Premetto che sono esterno al soggetto politico "Sinistra Critica", così come che, anche a causa del mio relativo isolamento in cui vivo, non ho praticamente contatti con suoi militanti. Le osservazioni che faccio qui di seguito, e le conclusioni che ne traggo, non essendo quindi il frutto né di accurate analisi, né di rivelazioni fattemi, ma solo di impressioni personali non verificate, potrebbero perciò di conseguenza anche non essere del tutto vere, o essere completamente fuori strada.
L'impressione che ho, tuttavia, è di una celata tensione interna a Sinistra Critica, desumibile dalla lettura del "Documento politico" preparato per la II Conferenza nazionale di ottobre; non escluderei neppure che in tale occasione possa verificarsi l'acuirsi delle lacerazioni interne fino ad una spaccatura del movimento politico.
Sono due i passaggi del Documento che hanno fatto maturare in me tale ipotesi, passaggi inerenti a questioni tutt'altro che secondarie, quali la "collocazione internazionale" e la "questione sindacale".
Al punto n. 9 ("Un progetto internazionale"), alla lettera a, testualmente si legge: La nostra dimensione è per ora quella europea in quanto parte integrante della Sinistra Anticapitalista europea, progetto di lavoro che ha nel protagonismo del Npa francese un punto di appoggio importante.
ed ancora, questa volta alla lettera b : E’ in questa prospettiva che vogliamo inserire il problema del nostro rapporto con la Quarta Internazionale. Sinistra Critica è nata anche su impulso di compagni e compagne che storicamente hanno rappresentato la Quarta Internazionale in Italia. Questo rapporto non viene meno e nondimeno non può automaticamente essere esteso a Sinistra Critica. Servono percorsi comuni, esperienze comuni, dibattiti e riflessioni. Allo stesso tempo pensiamo che sia poco utile preservare al nostro interno appartenenze diverse, livelli diversi di militanza che rischiano di generare confusione soprattutto in presenza di una forte condivisione politica e di progetto.
Se Sinistra Critica non può essere automaticamente la sezione italiana della QI, al tempo stesso vivremmo come un limite il mantenimento al nostro interno di una sezione separata. Per questo pensiamo che il percorso della relazione politica solidale sia quello più interessante e proficuo. Il progetto della Quarta Internazionale di costruire una Sinistra Anticapitalista a livello europeo e internazionale ci vede legati da una prospettiva comune che può dare vita a una relazione bilaterale stabile e continuativa. Una relazione di solidarietà politica, potremmo definirla, da definire nelle forme. Lo svolgimento del congresso mondiale della Quarta Internazionale il prossimo anno può rappresentare l’occasione di questa definizione e la partecipazione di Sinistra critica, in forme non vincolanti ma come occasione di conoscenza e di dibattito, può favorirne la messa a punto.
Al punto 5 ("La ricostruzione è innanzitutto sociale"), lettera b , si trova scritto: Per un processo di ricostruzione della sinistra, il nodo sindacale resta decisivo. Anni e anni di concertazione hanno fatto della Cgil uno strumento spesso poco servibile sul piano del conflitto e della vertenzialità diretta. Allo stesso tempo, le leggi antidemocratiche, i settarismi e le sconfitte subite hanno logorato l'esperienza del sindacalismo alternativo e di base. Oggi si rischia di ritrovarsi con un sindacato confederale muto socialmente e magari forte politicamente, in virtù del proprio apparato, mentre, alla sua sinistra, si consuma una crisi strisciante del sindacalismo di base. Occorre provare a invertire la tendenza ricostituendo una vera sinistra sindacale in Cgil, in grado di affermare e praticare nei fatti un'altra linea politica, anche al prezzo di scontri con la dirigenza Cgil. Al tempo stesso occorre lavorare con intelligenza, rispetto delle culture, apertura e democrazia alla unificazione del sindacalismo alternativo per dotarsi di uno strumento più avanzato.
Partendo dalla questione della collocazione internazionale, trattata nel punto 9 : in sostanza, da una parte si sostiene la volontà di legarsi al Nuovo Partito Anticapitalista guidato da Olivier Besancenot, di fatto andandone a costituire l'emanazione italiana, essendo esso oggi presente praticamente solo in Francia (nonostante nel proprio statuto intenda fin da ora avere dimensione europea), dall'altra si afferma il desiderio di continuare forme di coordinazione con il Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, pur affermando, in modo alquanto sorprendente rispetto al passato, di non costituirne più la sezione italiana, come invece fu per i GCR e Bandiera Rossa con Livio Maitan.
In buona sostanza, mentre si sostiene al contempo un'ipotesi ed il suo opposto, con un atteggiamento riassumibile con un "sia... sia...", dietro le righe sembrerebbe trasparire una spaccatura - riannodata in modo effimero, e solo sulla carta - tra "trotzkisti" ed "anticapitalisti" (volendo usare termini sicuramente impropri e di comodo). I "trotzkisti", facenti riferimento ad una continuità storico-ideale Marx-Engels-Lenin-Trotzki, intenzionati chiaramente a proseguire sulle orme della Quarta Internazionale; gli "anticapitalisti" pronti a stringere/rafforzare i contatti con l'NPA, seguendone la scelta di non rappresentare più una sezione nazionale del Segretariato Unificato, nelle stesse modalità in cui, scioltasi la LCR francese, l'NPA da cui pur derivava non ha rinnovato l'adesione al SUQI quale sezione francese, ma ha intrapreso una strada completamente nuova ed autonoma. La Quarta Internazionale si accinge a conoscere una fase di crisi storica, avendo già perso la propria sezione francese, ed ora a ruota accingendosi a perdere (o a vedersi ridimensionata) anche la sezione italiana (due sezioni storiche per l'internazionale che ricalca le orme di Trotzki); le sorti dell'NPA rimangono pure alquanto incerte: i risultati elettorali delle elezioni per il Parlamento Europeo sono stati inferiori alle attese, il processo aggregativo non procede come sperato. Volendo classificare l'NPA su un piano politico-ideologico all'interno delle diverse tendenze in cui viene suddiviso il marxismo, verrebbe da dire che esso costituisca una nuova, inedita ed originaria corrente (il besanzenottismo?), che non citando Lenin (quindi non essendo leninista), e citando Rosa Luxemburg (pur non essendo propriamente luxemburghista), in parte ricorda - volendolo forzatamente rapportare ad esperienze del passato - al variegato filone marxista espressosi attraverso l'Unione dei Partiti Socialisti per l'Azione Internazionale (cosiddetta "Seconda e mezza" Internazionale) prima, ed il Centro Marxista Rivoluzionario Internazionale (cosiddetta "Terza e mezza" internazionale) in seguito.
Anche la questione dell'organizzazione sindacale, di non minore importanza, sembra essere affrontata in modo contraddittorio: da una parte si afferma la pressoché completa inservibilità della CGIL sul piano del conflitto sociale trasformativo della realtà, dall'altra si fa appello a ricostruire una qualche "sinistra sindacale" interna alla CGIL stessa; da una parte si sostiene che il sindacalismo alternativo di base sia un'esperienza logorata (senza specificare con novizia di particolare i motivi che sostanziano tale affermazione), dall'altra se ne auspica un'unificazione, quindi evidentemente riponendovi delle speranze (su questo punto, per quando un coordinamento delle diverse sigle del sindacalismo alternativo e di base sia sicuramente auspicabile, ed in tale proposito è positiva la riflessione avviata da quattro sigle sindacali - Confederazione Cobas, SdL, CUB, Slai-Cobas - in tale direzione, potrebbe risultare poco piacevole che un movimento politico si pronunci su "cosa debbano fare" organizzazioni sindacali da esso autonome ed indipendenti, in alcuni casi con storie e tradizioni molto più antiche e blasonate).
Pure in questo caso è a mio avviso coglibile la frizione interna tra i sopra citati "trotzkisti", maggiormente propensi a mantenere un rapporto dialettico con le organizzazioni - politiche o sindacali - tradizionalmente considerate "operaie" (si veda la voce entrismo), e gli "anticapitalisti" indirizzati verso i movimenti dal basso, quindi anche verso gli stessi sindacati alternativi e di base.
Lo stesso Documento Politico, più in generale, pare essere esso stesso un compromesso: è unico, come nella migliore tradizione leninista del centralismo democratico che mal si adatta all'esistenza di correnti interne con diversi documenti in competizione tra loro, ma è anche contraddittorio al suo interno, come nella migliore tradizione non leninista maggiormente permissiva sull'espressione di distinguo e diverse posizioni. Anche qui le due posizioni potrebbero essere facilmente sovrapponibili a quelle dei "trotzkisti" (leninisticamente centralisti) e degli "anticapitalisti" (aperti alla coesistenza di diverse vedute e posizioni anche in sede congressuale ed oltre).
Infine, l'ultimo indizio a supporto dell'ipotesi che ho fin qui elaborato, è fornito dalla vicenda elettorale, quindi precedente agli ultimi fatti sopra citati. Sinistra Critica, dopo aver cercato in un primo momento un accordo con la "Lista Comunista" (PRC, PdCI, Socialismo 2000), una volta fallita la convergenza con le altre forze politiche, ha quindi deciso di non concorrere alle elezioni per il Parlamento Europeo. Informandomi sulle ragioni di tale scelta, sono venuto a sapere che ufficialmente la partecipazione alle elezioni non era vista come una priorità, anche in considerazione della circostanza che non avrebbe avuto senso una sfida tra diverse forze "a chi avrebbe raccolto lo 0,6, lo 0,5, poco di più o poco di meno" (parola di Cannavò). Tuttavia da fonte attendibile mi è giunta l'indiscrezione per cui, nonostante Sinistra Critica sia stata in grado poco prima di raccogliere oltre 70mila firme per la presentazione della legge di iniziativa popolare sul reddito, non sia stata invece in grado di raccoglierne 150mila (suddivise 30mila per circoscrizione) così da poter presentare proprie liste alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Ugualmente strano apparirebbe altrimenti che, mentre la partecipazione elettorale alle europee sia stata declinata perché ufficialmente "non importante", Sinistra Critica sia già in fermento per le regionali, dove il sentimento che domina pare essere quello di "giocarsi tutto" in tale appuntamento elettorale l'anno prossimo. Anche in quest'ultimo caso, tuttavia, emerge probabilmente la spaccatura interna tra "trotzkisti" e "anticapitalisti": i primi, più disposti ad una riaggregazione con PRC e PdCI, i secondi più freddi per non dire completamente contrari. Tali presunti contrasti spiegherebbero il compromesso di non presentarsi non solo con PRC e PdCI (come non sarebbe stato gradito agli "anticapitalisti"), ma di non presentarsi proprio, neanche con una propria lista autonoma (poiché una presentazione in concorrenza alla Lista Comunista non avrebbe avuto mai il lascia passare dei "trotzkisti).
Veritiere osservazioni o mie semplici illazioni? Si vedrà il prossimo ottobre a Rimini.