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  1. #1
    Fiamma dell'Occidente
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    Nei cuori degli uomini liberi. ---------------------- Su POL dal 2005. Moderatore forum Liberalismo.
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    Lightbulb La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R. ?

    “la crisi del mondo non si guarisce annegandola nella carta torchiata. Sarebbe troppo facile. Non si guarisce con gli stupefacenti; si guarisce con misure radicali che devono cominciare dal terreno politico”

    Il Popolo d'Italia, 12 maggio 1932 – Benito Mussolini


    Cari amici di destra il-liberale,
    vengo sospinto da questa citazione, trovata nell'interessante lettura del Guarneri (Battaglie economiche fra le due guerre), a domandare a voi quanto le posizioni del neofascismo, del socialismo nazionale etc. siano oggi divergenti o piuttosto concordanti con quelle che furono le scelte politiche concrete e gli slanci ideali del Duce del fascismo. Quanto di "Quota 90!" è rimasto nei cuori neri? La preferenza della destra radicale sulle politiche economiche s'orienta ai rimedi monetari, su descritti dal Mussolini come droga, o è ancor oggi sostanzialista ed orientata sulla produzione industriale o la regolazione del commercio estero? Lord Keynes è o non è diventato il paradigma della politica della destra non liberale? E' possibile un terreno di incontro sul goldstandardism tra la destra radicale illiberale di matrice europea ed italiana e la destra radicale liberale americana?

    A voi la parola!
    _
    P R I M O_M I N I S T R O_D I _P O L
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    Presidente di Progetto Liberale

  2. #2
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Fuori dall'€ e ritorno alla moneta di stato.
    Questa la mia politica monetaria.

  3. #3
    Cacciaguida
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Metti su un pò di muscoli e rapina quante più risorse puoi in giro per il mondo.
    Il resto, in termini di formule, è cosmesi.

  4. #4
    Bello e dannato
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    “la crisi del mondo non si guarisce annegandola nella carta torchiata. Sarebbe troppo facile. Non si guarisce con gli stupefacenti; si guarisce con misure radicali che devono cominciare dal terreno politico”

    Il Popolo d'Italia, 12 maggio 1932 – Benito Mussolini


    Cari amici di destra il-liberale,
    vengo sospinto da questa citazione, trovata nell'interessante lettura del Guarneri (Battaglie economiche fra le due guerre), a domandare a voi quanto le posizioni del neofascismo, del socialismo nazionale etc. siano oggi divergenti o piuttosto concordanti con quelle che furono le scelte politiche concrete e gli slanci ideali del Duce del fascismo. Quanto di "Quota 90!" è rimasto nei cuori neri? La preferenza della destra radicale sulle politiche economiche s'orienta ai rimedi monetari, su descritti dal Mussolini come droga, o è ancor oggi sostanzialista ed orientata sulla produzione industriale o la regolazione del commercio estero? Lord Keynes è o non è diventato il paradigma della politica della destra non liberale? E' possibile un terreno di incontro sul goldstandardism tra la destra radicale illiberale di matrice europea ed italiana e la destra radicale liberale americana?

    A voi la parola!
    Prima di tutto una premessa: Keynes non ha mai costituito un riferimento per la "destra illiberale" italiana, fascista, postfascista, neofascista o altro ancora. Il fascismo è stato dirigista a modo suo, in un periodo storico in cui tutti gli stati avanzati (dagli USA di Roosevelt alla Germania di Rathenau ed Hitler, alla Gran Bretagna che produsse Keynes ed il piano Beveridge) sono stati in qualche modo dirigisti ed interventisti in campo economico. Questo anche in conseguenza del controllo di produzione che si impose durante la Prima Guerra Mondiale, per sopperire alle esigenze belliche.
    La politica economica del fascismo, poi, ha attraversato momenti differenti. Che possono essere capiti solo in relazione agli eventi economici dell'epoca. La legge bancaria del '36 (tanto per fare un esempio) conseguì ai fallimenti bancari, così come un più marcato intervento, e poi il tentativo corporativo, seguirono alla crisi economica mondiale degli anni trenta.
    L'argomento è molto complesso, ma penso vada sottolineato che non esiste un legame diretto tra Keynes ed il fascismo italiano, anzi Keynes venne recepito ed applicato molto di più in America e Gran Bretagna.

    Riguardo "Quota 90" a mio avviso fu una decisione giusta. L'errore di Mussolini fu di concentrarsi troppo sul cambio simbolico di 1/90, mentre avrebbe dovuto cercare di mantenersi sui 105/110 (valore consigliato da Volpi). Ma nella sostanza la decisione fu giusta.

    Keynes non lo considero assolutamente un mio riferimento, e soprattutto non un paradigma. Non lo condanno in modo assoluto, in certe circostanza qualche goccia di keynesismo si può adoperare. Ma è uno strumento tipo quei veleni che venivano presi per mitridatizzare, a dosi piccolissime.
    Se scappa la mano, provoca conseguenze gravi.

    Questione monetaria: io personalmente sono contrario a massicci aumenti della massa monetaria. Aderisco tendenzialmente alla teoria quantitativa; rivista e perfezionata quanto vuoi, ma nei suoi fondamenti corretta.

    Chiaramente i neofascisti hanno le idee molto confuse su tutto, figuriamoci sull'economia.
    Apro una piccola parentesi: qualche tempo fa mi capitò di discuterne con un neofascista che aderiva alle idee del "camerata Keynes", che definiva organiciste. Ora, secondo me c'è molto poco organicismo nella visione keynesiana, e tentai anche di spiegarglielo.

    Questo posso risponderti - frettolosamente - per adesso.
    L'arte di essere P.A.

  5. #5
    Bello e dannato
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Citazione Originariamente Scritto da Nazionalistaeuropeo Visualizza Messaggio
    Fuori dall'€ e ritorno alla moneta di stato.
    Questa la mia politica monetaria.
    E poi stampiamo lire a volontà, così finanziamo il reddito di cittadinanza?
    L'arte di essere P.A.

  6. #6
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Citazione Originariamente Scritto da Pieralvise Visualizza Messaggio
    E poi stampiamo lire a volontà, così finanziamo il reddito di cittadinanza?
    Un ritorno al sistema vigente prima del 1992 andrà benissimo.

  7. #7
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Il reddito di cittadinanza... mille euro al mese non si guadagnano manco ad andare a lavoro, ci conviene stare a casa a fare i 'contemplativi' (come dice Troll)
    Ultima modifica di Orco Bisorco; 01-03-13 alle 21:44

  8. #8
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    “la crisi del mondo non si guarisce annegandola nella carta torchiata. Sarebbe troppo facile. Non si guarisce con gli stupefacenti; si guarisce con misure radicali che devono cominciare dal terreno politico”

    Il Popolo d'Italia, 12 maggio 1932 – Benito Mussolini


    Cari amici di destra il-liberale,
    vengo sospinto da questa citazione, trovata nell'interessante lettura del Guarneri (Battaglie economiche fra le due guerre), a domandare a voi quanto le posizioni del neofascismo, del socialismo nazionale etc. siano oggi divergenti o piuttosto concordanti con quelle che furono le scelte politiche concrete e gli slanci ideali del Duce del fascismo. Quanto di "Quota 90!" è rimasto nei cuori neri? La preferenza della destra radicale sulle politiche economiche s'orienta ai rimedi monetari, su descritti dal Mussolini come droga, o è ancor oggi sostanzialista ed orientata sulla produzione industriale o la regolazione del commercio estero? Lord Keynes è o non è diventato il paradigma della politica della destra non liberale? E' possibile un terreno di incontro sul goldstandardism tra la destra radicale illiberale di matrice europea ed italiana e la destra radicale liberale americana?

    A voi la parola!
    Non ci sono formule valide in assoluto o ricette economiche che non siano dettate dalle necessità che un dato momento storico impone per la sopravvivenza di una nazione, ma solo la convinzione che la politica non deve farsi sopraffare dall'economia, nè limitarsi ad essere semplice amministrazione di condominio. Immagino di non essere l'unico che quando sente parlare di "mercati" e di "spread" - come di eguaglianza e giustizia sociale - soffre di orticaria.

  9. #9
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Anche chi vuole il ritorno alla Lira e propone il controllo dello Stato sulla creazione della base monetaria non si discosta dalla teoria quantitativa della moneta e ritiene che tale potere debba essere esercitato con circospezione.
    Nel suo libro "Il tramonto dell'Euro", Bagnai tratta approfonditamente la questione, prevenendo eventuali obiezioni dei monetaristi e rassicurando contro la possibilità di spirali inflattive. Bagnai rammenta che in uno stato di recessione profonda quale è quello attuale, anche in caso di iniezioni sostanziose di liquidità valutaria da parte dello Stato, una crescita del livello generale dei prezzi sarebbe alquanto improbabile, in quanto il sistema è talmente assetato di liquidità che impiegherebbe molto tempo prima di saturarsi e generare una crescita dei prezzi.
    Certo, anche in questo l'Argentina è un esempio: bene fecero a reimmettere liquidità nella loro economia e a rilanciare, sul lato della leva fiscale, gli investimenti pubblici quando erano in fase di recessione; male hanno poi fatto, quando l'economia si era ripresa, a non adottare ancora una volta una politica anticiclica (questa volta di segno inverso) e non a caso ora ne stanno pagando il prezzo.
    Detto questo, sono certo che in caso di ritorno alla Lira, Banca d'Italia e Tesoro saprebbero gestire al meglio la situazione.

    La quota 90 fu secondo me una delle misure meno azzeccate del regime fascista: fu estremamente dannosa per le esportazioni (in particolare agricole) e costrinse il Regime a un abbassamento generalizzato del livello reddituale delle classi lavoratrici.
    In ogni caso, alla fine degli anni 20 si accompagnava con la politica autarchica e il protezionismo, che comportavano un minore ruolo delle esportazioni, il che la rendeva più accettabile all'epoca.
    Ci furono abbassamenti dei salari anche del 20%: qui si conferma l'assunto per cui ove gli shock della bilancia dei pagamenti non possano scaricarsi sui tassi di cambio, essi si scaricano sul livello dei salari e sul potere d'acquisto dei cittadini.
    In poco tempo, alla fine degli anni 20, furono bruciate la metà delle riserve auree della Banca d'Italia: a me ricorda molto il 1992 e un certo Ciampi (che bruciò altre riserve, stavolta di valuta estera)...
    Tanto è vero che l'Italia non affrontò nelle migliori condizioni la crisi del 1929, dopo la quale la politica economica del Fascismo dovette operare una svolta a 180°.
    In primo luogo tornando progressivamente a tassi di cambio variabili, tanto fu forte la rinuncia alle politiche deflazionistiche che nel 1935 si abbandonò anche la convertibilità della lira in oro.
    Tra il 1935, la lira subì ulteriori deprezzamenti.
    Del resto la stessa politica di opere pubbliche, di acquisizioni di imprese e creazione della partecipazioni statali, nonchè in generale di forte intervento dell'economia inaugurata negli anni '30 non poteva non essere moderatamente inflazionistica (e quindi non compatibile con una politica di cambi fissi).
    In pratica la quota 90 fu una fase della politica economica fascista (Volpi), come quella precedente del liberismo e del ritiro dello Stato da vari settori della vita economica degli anni 20 (De Stefani). La fase più caratterizzante della grande politica economica mussoliniana, quella degli anni 30, superò e in parte smentì le precedenti fasi.

  10. #10
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    Predefinito Re: La politica Monetaria del Fascismo è ancora la politica monetaria della Destra R.

    Citazione Originariamente Scritto da Pieralvise Visualizza Messaggio
    Prima di tutto una premessa: Keynes non ha mai costituito un riferimento per la "destra illiberale" italiana, fascista, postfascista, neofascista o altro ancora. Il fascismo è stato dirigista a modo suo, in un periodo storico in cui tutti gli stati avanzati (dagli USA di Roosevelt alla Germania di Rathenau ed Hitler, alla Gran Bretagna che produsse Keynes ed il piano Beveridge) sono stati in qualche modo dirigisti ed interventisti in campo economico. Questo anche in conseguenza del controllo di produzione che si impose durante la Prima Guerra Mondiale, per sopperire alle esigenze belliche.
    La politica economica del fascismo, poi, ha attraversato momenti differenti. Che possono essere capiti solo in relazione agli eventi economici dell'epoca. La legge bancaria del '36 (tanto per fare un esempio) conseguì ai fallimenti bancari, così come un più marcato intervento, e poi il tentativo corporativo, seguirono alla crisi economica mondiale degli anni trenta.
    L'argomento è molto complesso, ma penso vada sottolineato che non esiste un legame diretto tra Keynes ed il fascismo italiano, anzi Keynes venne recepito ed applicato molto di più in America e Gran Bretagna.

    Riguardo "Quota 90" a mio avviso fu una decisione giusta. L'errore di Mussolini fu di concentrarsi troppo sul cambio simbolico di 1/90, mentre avrebbe dovuto cercare di mantenersi sui 105/110 (valore consigliato da Volpi). Ma nella sostanza la decisione fu giusta.

    Keynes non lo considero assolutamente un mio riferimento, e soprattutto non un paradigma. Non lo condanno in modo assoluto, in certe circostanza qualche goccia di keynesismo si può adoperare. Ma è uno strumento tipo quei veleni che venivano presi per mitridatizzare, a dosi piccolissime.
    Se scappa la mano, provoca conseguenze gravi.

    Questione monetaria: io personalmente sono contrario a massicci aumenti della massa monetaria. Aderisco tendenzialmente alla teoria quantitativa; rivista e perfezionata quanto vuoi, ma nei suoi fondamenti corretta.

    Chiaramente i neofascisti hanno le idee molto confuse su tutto, figuriamoci sull'economia.
    Apro una piccola parentesi: qualche tempo fa mi capitò di discuterne con un neofascista che aderiva alle idee del "camerata Keynes", che definiva organiciste. Ora, secondo me c'è molto poco organicismo nella visione keynesiana, e tentai anche di spiegarglielo.

    Questo posso risponderti - frettolosamente - per adesso.
    Vero.

    Se uno,per esempio, rileggesse "Il testamento",meglio dire l'ultima intervista di Mussolini ad Ivanoe' Fossani due giorni prima di Dongo,scoprirebbe quanto il Duce fosse sorprendentemente preoccupato dall'inflazione,informato sul tema in profondo dettaglio ed orgogliosissimo dell'assenza di inflazione ma di creazione di positiva deflazione piuttosto,durante tutta la sua dittatura.

    Scoprirebbe quanto Mussolini criticasse con disprezzo il monetarismo finanziario.
    (Altra,perfetta definizione di "keinesianesimo")
    Ultima modifica di Steppenwolf; 02-03-13 alle 03:30
    " Democracy is currently defined in Europe as: " A country run by Jews " . E.P.

 

 
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