Milos Zeman eletto presidente.
Repubblica Ceca, trionfa la sinistra
L'ex primo ministro si impone con oltre il 55% dei voti nel ballottaggio con il conservatore Schwarzenberg. Il leader socialdemocratico conquista il voto delle campagne, l'avversario più forte in tutte le grandi città
Milos Zeman, nuovo presidente della Repubblica Ceca (ap)
Svolta europeista e a sinistra nella Repubblica cèca, il piccolo ma prospero e iperindustrializzato paese centroeuropeo che insieme alla ‘locomotiva’ Polonia e alla Slovacchia è parte della dinamica ‘triade dell’Est’ dell’unione europea. Al ballottaggio, cioè al secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltosi ieri e oggi, il socialdemocratico critico, europeista e riformatore Milos Zeman ha vinto la corsa con il suo pur rispettabile e anche europeista avversario, il candidato del centrodestra democratico principe Karel Schwarzenberg.
Nel mitico, suggestivo castello di Hradcany che domina Praga e che fu residenza di lavoro dell’eroe dell’opposizione democratica di tutto l’”Impero del Male” Vaclav Havel (primo presidente dopo la svolta della rivoluzione di velluto del 1989 successiva alla rivoluzione polacca) siederà dunque da marzo non più un euroscettico bensì un europeista convinto. Il presidente uscente Vaclav Klaus, espresso anni fa dal partito democratico di centrodestra Ods, si è infatti distinto per tutta la sua era al potere con attacchi alla UE e all’ideale d’integrazione europea degni del premier britannico David Cameron se non oltre. E la vittoria di Zeman prepara rapporti ancor più amichevoli e stretti di prima con Polonia e Slovacchia liberal, e segna una sconfitta dura dei nazionalismi euroscettici come quello al potere in Ungheria con il premier-autocrate Viktor Orbàn.
Secondo i risultati resi noti oggi a Praga, e relativi con velocità e puntualità alla tedesca già al 94 per cento dei voti espressi, Milos Zeman ha conquistato il 55,7 per cento dei consensi contro il 44,3 per cento del suo rivale, il principe Schwarzenberg. Non sarà dunque un principe a insediarsi nel mitico Castello di Praga, bensì un veterano della sinistra che cominciò a far politica per passione da giovane, nei memorabili otto mesi della ‘Primavera di Praga’ quando il giovane riformatore slovacco Alexander Dubcek, eletto segretario generale del Partito comunista cecoslovacco e spodestato il veterostalinista Antonìn Novotny, tentò con il "Nuovo Corso" un coraggioso esperimento di democratizzazione del socialismo reale. Finì male, finì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 quando agli ordini del dittatore poststalinista sovietico Leonid Breznev oltre 600mila soldati delle truppe scelte, settemila panzer e migliaia di aerei del blocco sovietico (Romania esclusa) invasero la Cecoslovacchia e posero fine alla riforma. In modo brutale: scontri in piazza tra giovani e Panzer, raffiche dei parà sovietici sulla folla, poi epurazione di tre quarti dell’élite dal Pc, dai sindacati, dall'economia e dall'amministrazione. Dopo la rivoluzione di velluto, Zeman fu con Havel e Dubcek un architetto della transizione alla democrazia.
Appassionato di lettura, e delle buone abitudini cèche della birra di qualità e del liquore Becherovkà, come il Soldato Scvejk, mitico eroe buono e antimilitarista del celebre romanzo cecoslovacco, Milos Zeman è rimasto la figura più carismatica della sinistra a Praga dopo l’89. Il suo partito non lo aveva capito, lui si era messo da parte come un Cincinnato ma continuando a partecipare ai dibattiti politici. Ha sempre criticato l’euroscettico Klaus dicendosi disponibile a issare sul Castello la bandiera con le stelle dell’Unione europea a fianco di quella cèca. E soprattutto, Zeman vuole seguire i cugini separati in pace slovacchi introducendo l’euro al posto della corona cèca, per dare a Praga un ruolo sempre più centrale nella Ue. Chiede anche rapporti più stretti con la Russia per incoraggiarvi le tendenze moderne. Con Zeman eletto presidente lo stesso premier (della Ods, centrodestra) Necas, piuttosto euroscettico, non avrà più le spalle coperte dall’euroscettico Vaclav Klaus
Nella Repubblica Ceca, diversamente che in Germania e piuttosto come in Francia o più precisamente in Polonia, il capo dello Stato ha funzioni decisive. Zeman potrà dunque dire la sua sulle grandi scelte di politica estera ed europea.
La Repubblica Ceca (nazione, società e cultura millenaria) è nata come Stato dalla separazione consensuale, nel gennaio di vent'anni fa, dalla Slovacchia. Entrambi i paesi sono oggi solide democrazie e prospere società industriali. Prima dell’aggressione nazista del 1938, e poi della lunga notte della dittatura staliniana e dello sfruttamento coloniale sovietico, la Cecoslovacchia fondata nel 1918 dal patriota Tomas Garrigue Masaryk fu la sesta potenza economica mondiale, prima dell’Italia e tallonando la Francia, e da allora non ha mai perso posizioni di eccellenza industriale-tecnologica rifiorite dopo la svolta dell’89.
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