Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 17
  1. #1
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito storia della ghigliottina


  2. #2
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina


  3. #3
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    Ghigliottina
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
    Vai a: Navigazione, cerca

    Alcuni dei contenuti di questa pagina potrebbero urtare la sensibilità di chi legge. - Leggi le avvertenze
    Modello di ghigliottina tedesca

    La ghigliottina è una macchina per la decapitazione di persone condannate alla pena capitale. Fu utilizzata soprattutto in Francia, in Svizzera, in Svezia, in Belgio e in Germania.
    Indice
    [nascondi]

    * 1 Costruzione e funzionamento
    * 2 La storia
    o 2.1 I precursori
    o 2.2 La proposta del dr. Guillotin
    o 2.3 La discussione sul codice penale
    o 2.4 L'intervento di Sanson
    o 2.5 Antoine Louis, Tobias Schmidt, Luigi XVI
    * 3 La messa in opera
    o 3.1 La collocazione
    * 4 Il nome della macchina
    * 5 Fisiologia della ghigliottina
    * 6 Diffusione
    * 7 Note
    * 8 Bibliografia
    * 9 Voci correlate
    * 10 Altri progetti
    * 11 Collegamenti esterni

    Costruzione e funzionamento [modifica]
    Modelli di ghigliottina francesi: a sinistra la riproduzione della macchina del 1792, a destra il modello 1872

    Nella versione utilizzata in Francia, l'apparecchio era formato da una base sulla quale erano fissati due montanti verticali di circa 4 metri di lunghezza, distanziati fra loro di circa 37 cm, sormontati da una barra trasversale che li univa tra loro sulla quale era montata una puleggia.

    Tra i due montanti scorreva una lama di acciaio di forma trapezoidale, montata in modo che il filo della lama si trovasse sul lato obliquo e rivolto verso il basso. Sopra la lama era apposto un peso metallico, talché l'insieme di lama e peso aveva una massa di circa 40 kg. La lama aveva un angolo di 45° rispetto all'asse orizzontale: molto più inclinata quindi di quanto appaia normalmente nell'iconografia popolare.

    Alla lama era collegata una corda passante per la puleggia, che ne consentiva il sollevamento; sul montante sinistro era presente un meccanismo di blocco azionabile con una leva, al fine di consentire il rilascio della lama e la sua caduta libera per gravità.

    La corsa della lama era di 2,25 metri, e quindi (trascurando gli attriti) al momento dell'impatto la stessa raggiungeva la velocità di 24 km/h circa.

    Tra i due montanti erano pure presenti due semilunette in legno, di cui quella inferiore fissata alla base e la superiore scorrevole; abbassando la lunetta superiore su quella inferiore, alla congiunzione delle due veniva a formarsi un collare che serviva ad immobilizzare il collo del condannato tra i due montanti.

    Queste le fasi dell'esecuzione: il condannato era legato a una tavola basculante tenuta in posizione verticale; una volta legato, la tavola veniva fatta scivolare in posizione orizzontale e il collo del condannato veniva a trovarsi posizionato tra i due montanti e appoggiato alla semilunetta inferiore; la semilunetta superiore veniva abbassata, bloccando il collo del condannato; il meccanismo di rilascio della lama era immediatamente azionato e la lama cadeva tagliando il collo.

    La testa dell'esecutato cadeva in un catino di zinco, mentre il corpo veniva fatto scivolare in una cassa zincata posta alla base della macchina. Durante la rivoluzione francese il boia raccoglieva la testa e la presentava al pubblico; successivamente l'usanza fu abbandonata.

    La storia [modifica]

    I precursori [modifica]

    Dell'uso di macchine analoghe alla ghigliottina si ha notizia attraverso una stampa del 1307 conservata al British Museum che raffigura la morte per decapitazione, appunto, in Irlanda, di un certo Murdoc Ballag.

    Anche in Inghilterra era in funzione una macchina simile chiamata Patibolo di Halifax, mentre in Scozia ne era in vigore una già dalla metà del '500 chiamata Scottish Maiden (curiosamente traducibile in Donzella scozzese).

    Anche in Germania ed in Italia - sempre nel Cinquecento - si usava dare la morte per decapitazione. In Italia, il marchingegno in uso portava il nome comune di mannaia (o mannaja) e restò in uso, nella Roma papalina, sino alla conquista da parte del Regno d'Italia (1870). La mannaia romana era una macchina molto simile alla ghigliottina francese, ma dotata di lama a forma di mezzaluna anziché obliqua.

    La proposta del dr. Guillotin [modifica]

    Contrariamente a quanto comunemente si crede, la ghigliottina non fu inventata dal dottor Joseph-Ignace Guillotin, da cui il nome.

    L'unico contributo di Guillotin fu quello di presentare all'Assemblea Nazionale in data 9 ottobre 1789 un progetto di legge in sei articoli con il quale (art.1) si stabiliva che le pene avrebbero dovuto essere identiche per tutti, senza distinzione di rango del condannato. L'art.2 poi prevedeva che nel caso di applicazione della pena di morte il supplizio avrebbe dovuto essere il medesimo, indipendentemente dal crimine commesso, e che il condannato sarebbe stato decapitato per mezzo di un semplice meccanismo[1].

    Sfortunatamente, il successivo 1° dicembre, Guillotin non adottò il tono giusto nell'illustrare la propria proposta; bastino due citazioni riportate rispettivamente da Le Moniteur e dal Journal des États généraux:
    « Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d'occhio, e voi non soffrite »

    « La lama cade, la testa è tagliata in un batter d'occhio, l'uomo non è più. Appena percepisce un rapido soffio d'aria fresca sulla nuca »


    Tutta l'assemblea, a cominciare dai cronisti, scoppiò a ridere, tanto che Guillotin si infuriò con i colleghi e soprattutto con la stampa. Ciononostante l'art. 1 (quello sull'eguaglianza delle pene) fu messo ai voti e approvato all'unanimità, mentre per i restanti articoli la discussione fu aggiornata. Fu ripresa il successivo 21 gennaio 1790, ma l'art. 2, sull'onda dell'accoglienza avuta in dicembre e dei commenti ironici della stampa, non fu neppure messo ai voti[2] e rinviato al Comitato dei sette.

    La discussione sul codice penale [modifica]
    Prontespizio del Code pénal promulgato il 6 ottobe 1791

    Nel 1791, nel corso dei lavori per la redazione del nuovo codice penale, fu nuovamente affrontato il problema della pena di morte. Il progetto iniziale ne prevedeva l'abolizione, ma nel corso dei lavori assembleari fu stabilito di mantenere tale pena: da qui il dibattito sul modo di esecuzione della stessa: pur essendo relativamente pacifico che il supplizio avrebbe dovuto essere uno solo, indipendentemente da rango e crimine, la discussione si accentrò sulle due modalità dell'impiccagione o della decapitazione. Alla fine la scelta cadde su quest'ultima modalità, soprattutto perché si trattava del supplizio riservato alla nobiltà, e quindi quello che nell'immaginario collettivo minimizzava il marchio di infamia sul condannato e i suoi discendenti: il contrario rispetto all'impiccagione che tradizionalmente era riservata alla peggior feccia. Il dibattito si svolse in assemblea tra il 30 maggio e il 3 giugno, allorquando fu votato l'articolo che prevedeva:
    « ogni condannato a morte avrà tagliata la testa »


    L'intervento di Sanson [modifica]

    Il 25 settembre fu promulgato il decreto di applicazione. In tale circostanza fu consultato il boia di Parigi, Charles-Henri Sanson, che scrisse una lettera al ministro della giustizia, Duport-Dutertre, facendo presenti i problemi pratici che la lettera della legge gli avrebbe procurato nel suo lavoro[3]: in particolare la circostanza che per un'efficace e rapida decapitazione è indispensabile la destrezza dell'esecutore, la qualità della spada e soprattutto la collaborazione del condannato, che deve rimanere perfettamente immobile, in quanto in caso contrario il boia rischia di dare uno spettacolo di bassa macelleria.

    Antoine Louis, Tobias Schmidt, Luigi XVI [modifica]

    Il procuratore generale Roederer tentò di consultare Guillotin, che non ne volle minimamente sapere, memore dello smacco del 1789 e desideroso di evitare qualsiasi associazione con la macchina per decapitare: l'incarico di studiare una soluzione fu così affidato ad Antoine Louis, segretario perpetuo dell'Accademia di Medicina, che il 17 marzo 1791 presentò al ministro della giustizia un Avis motivé sur le mode de Décollation, seguito il 24 marzo da una dettagliata descrizione tecnica della macchina. Il progetto era del tutto simile alla versione definitiva, salvo per la forma della lama, semicircolare, e per l'appoggio del collo del condannato, per il quale si prevedeva un ceppo. Nel frattempo, il 20 marzo l'Assemblea Nazionale aveva decretato l'urgenza, e ciò in base alla considerazione che i condannati avevano diritto a subire l'esecuzione prima possibile, per non prolungare inumanamente la loro attesa del supplizio.

    La materiale costruzione della macchina fu commissionata al carpentiere del demanio, Guidon, che gonfiò smisuratamente il preventivo sino a 5.660 franchi, suscitando lo scandalo del ministro delle imposte.

    Intervenne ancora una volta Sanson, che presentò a Louis un proprio amico, il clavicembalista prussiano Tobias Schmidt, che il 10 aprile si offrì di realizzare la macchina per soli 960 franchi.

    Sembra assodato che nell'aprile 1792 Sanson e Schmidt si siano recati al palazzo delle Tuileries per illustrare a Louis il preventivo: in tale occasione ad un tratto si presentò il sovrano, Luigi XVI, che suggerì l'adozione della lama obliqua in luogo di quella ricurva, per assicurare maggiore efficacia nel taglio. Per quanto tale racconto abbia il sapore di leggenda, esso risulta del tutto verosimile, considerato che la realizzazione della macchina era ritenuta ormai una priorità nazionale, e soprattutto che il re era un vero appassionato di meccanica e orologeria, estremamente competente in materia. Competenza che gli sarà fatale, visto che neanche nove mesi dopo finirà lui stesso ghigliottinato.

    Il 17 aprile la macchina fu sperimentata su alcuni montoni e cadaveri umani, con esito positivo. Era pronta per entrare in funzione.

    La messa in opera [modifica]

    La macchina fu posta in opera il 25 aprile 1792, con l'esecuzione di Nicolas Pelletier. Le cronache riportano la grande delusione della folla accorsa numerosa che, grazie alla rapidità dello strumento, non ebbe letteralmente il tempo di vedere alcunché dello spettacolo.

    Tra gli altri condannati famosi che seguirono Pelletier ricordiamo:

    * 21 gennaio 1793 : Luigi Capeto, già Luigi XVI, Re di Francia;
    * 16 ottobre 1793 : Maria Antonietta vedova Capeto, già Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, Regina di Francia;
    * 8 novembre 1793: Manon Roland che, sul patibolo, rivolse alla statua rappresentante la Libertà, collocata in Place de la Révolution al posto della statua equestre di Luigi XIV di Francia, la famosa frase: "O Libertà, quanti crimini vengono commessi nel tuo nome!"
    * 5 aprile 1794: Georges Jacques Danton
    * 8 maggio 1794: Antoine Lavoisier, padre della chimica moderna
    * 28 luglio 1794 (10 termidoro anno II): Maximilien Robespierre e Louis Saint-Just
    * 25 febbraio 1922: Henri Landru, assassino di dieci donne e di un ragazzo
    * 17 giugno 1939: Eugen Weidmann, assassino di sei persone (ultima esecuzione pubblica in Francia)
    * 22 febbraio 1943: i fratelli Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst (membri della Rosa Bianca), condannati a morte per tradimento nella Germania nazista
    * 10 settembre 1977: Hamida Djandoubi per sevizie e omicidio di una ragazza (ultima esecuzione capitale in Francia prima dell'abolizione).

    Resta sconosciuto il numero delle persone che hanno subito il supplizio della ghigliottina. Le stime più verosimili ritengono che il numero di giustiziati dal periodo napoleonico in poi possa essere determinato in 1.500-2.500 persone, mentre per il periodo rivoluzionario si ritiene che il numero dei giustiziati possa essere compreso tra 15.000 e 25.000.

    La collocazione [modifica]

    La ghigliottina a Parigi fu posta via via in luoghi diversi, sull'onda delle vicende politiche e sociali. La prima collocazione la vide operare in Place de Grève, tradizionale luogo per l'esecuzione dei criminali comuni. Il 21 agosto, con le prime esecuzioni politiche che avevano seguito i fatti del 10 agosto, la macchina fu spostata in Place de la Réunion (ora Place du Carrousel).

    Già dal 23 agosto fu decretato che sarebbero state utilizzate due macchine: quella di Place de Grève, da installare secondo il bisogno, e quella di Place de la Réunion, destinata ai soli criminali politici. Tale ultima macchina sarebbe rimasta montata in permanenza, con l'eccezione della lama che il boia avrebbe asportato dopo l'utilizzo.

    Il 17 maggio 1793 la macchina traslocò in Place de la Révolution (oggi Place de la Concorde), e ciò in quanto i deputati della Convenzione, insediatisi nella Sala delle Macchine delle Tuileries, non sopportavano la vista del patibolo dalle loro finestre.

    Già in un'occasione, peraltro, la macchina aveva lavorato in Place de la Révolution: e precisamente il 21 gennaio 1793, per l'esecuzione di Luigi XVI: si trattava di uno spostamento dettato soprattutto da motivi di sicurezza (al fine di evitare le stradine attorno al Carrousel) ma anche simbolici (la piazza era precedentemente dedicata al nonno Luigi XV). Un altro spostamento estemporaneo ebbe luogo l'11 novembre 1793, per l'esecuzione di Bailly.

    Il 9 giugno 1794 (21 pratile anno II) la macchina traslocò in Place Saint-Antoine (oggi Place de la Bastille) e dopo soli 4 giorni alla Place du Trône-Renversé (oggi Place Nation). Tale ultimo spostamento fu dovuto alle preoccupazioni per la salute pubblica: grazie alle leggi speciali di pratile la macchina in tre giorni eseguì ben 73 sentenze, e la quantità di sangue versato non poteva essere assorbita dal terreno, provocando miasmi pestilenziali.

    Nel 1851 fu stabilito di montare volta a volta il patibolo davanti alla porta della prigione nella quale era custodito il condannato, e nel 1872 il patibolo stesso fu abolito, con l'installazione della macchina al suolo. Dopo l'esecuzione del criminale tedesco Eugen Weidmann, avvenuta nel 1939 e fotografata in maniera morbosa dalla stampa, fu stabilito che le esecuzioni avrebbero avuto luogo all'interno delle prigioni e senza pubblico.

    Il nome della macchina [modifica]

    Al suo apparire la nuova macchina fu battezzata familiarmente dal popolo Louisette o Petite-Louise, dal nome di Antoine Louis. Egli, pur non avendo avuto praticamente il tempo di vederla in opera, essendo morto nel maggio 1792, espresse subito il suo rincrescimento per tale soprannome.

    Fu la stampa dell'epoca a ribattezzare la macchina Guillotine, sia per motivi fonetici, in quanto il termine, facente rima con machine, si prestava al componimento di epigrammi scherzosi e canti popolari, sia per vendetta verso il cattivo carattere del deputato. Questi, peraltro, portò con sé fino alla morte il cruccio di aver dato il nome alla macchina, rifiutando in ogni occasione la paternità della stessa, né mai assistette ad alcuna esecuzione[4].

    Paradossalmente il vero artefice, Tobias Schmidt, tentò invano di farsene riconoscere la paternità: egli infatti presentò un'istanza per brevettare la macchina assicurandosi così la commessa per tutte le repliche che avrebbero dovuto essere inviate negli altri 83 dipartimenti in cui era diviso amministrativamente il regno. La domanda fu sdegnosamente rifiutata dal ministero degli interni il 24 luglio 1792, con la motivazione che la Francia non era ancora arrivata a un tale livello di barbarie, e non era concepibile il brevetto di un meccanismo che non avrebbe potuto avere legalmente altro destinatario che lo Stato.

    Fisiologia della ghigliottina [modifica]
    l'esecuzione di Carlotta Corday, di James Gillray

    Poco dopo l'introduzione della ghigliottina iniziò a circolare una diceria popolare, secondo la quale la testa del condannato rimaneva cosciente per alcuni secondi dopo l'esecuzione, potendo così percepire la propria caduta nel cesto. Taluni addirittura sostenevano che il condannato riuscisse a vedere la folla quando il boia presentava la testa al pubblico.

    Tale leggenda nasce probabilmente dal complesso di due circostanze. Da un lato, la testa tagliata, al pari di qualunque arto amputato, presenta fremiti e movimenti autonomi di natura nervosa.

    Dall'altro lato, sembra che il mito sia stato innescato in occasione dell'esecuzione di Charlotte Corday D'Armont, l'assassina di Jean-Paul Marat. Sanson racconta nelle sue memorie che in tale occasione la condannata lo precedette sul patibolo e, mentre il boia si trovava ancora ai piedi dello stesso, si sistemò da sola sulla ghigliottina. Sanson, ancora a terra, per evitare un'inutile attesa alla donna fece cenno al suo assistente di azionare la macchina, il che avvenne. Subito dopo un carpentiere che non aveva fatto in tempo a scendere dal patibolo prese la testa e, mostrandola al popolo, le tirò un ceffone in segno di spregio. La cronaca pretende che la testa sia arrossita violentemente di sdegno tra l'orrore degli astanti. Certo è che il carpentiere fu arrestato.

    Il mito della testa cosciente di sé percorse tutto il periodo rivoluzionario e il XIX secolo, alimentato da questo e da altri aneddoti, come quello che pretendeva che la testa di Maria Stuart avesse parlato dopo la decapitazione.

    Si racconta anche di esperimenti pseudo-scientifici, coinvolgenti scienziati condannati a morte che avrebbero concordato con i colleghi segni di riconoscimento (quali il battito ritmico delle ciglia), come pure di esperimenti tesi a riattaccare la testa immediatamente dopo la decapitazione[5]. Tali notizie sono da ritenersi invenzioni letterarie[6] o vere e proprie bufale giornalistiche.

    In ogni caso, indipendentemente dal fatto che il cervello possa continuare ad essere considerato vivo per un certo periodo di tempo successivo alla separazione della testa dal tronco, è da ritenersi ragionevolmente certo che il repentino crollo della pressione sanguigna provochi nell'esecutato una perdita di coscienza immediata e che, quindi, non vi sia alcuna possibilità di comprensione di quello che succede, né di moti volontari dei muscoli facciali.

    Diffusione [modifica]
    Esecuzione pubblica del pluriomicida Pierre Vaillat davanti alla prigione di Lons-le-Saunier, Francia, 20 aprile 1897.

    Dopo la rivoluzione francese la ghigliottina diventa un prodotto da esportazione: molti saranno i governi che adotteranno questa macchina per la pena di morte: fra gli altri, Cina, Algeria, Madagascar e quasi tutta l'Europa; in alcuni paesi è stata usata una sola volta (è il caso della Svezia), ma in altri - come ad esempio la Germania, che col regime nazista fece cadere oltre diecimila teste – assai più volte. La stessa Germania abolì, peraltro, la pena di morte nei primi anni cinquanta, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale.

    L'ultimo uso pubblico in Francia risale al 1939, fuori dalla prigione Saint-Pierre a Versailles, quando venne utilizzata per l'esecuzione di Eugene Weidmann, un assassino decapitato davanti ad una grande folla la mattina del 17 giugno. I mezzi di comunicazione dell'epoca ripresero morbosamente l'evento, il che indusse il governo a decidere di spostare le esecuzioni in carcere lontano dal pubblico.

    La ghigliottina fu usata per l'ultima volta il 10 settembre 1977 nel carcere di Marsiglia, per l'esecuzione di Hamida Djandoubi, reo di torture e omicidio.

    La pena capitale fu abolita in Francia nel 1981, soprattutto grazie al politico francese Robert Badinter che indusse il presidente François Mitterrand a firmare un decreto con il quale le esecuzioni capitali diventarono carcere a vita.

    Note [modifica]

    1. ^ Alcuni commentatori indicano erroneamente come art. 6 quello relativo al metodo di esecuzione delle condanne a morte.
    2. ^ Guillotin tentò di riproporre integralmente il contenuto dell'art. 2 nella discussione dell'art. 6, che invece riguardava il diritto della famiglia di riavere il corpo del condannato. Ciò probabilmente spiega la confusione di taluni commentatori
    3. ^ La preoccupazione può essere meglio compresa se si fa presente che Charles-Henri Sanson era notoriamente maldestro nell'uso della spada: nel corso dell'esecuzione del generale Lally-Tollendal, peraltro risalente al 1766, aveva mancato il collo del giustiziando, massacrandolo, ed era dovuto intervenire il padre, Jean-Baptiste Sanson, ormai ritirato dalla professione, per portare a termine l'opera.
    La vicenda aveva provocato un gran clamore, mai del tutto sopito, soprattutto per i duri interventi di Voltaire
    4. ^ Contrariamente a quanto talora si crede, Guillotin non fu ghigliottinato. Arrestato durante il Terrore, venne rilasciato dopo il 9 termidoro. Morì nel 1814 a causa dell'infezione causata da un ascesso ad un braccio
    5. ^ Auberive, Anecdotes sur les décapités, Paris, An V
    6. ^ Ne Il segreto del patibolo di Villiers de l'Isle-Adam il protagonista, dott. Velpau, chiede per l'appunto al collega De La Pommerais di dargli un segno mediante tre battiti di ciglia del solo occhio destro

    Bibliografia [modifica]

    Anonimo, Mastro Titta, il boia di Roma: Memorie di un carnefice scritte da lui stesso. Appendice. XIII, Perini, 1891

  4. #4
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    10 settembre 1977 – L’ultima ghigliottina
    Lunedì, 10 Settembre 2007 — borislimpopo

    Alle 4:40 del mattino Hamida Djandoubi, un immigrato tunisino residente a Marsiglia, salì i fatidici scalini. Non sapeva che sarebbe stato l’ultima esecuzione capitale in Francia. Il boia si chiamava Marcel Chevalier.

    Concludeva così la sua atroce carriera, dopo 670 anni, questo strumento di morte. Secondo le Cronache di Holinshed (1577), infatti, un progenitore della ghigliottina fu utilizzato la prima volta in Irlanda, il 1° aprile 1307, per giustiziare Murcod Ballagh.



    Altri strumenti simili, utilizzati in Inghilterra e Scozia, furono il gibbet (patibolo) di Halifax e la maiden (la fanciulla). Il 10 ottobre 1789 e, di nuovo, il 1° dicembre dello stasso anno, il dottor Joseph Ignace Guillotin propose all’Assemblea nazionale costituente lo strumento, nell’ambito della riforma del codice penale, con l’intento di introdurre nella pena di morte umanità ed eguaglianza (prima erano utilizzati supplizi diversi a seconda del tipo di delitto e del rango del condannato). Guillotin non amava essere associato alla macchina che finì per prendere il suo nome: il progetto tecnico fu proposto il 7 marzo 1792 dal medico Anton Louis e realizzato da un costruttore di clavicembali prussiano, Tobias Schmidt, per 812 lire. Il debutto avvenne il 25 aprile 1792.

    L’esecuzione di Hamida Djandoubi ebbe l’effetto di catalizzare l’opposizione, da tempo strisciante, contro la ghigliottina: il poveraccio (condannato per aver torturato e ammazzato crudelmente la fidanzata di 20 anni perché rifiutava di prostituirsi) – secondo la testimonianza di un medico presente all’esecuzione, rimase cosciente per 30 lunghi secondi dopo l’esecuzione. La pena di morte fu definitivamente abolita, su proposta di Mitterand, nel 1981.

  5. #5
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina


  6. #6
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    Ghigliottina dello Stato Pontificio

    Nel 1798, con l'avvento della dominazione napoleonica, fu proclamata la Repubblica Romana e Pio VI fu deportato in Francia. Furono proprio i francesi ad introdurre la ghigliottina anche nell'ex Stato Pontificio e il primo condannato ad essere sottoposto al taglio della testa tramite il nuovo strumento fu Tommaso Tintori, reo d'omicidio, decapitato il 28 febbraio 1810 per mano del boia Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta. Fino al 1813 il boia usò la ghigliottina per ben 56 volte.

    Nel 1815 il Congresso di Vienna restituì Roma al Papa e, nonostante l'avversione per la "macchina di morte" introdotta dai francesi, già nel 1816 la ghigliottina fu ripristinata, perché ritenuto uno strumento agile e veloce per eseguire le condanne a morte. Tommaso Borzoni, reo di "omicidi appensati e ladrocini", fu il primo ad essere ghigliottinato sotto il Governo Pontificio, il 2 ottobre 1816.

    A Roma, durante il Governo dello Stato Pontificio, i luoghi prescelti per le esecuzioni capitali erano tre: Piazza di Ponte Sant'Angelo, Piazza del Popolo e Via dei Cerchi.

    L'ultima condanna a morte mediante ghigliottina fu eseguita a Roma il 24 novembre 1868: le vittime si chiamavano Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, accusati dell'attentato alla caserma Serristori in Borgo, che causò la morte di venticinque soldati zuavi. Ad eseguire la condanna fu il boia Antonio Balducci, già aiutante di Mastro Titta da alcuni anni, che sostituì il "maestro" a partire dal 1865.

    La ghigliottina fu usata l'ultima volta, nello Stato Pontificio, a Palestrina: era il 9 luglio 1870 e l'ultimo giustiziato si chiamava Agatino Bellomo.

    Provenienza: Roma - Museo di Castel Sant'Angelo,1934

    Cesto di vimini

    nel quale veniva raccolta la testa del condannato a morte

    Utilizzato come accessorio della ghigliottina.

    Provenienza: Roma, Confraternita di San Giovanni Decollato, 1934

  7. #7
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    Santa ghigliottina, tra devozione e repulsione

    La vedova allegra di Antonio CastronuovoChe lo si voglia o meno, la ghigliottina è diventata una immagine tipica della rappresentazione storica dell’epoca. Nelle sue Riflessioni sulla Rivoluzione francese, Edmund Burke ebbe già nel 1790 il presentimento della simbiosi tra Rivoluzione e macchina: “Nei sentieri delle loro Accademie grandeggia di lontano l’ombra del patibolo”. Proprio così: la Rivoluzione, compiuta nelle accademie prima ancora che sulle piazze, si snoda su uno scenario che ha sullo sfondo, costantemente, il sinistro contorno di una macchina che, una volta introdotta, entra a far parte della coscienza collettiva.

    La fase storica del Terrore, avviata nel 1793, resta impressa nella memoria per questo strumento, che sembra inoltre legato inscindibilmente ad alcuni nomi: Maximilien Robespierre e Louis Saint-Just. Il primo, è noto, si fa artefice del Terrore poco dopo aver proposto l’abolizione della pena di morte. Si è parecchio ironizzato su questo, facendo anche inalberare gli storici che vedono la Rivoluzione con inossidabile simpatia. Resta il fatto che essa perse la carrozza dell’abolizionismo: poteva abolire la pena di morte e non lo fece. Le ragioni storiche di questo fallimento sono tante, certo, e tuttavia a noi osservatori moderni sembrano inammissibili. Ma tant’è, e su Robespierre si continuerà a lungo a ironizzare.

    Non basta: tale è il valore emblematico della macchina, da essere diventata un simbolo nazionale: quando si dice ‘ghigliottina’, è alla Francia che immediatamente si pensa. Di più: si pensa a Parigi e non alla provincia, dove pure lavorò a pieno ritmo.

    La sua storia dimostra che gli uomini che vollero la ghigliottina ne rimasero in certo modo incatenati. Non solo ci persero loro stessi la testa (l’eterno ondeggiare della storia…), ma si trovarono a dare concreta applicazione tecnica a una punizione umanitaria che ripugnava all’umanità. Santa ghigliottina fu a un certo punto chiamata, e il segreto della santità è forse nel fatto che la devozione si accompagna alla repulsione: diventa santo chi ha in sé qualcosa di detestabile. Stessa cosa per la macchina: santa nella misura in cui l’entusiasmo, anche popolare, celava la ripugnanza.

    Molto significativa è in questo senso una dichiarazione del dottor Cullerier, uno dei collaudatori all’ospedale della Bicêtre nel 1792, quando disse che si andava a sperimentare una macchina “che l’umanità non può consideratanto per sbirciare nell’orribile segreto senza raccapriccio, ma che la giustizia e il benessere della società rendono necessaria”. Proprio così: la nuova società che nasceva dalla Rivoluzione non poteva fare a meno di quella macchina, ma tutti la accolsero e la guardarono “con raccapriccio”, perché in essa era racchiuso un segreto di suprema crudeltà.

    Quale segreto? È facile capirlo se si considera il nocciolo di una polemica scatenata dalla macchina: che forse la testa del ghigliottinato gode ancora di qualche secondo di vita. Convinzione agevole da nutrire per uomini che, all’epoca, ritenevano che la sede dell’anima fosse un piccolo nucleo affogato nella sostanza del cervello, la ghiandola pineale, come nel 1649 aveva indicato Cartesio nell’articolo 31 de Le passioni dell’anima, ghiandola lasciata intatta dalla mannaia: ecco il fondamento filosofico che rendeva plausibile l’idea che nel decapitato l’anima restasse in vita. Questa idea prese infatti corpo e crebbe solida, soprattutto mediante i sospetti e le osservazioni di medici e anatomisti.

    E se era possibile congetturare che dopo la decapitazione ci fosse una generica durata dell’anima, ciò profilava qualcosa di mostruoso: la possibilità che la testa creduta morta avesse coscienza della propria morte. Se così è, la ghigliottina rende possibile l’impossibile, porta a compiutezza l’assurdo filosofico: se la testa mozzata vive, il ghigliottinato conosce per breve tempo la sua stessa morte, che dovrebbe essere inconoscibile per definizione. Il ghigliottinato, in altre parole, si rende conto in un profluvio di sangue della sua morte, cagionata dalla mannaia nell’immediato passato prossimo. È intuitivo che il tema costituisce materia per una meditazione di assoluto fascino – e di assoluto orrore.

    La vedova allegra - Storia della ghigliottina di Antonio Castronuovo
    Collana Fiabesca
    256 pagine
    ISBN: 978-88-6222-088-0

  8. #8
    Ritorno a Strapaese
    Data Registrazione
    21 May 2009
    Messaggi
    4,756
     Likes dati
    0
     Like avuti
    33
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    Devo dire di aver spesso e volentieri apprezzato gli sbrigativi mezzi giacobini per l'applicazione della giustizia...
    "Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)

  9. #9
    Forumista
    Data Registrazione
    30 Jul 2009
    Messaggi
    165
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    io decisamente meno, anzi li considero un grave limite di quell'ideologia, di quei politici e pensatori

  10. #10
    Ritorno a Strapaese
    Data Registrazione
    21 May 2009
    Messaggi
    4,756
     Likes dati
    0
     Like avuti
    33
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: storia della ghigliottina

    Citazione Originariamente Scritto da giacobino Visualizza Messaggio
    io decisamente meno, anzi li considero un grave limite di quell'ideologia, di quei politici e pensatori
    Mah, alle volte è meglio estirpare alla radice gli oppositori... comunque è logico che anch'iopreferisca le idee rivoluzionarie che l'applicazione abusata di esse...ma oggi come oggi qualche testa la farei cadere anch'io...
    "Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. La Ghigliottina della Camusso
    Di Gianky nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 07-02-14, 12:39
  2. Madama Ghigliottina, madre della democrazia
    Di Luca nel forum Tradizione Cattolica
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 29-01-13, 13:13
  3. Elogio della Ghigliottina
    Di Canaglia nel forum Destra Radicale
    Risposte: 12
    Ultimo Messaggio: 05-10-12, 16:49
  4. Memorie della ghigliottina
    Di Majorana nel forum Socialismo Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 22-11-10, 12:50
  5. 30/12/2006 ore 04.24 La ghigliottina della liberta' uccide ancora
    Di Hyspanico (POL) nel forum Destra Radicale
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 30-12-06, 08:28

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito