Originariamente Scritto da
Paolo Arsena
Scusate l'assenza, leggo solo ora il vostro dibattito.
Vi ringrazio dei commenti positivi di quelli critici, perché animati dalla stessa stima e dallo stesso rispetto che anch'io nutro nei vostri confronti.
La scelta di rientrare, dopo 15 anni, nel PRI è stata ponderata a lungo, e discussa con molti amici con cui condivido spesso pensieri e valutazioni.
Ma è una scelta convinta, e mi auguro che davvero possa essere presa in considerazione da molti di voi.
Non si tratta di una scelta "premio", se così si può dire. C'è senz'altro da registrare con ottimismo la decisione di non entrare nel PDL, e anche i ripetuti contatti che hanno riaperto il capitolo unitario con la Sbarbati.
Ma il PRI rimane tutt'oggi nel centrodestra. Compagno di merende del Cavaliere.
Il rientro è piuttosto una scelta costruttiva. Costruttiva come tutto il percorso politico che ho intrapreso fino ad oggi. Credo fermamente nella rinascita dei repubblicani, e ritengo che ci sia una via per risorgere.
Ma purtroppo occorre lavorare con quello che c'è, fuori e dentro il PRI, perché ad oggi nessuno di noi ha la forza di incidere autonomamente.
Per oltre un anno il FUR ha contribuito con determinazione alla costruzione di una lista liberaldemocratica per le europee. Lo ha fatto con quello che c'era: i gruppi liberali, il PLI di De Luca, gli amici repubblicani, lo stesso PRI, gli ex diniani, tutta una serie di realtà associative collaterali, figure parlamentari e non.
Gli unici a tenere fede al progetto iniziale, a battersi per la sua riuscita e per l'integrità degli obiettivi di fondo, siamo stati noi del FUR, insieme ai gruppi liberali di Morelli e di Claudio Pietroni.
Se avessimo proseguito tutti nel solco iniziato, con l'intento di unire le forze e originare un soggetto sì plurale, ma coerente e di chiara identità, oggi la lista LD avrebbe un altro simbolo, un altro nome e sarebbe l'embrione di un progetto destinato a decollare, perché riassunto di tutte queste realtà coinvolte.
Invece è finita che ognuno ha tirato acqua al proprio mulino, alcuni pezzi si sono persi per strada, i liberali hanno pasticciato le cose e ci hanno escluso dai tavoli nei momenti finali e cruciali, mentre Tanoni e Melchiorre hanno deciso di presentare il simbolo in beata solitudine (cosa che forse era nei loro programmi sin dal principio).
Risultato, repubblicani e liberali non si presentano. Gli ex diniani vanno da soli a prendere una sonora pernacchia.
I repubblicani senza il PRI sono deboli. E' debole il PRI senza i repubblicani.
E' bene dunque ricominciare da un punto fermo, il partito. Nel PRI oggi c'è spazio per cambiare. Questo è ciò che penso.
Non sarà facile, come niente è facile in una politica che ha preso una piega bruttissima, a tutti i livelli. Ma si può. Ci sono molte risorse, dentro al partito, che parlano da tempo la stessa lingua. Ci sono situazioni oggettive che non sono più sostenibili. Ci sono allettanti ed evidenti prospettive che non si possono ignorare.
C'è terreno dunque. E' bene che ogni repubblicano, oggi, decida di fare il repubblicano sul serio. Abbiamo girovagato per anni, a torto e a ragione. Ma ci siamo indeboliti e basta. Tornare a casa, e ritrovarci a fare le nostre giuste battaglie tra le mura domestiche, è oggi una risorsa e una ricchezza indispensabile per ricominciare. Altrimenti si muore.
In calce, vi riporto due interventi recenti:
- per una più facile lettura, vi riporto nuovamente l'articolo pubblicato il 12 aprile 2009 sulla Voce Repubblicana (col titolo originale, però), che McFly ha gentilmente linkato qualche tempo fa
- un articolo pubblicato da Terza Repubblica, contro il referendum.