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    Predefinito Tempo di Settuagesima 2013

    28 gennaio 2013: LUNEDÌ DI SETTUAGESIMA



    I benefici di Dio.

    Il serpente disse alla donna: "Perché Dio vi ha proibito di mangiare il frutto di tutte le piante del paradiso?". Così inizia il colloquio che la nostra progenitrice accondiscese di fare col nemico di Dio; e così la salute del genere umano è già in pericolo...

    Vediamo di ricordare tutto ciò che accadde quel giorno. La potenza e l'amore di Dio creò due esseri, nei quali versò tutte le ricchezze della sua bontà. Aprì dinanzi a loro un destino d'immortalità, accompagnato da tutti i pregi d'una adeguata perfetta felicità. Tutta la natura era loro soggetta; sarebbe uscita da loro un'innumerevole discendenza che li avrebbe circondati d'una perpetua filiale tenerezza. Inoltre lo stesso Signore che li aveva creati trovava la sua compiacenza nel familiarizzare con loro, e nella loro innocenza non si meravigliavano dell'accondiscendenza divina.

    Ma c'è di più. Dopo la prova che li avrebbe fatti degni e meritevoli, il Signore, da loro conosciuto solo attraverso benefici di un ordine inferiore, aveva loro preparato una felicità superiore ad ogni immaginazione, decretando di farsi conoscere da loro com'egli è, di associarli alla sua stessa gloria, di rendere la loro felicità infinita e nello stesso tempo eterna. Ecco ciò che fece Dio, ciò che aveva preparato a quelli che poco prima giacevano nel nulla.

    In ricambio di tanti doni gratuiti e magnifici, Dio non chiese loro che una sola cosa: riconoscere il suo dominio su di essi. Non poteva esserci cosa più dolce, e nulla di più giusto. Tutto ciò ch'era dentro e fuori di loro era il frutto dell'inesauribile munificenza di Colui che li aveva tratti dal nulla; perciò tutta la loro vita non doveva essere che fedeltà, amore e riconoscenza. In segno di questa fedeltà, amore e riconoscenza, il Signore impose loro un solo precetto: astenersi dal frutto d'un solo albero. La facile osservanza di questo comandamento doveva costituire l'unica compensazione richiesta per l'elargizione dei suoi benefici e ciò sarebbe bastato alla sua sovrana giustizia. Essi pertanto la dovevano accettare con santo orgoglio, come l'unico mezzo col quale si potevano sdebitare con Dio, e come il dolce legame che li avrebbe uniti per sempre a lui.



    La tentazione.

    Ma guardate invece che accade. Una voce, che non è quella di Dio, la voce d'una vile creatura, si fa ascoltare dalla donna: "Perché Dio v'ha fatto questo comando?". E la donna indugia ad ascoltare quella voce, e il suo cuore non si ribella nel sentirsi chiedere perché mai il divino benefattore abbia dato questo o quell'ordine. Non s'affretta a fuggire inorridita chi osa sindacare i precetti divini; neppure gli rinfaccia che il solo porre una simile questione le sembra sacrilegio. La donna rimane e si prepara a rispondergli; l'onore di Dio non la commuove più. Quanto pagheremo caro tutti noi quest'incredibile imprudenza ed insensibilità.

    Eva risponde: "Del frutto delle piante che sono nel paradiso ne mangiamo"; ma del frutto dell'albero ch'è nel mezzo del paradiso Dio ci ordinò di non mangiarne, e di non toccarlo, che forse non s'abbia a morire". Così la donna non solo si mette ad ascoltare i serpente, ma anche gli risponde e non teme d'intavolare un discorso con lo spirito perverso che la tenta. Si espone al pericolo, compromettendo così la sua fedeltà. Sebbene le parole che usa nel rispondere mostrino che non avesse affatto dimenticato l'ordine del Signore, tuttavia lasciano trapelare un'incertezza che sa di orgoglio e d'ingratitudine.

    S'accorge lo spirito maligno che aveva destato nel cuore della donna l'amore alla propria indipendenza: se ora riesce a tranquillizzare la sua vittima che non le nuocerà il disobbedire, essa sarà sua. E con uguale audacia e perfidia continuò: "No, voi non morrete; anzi Dio sa bene che, in qualunque giorno ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e sarete come dèi, avendo la conoscenza del bene e del male". È la rottura completa con Dio che il serpente insinua alla donna, accendendo l'amore di sé, che è il male supremo della creatura, ma che non può soddisfare se non rompendo i legami che la tengono unita al Creatore. Il ricordo dei divini benefici, la voce della riconoscenza, il suo supremo interesse: tutto ha dimenticato. Come l'angelo ribelle l'uomo ingrato vuoi essere simile a Dio; come lui sarà castigato.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 431-433

  2. #2
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    29 gennaio 2013: MARTEDÌ DI SETTUAGESIMA

    La caduta.

    Le promesse del serpente bastarono a soffocare nel cuore della donna ogni sentimento d'amore verso Colui che l'aveva creata e colmata di beni.

    Vagheggiava d'essere simile a lui; la sua fede s'era offuscata; pensava che Dio poteva averla ingannata con la minaccia della morte, se violava il suo comando; e, cedendo all'amor proprio, guarda il frutto proibito; le pare "buono a mangiarsi e bello all'occhio e gradevole all'aspetto"; i sensi cospirano con la sua anima a disobbedire a Dio, e a perderla. Ormai la prevaricazione è già commessa nella sua volontà: non resta che consumarla con un atto esterno. Piena di sé, come se Dio non esistesse più per lei, stende la mano, coglie il frutto e lo porta alla bocca.

    Dio aveva predetta la morte alla creatura infedele che avesse osato violare il suo comandamento; ma Eva, dopo aver peccato, sente ancora in sé la vita. Il suo orgoglio trionfa e credendosi più forte di Dio, pensa e desidera di far partecipe Adamo della sua colpevole vittoria. Con mano sicura gli porge il frutto che credeva aver gustato impunemente. Adamo, o per sentirsi rassicurato dall'impunità del delitto commesso dalla sposa, o per cieco amore, volle condividere la sorte di colei ch'era carne della sua carne e osso delle sue ossa, e dimenticando a sua volta il comando del Creatore, acconsente e sacrifica l'amicizia di lui per una vile compiacenza verso la donna. Misero Adamo! consumando quel frutto, manda in rovina se stesso e tutta la sua discendenza.

    Appena i nostri progenitori hanno spezzato il legame che li univa a Dio, ritornano in se stessi. Dio, abitando nella creatura elevata allo stato soprannaturale, le dà un essere completo; ma quando essa lo scaccia col peccato, viene a trovarsi in uno stato peggiore del niente: naufraga nel male. Nell'anima, poc'anzi così bella e così pura, non vi sono più che rovine.

    Ritornando in se stessi, i nostri progenitori sentono una grande vergogna. Hanno voluto diventare come Dio ed innalzarsi fino all'Essere infinito: ma eccoli in preda alla lotta della carne contro lo spirito. La nudità fino allora innocente li sbigottisce e, per non arrossire di se stessi, prima così pieni di nobile semplicità in mezzo all'universo loro soggetto, cercano di nasconderla.

    Fu l'amore disordinato di se stessi a sedurli, ed a calpestare il comandamento del Signore, dopo aver offuscato in essi la coscienza della propria grandezza ed il ricordo dei benefici da lui ricevuti. La stessa cecità allontana da loro il pensiero di confessare la colpa e d'implorare la pietà del grande Offeso.

    Costernati, fuggono e si nascondono.


    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 433-434

  3. #3
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    30 gennaio 2013: Mercoledì di Settuagesima

    La condanna.

    I colpevoli compaiono dinanzi al sovrano Signore che hanno oltraggiato. Ma lungi dal dichiarare il proprio errore, s'incolpano a vicenda. Ciò nonostante, la giustizia divina farà il suo corso, e la sua sentenza si farà sentire fino alla più lontana posterità. Il delitto era stato commesso da due esseri arricchiti d'ogni dono di natura e di grazia. In loro l'inclinazione verso il male, l'ignoranza e la dissipazione che ottenebrano l'intelligenza dell'uomo decaduto, prima non esisteva; un eccesso d'ingratitudine li aveva dunque inabissati nel male. Essi avrebbero potuto salvarsi subito con la fuga: invece esitarono. Poi a poco a poco scemò nella loro coscienza l'atrocità della colpa; cominciarono a presumere di sé, nel loro interesse; finalmente, sostituendo l'amor proprio a quello dovuto a Dio, dichiararono la propria indipendenza.

    Ma il Signore ebbe compassione, a causa della loro discendenza. Nello stesso istante che gli angeli furono creati furono soggetti alla prova che sarebbe stata la condizione della loro eterna felicità; ciascuno di loro ebbe modo di scegliere, o la fedeltà o la ribellione. Una fatale maledizione peserà eternamente su quelli che si schiereranno contro Dio, mentre la divina misericordia è stata prodiga nel risplendere sull'intera umanità, rappresentata nei due progenitori e da loro trascinata nell'abisso della riprovazione.

    Una triplice sentenza esce dalla bocca di Dio; ma la più terribile è rivolta al serpente, già da Lui maledetto. Difatti lo stesso perdono che promette all'umanità, quel giorno, sarà annunciato in forma di anatèma contro lo spirito perverso, che osò mettersi contro lo stesso Dio nell'opera sua.



    La promessa.

    "Porrò inimicizia fra te e la donna, e lei ti schiaccerà la testa".

    Questa è la vendetta di Dio sul suo nemico. Il trofeo di cui questi era sì fiero torna a sua infamia e ne proclama la disfatta. Nella sua astuzia, non aveva preso di mira prima l'uomo: aveva preferito misurarsi con un essere credulo e debole com'è la donna, ripromettendosi, ahimé! a ragione, che una compiacenza troppo tenera avrebbe poi indotto anche l'uomo a tradire Dio.

    Ma ecco che proprio nel cuore della donna il Signore suscita un odio implacabile contro l'universale nemico. Invano il serpente alzerà la sua superba testa per ottenere l'adorazione degli uomini; verrà il giorno che il calcagno d'una Donna gli schiaccerà la testa che non volle chinarsi davanti a Dio. Questa figlia d'Eva, che tutti i popoli chiameranno beata, sarà raffigurata lungo i secoli da altre donne, tutte famose per la vittoria sul serpente: Debora, Giuditta, Ester. La seguiranno fino alla fine dei tempi una teoria di vergini e di spose cristiane che, proprio nella loro debolezza, si mostreranno le più ammirevoli ausiliatrici di Dio: "Il marito non credente sarà santificato per mezzo della donna credente" (1Cor 7,14).

    Così Dio annienterà la superbia del serpente. Quanto ad Adamo ed Eva, prima di condannarli alla sentenza meritata, volle far risplendere la sua clemenza verso la posterità, e far rifulgere nei loro cuori un raggio di speranza.


    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 434-436

  4. #4
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    31 gennaio 2013: GIOVEDÌ DI SETTUAGESIMA



    L'espiazione della donna.

    Annunciato il perdono, si rende necessaria l'espiazione. La giustizia divina dev'essere soddisfatta, e tutte le generazioni sapranno che non si può scherzare impunemente con Dio.

    Eva è la più colpevole; dopo il serpente tocca a lei la sentenza. Creata per essere di aiuto all'uomo nel riempire la terra di altri viventi buoni e felici, uscita essa stessa dall'uomo, carne della sua carne, e osso delle sue ossa, doveva essere in tutto uguale a lui. Ma guardate il cambiamento operato per effetto della sentenza divina. Malgrado l'umiliazione della concupiscenza, sarà mantenuto santo e consacrato il Vincolo coniugale; ma d'ora in poi sarà sempre considerato inferiore alla verginità, la quale, ignorando il piacere della carne, sarà tenuta nel più alto onore davanti a Dio e agli uomini.
    La donna diventerà madre, come prima nello stato d'innocenza; ma il peso dei figli che porterà in seno sarà opprimente; essi nasceranno fra doglie lancinanti, e talvolta riusciranno a vedere la luce di questo mondo solo col sacrificio di chi li ha concepiti. Il ricordo, di Eva e della sua prevaricazione, sarà reso evidente in ogni parto lasciando la natura meravigliata, nel vedere colui che doveva dominarla arrivare con tanto sforzo alla vita. La donna prima uguale all'uomo negli onori, ora perderà anche la sua indipendenza: l'uomo sarà il suo padrone e lei dovrà ubbidirgli. Nel corso dei tempi quest'obbedienza sarà talvolta sinonimo di schiavitù, finché non venga a riscattare il suo sesso Colei che schiaccerà il capo al serpente con la sua umiltà: allora, per la donna cristiana, sarà creato quell'impero di dolcezza e persuasione, ch'essa sola seppe armonizzare col dovere della subordinazione sentenziata da Dio.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 436

  5. #5
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    1 febbraio 2013: VENERDÌ DI SETTUAGESIMA



    L'espiazione dell'uomo.

    Ad Eva fu indirizzata la maledizione che doveva pesare su ogni creatura umana; mentre ad Adamo fu rivolta quella contro la terra: "Perché hai dato ascolto alla voce di tua moglie, ed hai mangiato del frutto che ti avevo comandato di non mangiare, è maledetta la terra per causa tua".

    Il Signore non accetta la scusa del nostro progenitore; tuttavia si degna prendere atto della sua debolezza ed ammettere che l'uomo peccò più per una cieca tenerezza verso la fragile creatura uscita dalla sua carne che non per amore di sé. Egli non fu la causa prima della disobbedienza. Perciò Dio gli decretò un castigo particolare umiliando la sua persona e condannandolo al lavoro.

    Fuori del giardino di delizie si estende l'immenso deserto della terra, la valle delle lacrime, triste esilio di chi, per tanti secoli serberà in fondo alla sua anima desolata il ricordo nostalgico delle brevi ore del Paradiso. Il deserto è sterile: bisognerà che l'uomo lo fecondi e ne faccia uscire a forza di sudore la misera sussistenza per sé e per la sua famiglia. Che se nel succedersi dei secoli alcuni figli di Adamo sembreranno sottratti a questa legge, l'eccezione non farà che confermare la realtà della sentenza inflittagli. Essi riposeranno per qualche giorno, perché altri hanno lungamente lavorato per loro; e il loro riposo sarà giustificato in quanto sentiranno il dovere d'incoraggiare con l'esempio della virtù e delle opere buone, il numero stragrande dei fratelli sui quali s'avvera alla lettera la sentenza.

    La legge è tale, che se per poco sulla terra s'arresta il lavoro, rovi e spine ne coprono la faccia. Per l'uomo decaduto è così importante lavorare, che l'ozio ne fiacca le energie del corpo e ne deprava il cuore.

    Prima gli alberi del paradiso chinavano i loro pesanti rami, perché l'uomo ne cogliesse i deliziosi frutti e se ne cibasse: mentre ora è lui che deve, faticosamente, far spuntare la pianta che lo nutra. Non si poteva esprimere in modo migliore l'intimo rapporto che ormai esiste fra l'uomo e la terra, sua origine e sua tomba.
    Placata la sua giustizia, si mostrerà ancora nel tempo la bontà di Dio, che darà all'uomo la possibilità d'unirsi a lui, mangiando il Pane di vita disceso dal cielo. E sarà molto più efficace la virtù di quest'alimento a nutrire le nostre anime, che non sia stato il frutto dell'albero della vita a sostentarne il corpo.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 436-437

  6. #6
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    2 febbraio 2013: SABATO DI SETTUAGESIMA



    Il peccato originale e l'Immacolata Concezione.

    Il castigo decretato contro i nostri progenitori doveva coinvolgere tutta la loro discendenza. Ma per quanto fossero severe le pene, la più dura ed umiliante era la trasmissione del peccato originale, che avrebbe corrotto il genere umano fino all'ultima generazione.

    I meriti del promesso Redentore potranno certamente applicarsi a ciascun uomo, secondo il piano stabilito da Dio; ma questa generazione spirituale, cancellando per sempre la lebbra che ci copriva, e restituendo all'uomo i diritti della divina figliolanza, non farà scomparire completamente tutte le cicatrici della nostra ferita mortale. Scampati dalla morte e restituiti alla vita, saremo sempre malati. L'ignoranza ottenebra lo spirito circa i supremi interessi che dovrebbero occupare tutti i nostri pensieri, ed una deplorevole inclinazione ci porta ad amare le illusioni. La concupiscenza riduce sempre l'anima schiava del corpo, e per sfuggire a tale abiezione la vita dell'uomo sarà una lotta senza quartiere. Lo spiccato amore all'indipendenza ci porta continuamente a desiderare di liberarci da ogni asservimento, come se non fossimo precisamente creati per servire. Il male diventa un fascino potente e la virtù ci ripaga in questo mondo con la semplice soddisfazione del dovere compiuto.

    Perciò vi salutiamo pieni d'ammirazione ed amore, o Voi che siete la più pura creatura di Dio, e insieme nostra sorella! Figlia di Eva, voi non foste concepita nel peccato, e siete l'onore della nostra umanità. Scorre nelle vostre vene il sangue della prima Genitrice e il nostro. Siete, sì, la carne della nostra carne, ma siete Immacolata. Il decreto che ci condannava al marchio indelebile dell'eterna infamia non poteva mai riguardare la vostra purissima Concezione; il giorno che il vostro piede vittorioso schiacciò il capo al serpente, anch'esso comprese che non avrebbe mai potuto avere alcun diritto su di voi. In voi, o Maria, veneriamo la nostra natura, bella come uscì dalle mani di Dio, perché siete lo Specchio dell'eterna giustizia.
    Nell'inclito splendore della vostra santità, ricordatevi di noi, gementi sotto il giogo e le conseguenze d'una colpa che non avete neppure lontanamente in comune con noi. Siete l'irreconciliabile nemica del serpente: vegliate su di noi, affinché il suo morso avvelenato non ci tocchi mai. Concepiti nel peccato e partoriti nel dolore, fate che la nostra vita non incorra mai nella maledizione divina. Condannati alla fatica, alla sofferenza ed alla morte, che la nostra espiazione ci sia salutare, per i vostri meriti ed il vostro aiuto. Sempre trascinati dalle cattive inclinazioni del cuore, ubriacati del presente, così facili a dimenticare e pronti ad ingannare noi stessi, il mostro del male ci divorerebbe continuamente, se non ci fosse elargita ad ogni istante la grazia del vostro Divin Figliolo, che ci fa trionfare di tutti i nemici interni ed esterni. Voi che siete Immacolata, e siete la Madre della divina grazia, ottenetecela sempre più abbondante e versatela su tutti coloro che si gloriano d'avere lo stesso vostro sangue.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 438-439

  7. #7
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    LUNEDÌ DI SESSAGESIMA



    I peccati dei primi uomini.

    "Ogni carne seguiva la via della corruzione". Così la terribile lezione data agli uomini nella persona d'Adamo ed Eva, con l'espulsione dal paradiso di delizie, venne completamente dimenticata. Né la certezza d'una morte più o meno vicina, né le umiliazioni dell'entrata in questa vita, né i dolori e le fatiche di cui essa è seminata: niente aveva potuto sottometterli all'impero di Colui che faceva sentire tutto il peso della sua mano. Neppure la speranza d'essere un giorno redenti dal celeste Mediatore, figlio della donna, o il pensiero della felicità e degli onori perduti riusciva a tenere in alto i loro cuori ed a strapparli agli istinti peccaminosi.

    Curvo per anni ed anni sotto il giogo della penitenza, testimonio vivente della bontà e della giustizia del Signore, il povero Adamo perdeva ogni giorno più il prestigio del suo esempio sui figli che vedeva moltiplicarsi intorno. E quando il vegliardo discese nella tomba, la sua stirpe si mostrò ancor più dimentica dei legami di servitù e di dipendenza che li subordinavano al Creatore. Il fatto che i figli di Set fecero alleanza con la famiglia di Caino, sta a significare che l'intera discendenza umana protestava contro il suo Autore e pretendeva adorare solo se stessa.

    Eppure Dio non li aveva lasciati indifesi contro la fatale concupiscenza che li trascinava al basso, e offriva loro il soccorso della sua grazia per vincere la superbia e i lacci della sensualità; i futuri meriti del Redentore erano già presenti al cospetto della suprema giustizia, perché l'Agnello ch'era stato immolato fin dal principio del mondo (Ap 13,8) li anticipava alle generazioni preestistenti al grande Sacrificio, così che ogni uomo era giustificato come Noè, e come lui fatto degno dell'eterne compiacenze. Ciò nonostante, i pensieri del suo cuore inclinavano più al male che al bene, e si moltiplicavano e prevalevano nel mondo i nemici di Dio. Allora, secondo l'ingenua espressione di Mosè, Dio si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e decise di distruggerlo insieme alla sua generazione perversa con le acque del diluvio, ad eccezione d'una sola famiglia. Forse costretto dopo una tale catastrofe a ritornare ai suoi eterni destini, il genere umano avrebbe imparato finalmente a conoscere meglio la naturale dipendenza dal suo Autore.


    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 442-443

  8. #8
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    5 febbraio 2013: Martedì di Sessagesima

    I peccati del mondo attuale.

    Quando riflettiamo ai gravi avvenimenti che caratterizzarono la prima età del mondo, stentiamo a credere con quanta impudenza la malignità umana si schierò contro Dio. E pensiamo: come mai fu dimenticata così presto la voce del Signore nell'Eden? come mai i discendenti di Adamo non furono indotti dallo spettacolo della sua penitenza ad umiliarsi davanti a Dio e a camminare nella sua via? come mai la promessa d'un Mediatore, che doveva riaprire loro le porte del perduto Paradiso, non risvegliò nei loro cuori il desiderio di rendersi degni di essere suoi antenati e di partecipare alla rigenerazione che egli avrebbe portata agli uomini?

    I secoli che seguirono alla morte di Adamo furono contraddistinti da scandali e delitti; egli stesso vide coi propri occhi uno dei suoi figli farsi l'assassino del fratello. Dobbiamo dunque stupirci della perversità dei primi uomini, quando, dopo millenni che il Signore profonde i suoi benefici sulla terra, gli uomini sono ancora più tronfi di superbia, e più ingrata e ribelle è la loro volontà? Che cos'è mai la dura lezione del Paradiso e il castigo del diluvio per la maggior parte degli uomini che si degnano di credere a tali fatti? Nient'altro che un ricordo, incapace di scolpire nella durezza della loro vita il sentimento della giustizia di Dio! Ma più fortunati dei loro avi, sanno che non verrà più dal cielo un altro Messia, che Dio s'è fatto uomo, è già in mezzo a loro ed ha infranto l'impero di satana, e che la via del cielo è accessibile a tutti, grazie agli aiuti soprannaturali che offre il Mediatore nei Sacramenti. E tuttavia il peccato spadroneggia e trionfa più che mai in seno al Cristianesimo!

    Senza dubbio ora i giusti sono più numerosi dei tempi di Noè. Ma quali tesori di grazie il Salvatore ha anche profuso all'ingrata nostra generazione per il ministero della Chiesa sua Sposa! S'incontrano sì, sulla terra, dei cristiani fedeli, ed il numero degli eletti aumenta ogni giorno più: ma una grande moltitudine vive in disgrazia di Dio e conduce una vita in contrasto con la sua fede.

    Quando perciò la Chiesa richiama alla nostra mente i tempi in cui "ogni carne seguiva la via della corruzione", non ha altro scopo che stimolarci a pensare alla nostra conversione. Ricordandoci le opere malvage dei primi uomini, ci ammonisce di riflettere sopra noi stessi e giudicarci; facendo risuonare nelle nostre orecchie lo scroscio delle cateratte del firmamento, che si spalancarono a sommergere la terra con tutti i suoi abitanti, ci consiglia a non scherzare con Dio, che si mostrò già una volta così potente e terribile a vendicarsi contro la sua creatura ribelle.
    Mentre nella precedente settimana abbiamo ponderata la gravità del peccato di Adamo, che per noi non è personale, ma grava così crudelmente su tutti noi con le sue conseguenze, i peccati che dobbiamo riconoscere e piangere in questa settimana sono proprio i nostri peccati! Colmati dei divini favori, illuminati dalla sua luce, riscattati nel suo sangue e fortificati dalla grazia contro tutti gli ostacoli, abbiamo nondimeno seguito una vita così corrotta da far pentire il Signore d'averci creati. Confessiamo questa nostra malvagità e riconosciamo umilmente che, "se non siamo stati ancora annientati, lo dobbiamo alla sua misericordia" (Lamentazioni di Geremia 3,22).



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 443-445

  9. #9
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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    6 febbraio 2013: MERCOLEDÌ DI SESSAGESIMA



    Il castigo del peccato.

    Abbiamo peccato ed abusato della vita, o giusto Iddio! e quando leggiamo la storia dei castighi che la vostra collera riversò sui peccati dei tempi antichi, sentiamo che anche noi abbiamo meritato un simile trattamento. Ma abbiamo la sorte d'essere cristiani e figli della vostra Chiesa; la luce della fede e l'impulso della vostra grazia ci hanno condotti a voi. Ma intanto possiamo scordarci della nostra antica condizione? Siamo così saldi nel bene da poterti promettere di perseverare sempre? O Signore! "trafiggete le nostre anime col vostro timore" (Sal 118,120), perché abbiamo un cuor duro ed abbiamo bisogno di tremare al vostro cospetto per non correre pericolo di tradirvi ancora.

    Ci atterriscono lo spettacolo del mondo sommerso nei flutti e l'estinzione di quella generazione, che ci mostrò come la vostra pazienza e longanimità può anche qualche volta stancarsi e scendere ad una vendetta senza pietà; perché siete giusto, Signore, e nessuno di noi ha il diritto di meravigliarsi e di lagnarsi.

    Abbiamo sfidata la vostra giustizia ed affrontata la vostra vendetta. Che se ormai avete impegnata la parola a non annientare mai più la generazione dei peccatori con le acque, sappiamo però che, nella vostra collera, avete acceso un fuoco eterno che divorerà tutti quelli che lasceranno il mondo senza essersi riconciliati con voi. Oh, dignità della nostra fragile natura! Colui che ci ha tratti dal nulla vuole averci eternamente amici o nemici.

    Proprio così. Creati intelligenti e liberi, davanti a noi si presenta il bene ed il male: a noi la scelta; non possiamo restare neutrali. Se optiamo per il bene, Dio si rivolge a noi con amore; ma se scegliamo il male, la rompiamo con lui, che è il sommo bene.

    Ma la sua misericordia è infinita verso le deboli creature che trasse dal nulla per amore, e volendo sinceramente la salvezza di tutti, aspetta sempre con pazienza il ritorno del peccatore attirandolo in mille maniere.

    Però, guai a chi rifiuta la divina chiamata quando questa è l'ultima! S'adempirà allora la giustizia, e l'Apostolo ci dice ch'è cosa terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Ebr 10,31). Impariamo a fuggire l'ira che ci sovrasta (Mt 3,7) ed affrettiamoci a fare la pace col Padrone che abbiamo irritato con le nostre colpe. E quando saremo nella sua grazia, camminiamo nel santo timore, finché, radicato più profondamente nel nostro cuore il suo amore, meritiamo di correre nella via dei suoi comandamenti (Sal 118,33).


    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 445-446

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    Predefinito Re: Tempo di Settuagesima 2013

    7 febbraio 2013: GIOVEDÌ DI SESSAGESIMA



    Nuovi castighi.

    Dio aveva promesso a Noè che non avrebbe più punita la terra col diluvio. Ma la sua giustizia fu costretta più volte dalle nazioni ribelli a ricorrere ad un altro severo castigo, che ha molta analogia con quello del diluvio, e consiste nello scatenare contro di loro il flagello delle invasioni nemiche. Nel suo evolversi la storia ne presenta un elenco abbastanza eloquente; e sempre la divina Provvidenza fu giustificata nelle sue opere. Infatti, non essendo spesso le invasioni straniere che la conseguenza dei traviamenti dell'umanità, da se stesse attestano la somma equità del governo di Dio nel mondo.

    Non staremo qui ad enumerare il succedersi delle varie guerre, che la loro narrazione forma, per così dire, gli annali di tutta l'umanità: conquiste, soppressioni di razze, tramonti di nazioni, violenti annessioni di popoli, con sparizione d'ogni loro passato. Ricorderemo solo due grandi fatti del genere, che desolarono il mondo dopo l'èra cristiana e lo piegarono davanti a Dio.



    La caduta di Roma.

    L'Impero Romano aveva colmata la misura dei suoi delitti; l'adorazione della creatura e la sfrenata licenza dei costumi erano giunti al punto da corrompere e influenzare anche la nazioni conquistate. Il Cristianesimo riusciva a convertire gli uomini nell'impero, ma questo non poteva diventare cristiano. Allora Dio lo lasciò in balia del diluvio dei barbari, e così disparve nei flutti dell'invasione, che giunse fin sulla vetta del Campidoglio; al punto che gli stessi feroci esecutori della celeste vendetta, aggiudicandosene istintivamente il mandato, si definirono Flagello di Dio.



    L'islamismo.

    Più tardi, quando le nazioni cristiane d'Oriente ebbero stancata abbastanza la divina giustizia con le loro eresie, dal deserto dell'Arabia si rovesciò su di loro il diluvio dell'Islamismo. Questi cominciò ad inghiottire nei suoi gorghi le prime cristianità, senza risparmiare Gerusalemme, già bagnata dal sangue dei Martiri e testimone della Risurrezione dell'Uomo-Dio. Antiochia ed Alessandria s'inabissarono coi loro Patriarcati nell'ignominia della schiavitù. Costantinopoli a sua volta, che aveva del tutto esaurita la divina pazienza, divenne essa stessa la sede della Mezzaluna.



    La moderna barbarie.

    Ed ora è la nostra ora, o nazioni occidentali, se non torniamo a Dio Nostro Signore. Si sono già schiuse le caterrate del cielo e la marea minaccia di rovesciarsi sopra di noi. Non ha forse anche, nella nostra Europa, ogni carne seguita la via della corruzione, come ai giorni di Noè? Non abbiamo anche noi cospirato in ogni maniera contro il Signore ed il suo Cristo? Non abbiamo gridato, come l'empie nazioni di cui parla il Salmista: "Spezziamo le loro catene, gettiamo lungi da noi il loro giogo"? (Sal 2,3). Tremiamo, che non sia venuto il momento in cui, a dispetto del nostro orgoglio e dei fragili mezzi di difesa, Cristo sdegnato, al quale solamente appartengono i popoli, "ci governerà con verga di ferro e ci stritolerà come vaso d'argilla" (ivi, 9). Il tempo stringe. Approfittiamo del consiglio del Salmista: "Servite al Signore con timore; abbracciate la disciplina, che non s'adiri il Signore, e voi non vi perdiate fuori della retta via, quando ad un tratto divamperà l'ira sua" (ivi, 11-13).



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 446-447

 

 
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