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    Da Marx a Benedetto XVI. Il manifesto che fa tremare il PD, e non solo » Settimo Cielo - Blog - L'espresso

    Da Marx a Benedetto XVI. Il manifesto che fa tremare il PD, e non solo

    “La manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pone di fronte ad una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione più grave e al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia”.
    Questo è il folgorante esordio di un documento politico firmato da quattro studiosi e intellettuali di formazione marxista e di area del Partito Democratico, reso pubblico il 16 ottobre alla vigilia dell’incontro delle associazioni cattoliche a Todi.
    Un documento con un simile esordio – e con un seguito ad esso del tutto coerente, riportato integralmente più sotto – difficilmente sarebbe oggi prodotto e sottoscritto di slancio da tutte le associazioni cattoliche convocate nella città umbra. C’è in esso un’adesione esplicita a tesi di Benedetto XVI e del cardinale Angelo Bagnasco che in campo cattolico non godono affatto di un’esegesi concorde e di un’applicazione pratica conseguente e convinta.
    Che i “principi non negoziabili”, ad esempio, siano il fondamento di una buona politica che riguardi ogni altro aspetto della società, in quanto delineano il concetto stesso di uomo, non è affatto una tesi pacificamente condivisa da tutti i cattolici riuniti a Todi. E invece è proprio ciò che sostengono i quattro autori del documento.
    Essi sono Giuseppe Vacca, Pietro Barcellona, Mario Tronti e Paolo Sorbi. Solo l’ultimo, sociologo, è da sempre cattolico. Vacca, storico e scienziato della politica, è il presidente dell’Istituto Gramsci ed è da molti anni uno degli intellettuali più autorevoli attivi nel Partito Democratico. Barcellona è un filosofo anch’esso di area PD, da qualche anno orientatosi a una nuova riflessione sull’uomo con una forte attenzione alle posizioni della Chiesa. Tronti, già fondatore dei “Quaderni Rossi” e teorico dell’operaismo e dell’autonomia del politico, oggi presidente dell’ingraiano Centro per la Riforma dello Stato, si è ultimamente dedicato alla critica della democrazia.
    Il loro documento è un appello al Partito democratico e in genere alla sinistra.
    La sua uscita, programmata sul “Corriere della Sera” ma inopinatamente qui venuta a mancare, è avvenuta domenica 16 ottobre sul quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire“, che vi ha dato molto risalto, con un richiamo in prima pagina.
    Ecco qui di seguito il testo integrale del documento.
    *
    L’EMERGENZA ANTROPOLOGICA: PER UNA NUOVA ALLEANZA
    di Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti, Giuseppe Vacca
    La manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pone di fronte ad una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione più grave e al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia. Germina sfide che esigono una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religioni e politica. Pertanto riteniamo degne di attenzione e meritevoli di speranza le novità che nel nostro Paese si annunciano in campo religioso e civile.
    A noi pare che negli ultimi anni – un periodo storico cominciato con la crisi finanziaria del 2007 e in Italia con il crepuscolo della “seconda Repubblica” – mentre la Chiesa italiana si impegnava sempre più a rimodulare la sua funzione nazionale, un interlocutore come il Partito democratico sia venuto definendo la sua fisionomia originale di “partito di credenti e non credenti”. Sono novità significative che ampliano il campo delle forze che, cooperando responsabilmente, possono concorrere a prospettare soluzioni efficaci della crisi attuale.
    Il terreno comune è la definizione della nuova laicità, che nelle parole del segretario del Pd muove dal riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose e nel magistero della Chiesa da una visione positiva della modernità, fondata sull’alleanza di fede e ragione. Nel suo libro-intervista “Per una buona ragione”, Pier Luigi Bersani afferma che il “confronto con la dottrina sociale della Chiesa” è un tratto distintivo della ispirazione riformistica del Pd e che la presenza in Italia ”della massima autorità spirituale cattolica” può favorire il superamento del bipolarismo etico che in passaggi cruciali della vita del Paese ha condizionato negativamente la politica democratica. Ribadendo, infine, la “responsabilità autonoma della politica”, Bersani esprime una opzione decisa per una sua visione “che non volendo rinunciare a profonde e impegnative convinzioni etiche e religiose, affida alla responsabilità dei laici la mediazione della scelta concreta delle decisioni politiche”.
    Per quanto riguarda la Chiesa cattolica vi sono due punti della relazione del cardinale Bagnasco alla riunione del Consiglio permanente dei vescovi del 26-29 settembre 2011 che meritano particolare attenzione.
    Il primo riguarda la critica della “cultura radicale”: essa è rivolta a quelle posizioni che, “muovendo da una concezione individualistica”, rinchiudono “la persona nell’isolamento triste della propria libertà assoluta, slegata dalla verità del bene e da ogni relazione sociale”.
    Il secondo è la proposta di nuove modalità dell’impegno comune dei cattolici per contrastare quella che in una precedente occasione aveva definito “la catastrofe antropologica”: “la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica”. E non è meno significativa la sua giustificazione storica: “A dar coscienza ai cattolici oggi non è anzitutto un’appartenenza esterna, ma i valori dell’umanizzazione [che] sempre di più richiamano anche l’interesse di chi esplicitamente cattolico non si sente”. In altre parole, la “possibilità” di questo nuovo soggetto origina dall’impegno sociale e culturale del laicato, nel quale i cattolici sono “più uniti di quanto taluno vorrebbe credere” grazie alla bussola che li guida: la costruzione di un umanesimo condiviso.
    La definizione della nuova laicità e l’assunzione di una responsabilità più avvertita della Chiesa per le sorti dell’Italia esigono uno sviluppo dell’iniziativa politica e culturale volta non solo a interloquire con il mondo cattolico, ma anche a cercare forme nuove di collaborazione con la Chiesa, nell’interesse del Paese. A tal fine appare dirimente il confronto su due temi fondamentali del magistero di Benedetto XVI che nell’interpretazione prevalente hanno generato confusioni e distorsioni tuttora presenti nel discorso pubblico: il rifiuto del “relativismo etico” e il concetto di “valori non negoziabili”.
    Per chi dedichi la dovuta attenzione al pensiero di Benedetto XVI non dovrebbero sorgere equivoci in proposito. La condanna del “relativismo etico” non travolge il pluralismo culturale, ma riguarda solo le visioni nichilistiche della modernità che, seppur praticate da minoranze intellettuali significative, non si ritrovano a fondamento dell’agire democratico in nessun tipo di comunità: locale, nazionale e sovranazionale. Il “relativismo etico” permea, invece, profondamente, i processi di secolarizzazione, nella misura in cui siano dominati dalla mercificazione. Ma non è chi non veda come la lotta contro questa deriva della modernità costituisca l’assillo fondamentale della politica democratica, comunque se ne declinino i principii, da credenti o da non credenti.
    D’altro canto, non dovrebbero esserci equivoci neppure sul concetto di “valori non negoziabili” se lo si considera nella sua precisa formulazione. Un concetto che non discrimina credenti e non credenti, e richiama alla responsabilità della coerenza fra i comportamenti e i principii ideali che li ispirano. Un concetto che attiene, appunto, alla sfera dei valori, cioè dei criteri che debbono ispirare l’agire personale e collettivo, ma non nega l’autonomia della mediazione politica. Non si può quindi far risalire a quel concetto la responsabilità di decisioni in cui, per fallimenti della mediazione laica, o per non nobili ragioni di opportunismo, vengano offese la libertà e la dignità della persona umana fin dal suo concepimento.
    Ad ogni modo, se nell’approccio alle sfide inedite della biopolitica ci sono stati e si verificano equivoci e cadute di tal genere non solo in scelte opportunistiche del centrodestra, ma anche nel determinismo scientistico del centrosinistra, la riaffermazione del valore della mediazione laica che sembra ispirare “la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica” rischiara il terreno del confronto fra credenti e non credenti. Quindi dipenderà dall’iniziativa culturale e politica delle forze in campo se quella “possibilità” acquisterà un segno progressivo o meno nella vicenda italiana.
    A tal fine noi riteniamo che il Pd debba promuovere un confronto pubblico con la Chiesa cattolica e con le altre confessioni religiose operanti in Italia oltre che sui temi cosiddetti “eticamente sensibili”, su quelli che attengono in maniera più stringente ai rischi attuali della nazione italiana: la tenuta della sua unità, la “sostanza etica” del regime democratico.
    Tanto sull’uno, quanto sull’altro, la storia dell’Italia unita dimostra che la funzione nazionale assolta o mancata dal cattolicesimo politico è stata determinante e lo sarà anche in futuro.

  2. #2
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    insomma, quando la weltgeschichte ti dà torto, meglio rifurgiarsi in chiesa.

  3. #3
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    Insomma il Partito Comunista Reazionario di facebook

  4. #4
    Il Sogno Di Una Cosa
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    Citazione Originariamente Scritto da Feliks Visualizza Messaggio
    Troll perché non mi avevi detto nulla?
    come no? avevo fatto pure il thread

    http://forum.termometropolitico.it/f...ingeriani.html

  5. #5
    Il Sogno Di Una Cosa
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    Citazione Originariamente Scritto da Feliks Visualizza Messaggio
    insomma, quando la weltgeschichte ti dà torto, meglio rifurgiarsi in chiesa.
    se viene a mancare la dialettica storica occorre fare riferimento a qualche altra istanza che trascenda la triste immanenza delle cose

  6. #6
    Il Sogno Di Una Cosa
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    Le critiche della Weil a Marx non potrebbero essere a questo riguardo più chiare. Ricordiamo: "Marx ha puramente e semplicemente attribuito alla materia sociale quel movimento verso il bene attraverso le contraddizioni; che Platone ha descritto come caratteristico della creatura pensante tratta in alto dall'operazione soprannaturale della grazia. Dunque, da lui la materia è vista come una macchina atta a fabbricare del bene". Ma qui sta la sua illusione; perciò il marxismo non è altro che "...un sistema secondo il quale i rapporti di forza, che definiscono la struttura sociale; determinano interamente sia il destino che i pensieri degli uomini. Tale sistema è implacabile. La forza, in esso, è tutto; nessuna speranza vi ha accesso per la giustizia. Nemmeno per la speranza di concepirlo nella sua verità, giacché i pensieri non fanno che riflettere i rapporti di forza". "Il marxismo per quel che è vero è interamente contenuto nella pagina di Platone sul grosso animale, e vi è contenuta altresì la sua confutazione" (8). In quanto il marxismo è la migliore prova dell'impossibilità per la forza di cangiarsi in giustizia, il pensiero rivoluzionario — e non già la religione — è il vero oppio del popolo. Questa radicalità dell'opposizione tra giustizia e forza, la conduce a spiegare che è assurda la fede "in un meccanismo inscritto nella struttura stessa della materia sociale, che dovrebbe apportare automaticamente la giustizia agli uomini".

    Augusto Del Noce - Simone Weil (1909-1943) interprete del mondo di oggi

  7. #7
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    Predefinito Re: Marxisti ritornano all'ovile

    Cioè tutto sto muro di testo per dire che vogliono un governo mondiale ?
    Lo dicessero e bon, invece di fracassare i maroni con sti discorsi interminabili.
    Religione, Patria, Famiglia e Autogestione dei Mezzi di Produzione.

 

 

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