da http://www.rinascita.info/cc/RQ_Edit...lsXrEYGg.shtml
Svegliati, Europa
Mercoledì 8 Aprile 2009 – 13:43 – Ugo Gaudenzi
Il feroce disegno americano di trasformare la propria “Europa-colonia” in un contenitore degli alleati più fedeli d’Occidente in vista del confronto geopolitico finale con la Russia, è a un passo dal suo compimento.
L’interferenza Usa su questioni che riguardano esclusivamente la cosiddetta Unione europea – che sempre di più, così, si dimostra il vero “cortile di casa” di Washington - si è manifestata per voce dello stesso “democratico” presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che non ha avuto remore nel dichiarare di fronte al Parlamento di Ankara il sostegno degli Usa all’ingresso della Turchia nell’Europa dell’Ue.
Un’affermazione di volontà statunitense – reiterata da ogni recente inquilino della Casa Bianca a prescindere dal “partito” di appartenenza – di creare una “fortezza europea occidentale” che includa subito appunto l’atlantica ma non-europea Turchia, gendarme islamico d’Occidente, sottintendendo che a questo ingresso seguirà quello dell’altro gendarme atlantico non-europeo Israele.
Già a Praga, domenica scorsa, il presidente “democratico” dell’Occidente aveva dichiarato ai suoi governatori europei che l’ingresso di Ankara nell’Ue avrebbe “ancorato la Turchia all’Europa”. Quale sia l’interesse imperialista del presidente Usa per un allargamento della propria colonia europea alla Turchia è evidente anche ai più sprovveduti: l’Anatolia e la sua testa di ponte europea - Costantinopoli diventò ottomana 556 anni fa, con la caduta dell’impero romano d’Oriente - “chiude” anche politicamente, oltre che militarmente (la Turchia è una forza Nato), la cerniera atlantica e completa, da una parte, l’assedio alla Russia e, dall’altra, la conquista del Vicino Oriente, in direzione dell’Afghanistan, dell’Iraq e, quindi, dell’Iran e della Siria.
E’ noto che per i Paesi più deboli dell’Ue, Italia in testa, ogni desiderata del padrone amerikano è un ordine. Ma per Germania e Francia l’adesione turca all’Ue significa un ulteriore indebolimento dell’Europa occidentale, sempre più castrata, così, nei suoi conati di sovranità e di coesione indipendentista. La presenza della popolosa Turchia (più di 70 milioni di abitanti) nell’Unione, oltre ad accentuare le diversità etniche nell’Europa occidentale, oltre ad aggregare un “guardiano” degli immigrati di fede islamica (Bosnia e Kosovo docent), è ritenuta destabilizzatrice dei delicati equilibri che reggono il governo dell’Unione: il metodo della maggioranza qualificata nel voto Ue, in particolare, verrebbe partecipato da Ankara così che (e questa è la subdola strategia non dichiarata dei governi di Londra fatta propria da alcuni dei membri Ue più recenti) terminerebbe di fatto la supremazia comunitaria di Parigi e Berlino.
Tuttavia sono in generale i popoli della stessa Ue a non gradire questo ingresso “extra-europeo”, come dimostrano la sempre più larga e progressiva contestazione dei flussi migratori, le sconfitte referendarie, in Olanda e in Francia, della cosiddetta “costituzione europea”, il veto cipriota ai negoziati con la Turchia del dicembre 2006 e i sondaggi dell’eurobarometro che mostrano un notevole - 70-80% - rifiuto di tale adesione.
Peraltro la stessa maggioranza dei turchi (58%) ormai si dichiara - sondaggi 2008 - contraria all’adesione: nel 2004 il gradimento della scelta Ue sfiorava l’80 per cento... Un dato da mettere in relazione con la crescente riscoperta dell’identità musulmana e con il successo del partito Ak (Giustizia e Sviluppo) del premier Recep Erdogan e, viceversa, con il progressivo abbandono delle idee secolariste e laiche bandiera del fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Ataturk.
Peraltro lo stesso “europeismo” del partito di governo di Ankara è di stampo opportunista: serve sia ad approfittare di ogni possibile crescita economica o militare (sintomatico l’appoggio turco alla candidatura del danese Rasmussen alla segreteria generale della Nato in cambio di “facilitazioni” nei negoziati economici con la Ue) e sia ad amputare gli artigli del potere militare interno rimasto seguace delle idee di Ataturk.
Una commedia - tragica per l’Europa - con un finale già scritto a Washington.
Ankara apripista di Tel Aviv per ampliare e irrobustire la “fortezza eurasiatica” degli atlantici: il fronte avanzato del pensiero unico occidentale.
Svegliati, Europa.