Pagina 1 di 6 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 58
  1. #1
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    16 Nov 2011
    Località
    Roma
    Messaggi
    9,898
     Likes dati
    2,981
     Like avuti
    2,133
    Mentioned
    34 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA
    di Giovanni Bartolone
    Gli Inglesi non furono teneri con gli Italiani prigionieri ed è quasi naturale; la propaganda di guerra aizzava all’odio, come si potevano non odiare gli Italiani, che dopo secoli di servaggio, osavano ribellarsi all’egemonia britannica?
    Così accadde che, non appena fu aperto, nel 1943, il campo di prigionia di Padula, il “371 P.W. Camp”, il comandante inglese non si vergognò di arrivare a nutrire i prigionieri italiani esclusivamente con ghiande, si: proprio ghiande; e la fame era tanto atroce che i perseguitati prigionieri non riuscirono a non dare la soddisfazione al perfido inglese: dovettero ingannare la fame rosicchiando il cibo dei maiali. In seguito le cose cambiarono, ma gli ipocriti inglesi si spogliarono ufficialmente della loro perfidia per passarla ai custodi: prima greci, poi indiani. che entravano all’alba negli enormi, gelidi stanzoni ben arieggiati da ampi finestroni senza vetri, dove dormivano per terra, sdraiati con poca paglia, cento prigionieri per ogni stanzone. Come già avevano fatto i greci, gli indiani entravano muniti di scudisci e si facevano sistematicamente largo a scudisciate e a pedate. Gli indiani, umiliavano gli italiani per procura inglese. Altra perfida umiliazione era imposta con l’obbligo di sottoporsi ad una doccia fredda all’aperto, nudi in fila senza misericordia per i vecchi o i malati: d’estate o d’inverno, sollecitati ed insultati dai custodi indiani.
    No, non avevano molta cura per la salute dei prigionieri gli inglesi detentori: se qualche prigioniero italiano non gravava più con le spese per il suo mantenimento sulle finanze dell’impero britannico, non era, ovviamente, cosa di cui preoccuparsi, come quando lasciarono scorrere tanto tempo prezioso prima di soccorrere Paolo Orano, Rettore dell’Università di Perugia: fu lasciato morire per un’emorragia da ulcera perforata nell’autoambulanza che, ipocritamente, i “liberatori” inglesi avevano in ultimo concesso, per salvare la faccia, solo quando era ben chiaro a tutti che ormai era troppo tardi.
    Ho reso omaggio alla tomba di Paolo Orano nel cimitero di Padula; persone del posto prendono ancora la cura e la civile sensibilità di portarci dei fiori.
    Del resto i militari inglesi non potevano ammettere di essere un po’ più ignoranti di un italiano colto e avevano imposto cocenti umiliazioni anche ad un altro Rettore, quello dell’Università di Catania, obbligandolo a ramazzare la strada davanti alla sede principale dell’Università. Il professore Orazio Condorelli si era opposto all’occupazione dell’Università, che sarà poi trasformata in un casino per le truppe britanniche. Qualche mese dopo gli inglesi la liberarono. Ma ebbero la sfacciataggine di pagare due sterline, 800 lire al cambio, per il suo affitto. Vale a dire una bottiglia di cognac italiano al bar Olympia di Palermo, oppure otto paia di calze di seta da donna, se comprate da un'italiana, la metà se comprate da un soldato britannico per inviarle alla moglie, o, infine, 190 chili di pane al mercato ufficiale, secondo l’inutile calmiere stabilito dal governo d'occupazione. Condorelli finì per alcuni mesi al campo di concentramento alleato di Priolo, Siracusa.
    Erano molto sensibili gli inglesi detentori, invece, ai titoli nobiliari e offrivano agli aristocratici caduti in loro potere un trattamento privilegiato, li alloggiavano al piano superiore dove esistevano , le meno scomode camere dei monaci certosini: i flats le chiamavano gli inglesi e quando arrivarono prigionieri con qualche disponibilità di denaro, taluni di loro più intraprendenti, memori dei metodi usati in colonia, pensarono bene di sfruttare la situazione per arricchirsi. Qualcun altro Tommy, più modestamente, trovò, dopo la guerra, addirittura impiego nella flotta Lauro.
    A proposito di Lauro, vorrei aggiungere qualche particolare poco noto, che interesserà i napoletani: Achille Lauro è un pezzo della storia di Napoli; oltre tutto, la sua vicenda è paradigmatica di tante vicende accadute ad altri prigionieri degli anglo-americani. Si dovevano sciogliere i cordoni della borsa.
    La famiglia Lauro, come usavano fare gli Alleati con le loro requisizioni, aveva dovuto lasciare subito la villa di via Crispi, a Napoli, senza poter portare via niente, neanche uno dei tanti prosciutti appesi nel seminterrato. Don Achille fece appena in tempo a rimandare la famiglia a Sorrento: il 9 novembre, infatti, fu arrestato dagli Alleati.
    Il Comandante Lauro aveva sbagliato le previsioni. Aveva predetto, che gli inglesi, appena arrivati a Napoli, lo avrebbero nominato Viceré. Invece lo incarcerarono accusandolo di essere un “dangerous fascist”, un pericoloso fascista, e requisirono la villa di famiglia di via Crispi per le loro truppe.
    Trascorso tempo inesorabile in ansia e incubi senza prospettiva di soluzione, il Comandante a 57 anni si trovava ormai in campo di concentramento da 15 mesi senza che nulla gli fosse mai stato contestato. Questo capitava a quasi tutti gli arrestati dagli Alleati. La Commissione provinciale per le sanzioni contro il Fascismo, nicchiava, come il ragno, in attesa che la mosca incappasse nella tela.
    Lauro, nonostante le gravissime perdite della flotta, aveva ancora una certa disponibilità di danaro liquido e questo poteva e doveva contare nella nuova “civiltà” portata dai “Liberatori” alla quale gli italiani accorsi sul carro dei vincitori si erano subito adeguati.
    La guerra nel suo corso aveva decimato la Flotta Lauro: 52 le navi requisite o affondate. Alla fine del conflitto la Flotta contava solo su 5 unità.
    Soltanto a settembre, dopo 22 mesi di campo di concentramento, Lauro venne assolto da ogni accusa e scarcerato.
    Eppure Don Achille pensava, prima dell’arresto, di avere molta stima a Londra, il centro più importante al mondo per tutto quanto riguardava la navigazione: erano state le banche inglesi ad aprirgli linee di credito per avviare la Flotta che, nella City, era conosciuta e apprezzata. Pertanto si riteneva non solo una persona stimata sulla piazza londinese ma anche un amico degli inglesi. Ed era persuaso che, da Londra, sarebbe stato segnalato ai militari che occupavano la città come un punto di riferimento a Napoli.
    In effetti, Achille Lauro era stato davvero segnalato, perché dopo l’arrivo degli Alleati in città, una jeep venne di corsa a casa sua. Contro di lui c’era un dossier con una decina di capi d’imputazione.
    Soltanto molto tempo dopo, e in seguito a laboriosi esposti in difesa, avanzati dal figlio Gioacchino, risultò che queste accuse erano il frutto di segnalazioni anonime, di rapporti confidenziali dell’Ufficio Politico della Questura di Napoli, di denunce, infine, di qualcuno che lo odiava. La Commissione provinciale per le sanzioni contro il Fascismo scoprì che, dei due cittadini di Sorrento che lo avevano accusato, il primo era un ex dipendente di Lauro licenziato per furto, e il secondo era un tizio sicuro che i binari della ferrovia erano stati deviati sul suo podere, proprio per le ingerenze di don Achille. E la Commissione, al termine di una elaborata inchiesta, assolse Lauro da ogni accusa.
    La Commissione lo scagionò dall’accusa di “big fascist”. Anche perché molti episodi avevano rivelato una diffidenza reciproca esistente tra Lauro e il Fascismo.
    Lauro, infatti, aveva rifiutato a lungo di iscriversi al PNF e lo fece solo nel 1933, anno in cui si chiusero le iscrizioni, perché “da esterno”, in una posizione come la sua, non poteva più resistere alle ritorsioni e alle inchieste nate dai dubbi che fosse un “agente inglese” che lavorava con capitali inglesi e per conto degli inglesi. Inoltre, nel 1937, si era beccato una multa di un milione di lire e il divieto d’ingresso per due mesi negli uffici del ministero della Marina Mercantile per avere criticato pubblicamente alcuni provvedimenti governativi, e che, sempre in quel tempo, si era rifiutato di obbedire all’ordine di Mussolini di dirottare agli “amici giapponesi” un carico di armi dirette in Cina. Ma Lauro non aveva la tempra dell’eroe e non osava sottrarsi agli impegni presi con i padroni dei sette mari.
    Ciononostante Achille Lauro era stato portato prima nel vicino campo di Aversa, poi era stato trasferito a Padula e infine ancora nel Campo di Collescipoli (Terni). Rimase 22 mesi nei campi di concentramento per “criminali fascisti”; gli inglesi non andavano troppo per il sottile nel valutare, nel discriminare i nemici dagli amici, e come a Lauro capitò a tanti altri di essere presi e sbattuti in campo di concentramento, anche per un solo dubbio, ma per ragioni di sicurezza, fregandosene di perdere tempo e fatica per indagare concretamente sulla presunta pericolositàdell’individuo. Ma non si trattava soltanto di indagini approssimative, calpestando i diritti delle persone, come invece, ipocritamente andavano sbandierando i “Liberatori” di non voler fare; capitò di essere sbatacchiato in campo di concentramento perfino a qualche sfortunato marito, che aveva una bella moglie di cui si era invaghito un qualche ufficiale alleato, che sentiva prepotente il desiderio di espugnarne la resistenza virtuosa. Ha raccontato Giorgio Nelson Page, nel suo libro “Padula”, che fu rinchiuso, proprio a Padula, perfino un pastore che si era visto espropriare del suo gregge e si dibatteva e protestava nell’ingenua illusione di ottenere giustizia.
    A Padula il Comandante Lauro, preceduto da una fama di “generosità”, ebbe una vita meno scomoda, rispetto a quella condotta da migliaia di altri reclusi. Riuscì abbastanza facilmente a comprare la benevolenza dei custodi e finì, nei cosiddetti “flat”. Erano delle stanze che ospitavano ognuna una ventina di personaggi di un certo rilievo durante il Regime. A tanti altri la sorte avara riservò di finire dei “wind” – una specie di cameroni – o nelle baracche, oppure nelle tende nel patio della Certosa. Nel 1944, la Certosa, che poteva ospitarne, sia pure ammucchiandone incivilmente e antigienicamente in locali affollatissimi, non più di duemila, fu utilizzata per recluderne duemila e cinquecento.
    Il 4 gennaio 1945, Valentino Orsolini Cencelli, un compagno di sventura di Lauro, già commissario del Governo per l’Opera Nazionale Combattenti, che diresse numerose opere di bonifica in Italia, annotava nel suo Diario, che sarà pubblicato col titolo di Padula 1944 - 1945:
    “Per dormire, vi sono dei biposto in legno, tipo cuccette di vagone letto. Un pagliericcio con paglia. Ormai ci si è abituati ma il primo periodo è stato molto duro assuefarsi a simile tipo di letto. I miei compagni sono: i principi Valerio Pignatelli di Cerchiara Alessandro Tasca di Cutò, Francesco Ruspoli, Vittorio Massimo; il duca Carafa d’Andria, il conte Flaminio Cimmasi Poggiolini, il nobile Luigi Maggi Pecoraro, l’onorevole Andriani già podestà di Ancona, l’avvocato Paternostro ex federale di Palermo, il commendator Lupis già Presidente della Federazione Combattenti di Ragusa, l’avvocato professor Brunetti dell’Università di Bari, l’onorevole Lauro armatore; Ferace tenente di vascello, il commendator Della Casa proprietario dell’Albergo degli Ambasciatori di Roma; Carlo Del Bono, mezzo italiano mezzo argentino; il maestro Derevischy, che ha organizzato gli spettacoli tra gli internati; il comandante della marina mercantile Guarnieri; il commendator Macarone industriale della canapa, di Napoli; Leonardi, console del Tribunale Speciale ed il luogotenente generale della Milizia Masciocchi.
    Il complesso di tutta questa gente ha, però, un beneficio: una discreta educazione; il che rende sopportabile e facilmente appianabili quegli attriti che la ristrettezza dello spazio e soprattutto lo stesso incubo di questo esilio, rende inevitabili. C’è, anzi, un’atmosfera di serenità, che in certi momenti della giornata diventa gioiosa. Forse anche perché questa vita, che ha della prigionia, del collegio e della caserma ci rende un po’ bambini, sì che una sciocchezza, fa venire il buon umore; anche perché è una necessità, agire così, onde non essere schiacciati sotto il peso dell’amarezza, dell’ingiustizia che si patisce, sotto l’onda dei ricordi e in modo particolare, per togliere il pensiero dalle persone care e dai nostri affetti esasperati e dolenti per tanta lontananza. Si chiacchiera, si legge, si gioca a poker, bridge, scopone, tressette, solitari, di tutto un po’, secondo i gusti e le predilezioni.
    Vi è, poi, un senso abbastanza vivo di solidarietà, tra noi del flat n° 9, «l’almanacco Gotha» o «il flat dell’aristocrazia», come ci chiamano qui al campo. E se uno è triste, o ha avuto cattive notizie, c’è un quasi muto accordo fra tutti, perché non lo sia più e trovi sempre negli altri, cuori amici, fraterni, che sentono, comprendono e condividono con lui il suo dolore”.
    Lauro era uno dei “personaggi” del campo di Padula. Nel suo libro accenna brevemente su come riuscì a rimettersi in sesto dalle rovine della guerra. Mi pare di ricordare che comprò a buon prezzo una nave Liberty dismessa dagli Alleati. Nel dopoguerra, infatti, agli armatori che avevano avuto il naviglio affondato nel conflitto, il governo italiano dava il diritto ad acquisire un determinato tonnellaggio di Liberty con un cambio lire-dollaro favorevole. Bastava sciogliere i cordoni della borsa, ormai si era adeguato all’american way of life..
    Nel 1947 nel giro di due anni Lauro rimise in piedi gran parte della sua flotta e tornò in auge.
    Ma oltre a tanti “fascisti”, come Lauro che avevano aderito al fascismo per convenienza, nel campo di Padula furono rinchiusi anche fascisti veramente “dangerous fascists”, che sentivano profondamente la loro fede; lì finirono “ospitati”, fra i tanti, il già citato principe Valerio Pignatelli, capo del fascismo clandestino al Sud - che, durante la sua permanenza, fu considerato il capo spirituale dei fascisti lì concentrati - Nando Di Nardo suo vice, il tenente Ninì Sorrentino e Antonio Picenna: tutti del gruppo di Napoli al vertice del fascismo clandestino; i fascisti clandestini di Catania con Gattuso e Orazio Santagati,1 e alcuni altri civili arrestati preventivamente. Lì fu pure internato Salvatore C. Ruta, animatore del gruppo di fascisti clandestini di Messina, con alcuni suoi camerati e concittadini. Ci fu anche l’agente speciale della Rsi, Ugo D’Esposito, del gruppo “Gamma” della X Mas, ma pure altri agenti speciali, sempre della X Mas, del gruppo “NP di Ceccacci”, e altri provenienti da altri Corpi militari, come ad es. Domenico Tucci Vitiello, Franco Nuovo e Giuseppe Marvaso; inoltre Riccardo Monaco, ostetrico napoletano e capitano pilota da caccia, colpevole di avere abbattuto due fortezze volanti in un solo raid e di aver continuato a perseverare incorreggibilmente nel cielo di Napoli, durante i quotidiani bombardamenti a tappeto del ’42-’43.
    Nel reparto femminile, tra le trecento detenute, spiccavano le figure della principessa Maria Pignatelli e della inesauribile Elena Rega del fascismo clandestino di Napoli, l’universitaria Italia Profeta di Misterbianco (Catania) assieme a Edvige Platania, medico di Catania, che si erano schierate a fianco ai combattenti regolari che si battevano in difesa di Catania, alle quali si aggiunse più tardi la farmacista Elda Norchi, fervente militante ed animatrice del gruppo clandestino fascista “Onore” di Roma.
    Ma c’erano anche gerarchi fascisti, tra cui il segretario federale di Potenza, il vice federale di Napoli Pasquale Calvanese, Gaetano Polverelli, già ministro della Cultura popolare e alcuni giornalisti: fra i tanti Paolo Orano, al quale ho già accennato, intellettuale, giornalista riottoso ad ogni lusinga dell’invasore e pertanto di ostacolo al Grosso Capitale che imponeva l’asservimento dell’Italia, nel quadro di un progetto psicologico generale di “lavaggio del carattere” di un popolo da colonizzare; fu arrestato dagli “Alleati” appena occuparono Perugia e, scaraventato nel campo di concentramento di Padula, venne sottoposto alle angherie dell’occupante inglese, che voleva debellare lo spirito indipendente di un italiano, fascista indomito fino all’ultimo: vitto debilitante, messo a dormire per terra in un gelido stanzone, stenti, umiliazioni cocenti, nessuna assistenza medica per un vecchio spossato e ammalato, fu lasciato morire. Venne gettato in una fossa comune avvolto in una coperta il 7 aprile 1945. Solo più tardi fu possibile riesumarlo e seppellirlo cristianamente e civilmente nel cimitero di Padula. Altri, com’è accaduto a tanti eroi e martiri dispersi del fascismo non hanno avuto neanche questa possibilità.
    Nel “371 P.W. Camp”, di Padula ho scelto due figure paradigmatiche: Paolo Orano e Achille Lauro, gli sconfitti della civiltà dello spirito, della filosofia dell’ESSERE, e i vincitori dell’american way of life, ossia la “civiltà” della materia e la filosofia dell’AVERE.

    Giovanni Bartolone
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  2. #2
    Ragionatore Dubitante
    Data Registrazione
    17 Sep 2010
    Messaggi
    82,326
     Likes dati
    4,163
     Like avuti
    10,508
    Mentioned
    1507 Post(s)
    Tagged
    12 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    L'occupazione militare non è un pranzo di gala. Del resto che i fascisti siano maschi e virili quando menano, ma che lo siano molto meno quando subiscono, è cosa risaputa.
    Del resto i prosciutti perduti del signor Lauro non riescono a suscitare in me nessun sentimento di empatica solidarietà.
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

  3. #3
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    16 Nov 2011
    Località
    Roma
    Messaggi
    9,898
     Likes dati
    2,981
     Like avuti
    2,133
    Mentioned
    34 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    L'occupazione militare non è un pranzo di gala. Del resto che i fascisti siano maschi e virili quando menano, ma che lo siano molto meno quando subiscono, è cosa risaputa.
    Del resto i prosciutti perduti del signor Lauro non riescono a suscitare in me nessun sentimento di empatica solidarietà.
    Questa risposta idiota non è da te, dimostra che quando sei alla canna del gas, per uscirtene scrivi tutto quello che ti passa per la capa.
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  4. #4
    duca di rivoli
    Data Registrazione
    27 May 2009
    Località
    LOMBARDIA - Alpi
    Messaggi
    31,406
     Likes dati
    2,918
     Like avuti
    8,849
    Mentioned
    431 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    dato che l'italia aveva dichiarato guerra all'inghilterra, il trattamento duro dei fascisti a guerra in corso mi sembra logico. forse il geniale autore dell'articolo avrebbe preferito vedere tanti "fascisti clandestini" a piede libero a scorazzare nelle retrovie del fronte.
    forse gli internati avrebbero preferito passare la detenzione in un campo gestito dai camerati tedeschi come qualche centinaio di migliaia di loro concittadini italiani con nessuna colpa se non quella di essere soldati e di essersi rifiutati di fare i leccapiedi di hitler in uno stato fantoccio.

  5. #5
    Ragionatore Dubitante
    Data Registrazione
    17 Sep 2010
    Messaggi
    82,326
     Likes dati
    4,163
     Like avuti
    10,508
    Mentioned
    1507 Post(s)
    Tagged
    12 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da Ringhio Visualizza Messaggio
    Questa risposta idiota non è da te, dimostra che quando sei alla canna del gas, per uscirtene scrivi tutto quello che ti passa per la capa.
    Perdona il mio cinismo, ma al di la della descrizione di condizioni di vita nei campi particolarmente dure per quanto riguarda vitto e alloggio non ho scorto evidenze di particolari efferatezze. Nel libro la mia guerra di Piero Sebastiani, la'utore parla delle condizioni del carcere di Firenze nel quale è stato rinchiuso per diversi anni dopo il 1945 perchè volontario nelle Brigate Nere e in attesa di processo. Si parla delle stesse crude condizioni di vita derivanti dalla scarsita di cibo, sistemazioni indecenti su pagliericci infestati di cimici. Lo stesso autore riconosce tuttavia che quelle condizioni erano le stesse riservate ai condannati politici processati dal Tribunale Speciale.

    Una testimonianza del 1939 dal carcere di Civitavecchia, uno dei più duri in funzione durante il periodo fascista:

    Citazione Originariamente Scritto da Carcere di Civitavecchia
    A Civitavecchia si veniva puniti con grande facilità. Nella mia camerata eravamo in venti detenuti ma era vietato parlare tra noi. Questa misura restrittiva valeva solo per il nostro camerone, il camerone dei comunisti. Ogni tanto il secondino apriva improvvisamente lo spioncino e se vedeva che stavi parlando con un altro si finiva tutti e due in punizione. La punizione consisteva nell’essere legati nudi su un asse con un buco all’altezza del sedere per permettere alle feci di cadere nel vaso. La durata della punizione che noi definivamo ironicamente “andare in balilla” (Balilla era il nome dell’auto della Fiat che si diffuse sotto il fascismo) era in misura della gravità della trasgressione e lasciata all’arbitrio dei secondini. Particolarmente in inverno, nelle fredde e umide giornate, questa punizione era veramente una tortura. Ne uscivi malconcio. Per poter ascoltare le lezioni che tenevano i vari compagni specializzati in qualche disciplina scolastica e intervenire, avevamo escogitato un trucco. Parlavamo a turno guardando il libro che avevamo in mano come se si leggesse ad alta voce. Avevamo diversi settori di studio, secondo gli specialisti che erano in quel momento in carcere. La filosofia seguiva un suo iter particolare. I compagni incaricati della didattica ne autorizzavano lo studio solo chi tra noi aveva dimostrato di possedere saldamente il metodo d’analisi marxista. Io fu tra gli ammessi


    Giancarlo Pajetta
    allo studio della filosofia. Nel nostro camerone erano, infatti, rinchiuse persone di alto livello politico e culturale, da Giancarlo Pajetta a Arturo Colombi, a economisti di vaglia come Antonio Pesenti. (Mio padre elencò altri autorevoli nomi che non ricordo). Le lezioni trattavano tutte le materie dei programmi universitari esaminate con una analisi marxista.

    Prima del ’26 quando vi era ancora qualche possibilità di manovra, il partito aveva fatto entrare nel carcere di Civitavecchia e nel camerone che custodiva i comunisti molti libri. Ma con l’inasprirsi del regime carcerario era stato stabilito che ogni libro per non essere sequestrato, doveva portare il numero di matricola di un detenuto presente così, quando l’intestatario del volume veniva trasferito, per non perdere il libro sostituivamo il numero. Attuare questa operazione non era facile perché la matricola era avallata dal timbro della direzione sul frontespizio e noi non avevamo nemmeno l’inchiostro. Allora si procedeva in questo modo: uno di noi, il più malandato, chiedeva la visita medica per ottenere il vitto speciale, vitto che consisteva in un quarto di latte. Con il grasso del latte e il nerofumo che impregnava le pareti del camerone, si creava una specie di inchiostro e alcuni compagni abili nell’incisione con la capsula di alluminio che ricopriva la bottiglia del latte falsificavano il timbro della direzione. Ma le perquisizioni nella camerata si susseguivano e con esse il sequestro dei libri che ritenevano “sovversivi”. Per salvarli toglievamo le copertine e i frontespizi dai volumi “proibiti” e li rilegavamo con copertine di testi non sospetti. Venne il mio turno di chiedere il vitto speciale, che fossi in cattive condizioni di salute non vi erano dubbi, così mi presentai al medico del carcere. Mi guardò e mi disse queste precise parole…” Mio padre interruppe a questo punto il suo racconto e mi rivolse questa raccomandazione. “Edio, se un domani ti capitasse di scrivere queste parole, mettile tra virgolette, perché sono parole così ciniche dette da un medico che possono sembrare non vere….. ‘Non c’è bisogno che ti visiti – mi disse il medico del carcere – sono un medico e so che stai morendo, ma ti lascio morire perché sei un comunista’ e mi mandò via senza vitto speciale.”

    “Infine, vorrei farti notare come la conflittualità permanente e a volte violenta che si creava nelle celle ove i detenuti stavano ammucchiati per anni in uno spazio angusto, tra noi comunisti non ha mai determinato conflitti tali da mettere in discussione la solidarietà e l’armonia complessiva del collettivo. Questo non solo per nostra formazione culturale e per la disciplina che sapevamo imporci, ma anche per le rigide regole comportamentali che ci imponevamo nella conduzione della vita nel carcere. Quando arrivava un nuovo detenuto, prima che fosse ammesso in modo permanente tra noi, lo si sottometteva, nell’ora di aria, a un pressante interrogatorio e se non corrispondeva alle caratteristiche morali e politiche che si richiedevano a un compagno facevamo in modo, pur subendo punizioni, che lo togliessero dal nostro camerone.

    Un altro esempio che si capisce solo se si pensa alla fame che ci struggeva. Quel che restava dei viveri contenuti nei pacchi che inviavano i familiari dopo “l’ispezione” dai secondini, veniva diviso equamente tra tutti noi, con un semplice sorteggio, questo per non creare dubbi di favoritismi e, quindi, rancori che la fame avrebbe certamente generato”

    Uno “scampolo” che riporta, qualora ve ne fosse bisogno, mio padre come tutti coloro che subirono senza cedimenti la violenza fascista, alla dimensione di persone comuni. “Uscito da carcere – mi disse – dopo sei anni ( fu arrestato che aveva 31 ) tutte le donne, persino le anziane, mi sembravano tanto belle”.

    Il 3 maggio del 1943 il secondino entrò nel camerone dei comunisti a Civitavecchia e gridò: “ottosettenovenove con tutta la roba”. 8799 era la matricola di mio padre e quell’ordine voleva dire che lo trasferivano. Legato in catene ad altri prigionieri “proprio come si vedono i forzati nei film” disse mio padre, lo portarono nel carcere di San Gimignano.

    Della sua detenzione , oltre al ricordo, conservo il cucchiaio di legno con il quale ha mangiato per tanti anni la sbobba del regime.
    Ricordi di un prigioniero politico | ANPI 25 APRILE MILANO

    Fatti un giro su questo sito, mio caro fascista ed estimatore dei fascisti. Poi riparliamo del povero Longo e dei suoi prosciutti appesi che i cattivoni della Perfida Albione non gli hanno consentito di portarsi via:
    I CAMPI FASCISTI - Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò
    Sito stupendo per il corredo documentario che propone, non c'è che dire.
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

  6. #6
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    16 Nov 2011
    Località
    Roma
    Messaggi
    9,898
     Likes dati
    2,981
     Like avuti
    2,133
    Mentioned
    34 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Perdona il mio cinismo, ma al di la della descrizione di condizioni di vita nei campi particolarmente dure per quanto riguarda vitto e alloggio non ho scorto evidenze di particolari efferatezze. Nel libro la mia guerra di Piero Sebastiani, la'utore parla delle condizioni del carcere di Firenze nel quale è stato rinchiuso per diversi anni dopo il 1945 perchè volontario nelle Brigate Nere e in attesa di processo. Si parla delle stesse crude condizioni di vita derivanti dalla scarsita di cibo, sistemazioni indecenti su pagliericci infestati di cimici. Lo stesso autore riconosce tuttavia che quelle condizioni erano le stesse riservate ai condannati politici processati dal Tribunale Speciale.

    Le mie rimostranze erano verso i termini che hai utilizzato in modo spregievole per offenedere e azzerare la dignità di chi si dichiara fascista.So perfettamente che non si tratta di una passeggiata.


    Una testimonianza del 1939 dal carcere di Civitavecchia, uno dei più duri in funzione durante il periodo fascista:


    Ricordi di un prigioniero politico | ANPI 25 APRILE MILANO

    Fatti un giro su questo sito, mio caro fascista ed estimatore dei fascisti. Poi riparliamo del povero Longo e dei suoi prosciutti appesi che i cattivoni della Perfida Albione non gli hanno consentito di portarsi via:
    I CAMPI FASCISTI - Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò
    Sito stupendo per il corredo documentario che propone, non c'è che dire.
    Allora?
    Contesto e circostanze, in che modo venivano trattati nelle altre dittature contemporanee al fascismo e addirittura successive?
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  7. #7
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    16 Nov 2011
    Località
    Roma
    Messaggi
    9,898
     Likes dati
    2,981
     Like avuti
    2,133
    Mentioned
    34 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da massena Visualizza Messaggio
    dato che l'italia aveva dichiarato guerra all'inghilterra, il trattamento duro dei fascisti a guerra in corso mi sembra logico. forse il geniale autore dell'articolo avrebbe preferito vedere tanti "fascisti clandestini" a piede libero a scorazzare nelle retrovie del fronte.
    forse gli internati avrebbero preferito passare la detenzione in un campo gestito dai camerati tedeschi come qualche centinaio di migliaia di loro concittadini italiani con nessuna colpa se non quella di essere soldati e di essersi rifiutati di fare i leccapiedi di hitler in uno stato fantoccio.
    Come sempre la tua profondità di approfondimento storico mi lascia senza parole!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  8. #8
    Ragionatore Dubitante
    Data Registrazione
    17 Sep 2010
    Messaggi
    82,326
     Likes dati
    4,163
     Like avuti
    10,508
    Mentioned
    1507 Post(s)
    Tagged
    12 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da Ringhio Visualizza Messaggio
    Allora?
    Contesto e circostanze, in che modo venivano trattati nelle altre dittature contemporanee al fascismo e addirittura successive?
    Siamo al giochino un po' puerile del "chi è stato il più cattivone di tutti ?"
    Possibile che a noi italiani tocchi sempre di accontentarci del "meno peggio" ?
    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

  9. #9
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    16 Nov 2011
    Località
    Roma
    Messaggi
    9,898
     Likes dati
    2,981
     Like avuti
    2,133
    Mentioned
    34 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Siamo al giochino un po' puerile del "chi è stato il più cattivone di tutti ?"
    Possibile che a noi italiani tocchi sempre di accontentarci del "meno peggio" ?
    NO, nessun giochino, si tratta solo di affermare una volta per tutte la verità, e smascherare il vostro di giochino, quello di omologazione e di parificazione, in modo antistorico e irreale del fascismo alle altre dittature.
    Il Fascismo fu una dittatura, che represse e perseguì, ma questo venne fatto in un modo del tutto particolare e unico, non è un caso che gli stessi storici anglossassoni affermano che il afscismo fu una dittatura democratica, una contraddizione in termini.
    Oggi esistono carceri nei democraticissimi USA che trattano i disssidenti e i prigionieri antisistema (terroristi) in modo peggiore in cui venivano trattati i detenuti politici durente il fascismo, contesto e circostanze e una buona dose di onestà.
    33 condanne a morte in 21 anni di dittatura, mi sembrano veramente NULLA, se paragonate ai morti democratici attuali.
    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
    Eraclito


    VUOI SAPERE COS'E' L'ANTIFASCISMO? E' non avere cura del Creato, disboscando, inquinando, cementificando tutto nel nome dello Sviluppo.

  10. #10
    SMF
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    134,999
     Likes dati
    20,869
     Like avuti
    32,362
    Mentioned
    1062 Post(s)
    Tagged
    25 Thread(s)

    Predefinito Re: IL CAMPO DI PRIGIONIA INGLESE DI PADULA

    che cosa commovente....i cattivi fascistoni non facevano leggere ai cari compagnucci i loro libri inneggianti all'odio di classe e al terrorismo come metodo di lotta politica. Mi viene veramente da piangere
    E pensate che cattivi sti fascisti che non permettevano ai poveri detenuti di svuotarsi le palle
    Una vera tragedia....nulla di paragonabile alla sorte dei prigionieri italiani in Russia o dei dissidenti sovietici nei gulag
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

 

 
Pagina 1 di 6 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. La prigionia di Hitler (foto)
    Di Robert nel forum Destra Radicale
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 21-07-10, 10:02
  2. Campi di prigionia POW per tedeschi.(in inglese)
    Di kouros (POL) nel forum Destra Radicale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 08-11-07, 18:48
  3. Afghanistan: Un gigantesco campo di prigionia
    Di Patto nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 19-03-05, 17:02
  4. La mia prigionia a Guantanamo
    Di cornelio nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 12-07-04, 03:20

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito