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    Predefinito Il Carnevale Svevo-Alemanno

    Alla fine dell'inverno, prima che il ciclo della natura ricominci, bisogna scacciare gli spiriti maligni e liberarsi dal Freddo e dal Buio demoniaci, in modo che la vita possa tornare a fiorire. Riti propiziatori pagani, antichi culti agrari e credenze cristiane sono alla base del Carnevale Svevo-Alemanno, che affonda le sue radici nella tradizione medievale e che, a differenza di molte altre feste carnevalesche, si caratterizza per il suo risvolto mistico e simbolico. Diffuso in vaste zone del Baden-Württemberg, questo carnevale trova espressione soprattutto nelle bellissime maschere che sfilano nei tanti cortei, ognuna delle quali rappresenta un archetipo o un ruolo sociale. La strega, il matto, il diavolo sono da un lato entità diaboliche capaci di scacciare il male, dall'altro essi stessi personificazioni del mondo luciferino che si vuole annientare. In molte località del Baden-Württemberg si tengono sfilate, cortei, manifestazioni e balli organizzati dalle corporazioni carnevalesche (chiamate Narrenzunft, ossia "corporazioni dei matti") che si susseguono fino al mercoledì delle ceneri, quando le maschere vengono deposte e i simboli delle follie carnevalesche bruciati o dispersi.






    Samantha Lamonaca

    IL CARNEVALE SVEVO - ALEMANNO


    Nel Baden-Württemberg il carnevale non è uno scherzo. In questo Land nel sud-ovest della Germania, il carnevale è una cosa seria.

    Nelle regioni della Foresta Nera, della Svevia e del Lago di Costanza il Carnevale, che da cinque secoli dura dall'Epifania al Mercoledì delle Ceneri, si chiama svevo-alemanno, Fasnet o Fastnacht, per dirla nel dialetto locale, ed è una festa dalle radici medioevali, più mistica e simbolica rispetto a molti altri festeggiamenti carnevaleschi nel mondo. Piuttosto che personaggi burleschi, le maschere del Fasnet sono entità grottesche o spaventose, personificazioni emblematiche che colpiscono e affascinano allo stesso tempo. Le maschere che popolano le parate sono per lo più di streghe, di matti o diavoli e hanno il compito di esorcizzare il male che rappresentano. Le Hohe Tage (Grandi Giornate) rinnovano riti e feste esuberanti, come la cerimonia della presa del potere da parte dei Narren (matti, buffoni) della città, che si prestano a giochi e burle di ogni genere con la popolazione e con gli ospiti. I festeggiamenti raggiungono l'apice l'ultima settimana, quando le grandi sfilate attraversano le città e a mezzanotte viene acceso un grande fuoco di paglia che simboleggia la fine dell'inverno.

    LE MASCHERE
    Le maschere che popolano le sfilate e i raduni del Fasnet sono un pregiato pezzo di artigianato locale: di legno intagliate e dipinte a mano, non mutano di anno in anno, ma vengono tramandate di padre in figlio. Le maschere dei demoni, streghe e "matti" possono arrivare a pesare diversi chili e richiedono una lavorazione attenta e paziente. I partecipanti a questo grande teatro collettivo sono solitamente organizzati incorporazioni carnevalesche, che lavorano e si preparano ai festeggiamenti durante il corso dell'anno.

    LA MUSICA
    Non c'è Carnevale senza musica. Quella del Fasnet si chiama Guggenmusik: una curiosa melodia fatta da una ritmica stravagante e dissonante, effetto dell'unione dei più diversi strumenti (dagli immancabili fiati alle percussioni) in cui regna una divertente libertà artistica e interpretativa. Il risultato è una musica coinvolgente e ballabile, adatta a concerti spontanei di piazza. I gruppi di musicisti (o Guggenmusiker), per lo più amatoriali, sono tutti rigorosamente in maschera e accompagnano le sfilate carnevalesche.





    GLI APPUNTAMENTI
    Nell'area della Foresta Nera, del Giura Svevo e del Lago di Costanza ogni cittadina ha una propria, singolare tradizione carnevalesca. In particolare segnaliamo:

    I "matti" del Rottweiler Fasnet
    Il Carnevale della pittoresca cittadina medievale di Rottweil, ai margini della Foresta Nera, è uno dei più fastosi e più antichi di tutta la regione: i primi documenti scritti che ricordano i festeggiamenti risalgono al XV secolo, ma la tradizione è probabilmente anteriore. Protagonisti del Carnevale sono le maschere dei Narren, ossia i "matti" di Rottweil, e il loro Narrensprung, o "corteo dei matti" il lunedì e il martedì grasso, quando circa 3.000 maschere si riversano nelle stradine della città. I festeggiamenti cominciano la mattina del lunedì con il suono delle campane, quando il sindaco consegna simbolicamente le chiavi della città al Narrensprung, che, nella piazza principale, rende note pubblicamente le proprie intenzioni per i giorni successivi. Il corteo, i festeggiamenti e la sfilata delle maschere si ripetono anche il pomeriggio del martedì grasso, e rappresentano il capovolgersi delle regole e dei costumi, perché, come dicevano già i romani, una volta all'anno è lecito trasgredire.

    Streghe a Löffingen
    Da oltre 80 anni le streghe di Löffingen (Löffinger Hexen) si raccolgono attorno al falò della piazza principale dell'omonima cittadina nella Foresta Nera del Sud per festeggiare la loro Notte di Valpurga. Ma prima di lasciarsi andare ai loro balli, le maschere di legno, che rappresentano vecchie rugose con il fazzoletto rosso al collo e la scopa, devono rivaleggiare con il Diavolo, che odia le streghe e i loro festeggiamenti. Alla fine è Belzebù a cedere, e le streghe possono celebrare la Notte di Valpurga. La suggestiva rappresentazione si tiene la sera, ogni lunedì grasso, nella piazza del mercato di Löffingen.

    Le preziose maschere di Villingen
    La prima documentazione ufficiale del Carnevale di Villingen, cittadina lungo la famosa Strada degli Orologi, risale al 1467. Da allora ogni anno il rito del Villinger Fastnacht viene rigorosamente rispettato. Caratteristiche del Carnevale di Villingen sono le maschere in legno di foggia barocca, intarsiate e dipinte a mano. La più famosa è quella del Narro, conosciuta fino alla metà del XVIII secolo come "Masquera". I Narren o "matti" di Villingen sono considerati gli aristocratici del Carnevale, per i loro preziosi costumi, ornati di fiori e ornamenti primaverili, dal caratteristico foulard bianco e dalla spada di legno. Poi ci sono il Butzesel, l'asino con la scopa fatta da un ramo di pino attaccato al dorso, il Weuscht, maschera con i pantaloni pieni di paglia, la vecchietta Morbele e il gatto Miau. L'evento chiave del [i]Villinger Fastnachtè/i] si svolge durante il lunedì grasso (7 marzo), quando tutte le maschere si riversano sulle strade acciottolate del centro storico.



  2. #52
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    Predefinito Re: Antropologia del Carnevale

    LA SERENISSIMA

    Brano tratto da "Le Maschere Veneziane" di Danilo Reato (Arsenale Editrice)




    Francesco Guardi, Il Ridotto (1755)
    Museo del Settecento Veneziano, Ca Rezzonico, Venezia


    La maschera, mélange di verità e menzogna, di sincerità e illusione, dalle origini difficilmente rintracciabili, ha al suo esordio prerogative esclusivamente rituali e mantiene nel suo divenire storico quel concetto trasgressivo che sta alla base di ogni forma di mascheramento. Regina del carnevale, che non conosce distinzioni fra attori e spettatori, la maschera dà il via alla fuga temporanea dal vivere quotidiano, dando sfogo agli istinti più repressi e al contempo fa risaltare aspetti dell'uomo che il vivere sociale normalmente nega, rivelando talvolta qualche verità nascosta. Non a caso, l'acuto dandy, protagonista dei salotti mondani inglesi, in un altro dei suoi celebri aforismi, amava sottolineare che "l’uomo é poco se stesso quando parla in prima persona; dategli una maschera e vi dirà la verità".

    Accanto alla maschera, il travestimento, elemento obbligatorio della festa popolare, celebra in questa forma di rinnovamento dei vestiti, come osserva giustamente Bachtin, il bisogno del popolo di rinnovare la propria immagine sociale: il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l'abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. L'illusione che si viene a determinare di una possibile eliminazione di ogni distanza sociale, impossibile in tempi normali, crea un contatto più libero, più familiare in cui ogni liceità di linguaggio e di comportamenti fa parte dell'allegria generale e della trasgressione collettiva.

    Venezia, più di ogni altra città, ebbe fama per i suoi carnevali, per i più curiosi travestimenti, per le singolari avventure amorose più o meno oneste, per gli intrighi più o meno puliti, legati alla maschera, ed in proposito esiste una ricca letteratura. Il contatto quasi fisico, che si determina quotidianamente tra i suoi abitanti tra calli e callette, corti e campielli, la dimensione di una promiscuità che nega vita alla sfera del privato, forse stanno alla base di un ancestrale bisogno di ritorno all'anonimato, di cui è complice ideale la maschera.

    Il carnevale è di casa a Venezia e ancor di più la maschera, che non si lasciava facilmente imbrigliare nei ristretti tempi concessi dal calendario, tanto da offrire l'impressione agli esterrefatti viaggiatori "illuminati" di un carnevale senza fine. E anche nel momento di maggior tensione e pericolo, quando la peste miete inesorabile le sue vittime, la macchina carnascialesca non si ferma e, quando il declino della gloriosa Serenissima sembra ormai inevitabile, il carnevale erompe in uno sfogo di gioia collettiva che sembra voglia esorcizzare il male e la maschera recupera allora la sua origine apotropaica, proprio come quando lo stregone la indossa per tenere lontani gli effetti del maleficio.

    Andrea Zanzotto, in una sua acuta nota, afferma che il carnevale veneziano costituisce quasi "l'immagine di una prevaricazione benigna dell'utopia sulla realtà", una realtà malata, quella della città settecentesca, che si "lascia andar a morte tra canti e bagordi" piuttosto che rinnovarsi. E’ una città che fa i conti con la Storia. I suoi governanti "sapevano che avrebbero dovuto rinnovarsi, ma intuivano che nessun rinnovamento puramente storico li avrebbe salvati. La tensione a un rinnovamento fuori-Storia si manifesta nel dilagare del carnevale praticamente attraverso tutto l’anno, vera maschera della proiezione utopica, al di là di ogni rinnovamento di carattere storico".

    Cala così il sipario sulla storia della Serenissima che sa trovare anche nella sua morte la stessa eleganza che l'ha contraddistinta in tutta la sua millenaria esistenza, ma il carnevale di Venezia è forse una novella araba fenice, pronta a risorgere dalle proprie ceneri per festeggiare oggi con l'allegria della danza macabra, lo sberleffo e i dovuti scongiuri un'era che ha concluso il suo ciclo.


    Testo tratto dal libro di Danilo Reato "Le Maschere Veneziane" (Arsenale Editrice)
    Bluemoon Venice - Storia

  3. #53
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    Predefinito Re: Antropologia del Carnevale

    Marco Moretti

    CERCANDO LE FOLLIE DI CARNEVALE


    Come ultima festa, prima del digiuno quaresimale, ed erede di più antichi baccanali, il Carnevale è sinonimo di trasgressione, satira, abbuffate e pratiche licenziose. È il momento del corpo più che dello spirito. Come dimostrano tre dei più peccaminosi Carnevali del mondo: a Rio de Janeiro, New Orleans e Sydney.






    Il Carnevale di Rio de Janeiro è la più eclatante manifestazione della voglia di vivere dei brasiliani. Un’onda di emozioni che riempie strade, spiagge, discoteche: dai goderecci quartieri costieri di Copacabana, Ipanema, Tijuca, Flamenco e Lagoa alle favelas. Le vie di Rio diventano un enorme palcoscenico su cui s’alternano centinaia di gruppi e compagnie di varietà con soubrette, musicisti e ballerini. Le strade di ogni quartiere sono invase da piccoli e grandi cortei improvvisati: o meglio preparati per un anno intero. La festa inizia venerdì 8 febbraio con balli mascherati negli hotel e cortei spontanei danzanti nei quartieri. Sabato 9 la febbre sale con una sfilata di carri. Ma è domenica 10 il giorno più importante con la grande sfilata delle scuole di samba. Dal 1934 il samba è il ballo ufficiale del Carnevale. Il grande show del desfile ha luogo nel sambodromo, un’arena di cemento capace di 85mila spettatori. Decine di scuole di samba, divise in due gironi (A e B) sfilano per ore di fronte alla giuria. Ogni scuola porta in piazza tra 2 mila e 5 mila persone che non lottano solo per vincere ma per difendere la posizione, contro la retrocessione in B, o per la promozione in A. I giudici assegnano il voto in base a coro, costumi, la canzone composta dalla scuola, tema svolto (satirico, storico o romantico), percussioni, coreografia e, non ultimo, il puxador, il cantante che ha trascina il coro e trasmette il ritmo alla folla danzante.





    Il Carnevale di New Orleans si mescola a riti pagani e vodoo. L’alone di peccato che l’avvolge è frutto di un’epoca mitica, tra 1898 e 1917, quando le case con portici e balconi in ferro battuto del Quartiere Francese ospitavano bordelli, tollerati dal governo locale. E nelle strade, oggi come allora, si beve alcol liberamente. «Questo Carnevale è un’orgia pagana» predicavano i militanti dell’Esercito della Salvezza. Tra fiumi di birra, ritmi jazz, sfilate in costume e locali di striptease nessuno prestava loro molta attenzione. Ma avevano ragione: il Carnevale qui è più d’una godereccia esorcizzazione. Tra le sessanta associazioni che partecipano alle sfilate in costume, la più nota è Mistick Krewe of Comus, dedicata a Comos: il dio delle orge. Furono i suoi adepti a sfilare per primi mascherati a bordo di carri allegorici il Martedì Grasso del 1857. E le altre krewe (associazioni carnevalesche) sono dedicate a dei come Bacco (vino), Venus (amore carnale), Proteus (mare) e Momus (risata). La festa inizia all’Epifania e prosegue fino al Mardi Gras. Le krewe realizzano carri e costumi per le sfilate dell’ultima settimana. La baraonda finale è preceduta dalla cerimonia in onore del Rex del Giovedì Grasso: ha origine nella parata del Rex, organizzata, nel 1872, per onorare la visita del Gran Duca di Russia Alexis Romanoff. Da allora, ogni anno, il Re del Carnevale approda dal Mississippi la notte di giovedì, mentre il cielo è illuminato da fuochi artificiali.


    Sydney ospita il Gay & Lesbian Mardi Gras, il più spettacolare Carnevale omosessuale, un corteo in costume che taglia i quartieri gay di Darlinghurst e Paddigton. La sera di martedì grasso Hyde Park si riempie di gente: da qui inizia il festoso corteo che percorre tutta Oxford Street fino al Showground Horden Pavillion dove ha luogo un gigantesco party. Sfilano decine di carri popolati da gay e da trans che si mescolano tra loro indossando vistosi costumi. Altri carri vengono allestiti dalle lesbiche che non si confondono agli uomini. Seguono gli amanti del cuoio sulla pelle e i macho-gay. Mentre tra i carri migliaia di persone indossano trucchi, maschere e travestimenti grotteschi e si esibiscono in danze con espliciti richiami erotici.



 

 
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