Mi piacerebbe discutere con voi di questa proposta sul debito pubblico. Che ne dite? E' fattibile?
Una modesta proposta sul debito italiano - qdR magazine
Una modesta proposta sul debito italiano
martedì 15 maggio 2012. Categoria: A conti fatti, Autore: Giuseppe D'Amico
Ormai da un anno, la cosiddetta "crisi del debito pubblico" attanaglia l'Italia in un vortice dal quale sembra quasi impossibile uscire se non attraverso un lungo e duro periodo di sacrifici. Ciò è ammesso perfino dal governo e dai maggiori organismi nazionali ed internazionali. Abbiamo probabilmente innanzi a noi lunghi anni di austerità, alta tassazione, stagnazione economica, e tutto ciò che ne consegue, soprattutto riguardo al livello della disoccupazione.
Fino ad ora l'Italia ha utilizzato le ricette tradizionali per contrastare il possibile avvitamento della crisi; rimedi affidabili e collaudati, ma anche dagli effetti collaterali pesanti e duraturi.
Forse sono possibili altre soluzioni, che attacchino direttamente il livello del debito pubblico. Io ne avrei una, indubbiamente insolita e originale, ma fattibile dal punto di vista teorico e, conti alla mano, forse anche pratico (qui spiegherò il meccanismo in maniera molto sintetica; sono pronto a fornire a chi sia interessato i dettagli e i calcoli più analitici).
Il sistema è a costo zero, e produce benefici sia per il cittadino sia per lo stato: consiste nella facoltà concessa ai contribuenti di "riacquistare" anche in misura parziale la propria quota-parte di debito pubblico, in cambio di un beneficio fiscale incentivante. Direi, per chi ha studiato (micro)economia, che si tratta di una soluzione "Pareto efficiente". Ma andiamo con calma.
Oggi abbiamo un debito pubblico pari a circa il 120% del PIL; l'ammontare pro-capite è pari a circa 32.500 Euro.
L'obiettivo dovrebbe essere non già azzerare il debito, bensì ricondurlo verso il livello dei paesi "virtuosi": riusciremmo così ad abbattere il famigerato spread, che oggi ci costa una parte davvero grande delle nostre tasse.
Ipotizziamo che ciascuno dei 25 milioni di contribuenti italiani si "ricompri" in media 24.000 euro di debito. Se a questo scopo si indebita presso le banche ai tassi correnti, ripagare il debito gli costerà una rata mensile di 170 euro per 15 anni. Per incentivarlo, lo Stato dovrebbe concedergli in cambio uno sconto sulle imposte future pari a questo importo mensile, e magari non solo per 15 ma per 20 o 25 anni a venire (incentivo). Questo sconto fiscale costerebbe allo Stato 51 miliardi l'anno. Ma nel frattempo il debito sarebbe sceso all'80% del PIL, sotto il livello tedesco. Lo spread si sarebbe ridotto. Non azzerato probabilmente, perché purtroppo la nostra credibilità rimarrebbe comunque inferiore a quella tedesca. Ma basterebbe giungere a uno spread di 100 punti, rispetto all'attuale livello di 400, per compensare il beneficio fiscale concesso ai contribuenti.
Riepilogando, quei 50 miliardi e oltre all'anno di maggiori costi per interessi sul debito che attualmente paghiamo in più rispetto ai paesi virtuosi, coprirebbero finanziariamente questa operazione e potrebbero essere trasferiti ai cittadini attraverso un beneficio fiscale duraturo. Quando lo sconto fiscale concesso ai cittadini che hanno acquistato parte della propria quota di debito cesserà, rebus sic standibus, esisterà nel bilancio pubblico lo spazio per ridurre - ad esempio - di circa un terzo l'attuale livello dell'IRPEF su tutti i contribuenti.
Chiarimento: 24.000 euro sarebbe la media fra chi compra meno debito e chi ne compra di più. Inoltre il meccanismo dovrebbe essere esteso non solo alle persone fisiche ma anche alle imprese. Addirittura potrebbe essere aperto finanche a investitori e imprese straniere che decidano di stabilire la propria sede legale-fiscale nel nostro paese (qualora lo reputino conveniente): ciò potrebbe creare delle potenziali esternalità positive, creando maggior gettito per le casse dello stato e soprattutto maggior domanda di lavoro nel nostro paese.
E' evidente che di un simile meccanismo se ne gioverebbero i contribuenti, attraverso uno sconto fiscale che eccede il costo sopportato per ripagare il debito "comprato". E se ne gioverebbe lo Stato, che si troverebbe con un debito decisamente più piccolo e per il quale anche il rientro verso i livelli di debito previsti dagli accordi internazionali sarebbe molto più agevole.
Ripeto: qui ho potuto spiegare il meccanismo in maniera molto sintetica; sono pronto a fornire a chi sia interessato i dettagli e i calcoli più analitici.