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    Predefinito Chi invento lo stato sociale? Il fascismo

    http://www.secoloditalia.it/2012/10/...e-il-fascismo/

    Chi inventò lo Stato sociale? Il fascismo

    di Redazione/ven 5 ottobre 2012/201


    Politica





    Èstato presentato a Roma, al circolo culturale “L’Universale”, il libro di Michele Giovanni Bontempo Lo Stato sociale nel Ventennio (Pagine, Roma 2010, pp. 290, € 17). A documentare quanto è stato fatto per costruire nel nostro Paese le fondamenta di un welfare State sul quale si è appoggiata la Repubblica italiana (basti pensare all’Istituto nazionale di assistenza malattie, all’Opera maternità e infanzia, all’assistenza previdenziale e ospedaliera) sono intervenuti, oltre all’autore ed all’editore Luciano Lucarini, Fabio Torriero, Teodoro Buontempo, Adalberto Baldoni, Nazzareno Mollicone ed Egidio Eleuteri. «Chi ha promosso il welfare italiano, cioè quella politica sociale, economica ed industriale, che ha reso grande l’Italia anche all’estero? – si è chiesto Michele Bontempo – Non la sinistra, ma il fascismo durante il Ventennio. Una legislazione sociale che ha ripreso il welfare giolittiano». Seguendo l’indice del saggio pubblicato nella collana dei Libri del Borghese, il giovane giurista e funzionario dello Stato ha quindi descritto con precisione il cambiamento della società italiana negli anni che videro la nascita e l’affermazione del fascismo, soffermandosi soprattutto sulle leggi e sui provvedimenti riguardanti il Welfare. Da Lo Stato sociale nel Ventennio emerge, infatti, con estrema chiarezza, la profonda maturazione della società italiana che vide modificarsi radicalmente i rapporti alla base del lavoro, con datori di lavoro e lavoratori che assumono giuridicamente e socialmente diritti e obblighi reciproci.
    Passando in rassegna i testi storici e le Gazzette Ufficiali dell’epoca, Bontempo esamina al principio del suo volume le principali dinamiche della società e dell’economia. Partendo da tale premessa analizza quindi le politiche intraprese dal governo Mussolini per agevolare la tendenza a “fare impresa”. Una tendenza che avrebbe poi salvato l’economia italiana dando vita al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Tutto questo passando attraverso la promozione della politica sociale. Alla fissazione dell’orario di lavoro fa seguito l’ampia tutela per le donne (di questi anni il divieto di licenziamento per le gestanti) e i bambini. Non solo. Il saggio di Bontempo mostra molto chiaramente come il governo Mussolini abbia varato la prima normazione relativa all’igiene ed alla salubrità delle fabbriche.
    Lo Stato sociale nel Ventennio, dunque, riporta coraggiosamente alla luce conquiste che non vengono insegnate a scuola e presentate dai media. È così che Bontempo ripercorre le radici del divieto di licenziamento senza giustificato motivo o senza giusta causa e degli istituti che garantiscono e regolano non solo la pensione ma anche le assicurazioni di invalidità, vecchiaia e disoccupazione. Il libro ricorda, infine, come sia proprio degli anni Trenta l’introduzione degli assegni per gli operai con famiglia numerosa e l’istituzione di strutture il cui fine è quello di assistere i poveri, i disabili e gli handicappati. Nel Ventennio – ha spiegato Bontempo – la conservazione del posto di lavoro era garantita e favorita da continui corsi professionali che avevano lo scopo di aggiornare i lavoratori.
    A margine della presentazione del volume di Bontempo, il presidente dei «Circoli del Borghese», Biagio Ehrler, ha illustrato motivi e finalità di questa nuova iniziativa civica che, diffusasi nelle maggiori città italiane, come si legge nello Statuto, mira all’ambizioso obiettivo di «Aiutare la politica a rigenerarsi e i partiti a rinnovarsi», contrastando nel contempo il predominio culturale del “politicamente corretto” e della sinistra nel nostro Paese.
    Ultima modifica di Avanguardia; 06-01-13 alle 11:13

  2. #2
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    Predefinito Re: Chi invento lo stato sociale? Il fascismo

    http://www.ilgiornale.it/news/se-sta...ventennio.html
    Se lo Stato sociale affonda le radici nel Ventennio

    Sanità pubblica, enti previdenziali, tutela del lavoro e Stato sociale
    hanno, nel nostro Paese, un'origine comune che troppo spesso viene
    volutamente dimenticata. Un'origine che non è di sinistra ma che affonda
    proprio nel Ventennio fascista



    Andrea Indini - Sab, 01/01/2011 - 18:48

    Milano - Sanità pubblica, enti previdenziali, tutela del lavoro e Stato sociale hanno, nel nostro Paese, un'origine comune che troppo spesso viene volutamente dimenticata. Un'origine che non è di sinistra ma che affonda proprio nel Ventennio fascista.

    Ci vuole uno studioso della tempra e della bravura di Michele Giovanni Bontempo - giurista cattolico e funzionario del Ministero dell'Economia e delle Finanze - per riportare alla luce quel lungo processo che, nell'arco di ben quindici anni, ha portato il nostro Paese a fare impresa. Dall’agro-alimentare al tessile, dal chimico al meccanico. Lo Stato sociale nel Ventennio racconta la nascita di quel prestigioso marchio, noto a livello mondiale con il nome di made in Italy. E' così che, capitolo dopo capitolo, Bontempo ripercorre con sapienza la storia di quelle aziende (tuttora molto vitali) che sono il vanto della nostra produzione.

    Il welfare del Ventennio Dall'Istituto nazionale di assistenza malattie (Inam) all'Opera maternità e infanzia, dall'Assistenza ospedaliera per i poveri alle grandi opere pubbliche. "Chi ha promosso questo welfare italiano, questa sociale, economica ed industrial, che ha reso grande l'Italia anche all'estero? - si chiede Bontempo - non la sinistra, ma il fascismo durante il Ventennio. Una legislazione sociale che ha ripreso il meglio del welfare giolittiano". Nel saggio pubblicato nella collana dei Libri del Borghese, Bontempo descrive con estrema precisione il cambiamento della società italiana negli anni che videro la nascita e l'affermazione del fascismo, soffermandosi soprattutto sulle leggi e sui provvedimenti che portarono il nostro Paese tra le nazioni con il Welfare più evoluto dell'epoca. Da Lo Stato sociale nel Ventennio emerge, con gustosa chiarezza, la profonda maturazione della società italiana che vede rivoluzionarsi i rapporti alla base del lavoro. Datori di lavoro e lavoratori hanno diritti ed obblighi reciproci.

    Un Ventennio di cambiamenti Le fonti di Bontempo sono i testi storici e le Gazzette Ufficiali dell'epoca, rarità oggi sconosciute al grande pubblico. Si inizia con un rapido esame della società e dell'economia appena emerse dalla Grande Guerra, allo sbando la prima, praticamente distrutta la seconda. Partendo da tale premessa Bontempo analizza le politiche intraprese dal governo Mussolini per agevolare la tendenza a "fare impresa". Una tendenza che, stranamente, avrebbe poi salvato l'economia italiana sando vita al boom economica degli anni Cinquanta e Sessanta. Tutto questo passando attraverso la promozione di una politica sociale senza precedenti. Alla fissazione dell’orario di lavoro fa seguito l’ampia tutela per le donne (di questi anni il divieto di licenziamento per le gestanti) e i bambini. Non solo. Il saggio di Bontempo mostra molto chiaramente come il governo Mussolini abbia varato la prima normazione relativa all’igiene ed alla salubrità delle fabbriche.

    La legislazione sociale del Ventennio Lo Stato sociale nel Ventennio riporta alla luce, con estremo coraggio, conquiste che non vengono insegnate a scuola. E' così che Bontempo ripercorre le radici del divieto di licenziamento senza giustificato motivo o senza giusta causa e degli istituti che garantiscono e regolano non solo la pensione ma anche le assicurazioni di invalidità, vecchiaia e disoccupazione. Bontempo ricorda, poi, come sia proprio di questi anni l’introduzione degli assegni per gli operai con famiglia numerosa e l'istituzione di strutture il cui fine è quello di assistere i poveri e quelli che oggi chiameremmo "diversamente abili". Nel Ventennio, spiega Bontempo, la conservazione del posto di lavoro era garantita e favorita da continui corsi professionali che avevano lo scopo di aggiornare il lavoratori. Sono solo alcuni (pochi) degli esempi che il giurista confeziona in un saggio istruttivo e prezioso per riscoprire le radici e i cardini del nostro Stato sociale
    Ultima modifica di Avanguardia; 06-01-13 alle 11:19

  3. #3
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    Predefinito Re: Chi invento lo stato sociale? Il fascismo

    Chi distrusse lo stato sociale?
    La repubblica nata dalla resistenza,anche se il colpo di grazia
    lo ha dato la seconda repubblica nata dalla CIA..
    Ultima modifica di Nazionalistaeuropeo; 06-01-13 alle 19:14

  4. #4
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    Predefinito Re: Chi invento lo stato sociale? Il fascismo

    La mondializzazione porta con sé il concetto di pochi ricchi ed una massa di poveracci, che i comunisti cerchino il paradiso dei proletari, sperando che la globalizzazione li aiuti, su questa terra , vuol solo dire aiutare i padroni dle mondo a portare l'inferno su questa terra per tutti.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  5. #5
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    Predefinito Re: Chi invento lo stato sociale? Il fascismo

    Il libro lo avevo finito di leggere a fine febbraio dell' anno scorso. Davvero un ottimo testo, una lettura obbligatoria. Uno dei migliori testi possibili, forse il migliore possibile perché approfondisce le leggi, i provvedimenti, l' economia, le realizzazioni, i risultati.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 

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