Da anni si aggira per l’Italia un nuovo tipo d’uomo che – ci scommettiamo – di qui a poco susciterà l’interesse di qualche eminente antropologo. Intendiamoci, non stiamo parlando del nuovo yeti ma, pur sempre di un abominevole uomo, forgiato da decenni di “democrazia” e “libertà”, fedele come pochi alla liturgia elettoralistica. Stiamo parlando dell’Homo Electoralis, ovvero di quellla involuzione genetica dell’Homo Sapiens che in Italia ha trovato per decenni un habitat favorevolissimo, sebbene in questi ultimi anni parrebbe fortemente in diminuzione.
Questo tipo d’uomo ha abitudini del tutto peculiari: è solito frequentare bar o luoghi di ritrovo dove è molto facile trovare una tv sintonizzata su una partita di calcio a qualsiasi ora della giornata; ma non disdegna assembramenti e capannelli di altri soggetti dove si discute di tutto e di più e dove diventa frequente passare in un nonnulla da argomenti seri a facezie sesquipedali. Ed in queste ultime la sua preparazione è di gran lunga maggiore rispetto alle prime, delle quali molto spesso parla per sentito dire o a seguito di personalissimeinterpretazioni che egli stesso da e sulle quali è meglio non indagare per non farsi venire il mal di testa.
Diciamo poi che l’Homo Electoralis lo si riconosce anche bene dalla vocalità: si va dal mugugno e dal borbottio frustrato e lamentoso al vociare irruento e scomposto, a seconda del luogo ove sta espletando la sua conversazione. Da un punto di vista socio-culturale il nostro soggetto non si polarizza in determinati strati sociali piuttosto che in altri, ma è estremamente trasversale: può essere laureato e benestante come pure semianalfabeta ed indigente; può avere un ruolo importante nella realtà in cui vive, come può essere una persona normalissima e del tutto comune. Stiamo dunque parlando di un “prodotto” anomalo, frutto di una mutazione socio-ambientale poco benigna delle moderne società liberali.
Dicevamo prima della sua relativa diminuzione in questi ultimi anni, diminuzione dovuta all’abominio rappresentato da una classe politica antinazionale, predona e putrescente che ha falcidiato la popolazione di Homo Electoralis a livelli preoccupanti, tanto è vero che sono in programma forti investimenti mediatici per ripopolare la specie; e ciò nonostante il pericolo di estinzione sia ben lungi dall’esser concreto.
Ma recenti avvisaglie (vedi elezioni regionali siciliane) hanno fatto subito correre ai ripari coloro che si ingrassano da anni grazie alla presenza dell’Homo Electoralis: lor signori stanno infatti sperticandosi pur di richiamare al sacro dovere della “X” sulla scheda più persone possibile, prima di tutto perchè ogni scheda dentro l’urna vale qualche euro di rimborso elettorale e poi perchè milioni di persone che d’un tratto si tolgono di dosso il fardello dell’Homo Electoralis per divenire Homo Cogitans non rallegrano affatto uomini che rispondo al nome di Fini, Casini, Bersani, Monti, Maroni, La Russa, Vendola e via di seguito.
In queste ultimissime settimane tantissimi esemplari di Homo Electoralis sembrano essere affetti da una sorta di sindrome compulsiva che li rende estremamente irrequieti. Con ogni probabilità sta accadendo che l’avvicinarsi della fatidica data dell’appuntamento con i vespasiani elettorali cominci ad essere anche per molti di loro un momento estremamente indigeribile, tanto è il lezzo che ne esce fuori. Sono insomma sulle spine: lo sono perchè un ancestrale richiamo rispondente ad un non ben precisato dovere civico impone loro l’esercizio del diritto di voto. E allora senti discorsi del tipo <<…..votare è un diritto-dovere e come tale qualsiasi buon cittadino deve onorarlo>>; certamente è un diritto ma che debba essere pure un dovere questo sembra eccessivo e lo è tanto più se devi andare a scegliere tra una manica di buffoni che da giorni fanno a gara a dirla più grossa sulla eliminazione delle tasse, ben sapendo di fare promesse che nessuno potrà mai mantenere.
Ma l’aspetto ancora più inquietante ed incomprensibile del comportamento autolesionistico dell’Homo Electoralis è che egli sa benissimo che gli uomini della casta che andrà a votare non potranno mai mantenere quelle promesse con le quali lo attirano come un topo dentro la trappola: lo sa benissimo, ma non gli importa. Il dovere è quello di votare e a votare ci si deve andare. Ecco allora che, pur stretti nella morsa del naturale ribrezzo e memori dei freschi scandali degli ultimissimi anni (quelli meno recenti se li sono dimenticati da tempo), vorrebbero emanciparsi dalla loro condizione ma non ci riescono; provano a farsi una ragione del presunto dovere ma poi non riescono a trovare la casella dove posare la matita per l’esercizio del sacrosanto diritto; ti si avvicinano e ti chiedono con un filo di voce: <<…..oh, ma per chi si vota questa volta?>> e rimangono interdetti se rispondi loro con secca e ferma decisione: << votare ? fossi scemo !>>.
Insomma, una mandria di inebetiti che si dibatte, strepita e si arrampica per trovare una ragione per votare e per convincersi che è giusto farlo, ma che sotto sotto sa benissimo che non servirà assolutamente a nulla se non a riposizionare il sistema oligarchico che sta succhiando le ultime gocce di sangue alla Nazione Italia.
Dopo questa nostra disamina sul prototipo di uomo che continuerà a mantenere in piedi le speranze di una classe politica degenere, qualcuno potrà dire che siamo dei qualunquisti e pure con la puzza sotto il naso. Potrà anche esserlo, ma abbiamo almeno due certezze: la prima, che come rapresentanti dell’Homo Cogitans condividiamo con l’Homo Electoralis, è che i ludi elettorali non cambieranno nulla in questa misera Italia; la seconda è che se mai dovessimo riscontrare un’astensione tale da esserci sbagliati nelle nostre valutazioni, saremmo ben felici di chiedere scusa ai tanti italiani che avranno compreso la portata storica di una mutazione antropologica non più rinviabile.
FERNANDO VOLPI
DALL?HOMO ELECTORALIS ALL?HOMO COGITANS. | UNIONE PER IL SOCIALISMO NAZIONALE