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Discussione: FOCUS SIRIA

  1. #11
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    La Stampa - Siria, libero l?ingegnere italiano rapito

    Siria: opposizione si spacca, Cns contro dialogo con regime

    (AGI) - Beirut, 5 feb. - Il fronte dell'opposizione siriana si spacca: il Consiglio Nazionale Siriano, la sigla principale della piu' ampia Coalizione Nazionale Siriana, ha sconfessato le aperture al dialogo con il regime di Bashar Assad fatte dal Moaz al-Khatib. Quest'ultimo ieri aveva chiarito di essere disposto a trattare on il vice presidente Faruk al-Sharaa, sunnita, non direttamente coinvolto nei massacri. Non solo. "Il Consiglio Nazionale Siriano punta a rovesciare il regime siriano in tutte le sue articolazioni, rifiuta ogni dialogo con esso" si legge in una dichiarazione .
    Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 05-02-13 alle 21:00
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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  2. #12
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Citazione Originariamente Scritto da Turriciano Visualizza Messaggio
    (AGI) - Beirut, 5 feb. - Il fronte dell'opposizione siriana si spacca: il Consiglio Nazionale Siriano, la sigla principale della piu' ampia Coalizione Nazionale Siriana, ha sconfessato le aperture al dialogo con il regime di Bashar Assad fatte dal Moaz al-Khatib. Quest'ultimo ieri aveva chiarito di essere disposto a trattare on il vice presidente Faruk al-Sharaa, sunnita, non direttamente coinvolto nei massacri. Non solo. "Il Consiglio Nazionale Siriano punta a rovesciare il regime siriano in tutte le sue articolazioni, rifiuta ogni dialogo con esso" si legge in una dichiarazione .
    con quello che paghiamo i terror...ehm partigiani liberatori della Siria, ci mancherebbe pure che finisse tutto a tarallucci e vino! Più morti per tutti, tanto paghiamo noi!

  3. #13
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Britamgate: inscenare attacchi false flag in Siria

    Il 22 gennaio una notizia è stata diffusa su Internet. Il server della BRITAM, ditta appaltatrice della difesa britannica, è stato violato e megabyte di file classificati interni della ditta sono stati pubblicati. Ora il caso della Britamgate è diventato noto a causa della sua pubblicazione su Prison Planet. Qual è la storia dietro la fuga? Perché questo scandalo rischia di mutare la situazione in Siria?

    Una breve descrizione dei file. La scoperta chiave è una mail datata 24 dicembre 2012, inviata dal Business Development Director della Britam Defense, David Goulding, al Direttore operativo dell’azienda Doughty Phillip, un ex ufficiale delle SAS:



    Phil Abbiamo una nuova offerta.

    Si tratta di nuovo della Siria. Il Qatar propone un affare interessante e giuro che l’idea è stata approvata da Washington. Dovremo consegnare delle CW a Homs, proiettili (g-shell) di origine sovietica dalla Libia, simili a quelli che dovrebbe avere Assad. Vogliono che prendiamo il nostro personale ucraino, che dovrebbe parlare russo, per girare un video. Francamente, non credo che sia una buona idea, ma gli importi proposti sono enormi. La tua opinione?

    Cordiali saluti

    David
    Per chiarire le cose, CW è un’abbreviazione standard per armi chimiche, ‘g-shell’ è una bomba composta da un proiettile esplosivo riempito di gas tossici. Tenendo conto del memorabile avvertimento di Barack Obama che l”uso o anche il trasporto di armi chimiche da parte del regime di Assad sarebbe una “linea rossa” che precipiterebbe l’intervento militare’, un messaggio che ha ribadito il mese scorso dopo l’elezione al secondo termine. L’operazione tracciata, se attuata, fornirebbe un pretesto ideale per l’intervento straniero in Siria. Israele ha espresso gli stessi avvertimenti la scorsa settimana.

    Chi interpreterebbe il video della consegna di CW a Homs? Il testo della email indica chiaramente che avrebbero usato personale ucraino della Britam per fabbricare il video. Scorrendo uno dei file craccati, (Britam HRM Expat Data Load Sheet August 2012.xlsx) abbiamo scoperto i dati personali di 58 cittadini ucraini che lavorano per la Britam Defence Ltd. in Iraq. Diversi dipendenti potrebbero non essere indicati nella cartella sul personale in Iraq, che conteneva le fotocopie dei passaporti di diversi altri ucraini. Ci sono anche alcuni serbo-croati e georgiani nella lista, che potrebbero anche loro passare per dei ‘russi’.



    Dalla fine di dicembre 2012, fonti occidentali, israeliane e del Golfo hanno diffuso ‘voci’ su ‘truppe russe che combattono con Assad’ e ‘forze russe che assumono il controllo delle armi chimiche siriane’. Il giornale kuwaitiano al-Seyassah ha recentemente pubblicato un paio di “rapporti dell’intelligence occidentale che affermano che Assad ha già passato armi chimiche ai terroristi”. Il 15 gennaio l’US Foreign Policy Gazette pubblicava un ‘cablo segreto del dipartimento di Stato’ giungendo alla conclusione che ‘i militari siriani avrebbero utilizzato armi chimiche contro il proprio popolo, in un attacco mortale del mese scorso’. Molto probabilmente l’opinione pubblica viene preparata a dei figuranti in uniforme russa o di ‘soldati’ che parlano russo, che in un “video mozzafiato” presumibilmente commettono atrocità contro i civili nelle città siriane, o che vi impiegano gas tossici. In questo contesto non dobbiamo dimenticare i rapporti che circolano dall’anno scorso secondo cui i combattenti ribelli in Siria erano stati dotati di maschere antigas, e che erano disposti a scatenare un attacco chimico da attribuire poi al regime di Assad, per spianare la strada all’intervento militare della NATO.

    Le informazioni sul reclutamento da parte dei servizi speciali occidentali e mediorientali di militanti dalle caratteristiche slave, per svolgere il ruolo di ‘mercenari russi presumibilmente catturati dai combattenti dell’opposizione siriana’, sono state pubblicate dai media russi a metà gennaio. Citavano una fonte bene informata che diceva che degli “attori” erano stati selezionati in Russia, Bielorussia e Ucraina. Tutti dovevano saper maneggiare armi e saper operare sistemi antiaerei. Secondo la sceneggiatura, dovrebbero riconoscere di fronte alle telecamere di esser stati reclutati dai servizi speciali russi con l’obiettivo di sostenere l’esercito di Bashar Assad. Inoltre, avrebbero dovuto dire di esser presumibilmente sbarcati in Siria da navi da guerra russe. Secondo la fonte, tutto questo sarà girato in Turchia o in Giordania, dove finte città in rovina siriane sono già state costruite per delle scenografie in scala reale. Scenari dello stesso tipo di quello che sarebbe stato utilizzato in Qatar, durante la guerra d’informazione contro la Libia nel 2011.

    Sommando questi dati si può concludere che una provocazione in Siria è l’unica opzione rimasta ai guerrafondai. Avendo informazioni esaustive sulla reale situazione in Siria ed essendo consapevoli della incapacità dei corrotti gruppi ribelli di apportare una qualsiasi modifica significativa a Damasco, non avrebbero altra possibilità che assumere una mediocre agenzia di sicurezza privata inglese per svolgere un altro lavoro sporco. Non abbiamo alcun dubbio che le numerose tragiche “rivelazioni” sulle atrocità commesse dall’‘esercito pro-Assad’, che vengono ripetutamente diffuse su YouTube neegli ultimi due anni, siano state anch’esse ‘ordinate’ l’enorme contributo dei ‘berretti’ inglesi. L’ultima scoperta merita un’indagine approfondita e attenta considerazione dai vertici politici internazionali. E’ tempo che il Britamgate sia rimesso in scatola.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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  4. #14
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Siria, anche combattenti turchi e ceceni per far crollare il regime di Assad - Il Fatto Quotidiano

    Da un lato occhi verdi e barba chiara dall’altro sguardo scuro incorniciato in tratti mongolici. Ceceni e turcomanni. Ecco i nuovi volti della jihad internazionale che si combatte in Siria per la caduta del regime di Bashar al Assad. I due gruppi condividono lo stesso costone di montagna, Jabal Turkman, una sorta di florido “Appennino siriano” alle spalle di Latakia vicino al confine nordoccidentale con la Turchia.

    “I ceceni vivono in un campo militare a parte, sono un centinaio e hanno delle abitudini particolari – spiega Abu Salim un membro del comando dell’Esercito siriano libero che controlla Jabal Turkman, 350 chilometri a Nord di Damasco. Abu Salim decide di parlarci nonostante il rifiuto dei suoi superiori che negano spudoratamente la presenza dei ceceni (in arabo Sciscian) sulla montagna. “Mangiano e dormono tutti insieme, sono ispirati da un forte cameratismo – prosegue -. La maggior parte di loro non parla arabo ma legge il Corano e segue una disciplina più ferrea rispetto agli altri combattenti”. Hanno un’età compresa tra i 20 e 30 anni, non fumano, non litigano tra loro, non reclamano bottini di guerra quando conquistano una base. Comprano le armi al mercato nero siriano dove a venderle sono per lo più alti ufficiali dell’esercito regolare e shabbiha, uomini della milizia pro Assad. “Più di una volta – continua Abu Salim – mi è capitato di partecipare a delle operazioni militari con i ceceni. Quando vengono feriti – esclama con ammirazione – non si lamentano e non imprecano come fanno i siriani. Hanno una straordinaria capacità di controllo data dalla loro profonda fede”. Fede nell’islam che li ispira in patria a combattere con metodi estremi per la totale indipendenza dalla Russia (principale alleato del regime di Damasco) e l’affermazione di un “Califfato islamico caucasico”. Il campo ceceno si ispira alle tecniche di addestramento dei mujaheddin afghani, al momento raccoglie per lo più giovani con fedina penale pulita tanto da poter viaggiare senza problemi. Per vederli bisogna appostarsi davanti alla loro impenetrabile base costruita meno di due mesi fa vicino al villaggio di Rabiaa a circa 35 chilometri dal confine. Arrivano oltrepassando il valico di Yayladagi che separa la Turchia dalla Siria: uno squarcio nel filo spinato suggella un’alleanza tacita tra Ankara e combattenti anti Assad. Molto più vicino alla frontiera è invece il campo militare turcomanno.

    “Siamo stati sempre emarginati dal potere centrale di Damasco” racconta un uomo nella base di addestramento dove vivono più di 250 soldati della brigata turcomanna. Nell’area recintata sono evidenti i segni della mano turca. Pick up nuovi di zecca, fucili ad alta precisione M16 e diesel sufficiente per utilizzare le sofisticate macchine che altrimenti rimarrebbero inutili carrozzoni incastrati nel fango. A fare la differenza durante i combattimenti ormai più che le armi è il possesso di carburante. Tutte le stazioni di benzina nelle zone della Siria liberata dal regime non sono più rifornite. Il diesel viene distribuito in taniche di plastica, versato in imbuti o annaffiatoi di metallo e venduto al prezzo esorbitante di 4 dollari al litro. “I turcomanni sono quasi tutti privi di esperienza e molti di loro non hanno fatto neanche il servizio militare – prosegue il giovane che chiede l’anonimato. Formalmente la minoranza turcofona non riceverebbe nessun contributo da Ankara se non “aiuti umanitari”, ma fonti interne al campo confermano di essere state addestrate da uomini del ‘Mukabarat turco’, ovvero l’Intelligence. Il governo di Erdogan dal canto suo non ha nessun interesse a rendere noto il proprio coinvolgimento diretto in quella che appare sempre più come una guerra per procura.

    Da mesi infatti va in scena una subdola strumentalizzazione delle minoranze che potrebbe influire sul futuro equilibrio regionale. In questo quadro confuso, il focolaio jihadista anti Assad di Jabal Turkman sembrerebbe quindi la risposta turca alla concessione di una sempre più ampia autonomia da parte del governo di Damasco al “Kurdistan siriano” dove proliferano i separatisti del PKK (con cui Ankara è in lotta da mezzo secolo). Galvanizzato dal governo di Assad, il partito dei lavoratori curdo ha trovato recentemente nuovo slancio per riprendere a combattere contro “gli oppressori”. Una guerra nella guerra che ha portato la scorsa estate a più 150 morti come risultato della larga offensiva lanciata da Erdogan in riposta a diversi attentati contro le sue guardie di confine. Così a distanza di poco meno di due anni dall’inizio delle rivolte, l’instabilità siriana travalica il territorio nazionale e diventa terreno fertile per ogni sorta di gruppo armato che dichiara di voler combattere Bashar al Assad. “Apriamo le porte a chiunque voglia venire ad aiutarci – spiega Abu Salim -. Dopo la caduta del regime la Siria tornerà ai siriani”. Per i ceceni, invece, giungerà il momento di trovare un altro terreno di battaglia.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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  5. #15
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Citazione Originariamente Scritto da Turriciano Visualizza Messaggio
    Siria, anche combattenti turchi e ceceni per far crollare il regime di Assad - Il Fatto Quotidiano

    Da un lato occhi verdi e barba chiara dall’altro sguardo scuro incorniciato in tratti mongolici. Ceceni e turcomanni. Ecco i nuovi volti della jihad internazionale che si combatte in Siria per la caduta del regime di Bashar al Assad. I due gruppi condividono lo stesso costone di montagna, Jabal Turkman, una sorta di florido “Appennino siriano” alle spalle di Latakia vicino al confine nordoccidentale con la Turchia.

    “I ceceni vivono in un campo militare a parte, sono un centinaio e hanno delle abitudini particolari – spiega Abu Salim un membro del comando dell’Esercito siriano libero che controlla Jabal Turkman, 350 chilometri a Nord di Damasco. Abu Salim decide di parlarci nonostante il rifiuto dei suoi superiori che negano spudoratamente la presenza dei ceceni (in arabo Sciscian) sulla montagna. “Mangiano e dormono tutti insieme, sono ispirati da un forte cameratismo – prosegue -. La maggior parte di loro non parla arabo ma legge il Corano e segue una disciplina più ferrea rispetto agli altri combattenti”. Hanno un’età compresa tra i 20 e 30 anni, non fumano, non litigano tra loro, non reclamano bottini di guerra quando conquistano una base. Comprano le armi al mercato nero siriano dove a venderle sono per lo più alti ufficiali dell’esercito regolare e shabbiha, uomini della milizia pro Assad. “Più di una volta – continua Abu Salim – mi è capitato di partecipare a delle operazioni militari con i ceceni. Quando vengono feriti – esclama con ammirazione – non si lamentano e non imprecano come fanno i siriani. Hanno una straordinaria capacità di controllo data dalla loro profonda fede”. Fede nell’islam che li ispira in patria a combattere con metodi estremi per la totale indipendenza dalla Russia (principale alleato del regime di Damasco) e l’affermazione di un “Califfato islamico caucasico”. Il campo ceceno si ispira alle tecniche di addestramento dei mujaheddin afghani, al momento raccoglie per lo più giovani con fedina penale pulita tanto da poter viaggiare senza problemi. Per vederli bisogna appostarsi davanti alla loro impenetrabile base costruita meno di due mesi fa vicino al villaggio di Rabiaa a circa 35 chilometri dal confine. Arrivano oltrepassando il valico di Yayladagi che separa la Turchia dalla Siria: uno squarcio nel filo spinato suggella un’alleanza tacita tra Ankara e combattenti anti Assad. Molto più vicino alla frontiera è invece il campo militare turcomanno.

    “Siamo stati sempre emarginati dal potere centrale di Damasco” racconta un uomo nella base di addestramento dove vivono più di 250 soldati della brigata turcomanna. Nell’area recintata sono evidenti i segni della mano turca. Pick up nuovi di zecca, fucili ad alta precisione M16 e diesel sufficiente per utilizzare le sofisticate macchine che altrimenti rimarrebbero inutili carrozzoni incastrati nel fango. A fare la differenza durante i combattimenti ormai più che le armi è il possesso di carburante. Tutte le stazioni di benzina nelle zone della Siria liberata dal regime non sono più rifornite. Il diesel viene distribuito in taniche di plastica, versato in imbuti o annaffiatoi di metallo e venduto al prezzo esorbitante di 4 dollari al litro. “I turcomanni sono quasi tutti privi di esperienza e molti di loro non hanno fatto neanche il servizio militare – prosegue il giovane che chiede l’anonimato. Formalmente la minoranza turcofona non riceverebbe nessun contributo da Ankara se non “aiuti umanitari”, ma fonti interne al campo confermano di essere state addestrate da uomini del ‘Mukabarat turco’, ovvero l’Intelligence. Il governo di Erdogan dal canto suo non ha nessun interesse a rendere noto il proprio coinvolgimento diretto in quella che appare sempre più come una guerra per procura.

    Da mesi infatti va in scena una subdola strumentalizzazione delle minoranze che potrebbe influire sul futuro equilibrio regionale. In questo quadro confuso, il focolaio jihadista anti Assad di Jabal Turkman sembrerebbe quindi la risposta turca alla concessione di una sempre più ampia autonomia da parte del governo di Damasco al “Kurdistan siriano” dove proliferano i separatisti del PKK (con cui Ankara è in lotta da mezzo secolo). Galvanizzato dal governo di Assad, il partito dei lavoratori curdo ha trovato recentemente nuovo slancio per riprendere a combattere contro “gli oppressori”. Una guerra nella guerra che ha portato la scorsa estate a più 150 morti come risultato della larga offensiva lanciata da Erdogan in riposta a diversi attentati contro le sue guardie di confine. Così a distanza di poco meno di due anni dall’inizio delle rivolte, l’instabilità siriana travalica il territorio nazionale e diventa terreno fertile per ogni sorta di gruppo armato che dichiara di voler combattere Bashar al Assad. “Apriamo le porte a chiunque voglia venire ad aiutarci – spiega Abu Salim -. Dopo la caduta del regime la Siria tornerà ai siriani”. Per i ceceni, invece, giungerà il momento di trovare un altro terreno di battaglia.
    Dei c.d ribelli "siriani" sarà siriano massimo il 10%

  6. #16
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    meno male che i turchi vogliono la pace nel mondo islamico.

  7. #17
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Citazione Originariamente Scritto da José Frasquelo Visualizza Messaggio
    meno male che i turchi vogliono la pace nel mondo islamico.
    certo che vogliono la pace.
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  8. #18
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Siria: il regime è disposto al dialogo con l’opposizione

    Al-Quds al-Arabi (09/01/2013). Venerdì sera il regime siriano ha dichiarato di essere disponibile ad avviare un dialogo “senza condizioni” con l’opposizione siriana per porre fine a un conflitto che va avanti da 22 mesi. Il ministro dell’Informazione siriano, Imran Zoubi, nel corso di un’intervista per la televisione ufficiale siriana, ha detto che è la porta è aperta per qualsiasi siriano che voglia avviare un dialogo senza condizioni.

    Il 30 gennaio, il presidente della coalizione nazionale siriana delle forze della rivoluzione e dell’opposizione, Muadh al Khatib, ha posto le condizioni per dar inizio a dei dialoghi con i rappresentanti del regime siriano. Khatib ha chiesto la liberazione di 160 militanti incarcerati nelle prigioni siriane e il rinnovo dei passaporti dei cittadini esiliati nelle ambasciate siriane all’estero, prima dell’inizio di qualsiasi tipo di dialogo


    Siria: il regime è disposto al dialogo con l?opposizione - Arabpress | Arabpress
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  9. #19
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    ma magari. Manco ottomani sono questi.

  10. #20
    Cancellato
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    Predefinito Re: Siria, sospesa la creazione del governo d'opposizione


 

 
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