Certamente non indenne dall'influenza della cultura religiosa del suo tempo, sempre alla ricerca di capri espiatori e tormentata dallo spettro dell'eresia, Bosch trasfigurò i mostri del peccato nei suoi capolavori come il Trittico dei giudizio finale e il Trittico delle tentazioni. Oppure, sulla falsariga di una allegoria sempre tendente a mascherarsi, ci provò brillantemente con La nave dei folli, in cui il decadimento morale del clero appare in tutta la sua incisività.
LA NAVE DEI FOLLI
La nave dei folli (1490-1500)
Louvre, Parigi
Un clero da Carmina burana domina la scena; un pazzo beve tranquillamente sull'albero della nave; sotto, un passeggero stravolto vomita, altri si abbandonano a cori di cui pare di percepire l'eco; una suora suona il liuto e un'altra porge da bere ad uno dei partecipanti al viaggio, ormai sdraiato sul fondo dell'imbarcazione. Dall'acqua due nuotatori cercano di salire a bordo per partecipare alla festa. Sull'albero sventola una bandiera turca (simbolo quindi del paganesimo dilagante), e sotto è legato un pollo allo spiedo, che un ladro cerca di rubare sporgendosi da un cespuglio della vicina riva, presso cui il singolare natante naviga... La scena è osservata, con inquietante partecipazione, da una civetta.
Il complesso figurativo è colmo di significati simbolici che ripropongono alcuni elementi già rintracciabili in altre opere di Bosch. Ad esempio la brocca, che ricorre frequentemente con configurazioni molteplici, fino ad assumere l'aspetto zoomorfo e antropomorfo. Questo oggetto, come peraltro le ciliegie, è considerato emblema della lussuria; sullo stesso fronte metaforico, la scena dell'uomo che tenta di arrivare al pollo: in questo caso il peccato evocato è quello della gola. Il richiamo al tema della musica non va solo inteso come contributo all'enfatizzazione del messaggio ludico compresso nella rappresentazione, ma anche come la diffusa associazione tra musica e demoniaco, così affermata nella cultura medievale. In generale, l'opera risulta una critica diretta al clero, che Hieronymus elaborò forse partendo dal poema di Brant, ma pur senza ignorare il tema iconografico della nave della Chiesa, che viaggia verso la salvezza. Motivo diffuso già nella simbologia paleocristiana, la nave, che aveva come albero un crocifisso, risulta, nella realizzazione di Bosch, totalmente ricostruito, al punto che quel crocifisso si trasforma in una sorta di albero della cuccagna: metafora del decadimento dei valori perseguiti dalla Chiesa.
La tensione escatologica tipica delle opere di Bosch non è assente nella rappresentazione della barca, ma il suo equipaggio pare non curarsi del dopo, delle crepe che il loro comportamento determina nel monolite della fede. Una civetta (simbolo dell'eresia), una bandiera turca (il paganesimo) e degli uomini nudi (richiamo ai "pericoli" del corpo), circondano la ciurma degli inquieti viaggiatori. L'abbandono della via della spiritualità per il sentiero della dissolutezza, è quindi l'incipit de La Nave dei folli, che nella allegoria dei peccati trasportati, intende in pratica accusare chi si è ormai totalmente abbandonato alle adulazioni del materialismo, perdendo di vista la luce dello spirito.
L'accusa, quasi preriformista del pittore di 's-Hertogenbosch, che qui appare solo in diretta relazione alla Chiesa, era già stata rivolta da Bosch anche all'ambiente laico, con i Sette vizi capitali.
Da "Bosch: una vita tra i simboli", Massimo Centini (Edizioni Polistampa, Firenze - pag. 59)