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Discussione: Bosch: arte alchemica

  1. #21
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Mario Bussagli


    Il pittore Jeroen Anthoniszoon van Aken, meglio noto come Hieronymus Bosch, non è solo uno dei grandi maestri della pittura fiamminga, anzi universale: è soprattutto un enigma rimasto insoluto nei secoli. Dalle sue opere superstiti, tecnicamente di avanguardia nei decenni che chiudono il Quattrocento e nei primi del Cinquecento, si irradia un messaggio, un insegnamento, un'affermazione di cui si è perduta la chiave. Ma dalle forme mostruose e da quelle (più rare) pervase di serenità e perfino di speranza traspaiono insieme una potenza espressiva che ha del prodigioso, una cultura vastissima non facilmente definibile nei suoi contorni e un animo tormentato, se non addirittura contorto.





    Dal Trittico del giudizio (dettaglio)


    In parole più semplici: Hieronymus Bosch è una personalità misteriosa che sul piano critico offre una serie nutrita di problemi (in parte insolubili), ma che è capace di affascinare critici e spettatori, appartenenti a epoche e a culture diverse, già solo con la sua straordinaria capacità d'invenzione. Chiunque egli fosse, e le possibilità sono molte, Bosch fu (e rimane) una personalità di eccezione, un caso limite, per certi aspetti assolutamente isolato e irripetibile.
    Nell'immensa produzione figurativa ispirata al "demoniaco", che va dalla cattiveria maligna delle immagini egiziane e mesopotamiche alla violenza spaventosa e bestiale di quelle tibetane, attraverso le strane congruenze dei demoni gotici di Francia e d'Italia con quelli dell'arte greco-buddhista del Gandhara (anteriori di un millennio), i demoni di Bosch, impostati sulla mescolanza delle forme, hanno un posto a sé. Anche perché le "mescolanze" non si limitano al mondo animato, ma includono manufatti umani (come il "cavallo-orcio"), accrescendo il dominio del demoniaco ed espandendolo anche all'inanimato e al frutto del lavoro umano, con un effetto di ripugnanza e di sconcerto in coloro che osservano le sue opere.
    Analogamente, un effetto del genere è ottenuto con appropriate deformazioni anatomiche che trasformano parti o strutture di animali o uomini in qualcosa di incongruo, di non funzionante, nell'ambito di un'immagine malignamente caricaturale o pesantemente grottesca. Ne è un esempio tipico l'essere semiumano dalla testa di uccello coperta dall'imbuto che, nelle Tentazioni di sant'Antonio di Lisbona, porta sui pattini la propria grottesca deformità. Il suo becco, normalmente ricurvo in un senso nella parte superiore e in senso inverso in quella inferiore, incrocia assurdamente le due parti così da escludere presa e chiusura. E la parte inferiore reca infilzato un plico con una scritta non chiara: forse «Bosco», firma spagnoleggiante (o italianizzante?) dell'autore.



    Dal Trittico delle tentazioni (dettaglio)

    Nei demoni di Bosch si spande spesso una vibrazione consimile alla grossolanità ridicola di quelli buddhisti dell'India centromeridionale e un'eco lontana dei tratti caricaturali con cui si definiscono certe figure demoniache minori nell'arte cinese e giapponese. Sono corrispondenze tenui, che si possono rilevare più per intuizione che per analisi e confronto, e che non possono avere base storica alcuna, per accertata impossibilità specifica; eppure manifestano in lui una visione del demoniaco, del male e del difforme che sembra capace di sintetizzare l'intera esperienza umana nella rappresentazione del male. Senza dubbio, Bosch ha raggiunto in questo particolare settore una potenza espressiva (e forse esorcizzante) raramente avvicinata da altri.
    Ma l'enigma di Bosch non si incentra solo sul demoniaco, anche se è questo che colpisce di più, e sarebbe assai riduttivo considerarlo solo come creatore di fantasie "bizzarre". L'enigma è molto più complesso e profondo.
    Certo è che, per risolverlo, dovremmo conoscerne in maniera più sicura e precisa la preparazione culturale che, anche nel caso che egli avesse avuto un "suggeritore", una guida, doveva essere vasta e profonda. E, se avessimo maggiori informazioni sulla sua vita, che scorre, senza grandi tempeste apparenti, nella piccola città di 's Hertogenbosch da cui trae lo pseudonimo, molti aspetti inquietanti della sua arte diverrebbero probabilmente più chiari. […]



    Dal Trittico degli eremiti (dettaglio)


    La critica iniziale si sofferma soprattutto sulle notazioni demoniache, considerandole delle esercitazioni più o meno fantasiose del pittore, teso suscitare sensazioni educative di disagio e di repellenza in coloro che contemplavano le sue opere. Per quanto ne apprezzi il vigore e l'inventiva, questa critica non si domanda affatto né quale sia la spinta interiore che avvia Bosch su questa strada insolita, né quale sia il significato "vero” delle composizioni, contentandosi, con qualche disinvoltura, di spiegazioni piuttosto superficiali e relativamente semplici. È una critica che non "legge" interamente le opere, che sorvola molti dei particolari più astrusi e che non rivela l'incongruità di certe scene minori poste a fianco e a complemento di quelle principali e più chiare. In definitiva, quasi per una sorta di pigrizia (e un po' per lo spirito del tempo che non sottilizza sui mezzi iconografici), si considera lecita e ortodossa ogni opera a soggetto cristiano, quali che siano i particolari che la completano. Ma nessuno si è preoccupato di scendere nella profondità dell'animo di Bosch.
    La critica moderna, invece, oltre ad appoggiarsi volentieri alla psicanalisi, muove da attente e minuziose ricerche sul mondo religioso e sociale che circondava il Maestro, sulle correnti eretiche del tempo, sul pensiero esoterico dominante a 's Hertogenbosch e nelle Fiandre. Ma in genere, anche se non lo confessa, essa ha quasi rinunciato a tentar di risolvere il "mistero" di Bosch, perché non trova nessuna corrente di pensiero e nessun testo che siano veramente in grado di offrircene la chiave in maniera non opinabile.



    Dal Trittico del fieno (dettaglio)



    Ne consegue che, quando non si aggira il problema, ci si domanda ancora, affannosamente, se il grande pittore fiammingo fu un eretico, un ribelle, un mago deluso, un credente che sbatteva in faccia agli uomini del suo tempo (anzi di tutti i tempi) bestialità e cattiverie che formano l'essenza del comportamento umano comune; oppure se fu un uomo che riuscì a vedere quale sia l'estensione e la potenza delle forze del male in un mondo che non ha saputo ascoltare la parola del Cristo.
    Certo è che, chiunque egli fosse, nessuno può dire con sicurezza di essere riuscito a comprenderlo. Dei suoi contemporanei e delle generazioni a lui più vicine, nessuno gridò all'eresia o lo accusò di magia, né trasse insegnamento dalla sua denuncia. Bosch piacque, semplicemente, e il suo tempo si limitò ad ammirarlo per i suoi colori, per le sue figure esili o corpose, soprattutto per quell'apparente capacità di crear forme insolite, di presentare il demoniaco in maniera nuova, infinitamente più mostruosa e impressionante delle consuete forme medievali.



    Da Visioni dell'aldilà. La caduta dei dannati (dettaglio)


    Mario Bussagli – da Bosch, Art Dossier Giunti (pag. 5 e seguenti)
    Ultima modifica di Silvia; 16-09-10 alle 21:19

  2. #22
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Il "trittico delle delizie" potrebbe benissimo essere i concetti trasposti in immagini dei Fedeli Dell'amore. Nati molto prima degli Illuminati di Baviera e della massoneria

  3. #23
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Riporto alcuni stralci della novella fantastica di Dino Buzzati, pubblicata come presentazione del libro d'arte "L'opera completa di Bosch" (Rizzoli).
    Un contributo prezioso per chi voglia comprendere il messaggio insito nelle sue opere... quasi a dimostrare come, per tentare di accedere al linguaggio segreto di uno degli artisti più enigmatici, non sia strettamente necessario passare attraverso lo scandaglio razionale.





    Bosch, Autoritratto, Biblioteca municipale di Arras



    Dino Buzzati

    IL MAESTRO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE


    Poiché mi ero sempre molto interessato del pittore Hieronymus Bosch, durante un viaggio in Olanda andai a visitare la sua città, cioè 's-Hertogenbosch, detta anche Bois-le-Duc, che noi chiamiamo Boscoducale. E qui l'albergatore, persona abbastanza colta, mi disse: "Se non altro per curiosità, signore, perché non va a trovare il vecchio Peter van Teller? E' un tipo un po' strambo, un orologiaio che vive di una piccola rendita dopo aver ceduto la sua bottega al nipote. Credo sia il decano di 's-Hertogenbosch. Per tutta la vita si è occupato di Bosch, è convinto anzi che Bosch sia un suo antenato da parte di madre. Su Bosch ha scritto anche un libretto, tanti anni fa, che a quei tempi fece un certo scandalo. Ha certe sue idee curiose. Chissà, un incontro potrebbe esserle utile.." Dicendo questo però sorrideva con una certa ironia, e io mi chiedevo se parlasse sul serio o invece intendesse prendermi benevolmente in giro.

    All'indirizzo indicatomi, in una piccola strada dietro il palazzo municipale, trovai una casetta a due piani, di classico stile vecchia Olanda […] Tirai, al cancello, la maniglia della campanella e dopo poco venne ad aprirmi una donnetta sui sessant'anni, straordinariamente linda, con una gentile cuffia bianca. Siccome parlava soltanto in olandese, non capii bene se fosse una donna di servizio oppure una parente del vecchio orologiaio. Per fortuna intervenne in aiuto un passante che conosceva il tedesco. Seppi così che van Teller era uscito per la passeggiata pomeridiana e non sarebbe rientrato che fra un'ora. Però, se non volevo aspettarlo, potevo raggiungerlo al giardino pubblico; van Teller sedeva sempre sulla terza panchina a destra entrando. E non potevo sbagliare: era l'uomo più vecchio di 's-Hertogenbosch e portava un cappello d'altri tempi a tesa larghissima. Un passante mi indicò la strada e dopo pochi minuti vidi il curioso personaggio. […] Quanti anni avrà avuto? Ottanta? novanta? duecento? Impressionante il numero di rughe che solcavano il volto scarno, eppure era ancora una fisionomia viva e in certo modo battagliera. Come mi avvicinai e lui mi guardò, avvertii subito, vedendolo di faccia, una straordinaria rassomiglianza con l'unico sicuro ritratto di Hieronymus Bosch che si conosca, il disegno cioè che si conserva ad Arras; gli stessi occhi penetranti e maliziosi di falco, la stessa bocca perentoria che finisce in due pieghe alquanto beffarde. […] Era lo stesso uomo, pareva arrivato alle soglie della decrepitezza.

    Mi presentai e fui lieto di constatare che anche van Teller conosceva abbastanza bene il tedesco. In compenso bisognava quasi urlargli nelle orecchie, tanto era sordo. "Chi le ha detto di rivolgersi a me?" domandò per prima cosa. E come lo ebbe saputo fece un breve sogghigno, quasi che stimasse l'albergatore persona poco raccomandabile. Poi tacque e riprese a guardare la gente, come se io non esistessi. […] Si riscosse, mi guardò, sorrise (aveva ancora i suoi denti): "Lei è venuto a cercarmi per il grande Hieronymus? Eh, eh. Innanzi tutto è mio dovere avvertirla, signore, che qui in città mi considerano un matto". E fece una stridula risata da cornacchia. Intanto mi ero seduto al suo fianco. Con una mano scheletrica ma tutt'altro che tremante, strinse una delle mie. "Ma lei, signore, viene da lontano, lei non può sapere di questi pettegolezzi di provincia, a lei non possono interessare, però lei mi è simpatico, signore. A lei, se crede, posso dire alcune cose. Eh, eh. Avrà notato immagino, che io assomiglio a qualcuno!". "In modo sorprendente", dissi: "Una coincidenza quasi incredibile". "Coincidenza, amico mio? Crede proprio si tratti di coincidenza?". "Intende dire, signor van Teller, che si tratta di sangue?". "Chissà, chissà", fece lui enigmatico: "Certe cose noi non le potremo mai sapere". Dopodiché non si fece pregare per raccontarmi la sua storia.

    Figlio di un orologiaio, aveva seguito umilmente le orme paterne, occupandosi sempre del negozio ma, fin da ragazzo, una fortissima attrazione lo portava verso tutto ciò che riguardava il famoso pittore, ritenuto, in famiglia, un antenato di sua mamma, nata van Aken. […] Poi, fattosi uomo, era riuscito a vederli pressoché tutti, i celebri dipinti; era stato a Vienna, a Berlino, a Parigi, a Venezia, a Lisbona e più di una volta a Madrid. […] Mentre van Teller mi parlava, ebbi un piccolo soprassalto: con la coda dell'occhio mi era parso di vedere una cosa scura uscire da una siepe alle mie spalle e saltellare a scatti sull'erba; ma, come guardai, tutto era normale e tranquillo.[...] Mi diceva come nessuno dei tanti critici che avevano scritto su Bosch, anche firme autorevoli e reputatissime, lo avessero persuaso. "Parlano dell'inferno, parlano della dannazione eterna, parlano di sant'Agostino, delle eresie, della riforma di Lutero, vanno a frugare nella vita privata di Hieronymus, che nessuno di loro può conoscere, riempiono centinaia di pagine con interpretazioni gigantesche. E la psicanalisi! E l'angoscia esistenziale con quattro secoli di anticipo! E il surrealismo con quattro secoli di anticipo! … C'è stato uno, perfino, che ha registrato uno per uno i mostri – eh, eh, li chiamano mostri – e li ha classificati come fossero tanti coleotteri, e per ciascuno ha trovato il tipo di nevrosi corrispondente. E poi il manicheismo immancabile. E i refoulements sessuali… i complessi aberranti… la componente sodomitica… l'esoterismo negromantico… Quanta fatica inutile!". Si era fermato, ora batteva per terra con rabbia la punta del sottile bastone: "Ma se è così semplice; così limpido! Se non è mai esistito un pittore più realista e chiaro di lui!… Altro che fantasie, altro che incubi, altro che magia nera… La realtà nuda e cruda che gli stava davanti… Solo che lui era un genio che vedeva quello che nessuno, prima di lui e dopo di lui, è stato capace di vedere. Tutti qui il suo segreto: era uno che vedeva e ha dipinto quello che vedeva…".



    Alart Du Hameel, Il Giudizio Universale, stampa tratta da Hieronymus Bosch
    British Museum, Londra


    Io dissi: "Capisco. Certo, in sede letteraria, non si può negare .. […] Però lei non mi dirà che quegli esseri orrendi, rettili antropomorfi, osceni meccanismi, utensili trasformati in membra, gnomi e insetti abominevoli, lui li vedesse veramente, che quattro secoli fa girassero per le strade dell'Olanda". "Non li vedeva?" fece lui, arrogante: "Non giravano per le nostre strade? Oh, non mi faccia parlare!". A questo punto non ebbe più riserve. Confessò che pure lui, non tutti i giorni ma abbastanza spesso, "vedeva" il mondo come Bosch […] Cominciavo a capire perché l'albergatore, dandomi l'indirizzo di van Teller, sorridesse in modo insinuante. […] "Ma a lei", domandai, "non è mai venuta la voglia di dipingere?". "Aspetti", disse van Teller con aria di complicità: "Aspetti. Le farò vedere". […] Mi accorsi che eravamo giunti alla sua casa. Mi fece strada. Entrammo. Non si fermò al primo piano dove era presumibile fossero le stanze da letto… Si uscì nell'androne sommitale ricavato dallo scrimolo del tetto spiovente. Egli accese. Un getto di vivida luce cadde su una grande tavola poggiata a un cavalletto e dipinta per metà. Sotto, su un tavolo, pennelli, colori e tavolozza.

    Era, per quello che se ne potevo capire, un quadro incompiuto di Bosch. […] Io rimasi là, di pietra. Era uno dei più crudeli e disperati Bosch che avessi mai visto. Eppure mai, in nessun libro o raccolta, lo avevo riscontrato. "Ma è un Bosch autentico, questo, no? E' suo? Dove l'ha trovato? E perché è dipinto solo a metà?" Van Teller mi guardò sorridendo: "No, no, una semplice imitazione…". "Eppure, eppure mi ricorda…". Van Teller sembrò felice: "L'ha riconosciuto? Il Giudizio universale che andò distrutto nell'incendio del Prado? Lei ricorda la relativa stampa di Hameel, vero?" Sì, ora ricordavo perfettamente. Di quel prezioso dipinto, incenerito dalle fiamme, restava una sola testimonianza [..] ma ora qui, dinanzi a me, il capolavoro era per metà risuscitato. "E come è possibile?" feci io. […] "Qualche volta", disse (van Teller) "mi viene a trovare". Chi?". "Lui, il grande Hieronymus". "E come?".

    Corse a un tavolo pieno di carte e vi sedette. Prese una matita, poggiò la punta della matita su un foglio di carta, la matita si muoveva da sola. "E' qui, è qui. Stasera è venuto", annunciò con voce spiritata: "Lei è fortunato, signore". Dunque il vecchio orologiaio era un medium? E adesso mi proponeva le liturgie del caso? […] Nello stesso tempo, e la luce era tale che non poteva esserci trucco, due pennelli, da soli, si levarono lievitando dal tavolo, come due addomesticate bestioline tuffarono il ciuffo nella tavolozza, quindi puntarono verso il quadro … […] La scena era piuttosto allucinante. Van Teller, per quanto rapito in quella specie di trance, poté dire "Guardi, guardi dalla finestra". Guardai dalla finestra. E capii ciò che il vecchio orologiaio aveva prima cercato di spiegarmi. Sì, Hieronymus Bosch non aveva inventato nulla, aveva dipinto tale e quale lo spettacolo offerto quotidianamente ai suoi occhi.

    Di lassù non potevo scorgere che la casa di fronte e una fetta di quelle adiacenti. Ma, per l'incantesimo di quella notte, esse apparivano come scoperchiate e nell'interno si distingueva la gente che mangiava, dormiva, litigava, lavorava, faceva l'amore, odiava, sperava, desiderava, come tutti noi. Erano uomini e donne e bambini, tali e quali il nostro prossimo quotidiano, ma frammisti a loro, con supremazia di maggioranza, si agitavano brulicando innumerevoli cose viventi simili a celenterati, a ostriche, a ranocchie, a pesci ansiosi, a gechi iracondi, simili ai cosiddetti mostri di Hieronymus Bosch; e che non erano altro che creature umane, la vera essenza dell'umanità che ci circonda. Latravano, vomitavano, addentavano, sbavavano, infilzavano, dilaniavano, succhiavano, sbranavano Così come noi ci sbraniamo giorno e notte, a vicenda, magari senza saperlo.

    Poi di colpo la rivelazione cessò. […] Il silenzio della notte, l'immobilità delle cose. Tutto come quando ero entrato: tranne quella schifosa forma metà salamandra e metà uccello dipinta sulla tavola, che quando io ero entrato non c'era. […] Guardai attentamente il dipinto. Era eseguito con la perfezione dell'antico maestro, si notavano perfino le screpolature del colore che soltanto i secoli sanno dare. "Nessuno l'ha visto?", chiesi. "Nessuno". "E dopo?". "Dopo la mia morte, lei intende dire? No, signore, nessuno mai lo vedrà. Io sono un matto, un povero matto. Questo è il mio segreto. Ho dato disposizioni. Con me scomparirà".
    Ultima modifica di Silvia; 26-07-11 alle 21:38

  4. #24
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    Predefinito brava Silvia !

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    La questione non è solo complessa, ma anche controversa.

    Secondo alcuni studiosi, Bosch potrebbe essere stato un adepto del "Libero Spirito", una setta misteriosa dedita a rituali a sfondo sessuale, i cui seguaci erano chiamati "Adamiti", per l'assoluta nudità che caratterizzava le loro cerimonie. L'ambigua moralità del gruppo sosteneva che non era il peccato il male peggiore, bensì la sua repressione. E, benché non esistano prove del legame di Bosch con questa setta (si tratta di congetture spesso fantasiose), alcuni critici, e in particolare lo storico dell'arte Wilhelm Fränger, hanno sottolineato la solidità di questa unione, individuandovi uno dei motivi principali che condussero il pittore verso determinate scelte simboliche, destinate a raggiungere l'apoteosi nel Trittico delle Delizie.
    .

    Mi hanno segnalato, tempo fa, il testo di Wilhelm Fraenger " Il Regno Millennario di Hyeronimus Bosch ". Quando lo cercai non lo trovai da nessuna parte. Ora vedo che , oltre Guanda, l'ha pubblicato anche Abscondita e sicuramente lo prenderò.

    L'anno scorso, cercando proprio Fraenger, trovai un bel libro delle edizioni Taschen : " Bosch. Tutti i dipinti" di Walter Bosing. In circa cento pagine di grande formato vengono riproposti un po' tutti i quadri del misterioso artista.

    Nell'introduzione Bosing è scettico sulle tesi di Fraenger, che ritiene non sufficientemente documentate, in quanto, secondo lui, non ci sono prove storiche certe del legame tra Bosch ed alcuni movimenti "eretici" di allora.
    L'unica cosa certa è la sua appartenenza alla Confraternita della Nostra Diletta Signora, costituita da chierici e laici dediti al culto della Vergine Maria.

    Al di là di ciò che scrive Bosing ( ma sono convinto che il libro di Fraenger sia più accattivante ) il testo è valido proprio per la riproduzione dei vari dipinti di Bosch, come è d'uso nei testi delle edizioni Taschen.

    R.

    ,

  5. #25
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    Predefinito Rif: brava Silvia !

    Citazione Originariamente Scritto da Rosfebo Visualizza Messaggio
    .

    Mi hanno segnalato, tempo fa, il testo di Wilhelm Fraenger " Il Regno Millennario di Hyeronimus Bosch ". Quando lo cercai non lo trovai da nessuna parte. Ora vedo che , oltre Guanda, l'ha pubblicato anche Abscondita e sicuramente lo prenderò.

    L'anno scorso, cercando proprio Fraenger, trovai un bel libro delle edizioni Taschen : " Bosch. Tutti i dipinti" di Walter Bosing. In circa cento pagine di grande formato vengono riproposti un po' tutti i quadri del misterioso artista.

    Nell'introduzione Bosing è scettico sulle tesi di Fraenger, che ritiene non sufficientemente documentate, in quanto, secondo lui, non ci sono prove storiche certe del legame tra Bosch ed alcuni movimenti "eretici" di allora.
    L'unica cosa certa è la sua appartenenza alla Confraternita della Nostra Diletta Signora, costituita da chierici e laici dediti al culto della Vergine Maria.

    Al di là di ciò che scrive Bosing ( ma sono convinto che il libro di Fraenger sia più accattivante ) il testo è valido proprio per la riproduzione dei vari dipinti di Bosch, come è d'uso nei testi delle edizioni Taschen.

    R.
    Ti ringrazio moltissimo! Anch'io qualche anno fa avevo cercato senza successo il testo di Fränger, e non sapevo fosse stato recentemente pubblicato da Abscondita. Ho appena ordinato entrambi i libri.

    Ciao!

  6. #26
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    "… Mai il mostro è stato così esatto nei particolari, e altrettanto incredibile nell’insieme, quanto in Bosch…"
    J. Baltrusaitis

    Insetti, rettili antropomorfi, visioni terrificanti, figure grottesche che incarnano incubi spaventosi: quasi un folle genetista ante litteram, Bosch ha saputo inventarsi razze demoniache mai immaginate. Le sue assurde associazioni affascinano e sconcertano: da panieri intrecciati e congegni metallici crea stravaganti esseri viventi rivestiti di gusci, da strumenti musicali e utensili domestici ricava strumenti di supplizio.

    Amo moltissimo Bosch. Nessun altro pittore mi dà le stesse emozioni, forse perché in lui trovo un po’ di tutto: suggestione, angoscia, surrealismo, simbolismo. E, paradossalmente, realismo: Bosch osserva la realtà, la scava, la analizza. Anzi, va oltre... e riesce ad estrapolare le paure e le inquietudini che sono in ognuno di noi, mostrando la vera essenza di ogni cosa. E così dipinge gli uomini non come appaiono, ma come sono veramente dentro, al di là dell’ingannevole maschera del corpo: creature drammatiche e tormentatissime.






    Hai ragione Silvia, però è angosciante, tira fuori tutte le nostre paure.
    _Non rinnegare e non restaurare__


    Difendi la nazione come nei tempi passati, in modo moderno:" fotti lo Stato antifascista! "(Giò)
    L'invidia ha due bocche; con una sputa miele , con l'altra sputa veleno e fiele

  7. #27
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Citazione Originariamente Scritto da ada desantis Visualizza Messaggio
    Hai ragione Silvia, però è angosciante, tira fuori tutte le nostre paure.
    Puoi interpretarli anche come allegorie sarcastiche.

    Comunque su Bosch si sa poco, alcuni dipinti non sono neanche attribuiti con certezza a lui, alcuni di distinguono un pò troppo come stile e alcune opere con lo stesso tema sono molto differenti tra di loro.

    Lo stesso nome e anche cognome dell'artista è un pseudonimo.

    Personalmente su alcune opere azzarderei anche a dire che sono di epoche differenti, più tardive, ma è un opinione personale.

  8. #28
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Per esempio
    quest'opera è molto sarcastica e direi realistica



    ( PS molto moderno il cappellino della signora in rosso )
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 12-02-12 alle 00:53

  9. #29
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    questo invece


    ... deve aver ispirato questo



    sarebbe il caso di dire "il mago di booz"
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 12-02-12 alle 00:53

  10. #30
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    Predefinito Rif: Bosch: arte alchemica

    Citazione Originariamente Scritto da P 6 Visualizza Messaggio
    questo invece


    ... deve aver ispirato questo


    sarebbe il caso di dire "il mago di booz"
    E' vero, sai questi quadri non li avevo mai visti. Interessante non sembra neanche lo stesso pittore :giagia:
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 12-02-12 alle 00:54
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