Il paese che vuole diventare 100% bio
12/02/2013 - ... È il minuscolo regno del Bhutan
di Valentina Spotti
I più fanno fatica persino a localizzarlo su una carta geografica ma il Bhutan, piccolissimo regno tra i monti dell’Himalaya tra Cina e India ha raggiunto un traguardo che poche altre nazioni al mondo possono vantare: è il primo stato che punta ad avere una agricoltura 100% biologica.
SCELTA FILOSOFICA - Ne parla il Guardian, che racconta come il paese abbia bandito la vendita di pesticidi ed erbicidi chimici, usando gli scarti organici provenienti dalla fattorie come unico fertilizzante naturale. E, invece che produrre di meno, i contadini e gli agricoltori del Bhutan saranno in grado di far crescere i propri raccolti, aumentando le esportazioni di cibo di altissima qualità verso la Cina e l’India. Le ragioni che hanno portato a questa svolta, ha spiegato il ministro dell’Agricoltura e delle Foreste, sono sia di ordine pratico che filosofico: “Il nostro è un territorio montuoso – ha detto Pema Gyamtsho alla platea della conferenza per lo sviluppo sostenibile che si è tenuta a Delhi settimana scorsa – Se usiamo pesticidi chimici prima o poi arriveranno a valle, contaminando l’acqua e le piante. Dobbiamo considerare tutto l’ambiente. Molte delle nostre pratiche derivano dall’agricoltura tradizionale, siamo già bio. E siamo anche buddisti, crediamo nell’armonia della natura: gli animali hanno il diritto di vivere, noi vogliamo vedere pianti e insetti felici”.
PAESE AUTOSUFFICIENTE - Certo, non si tratta di un processo rapido: “Diventare completamente bio richiede molto tempo – ha continuato Gyamtsho – Non abbiamo fissato nessuna deadline, non possiamo farlo domani. Raggiungeremo il nostro obiettivo regione per regione. Il Bhutan è una nazione prevalentemente agricola, ma è molto aperta alle influenze del mondo. Con l’espansione sempre maggiori delle “tigri asiatiche”, il paese ha cominciato a spopolarsi e chi è rimasto chiede al governo una ventata di modernità. Eppure, spiega ancora Gyamtsho, il futuro del Bhutan dipende da come si affronteranno le grandi sfide del nostro tempo come l’emergenza climatica e la sicurezza in campo energetico: “Vogliamo essere autosufficienti: importiamo il riso, ma ora le cose stanno cambiando: ora la nostra gente preferisce il nostro grano saraceno e il frumento”.
SOLUZIONI - “Stiamo sperimentando diversi metodi di coltivazione – spiega ancora il ministro - ma vogliamo anche aumentare la superficie di terre irrigate, in modo da differenziare le colture che non soffrono troppo gli attacchi dei parassiti”. E l’energia? “Non abbiamo né combustibili fossili né centrali nucleari: ma siamo benedetti dai nostri fiumi che hanno un potenziale di di 30.000 megawatt. Tutti ora vogliono comprare un’automobile il che significa che dovremmo importare carburante. Ma noi vogliamo sviluppare la nostra energia. Possiamo sempre trovare una soluzione – ha concluso Gyamtsho – basta fare delle scelte”.
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