Mario Bussagli
Il pittore Jeroen Anthoniszoon van Aken, meglio noto come Hieronymus Bosch, non è solo uno dei grandi maestri della pittura fiamminga, anzi universale: è soprattutto un enigma rimasto insoluto nei secoli. Dalle sue opere superstiti, tecnicamente di avanguardia nei decenni che chiudono il Quattrocento e nei primi del Cinquecento, si irradia un messaggio, un insegnamento, un'affermazione di cui si è perduta la chiave. Ma dalle forme mostruose e da quelle (più rare) pervase di serenità e perfino di speranza traspaiono insieme una potenza espressiva che ha del prodigioso, una cultura vastissima non facilmente definibile nei suoi contorni e un animo tormentato, se non addirittura contorto.
Dal Trittico del giudizio (dettaglio)
In parole più semplici: Hieronymus Bosch è una personalità misteriosa che sul piano critico offre una serie nutrita di problemi (in parte insolubili), ma che è capace di affascinare critici e spettatori, appartenenti a epoche e a culture diverse, già solo con la sua straordinaria capacità d'invenzione. Chiunque egli fosse, e le possibilità sono molte, Bosch fu (e rimane) una personalità di eccezione, un caso limite, per certi aspetti assolutamente isolato e irripetibile.
Nell'immensa produzione figurativa ispirata al "demoniaco", che va dalla cattiveria maligna delle immagini egiziane e mesopotamiche alla violenza spaventosa e bestiale di quelle tibetane, attraverso le strane congruenze dei demoni gotici di Francia e d'Italia con quelli dell'arte greco-buddhista del Gandhara (anteriori di un millennio), i demoni di Bosch, impostati sulla mescolanza delle forme, hanno un posto a sé. Anche perché le "mescolanze" non si limitano al mondo animato, ma includono manufatti umani (come il "cavallo-orcio"), accrescendo il dominio del demoniaco ed espandendolo anche all'inanimato e al frutto del lavoro umano, con un effetto di ripugnanza e di sconcerto in coloro che osservano le sue opere.
Analogamente, un effetto del genere è ottenuto con appropriate deformazioni anatomiche che trasformano parti o strutture di animali o uomini in qualcosa di incongruo, di non funzionante, nell'ambito di un'immagine malignamente caricaturale o pesantemente grottesca. Ne è un esempio tipico l'essere semiumano dalla testa di uccello coperta dall'imbuto che, nelle Tentazioni di sant'Antonio di Lisbona, porta sui pattini la propria grottesca deformità. Il suo becco, normalmente ricurvo in un senso nella parte superiore e in senso inverso in quella inferiore, incrocia assurdamente le due parti così da escludere presa e chiusura. E la parte inferiore reca infilzato un plico con una scritta non chiara: forse «Bosco», firma spagnoleggiante (o italianizzante?) dell'autore.
Dal Trittico delle tentazioni (dettaglio)
Nei demoni di Bosch si spande spesso una vibrazione consimile alla grossolanità ridicola di quelli buddhisti dell'India centromeridionale e un'eco lontana dei tratti caricaturali con cui si definiscono certe figure demoniache minori nell'arte cinese e giapponese. Sono corrispondenze tenui, che si possono rilevare più per intuizione che per analisi e confronto, e che non possono avere base storica alcuna, per accertata impossibilità specifica; eppure manifestano in lui una visione del demoniaco, del male e del difforme che sembra capace di sintetizzare l'intera esperienza umana nella rappresentazione del male. Senza dubbio, Bosch ha raggiunto in questo particolare settore una potenza espressiva (e forse esorcizzante) raramente avvicinata da altri.
Ma l'enigma di Bosch non si incentra solo sul demoniaco, anche se è questo che colpisce di più, e sarebbe assai riduttivo considerarlo solo come creatore di fantasie "bizzarre". L'enigma è molto più complesso e profondo.
Certo è che, per risolverlo, dovremmo conoscerne in maniera più sicura e precisa la preparazione culturale che, anche nel caso che egli avesse avuto un "suggeritore", una guida, doveva essere vasta e profonda. E, se avessimo maggiori informazioni sulla sua vita, che scorre, senza grandi tempeste apparenti, nella piccola città di 's Hertogenbosch da cui trae lo pseudonimo, molti aspetti inquietanti della sua arte diverrebbero probabilmente più chiari. […]
Dal Trittico degli eremiti (dettaglio)
La critica iniziale si sofferma soprattutto sulle notazioni demoniache, considerandole delle esercitazioni più o meno fantasiose del pittore, teso suscitare sensazioni educative di disagio e di repellenza in coloro che contemplavano le sue opere. Per quanto ne apprezzi il vigore e l'inventiva, questa critica non si domanda affatto né quale sia la spinta interiore che avvia Bosch su questa strada insolita, né quale sia il significato "vero” delle composizioni, contentandosi, con qualche disinvoltura, di spiegazioni piuttosto superficiali e relativamente semplici. È una critica che non "legge" interamente le opere, che sorvola molti dei particolari più astrusi e che non rivela l'incongruità di certe scene minori poste a fianco e a complemento di quelle principali e più chiare. In definitiva, quasi per una sorta di pigrizia (e un po' per lo spirito del tempo che non sottilizza sui mezzi iconografici), si considera lecita e ortodossa ogni opera a soggetto cristiano, quali che siano i particolari che la completano. Ma nessuno si è preoccupato di scendere nella profondità dell'animo di Bosch.
La critica moderna, invece, oltre ad appoggiarsi volentieri alla psicanalisi, muove da attente e minuziose ricerche sul mondo religioso e sociale che circondava il Maestro, sulle correnti eretiche del tempo, sul pensiero esoterico dominante a 's Hertogenbosch e nelle Fiandre. Ma in genere, anche se non lo confessa, essa ha quasi rinunciato a tentar di risolvere il "mistero" di Bosch, perché non trova nessuna corrente di pensiero e nessun testo che siano veramente in grado di offrircene la chiave in maniera non opinabile.
Dal Trittico del fieno (dettaglio)
Ne consegue che, quando non si aggira il problema, ci si domanda ancora, affannosamente, se il grande pittore fiammingo fu un eretico, un ribelle, un mago deluso, un credente che sbatteva in faccia agli uomini del suo tempo (anzi di tutti i tempi) bestialità e cattiverie che formano l'essenza del comportamento umano comune; oppure se fu un uomo che riuscì a vedere quale sia l'estensione e la potenza delle forze del male in un mondo che non ha saputo ascoltare la parola del Cristo.
Certo è che, chiunque egli fosse, nessuno può dire con sicurezza di essere riuscito a comprenderlo. Dei suoi contemporanei e delle generazioni a lui più vicine, nessuno gridò all'eresia o lo accusò di magia, né trasse insegnamento dalla sua denuncia. Bosch piacque, semplicemente, e il suo tempo si limitò ad ammirarlo per i suoi colori, per le sue figure esili o corpose, soprattutto per quell'apparente capacità di crear forme insolite, di presentare il demoniaco in maniera nuova, infinitamente più mostruosa e impressionante delle consuete forme medievali.
Da Visioni dell'aldilà. La caduta dei dannati (dettaglio)
Mario Bussagli – da Bosch, Art Dossier Giunti (pag. 5 e seguenti)