Non conosco le vicende Telecom, ma dubito che ci siano state rivolte o proteste dei lavoratori quando Telecom era gestita da cani ma andava avanti e non licenziava nessuno.

    Secondo me il problema non può essere visto solo da un'angolatura.

  8. #8
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Solitamente se io gestisco male un qualcosa, pago io le conseguenze.

    E comunque non mi sembra che Colaninno o Trochetti Provera oggi se la passino male, poveri
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  9. #9
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    viandante ha scritto:

    Però, a sinistra come a destra come al centro, non possiamo continuare a parlare di "diritti" dei lavoratori e dimenticarci, puntualmente, dei doveri.(...)Credo, infine, che molti dei lavoratori di cui si parla siano "privilegiati", perché con contratti di ferro e protetti da sindacati abbastanza potenti. Continuo a dire che non esiste protezione né diritto alcuno per i neo-laureati, ad esempio.

    Ascolta guagliò', non dico che tu abbia tutti i torti quando dici che i lavoratori avrebbero dovuto provare a chiudere la stalla prima che scappassero i buoi e non dopo. Hai perfettamente ragione sul punto.


    Dopodiché io è da anni che mi sento ripetere sempre le stesse cazzo di argomentazioni.
    'Sta cosa dei "doveri",ad esempio,è un cocktail micidiale di disonestà e retorica, perché i "doveri" non sono MAI messi in discussione.Sono sempre messi in discussione i diritti. Quindi è normale che ci si muova per difendere una cosa messa in discussione, o no? Dimenticavo:quando mai a destra si è parlato di "diritti" dei lavoratori?
    Si dice poi che bisogna "privilegiare i meriti".A casa mia questo significa che chi non lavora va a casa.Ora io mi chiedoosa lo impedisce?Lo impedisce la sinistra cattiva e buonista?Lo Statuto dei Lavoratori "non abbastanza moderno"?Valutare i "meriti" spetta ai dirigenti delle imprese.Lo facciano!
    Idem la questione dei "privilegiati". Se confondiamo i diritti fondamentali con i privilegi, allora vuol dire che o non si capisce nulla o che si fa finta di non capire nulla. Vuol dire che si vuole che i diritti dei lavoratori vengano messi in discussione. Lo si dica chiaramente, allora. E ci si prenda la responsabilità di attaccare un fattore fondamentale per lo sviluppo economico.
    Senza contare la distinzione fra ragionamenti "produttivi" e "distributivi". È una distinzione fuorviante. Per un motivo banalissimo: la produzione di beni e servizi è inutile se la gente non ha i soldi per comprare quei beni e quei servizi. Ora non penso che tu ignori questo, ma se te n'esci con una distinzione del genere dai ad intendere che evitare i licenziamenti serva per "esigenze di redistribuzione e giustizia sociale", staccate dalla produzione. Invece, un tubo!

  10. #10
    Maria Di Donna Presidente
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    Predefinito Re:Telecom, licenziamenti di massa

    Emanuele Rallo ha scritto:
    Scusami eh, che vuol dire non ricorriamo a ragioni di tipo distributivo quando tutti gli indicatori dicono che lo spread tra chi ha molto e chi ha poco è decisamente aumentato in Italia nel corso dell'ultimo decennio, Coefficiente di Gini in testa.

    E ancora questa storia che in Italia i lavoratori debbano dimostrare di essere produttivi, quando in moltissimi settori lo sono più che in altri Stati europei.
    Che poi mi si dovrebbe spiegare in cosa consiste la produttività, perchè se si tratta di lavorare semplicemente di più senza invece investire nella formazione a me vien da ridere.

    esatto. Ma poi insisto:se davvero non sono produttivi,nulla sul piano giuridico impedisce di licenziarli. Se poi ci sono altre ragioni che lo impediscono,si pensi a quelle ragioni e si lascino stare le leggi vigenti.(E si lasci stare anche la sinistra che le difende,peraltro con scarsa convinzione ed efficacia).


    Riprendo un vecchio discorso iniziato con Infame che non sviluppai per mancanza di tempo.

    Io ormai son convinto di un fatto: se non spostiamo l'ambito dei diritti da un contesto lavorativo (cioè legati a un contratto) a un contesto prelavorativo (cioè ogni persona, indipendentemente dal lavoro che svolge, ha diritto a un salario orario minimo, a un nucleo di diritti essenziali, a una serie di ammortizzatori sociali diffusi (reddito di cittadinanza, formazione continua)) si arriverà pericolosamente presto a un cortocircuito di dimensioni catastrofiche.

    L'articolo 18 nei fatti ormai è morto, inutile insistere.

    Il tuo discorso si traduce così:dobbiamo e possiamo accettare la precarietà a vita,a condizione che ci siano gli ammortizzatori sociali.

 

 
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