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    Predefinito I rapporti sulla libertà di stampa e gli interessi USA

    I rapporti sulla libertà di stampa e gli interessi Usa
    :::: 28 Luglio 2009 :::: 97 T.U. :::: Analisi - USA :::: Matteo Pistilli
    di Matteo Pistilli*

    Nel 2009 sono usciti ben due “rapporti” riguardanti la libertà di stampa nel mondo. Questi sono saliti agli onori della cronaca in Italia in quanto, nelle loro classifiche, il nostro paese è stato declassato e considerato parzialmente libero riguardo la libertà di informazione.

    L’argomento è interessante sotto diversi punti di vista, primo fra tutti quello dell’autorità che acriticamente si concede a questi studi, realizzati dall’organizzazione americana “Freedom House” e dall’organizzazione internazionale “Reporters sans Frontieres”.

    Ma cosa sono in realtà queste organizzazioni?

    Reporters sans Frontieres (RSF) nasce nel 1985 ad opera del giornalista R. Menard. Il suo scopo ufficiale è quello di difendere la libertà di stampa in tutto il mondo, e per questo riceve finanziamenti pubblici e privati, ma in realtà soltanto il 7% del proprio budget viene utilizzato per lo scopo originario, il resto viene tutto utilizzato in campagne ideologiche soprattutto in America Latina. Infatti è in quello scacchiere (il cortile di casa Usa) che RSF si è distinta per aver apprezzato il rapimento del Presidente d’Haiti Aristide, di aver inscenato una campagna contro il Venezuela per far cadere il Presidente Chavez, per non parlare dei continui attacchi che questa organizzazione fa nei confronti di Cuba e dei suoi collegamenti con gli ambienti terroristici di Miami. Molti giornalisti negli anni hanno sottolineato i collegamenti di RSF con la CIA (1) e con la NED (National Endowment for Democracy) (2) che è l’organizzazione che promuove le varie rivoluzioni colorate in giro per il mondo, con lo scopo di cambiare i regimi politici sovrani, con gruppi dirigenti amichevoli verso gli Usa. L’aspetto più squallido di RSF è quello di utilizzare un concetto come la libertà di stampa per raggiungere i propri scopi politici, senza minimamente che questo sia attinente alla realtà; ma d’altronde ciò non serve, in quanto l’egemonia culturale che protegge tali strategie è talmente ampia da riuscire ad ingannare grandi masse di utenti dell’informazione.

    Gianni Minà dice a proposito di RSF (in questo caso in special modo riguardo Cuba) sulla sua rivista di geopolitica LatinoAmerica:
    “Il progetto prevede infatti, come segnala il sito del Dipartimento di stato Usa nel file Cuba libre, anche uno stanziamento di 5 milioni di dollari l'anno per favorire un'adeguata circolazione di notizie faziose o manipolate sulla revolución. Una volta questo lavoro strategico veniva fatto dal Ned, National Endowment for Democracy, un'agenzia della Cia che metteva in atto questo piano attraverso i mitici “Comitati per i diritti umani a Cuba”, sorti all'epoca di Reagan e Bush padre, in tutte le capitali europee e poi caduti in disuso, negli anni '90, sotto la presidenza di Bill Clinton perché ritenuti dispendiosi e poco convenienti. Adesso, evidentemente, i funzionari del Ned hanno deciso che era meno expensive e più comodo affidare questo incarico direttamente a giornalisti come Menard di Reporters sans frontières. L'operazione sarebbe già discutibile per l'etica del giornalismo, tante volte sbandierata in Italia e in Europa, se oltretutto non stonasse con il fatto che lo stesso atteggiamento, per esempio, non viene tenuto dai “Menard boys” nei confronti di Israele, che nel mese di aprile ha ricevuto per l'ennesima volta, tre condanne dalla Commissione diritti umani dell'Onu, scrupolosamente occultate dalla grande stampa occidentale.” (3)
    Freedom House (FH) invece nasce nel 1941 ed ha come scopo quello di diffondere in tutto il mondo i valori democratici, opponendosi alle dittature di destra e di sinistra. Questa formula, che ritroviamo in molte organizzazioni di questo tipo, ha il significato più pratico di diffondere in tutto il mondo gli interessi imperialisti degli Stati Uniti. La Freedom House negli anni ha considerato “straordinariamente valido” l’approccio Usa in Vietnam, in centro america ha appoggiato i Contras in Nicaragua, le squadre della morte in Salvador, ha combattuto Aristide ad Haiti, insomma tutto l’armamentario yankee utilizzato in America Latina per imporre i propri interessi e scalzare governi legittimi, sovrani e democratici che avevano l’unica colpa di essere troppo indipendenti. (4) Per non parlare dell’impegno di FH contro Cuba, con la collaborazione del famigerato Otto Reich (5). Nell’amministrazione di FH sono passati pezzi grossi, dal conservatore Bush al democratico Brzezinski (consigliere della politica estera di Obama) questo a sottolineare la coerenza della visione politica (soprattutto di politica estera) Usa, ex dirigenti della CIA, e via dicendo (anche il teorico dello scontro di civiltà Huntington).
    Fra l’altro Freedom House negli anni, nei suoi rapporti sulla libertà di informazione, considera totalmente libera la Bolivia fra il 1983 al 2003, come pure le Filippine del dittatore Ferdinand Marcos; per non parlare del sud Africa dell’apartheid considerato parzialmente libero dal 1973 al 1994.
    Tutto questo deve necessariamente far ripensare la buona considerazione che viene troppo facilmente data ad organizzazioni e studi come quelli citati.
    Se non bastasse conoscere le ideologie e i poteri che muovono queste due organizzazioni per capire che sono entrambe facce di una stessa modalità di azione per le campagne statunitensi nel mondo, allora occorre richiamare l’attenzione di nuovo alla già citata NED, che è divisa in varie branche (due ali politiche che discutono rispettivamente con i partiti di destra e di sinistra, un’ala che dialoga con le imprese ed un’altra ancora che dialoga con i sindacati di tutto il mondo) tutte protese agli stessi obiettivi di egemonia mondiale e che è collegata ovviamente a Freedom House, dalla quale viene sovvenzionata e a sua volta sovvenziona.
    A questo punto è chiaro che dietro tutta questa diversità di organizzazioni e strategie si portano avanti i soliti obiettivi, in contrasto con la sovranità e la libertà dei vari Stati e Popoli che si trovano in conflitto (caldo o freddo) con gli Usa.
    Per questo non deve essere una sorpresa la similitudine fra le due carte segnalate a fondo pagina: una riguarda il dossier di Freedom House, l’altra evidenzia l’area sotto controllo della Nato. Ebbene le due carte praticamente coincidono, e sappiamo bene che ciò non è dovuto alla promozione della libertà e della democrazia ad opera Nato, ma proprio dal contrario: costoro considerano libere solo le aree del pianeta sottomesse alla loro egemonia.
    In questo senso va visto il declassamento dell’Italia: è chiaramente un avvertimento al governo italiano, che attraverso l’Eni, si è preso troppe libertà nello stringere accordi con la compagnia del gas russa “Gazprom” e nel puntare sul gasdotto promosso dalla Russia “South Stream” non aderendo quindi a quello promosso dagli Usa chiamato “Nabucco” (ma cosa dobbiamo pensare di gasdotti che attraversano l’Eurasia e l’Europa e che sono sponsorizzati dagli Usa? E’ immaginabile un gasdotto promosso da Russia e Cina che passa per il Texas?)(6). Costoro riescono attraverso il monopolio dell’informazione a pilotare l’opinione pubblica e la politica pubblica di tutto il mondo (solo negli ultimi mesi la NED è stata attiva in Iran per tentare di rovesciare Ahmadinejad ed in Cina dove attraverso le associazioni di Uiguri che finanzia cerca di creare problemi che possano frammentarne lo Stato); è necessario tenere gli occhi ben aperti affinché dopo la classifica sulla libertà di stampa, non ci troviamo in testa alla classifica degli allocchi.

    *Matteo Pistilli, laureato in Scienze politiche, collabora a Eurasia. Rivista di studi geopolitici



    1) Quando Reporters sans frontieres copre la CIA [Voltaire]
    2) Per approfondimenti sulla NED e le sue campagne Fallisce in Iran la « rivoluzione colorata » :: Thierry Meyssan :: Eurasia
    3) Megachip - Democrazia nella comunicazione
    4) COSE NOSTRE A CASA NOSTRA: FREEDOM HOUSE di Paolo Barnard
    5) Paolo Barnard a riguardo scrive “Otto Reich, nel 1987 nominato ambasciatore per l’amministrazione Reagan in Venezuela, poi con l’elezione di Bill Clinton ritiratosi a vita privata come lobbista per l’industria di armamenti Lockheed-Martin e per le distillerie Bacardi, che secondo il New York Times lo avrebbe pagato 600.000 dollari per il suo lavoro di accanito anti-castrista … infine Reich riemerge ai pubblici uffici nel 2002 come Assistente Segretario di Stato per l’Emisfero Occidentale, nominato personalmente da George W. Bush che per l’occasione dovette usare un trucco al limite della legalità per scavalcare l’opposizione a quella nomina da parte del suo stesso Senato. La folgorante carriera di questo personaggio è ancora più sorprendente se si considera che già nella prima metà degli anni ottanta, in qualità di Capo dell’Ufficio dei Diplomazia Pubblica di Ronald Reagan, era stato posto sotto accusa dal General Accounting Office del Congresso americano per frode e per uso illegale di propaganda illecita, ed era stato infatti rimosso dall’incarico. Ma Otto Reich macchinava fianco a fianco con i grandi nomi dello scandalo Iran-Contras, come Elliott Abrams e Oliver North, che furono per lui un potente lasciapassare per le stanze alte del potere, e fu proprio nella sua funzione di ambasciatore statunitense a Caracas che si adoperò per far ottenere a Orlando Bosh (terrorista nel mirino del Dipartimento di Giustizia USA, nda) un visto d’entrata per gli Stati Uniti”.
    6) CpEurAsia



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    Predefinito Rif: I rapporti sulla libertà di stampa e gli interessi USA

    CpEurAsia
    Qua c'è anche una interessante cartina...

    Citazione Originariamente Scritto da Unghern Kahn Visualizza Messaggio
    I rapporti sulla libertà di stampa e gli interessi Usa
    :::: 28 Luglio 2009 :::: 97 T.U. :::: Analisi - USA :::: Matteo Pistilli
    di Matteo Pistilli*

    Nel 2009 sono usciti ben due “rapporti” riguardanti la libertà di stampa nel mondo. Questi sono saliti agli onori della cronaca in Italia in quanto, nelle loro classifiche, il nostro paese è stato declassato e considerato parzialmente libero riguardo la libertà di informazione.

    L’argomento è interessante sotto diversi punti di vista, primo fra tutti quello dell’autorità che acriticamente si concede a questi studi, realizzati dall’organizzazione americana “Freedom House” e dall’organizzazione internazionale “Reporters sans Frontieres”.

    Ma cosa sono in realtà queste organizzazioni?

    Reporters sans Frontieres (RSF) nasce nel 1985 ad opera del giornalista R. Menard. Il suo scopo ufficiale è quello di difendere la libertà di stampa in tutto il mondo, e per questo riceve finanziamenti pubblici e privati, ma in realtà soltanto il 7% del proprio budget viene utilizzato per lo scopo originario, il resto viene tutto utilizzato in campagne ideologiche soprattutto in America Latina. Infatti è in quello scacchiere (il cortile di casa Usa) che RSF si è distinta per aver apprezzato il rapimento del Presidente d’Haiti Aristide, di aver inscenato una campagna contro il Venezuela per far cadere il Presidente Chavez, per non parlare dei continui attacchi che questa organizzazione fa nei confronti di Cuba e dei suoi collegamenti con gli ambienti terroristici di Miami. Molti giornalisti negli anni hanno sottolineato i collegamenti di RSF con la CIA (1) e con la NED (National Endowment for Democracy) (2) che è l’organizzazione che promuove le varie rivoluzioni colorate in giro per il mondo, con lo scopo di cambiare i regimi politici sovrani, con gruppi dirigenti amichevoli verso gli Usa. L’aspetto più squallido di RSF è quello di utilizzare un concetto come la libertà di stampa per raggiungere i propri scopi politici, senza minimamente che questo sia attinente alla realtà; ma d’altronde ciò non serve, in quanto l’egemonia culturale che protegge tali strategie è talmente ampia da riuscire ad ingannare grandi masse di utenti dell’informazione.

    Gianni Minà dice a proposito di RSF (in questo caso in special modo riguardo Cuba) sulla sua rivista di geopolitica LatinoAmerica:
    “Il progetto prevede infatti, come segnala il sito del Dipartimento di stato Usa nel file Cuba libre, anche uno stanziamento di 5 milioni di dollari l'anno per favorire un'adeguata circolazione di notizie faziose o manipolate sulla revolución. Una volta questo lavoro strategico veniva fatto dal Ned, National Endowment for Democracy, un'agenzia della Cia che metteva in atto questo piano attraverso i mitici “Comitati per i diritti umani a Cuba”, sorti all'epoca di Reagan e Bush padre, in tutte le capitali europee e poi caduti in disuso, negli anni '90, sotto la presidenza di Bill Clinton perché ritenuti dispendiosi e poco convenienti. Adesso, evidentemente, i funzionari del Ned hanno deciso che era meno expensive e più comodo affidare questo incarico direttamente a giornalisti come Menard di Reporters sans frontières. L'operazione sarebbe già discutibile per l'etica del giornalismo, tante volte sbandierata in Italia e in Europa, se oltretutto non stonasse con il fatto che lo stesso atteggiamento, per esempio, non viene tenuto dai “Menard boys” nei confronti di Israele, che nel mese di aprile ha ricevuto per l'ennesima volta, tre condanne dalla Commissione diritti umani dell'Onu, scrupolosamente occultate dalla grande stampa occidentale.” (3)
    Freedom House (FH) invece nasce nel 1941 ed ha come scopo quello di diffondere in tutto il mondo i valori democratici, opponendosi alle dittature di destra e di sinistra. Questa formula, che ritroviamo in molte organizzazioni di questo tipo, ha il significato più pratico di diffondere in tutto il mondo gli interessi imperialisti degli Stati Uniti. La Freedom House negli anni ha considerato “straordinariamente valido” l’approccio Usa in Vietnam, in centro america ha appoggiato i Contras in Nicaragua, le squadre della morte in Salvador, ha combattuto Aristide ad Haiti, insomma tutto l’armamentario yankee utilizzato in America Latina per imporre i propri interessi e scalzare governi legittimi, sovrani e democratici che avevano l’unica colpa di essere troppo indipendenti. (4) Per non parlare dell’impegno di FH contro Cuba, con la collaborazione del famigerato Otto Reich (5). Nell’amministrazione di FH sono passati pezzi grossi, dal conservatore Bush al democratico Brzezinski (consigliere della politica estera di Obama) questo a sottolineare la coerenza della visione politica (soprattutto di politica estera) Usa, ex dirigenti della CIA, e via dicendo (anche il teorico dello scontro di civiltà Huntington).
    Fra l’altro Freedom House negli anni, nei suoi rapporti sulla libertà di informazione, considera totalmente libera la Bolivia fra il 1983 al 2003, come pure le Filippine del dittatore Ferdinand Marcos; per non parlare del sud Africa dell’apartheid considerato parzialmente libero dal 1973 al 1994.
    Tutto questo deve necessariamente far ripensare la buona considerazione che viene troppo facilmente data ad organizzazioni e studi come quelli citati.
    Se non bastasse conoscere le ideologie e i poteri che muovono queste due organizzazioni per capire che sono entrambe facce di una stessa modalità di azione per le campagne statunitensi nel mondo, allora occorre richiamare l’attenzione di nuovo alla già citata NED, che è divisa in varie branche (due ali politiche che discutono rispettivamente con i partiti di destra e di sinistra, un’ala che dialoga con le imprese ed un’altra ancora che dialoga con i sindacati di tutto il mondo) tutte protese agli stessi obiettivi di egemonia mondiale e che è collegata ovviamente a Freedom House, dalla quale viene sovvenzionata e a sua volta sovvenziona.
    A questo punto è chiaro che dietro tutta questa diversità di organizzazioni e strategie si portano avanti i soliti obiettivi, in contrasto con la sovranità e la libertà dei vari Stati e Popoli che si trovano in conflitto (caldo o freddo) con gli Usa.
    Per questo non deve essere una sorpresa la similitudine fra le due carte segnalate a fondo pagina: una riguarda il dossier di Freedom House, l’altra evidenzia l’area sotto controllo della Nato. Ebbene le due carte praticamente coincidono, e sappiamo bene che ciò non è dovuto alla promozione della libertà e della democrazia ad opera Nato, ma proprio dal contrario: costoro considerano libere solo le aree del pianeta sottomesse alla loro egemonia.
    In questo senso va visto il declassamento dell’Italia: è chiaramente un avvertimento al governo italiano, che attraverso l’Eni, si è preso troppe libertà nello stringere accordi con la compagnia del gas russa “Gazprom” e nel puntare sul gasdotto promosso dalla Russia “South Stream” non aderendo quindi a quello promosso dagli Usa chiamato “Nabucco” (ma cosa dobbiamo pensare di gasdotti che attraversano l’Eurasia e l’Europa e che sono sponsorizzati dagli Usa? E’ immaginabile un gasdotto promosso da Russia e Cina che passa per il Texas?)(6). Costoro riescono attraverso il monopolio dell’informazione a pilotare l’opinione pubblica e la politica pubblica di tutto il mondo (solo negli ultimi mesi la NED è stata attiva in Iran per tentare di rovesciare Ahmadinejad ed in Cina dove attraverso le associazioni di Uiguri che finanzia cerca di creare problemi che possano frammentarne lo Stato); è necessario tenere gli occhi ben aperti affinché dopo la classifica sulla libertà di stampa, non ci troviamo in testa alla classifica degli allocchi.

    *Matteo Pistilli, laureato in Scienze politiche, collabora a Eurasia. Rivista di studi geopolitici



    1) Quando Reporters sans frontieres copre la CIA [Voltaire]
    2) Per approfondimenti sulla NED e le sue campagne Fallisce in Iran la « rivoluzione colorata » :: Thierry Meyssan :: Eurasia
    3) Megachip - Democrazia nella comunicazione
    4) COSE NOSTRE A CASA NOSTRA: FREEDOM HOUSE di Paolo Barnard
    5) Paolo Barnard a riguardo scrive “Otto Reich, nel 1987 nominato ambasciatore per l’amministrazione Reagan in Venezuela, poi con l’elezione di Bill Clinton ritiratosi a vita privata come lobbista per l’industria di armamenti Lockheed-Martin e per le distillerie Bacardi, che secondo il New York Times lo avrebbe pagato 600.000 dollari per il suo lavoro di accanito anti-castrista … infine Reich riemerge ai pubblici uffici nel 2002 come Assistente Segretario di Stato per l’Emisfero Occidentale, nominato personalmente da George W. Bush che per l’occasione dovette usare un trucco al limite della legalità per scavalcare l’opposizione a quella nomina da parte del suo stesso Senato. La folgorante carriera di questo personaggio è ancora più sorprendente se si considera che già nella prima metà degli anni ottanta, in qualità di Capo dell’Ufficio dei Diplomazia Pubblica di Ronald Reagan, era stato posto sotto accusa dal General Accounting Office del Congresso americano per frode e per uso illegale di propaganda illecita, ed era stato infatti rimosso dall’incarico. Ma Otto Reich macchinava fianco a fianco con i grandi nomi dello scandalo Iran-Contras, come Elliott Abrams e Oliver North, che furono per lui un potente lasciapassare per le stanze alte del potere, e fu proprio nella sua funzione di ambasciatore statunitense a Caracas che si adoperò per far ottenere a Orlando Bosh (terrorista nel mirino del Dipartimento di Giustizia USA, nda) un visto d’entrata per gli Stati Uniti”.
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