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    Predefinito Thread in onore di Don Paolo De Toth (1881-1965)

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 119/08 del 31 dicembre 2008, San Silvestro

    Antimodernismo: omaggio a don Paolo De Toth

    Il 25 dicembre 1965 moriva nei pressi di Fiesole don Paolo de Toth, una delle figure più importanti della battaglia voluta da san Pio X contro la setta modernista.
    Come tanti esponenti del movimento cattolico antimassonico e antimodernista (dal pontificato di Pio IX a quello di san Pio X), don Paolo De Toth è stato – volutamente - dimenticato. Persino tra molti dei cosiddetti “cattolici tradizionalisti” don De Toth è un illustre sconosciuto. La rivista da lui diretta, Fede e Ragione, pubblicò per la prima volta in Italia i Protocolli dei Savi di Sion.
    Lo ricordiamo con due articoli apparsi nei giorni seguenti alla sua morte (dall’archivio dell’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia).
    Per approfondire la figura di don De Toth rimandiamo alla scheda pubblicata sulla rivista Sodalitium, n. 61, pagg. 30-31, nel numero speciale dedicato alle figure più importanti del movimento cattolico in Italia: http://www.sodalitium.it/


    E’ MORTO A FIESOLE DON PAOLO DE TOHD IL POLEMISTA DELL’UNITA’ CATTOLICA, di Lorenzo Bedeschi
    Scompare con lui uno degli ultimi rappresentanti del movimento cattolico fra il ’900 e il ’930. Adoperò la penna come una spada tagliente per combattere ogni compromesso morale. Ha lasciato un interessante materiale storiografico.
    FIESOLE, 27 — Abbiamo accompagnato, questo pomeriggio, la salma del sacerdote Paolo De Tohd al cimitero fiesolano. Aveva 84 anni, essendo nato a Udine nel 1881 ma poi s’era stabilito nella diocesi di Fiesole dove reggeva da oltre un quarantennio la parrocchia di S. Martino a Maiano. Don De Tohd era l’ultimo superstite del vecchio intransigentismo demestriano protestatario. Lo avevamo incontrato alcuni mesi fa, prima dell’acuirsi della malattia che lo doveva poi portare alla morte, nella sua canonica, in mezzo ai libri e ai documenti dei suoi ideali giovanili.
    La figura ancora massiccia e vigorosa rivelava fisicamente la natura petrigna del Friuli dove i suoi avi s’erano trasferiti fuggendo dall’Ungheria al principio dell’Ottocento; la sua parola ancora penetrante e gladiatoria mostrava la densità dei suoi convincimenti cui non intendeva recare il più leggero aggiornamento malgrado le mutate situazioni storiche; l’impeto polemico con cui ci aggredì affettuosamente quasi interlocutori della corrente cattolica (a suo avviso) inquinata lasciava intravedere le impennate degli attacchi a suo tempo sferrati dalle pagine dell’Unità Cattolica e delle sue riviste integraliste.
    Don De Tohd ha appunto rappresentato questo nel movimento cattolico fra il 1900 e il 1930. Era della schiera dei Boccardo, dei Cavallanti, dei Sacchetti, dei Mattiussi che crearono la «razza dei cattolici integrali» in quanto alla politica intransigente aggiunsero lo smalto dottrinale dogmatico. Per loro il «delitto sabaudo» restò la rivoluzione simbolo di quel vaso di Pandora che doveva poi scatenare i fermenti modernistici a tutti i livelli: dal politico al sociale, dal filosofico al religioso. Fermenti a cui essi si opposero unguibus et rostribus, con la penna e con la parola, con la coerenza di vita e la sincera buona fede.
    Particolarmente don De Tohd, il «demofilo» di Unità Cattolica, rappresentò quei, cattolici integrali e papali, combattendo ogni compromesso morale, anche se davanti alla sua coscienza passava per tale la fatale evoluzione degli spiriti nei cangiamenti perenni della storia in divenire.
    Egli fu un integralista coerente, e un alfiere dell’antimodernismo durante il pontificato di Pio X. Uomo radicato nell’insegnamento del Sillabo e della Quanta cura di papa Mastai-Ferretti, non ammetteva deroghe da quei postulati politici e dottrinali. ~Adoperò la penna come una spada che taglia e manda! Stile irruente che esprimeva il gorgoglio passionale della sua fede.
    Lettore informatìssìmo che coglieva in ogni risvolto della pubblicistica cattolica novatrice il benché minimi deviativi a avviso eterodossi. Storicamente incarnò un tipo sui generis di cattolicesimo ottocentesco vocato a imporre alla vicenda umana le sue forme statiche, senza possibilità di variegature ma modellate su una sola interpretazione del Vangelo e quindi sull’unica Chiesa legittima. Un cattolicesimo costituito sul piano concreto ‘a piramide, autoritario, assolutista tale da alimentare una sola formula di vita nella società secondo giustizia, ordine e verità!
    Personaggio, dunque, tutto di un pezzo, adamantino, pronto a morire per la sua fede, devoto al Papa. Naturale che un siffatto uomo abbia sofferto drammatiche amarezze aumentategli dagli ultimi avvenimenti conciliari a cui la lunga età gli ha permesso d’assistere quasi impotente. Eppure dietro all’intransigenza c’era un calore patetico e una freschezza di pensiero commoventi. Come commovente era la sua provata povertà ch’egli usava quale documento della sua battaglia disinteressata!
    L’aveva incominciata giovanissimo quella battaglia. Nel 1905 aveva fondato Le Armonie della Fede, un periodico storico-religioso-morale, sostenuto e finanziato da Pio X e cessato col di lui pontificato nel 1914. Quando nell’estate del 1907 stava annunciandosi la Pascendi, don De Tohd scrisse: «E dell’enciclica ci sentiamo felici di particolarissima maniera noi poveri gregari di queste Armonie della Fede. Siamo gente da avamposti e ci troviamo in prima fila al combattimento Quale meraviglia che ci toccassero anche le prime offese dei nemici? Ma ne avemmo anche dagli amici che ci volevano forse precedere restando a custodire i bagagli». Ecco lo stile ma anche la trasparenza della dedizione alla causa ritenuta giusta.
    Contemporaneamente don De Tohd fu redattore del quotidiano fiorentino L’Unità Cattolica a fianco di Sacchetti e di Cavallanti. E con loro, da quelle pagine martellò ferocemente e appassionatamente qualsiasi espressione «modernizzante» o presunta tale. Gli interessava soprattutto la purezza della fede e nel perseguirla forse prese non pochi abbagli, ma ciò non intacca la sua generosità.
    La remora del modernismo gli turbò i sonni sempre. Anche sotto il pontificato di Benedetto XV che aveva messo molt’acqua sul fuoco, non smise di tenerlo d’occhio. Avendo L’Unità Cattolica assunto un atteggiamento moderato in materia, egli allora fondò con l’aiuto generoso del conte bolognese Filippo Sassoli de’ Bianchi il periodico Fede e ragione (dicembre 1919-1929) col « proposito di opporsi alla corrente che, sempre in grazia alla guerra, rialza la testa», così egli scriveva.
    Durante la nostra visita apprendemmo ch’egli possedeva l’archivio personale di Medolago-Albani ed altre carte del movimento cattolico. Ce le promise addirittura, col patto che si stampassero. Purtroppo la morte non ha permesso di concludere la donazione. E’ da augurarsi che quel materiale storiografico rimanga compatto e non vada disperso. Don De Tohd stava scrivendo una storia del movimento cattolico. Ci lesse alcuni brani del manoscritto voluminoso. Sempre lo stesso di tanti anni prima nello stile e nella veemenza passionale! Però onesto nell’uso del documento come risulta dal pregevole saggio storico su Filippo Sassoli de’ Bianchi (Firenze, Industria Tipografica Fiorentina, 1958) l’unico scritto suo veramente informatissimo.
    Non lascia altro d’organico e di edito. Il giornalismo d’opinione e di polemica ve lo ha impedito. Toccherà a chi è amante di queste ricerche storiche e ne ha la preparazione raccogliere in Antologia i suoi principali articoli.

    (Da L’Avvenire d’Italia di Bologna del 28 dicembre 1965; abbiamo mantenuto il cognome storpiato presente nel testo originale, De Tohd invece di De Toht)


    E’ MORTO DON PAOLO DE TOTH. LA VITA E LE OPERE DELL’INSIGNE POLEMISTA E PUBBLICISTA (di A.B.)
    Per Natale, all’età di 84 anni, è morto don Paolo De Töth, che per 35 anni è stato parroco a Maiano.
    La vecchiaia e le malattie avevan fiaccato, negli ultimi tempi, il corpo robustissimo, ma non avevan potuto intaccare il suo spirito sempre fresco e battagliero come quando si trovava, da giovane, nel furor delle battaglie del movimento cattolico italiano. Avventurosissima è stata la vita di questo prete geniale e bizzarro fiero e indomito, duro e polemico e, al tempo stesso, semplice e affettuoso come un bambino. Discendeva da una nobile famiglia ungherese, che era stata espulsa dalla patria nella rivoluzione del 1840. Nato a Udine, nel marzo del 1881, perse, in tenerissima età, i genitori. Giovanetto, lo ritroviamo fra i Carmelitani Scalzi, presso i quali compì i suoi studi e raggiunse il sacerdozio; però non vi rimase. Poco dopo aver cantato Messa, usci dall’Ordine e si trasferì a Firenze, e precisamente nella nostra Diocesi, in qualità di giornalista cattolico. Sembra che l’abbia raccomandato a Mons. Fossà, che era allora vescovo di Fiesole, lo stesso Papa Pio X. Il motivo dell’abbandono dell’Ordine, a quanto pare, sarebbe dovuto, più che a ragioni dottrinali, alla sua impulsività.

    IL GIORNALISTA
    Qui Don Paolo insegno per alcuni anni, non senza suscitare gravi contrasti e grattacapi ai superiori, Teologia Morale in Seminario: e da Fiesole diresse, per 10 anni, il giornale fiorentino «L’UNITA’ CATTOLICA», che si potrebbe dire fosse a quell’epoca l’organo personale del Papa Pio X. e dal quale sferrò ferocissimi attacchi contro i modernisti e contro chiunque non condividesse il suo integralismo. Erano allora frequentissime le visite di Don De Töth al Santo Padre, in Vaticano, donde quasi quotidianamente riceveva l’imbeccata. Spesso — cosa davvero insolita a quei tempi! — rimaneva anche a pranzo col Pontefice. Quando cessò la direzione de «L’UNITA’ CATTOLICA», il nostro polemista fondò, insieme al canonico Biagioli, «FEDE E RAGIONE», ovverosia si creò un’altra piazzola, donde sparare a zero un po’ contro tutto e contro tutti, ma specialmente contro Ernesto Calligari, noto con lo pseudonimo di «Mikros», il quale, nel 1917, era stato chiamato da Benedetto XV alla direzione del giornale fiorentino. La polemica con l’«UNITA’ CATTOLICA» diventò spesso atroce, e non tardò ad accendersi presto anche contro il fascismo, nonostante che Don Paolo fosse amico personale di Arnaldo Mussolini ed avesse collaborato alla “Carta del lavoro”. Essa gli attirò ovviamente le antipatie di tutti i progressisti, i quali avevano ribattezzato il settimanale fiesolano così: «Poca fede e meno ragione» ; ma soprattutto gli meritò innumerevoli sequestri del foglio ed infine la sua soppressione. Con questa misura repressiva fascista, terminò l’attività giornalistica di Don Paolo. Però non si estinse la sua attività di polemista, né quella di studioso. Quando si trattava di difendere la verità, o quella che secondo lui doveva essere la verità, l’istinto era più forte di lui e lo faveva saltar su come un leone. Così da tomista più di S. Tommaso, scrisse numerosi opuscoli contro la dottrina di Duns Scoto. Particolarmente celebre è rimasta la sua diatriba contro Padre Scaramuzzi.

    LE OPERE
    Ciò che resterà del nostro vulcanico Don Paolo è la sua opera di studioso. Già da giovane, egli aveva collaborato con Padre Mattiussi e Mons. Biagioli alla compilazione della «XXIV Tesi della Filosofia di S. Tommaso». Interessante è un suo accurato studio su «I certosini martiri della Certosa di Londra al tempo di Enrico VIII»; veramente pregevole è la vita, in due volumi del «Beato Niccolò Albergati»; come sono degni di rilievo la traduzione e il commento delle opere di S. Giovanni della Croce. Anche se non porta il suo nome è inoltre sua per metà la vita, a cura di Padre Dal Gal, di S. Pio X nella cui canonizzazione Don Paolo ha avuto senza dubbio una gran parte. Prima di ritirarsi nella quiete di Maiano, Il prof. De Töth, con la sua attività di giornalista e di pubblicista, aveva avuto modo di seguire il movimento dei cattolici italiani fino dal suo sorgere con l’«Opera dei Congressi» ed era stato in rapporti, anche se non sempre amichevoli, un po’ con tutti gli esponenti: con Don Sturzo, Romolo Murri, Don Davide Albertario, il conte Stanislao Medolago Albani; nonché con i fondatori dell’Azione Cattolica: Fani, Acquaderni, Sassoli, Salviati, Bottini, ecc. Quale frutto di tanti ricordi e di tanti documenti preziosi in suo possesso, il nostro Don Paolo stava preparando in questi ultimi tempi, due libri che dovrebbero essere quanto mai interessanti: uno su la vera storia, almeno secondo quel che aveva visto e annotato lui, dell’Azione Cattolica italiana; e uno su la vera storia del Risorgimento italiano. Sappiamo che le due opere, quasi complete; vedranno ugualmente la luce per interessamento di affezionatissimi amici, ai quali va fino da ora tutta la più viva riconoscenza.

    L’UOMO E IL SACERDOTE
    Ciò che per me era soprattutto ammirevole e simpatico in Don Paolo, era l’uomo ed il sacerdote. Un uomo dal temperamento irruente, estremamente sincero, ma altrettanto buono. Ho ancora impresse due scene dei pochi incontri avuti con lui. Una volta, da seminaristi, venivamo su con lui per la via nuova. Una macchina, in senso contrario, ci sfrecciò velocemente. Don Paolo, girandosi fulmineo, la rampognò con parole tirate su dai bassifondi del vocabolario, della quali la migliore fu «vigliacco!», e, quasi ciò non bastasse, senza rendersi conto che ormai quel signore aveva già oltrepassato la girata, gli scaraventò dietro a tutta forza la “giardinetta”. Dopo un minuto, però, era ritornato di nuovo sereno come prima e più di prima. Un’altra volta, a Maiano, in sagrestia, mi provai a dirgli qualcosa, in favore di Scoto. Non l’avessi mai fatto! Come un leone infuriato si mise a rincorrermi intorno al banco e, anche allora, non so che cosa finì per tirarmi dietro. Ma, anche allora, dopo pochi istanti, già era tornato amabile è buono con me come con un vecchio amico. Se in quanto studioso era più tomista di San Tommaso, come prete, era più papalino del Papa. Isolato e un po’ abbandonato, forse ‘non aveva saputo camminare con i tempi. Era rimasto, così, attaccato un’ po’ troppo alla lettera del SILLABO e certe impostazioni iniziali del Concilio Vaticano II lo avevano amareggiato non poco. Ammirabile, comunque, era in lui lo spirito di obbedienza alla Santa Sede. Bastava che il Magistero ecclesiastico si pronunciasse perché senz’altro lasciasse cadere ogni dubbio, ogni apprensione o pessimismo e il suo animo tornasse a calmarsi. In fondo, tutti i suoi eccessi non erano che frutto del suo amore appassionato alla verità, del suo attaccamento incondizionato alla Tradizione. Per questo ci è stato sempre simpatico. Per questo, se anche la polemica gli ha creato dei nemici, Don Paolo ha avuto innumerevoli amici che oggi sono afflitti con noi per la dipartita di un uomo eccezionale, di un prete integrale.

    I SOLENNI FUNERALI
    Lunedì sera alle ore 15 hanno avuto luogo i solenni funerali di Don Paolo De Töth. Sua Eccellenza Mons. Vescovo, assistito dal Vicario generale e da molti Canonici, ha celebrato la S. Messa pronunciando toccanti parole al Vangelo e benedicendo poi la salma. Gli studenti delle Missioni Africane di Villa. Pisa hanno eseguito i canti funebri. Numerosa, la folla intervenuta. Abbiamo notato fra i presenti Padre Colosio, Provinciale dei Domenicani, Padre Carlesi con il padre, dott. Carlesi e tutta la famiglia così’ intimamente legata al Caro Estinto, una qualificata rappresentanza dei Gesuiti, gli scrittori Bargellini e Tito Casini, i Conti Luigi e Antonio Medolago Albani, il Conte Paolo Sassoli Bianchi e famiglia, la signora Oletti, l’avv. Aldo Fortuna, il dott. Antona, la signora Ferragamo, e numerose altre personalità del Clero e del Laicato. La salma è stata tumulata nel cimitero di Fiesole.

    (Da L’Osservatore Toscano, edizione fiesolana, del 2 gennaio 1966)


    _______________________________

    info@centrostudifederici.org
    http://www.centrostudifederici.org/

    Archivio dei comunicati: http://www.centrostudifederici.org/stampa/stampa.htm

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    Qui non praecesserunt in FIDE, requiescant in pace. Amen

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    Lightbulb Re: Thread in onore di Don Paolo De Toth (1881-1965)

    In ricordo ed onore di Don Paolo De Töth (Udine, 7 marzo 1881 - Maiano, 25/12/1965) nell'anniversario della sua nascita e nel centenario della fondazione della sua importante rivista anti-modernista e cattolico-integrale "Fede e Ragione”:



    http://www.paolodetoth.it/chi-siamo/
    http://www.paolodetoth.it/biografia-...paolo-de-toth/
    «Biografia di don Paolo De Töth (Estratta dalla rivista Sodalitium n°61 del luglio 2007)»
    http://www.paolodetoth.it/category/s...i-don-de-toth/
    https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/61.pdf


    http://www.centrostudifederici.org/c...paolo-de-toth/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 20/19 del 7 marzo 2019, San Tommaso d’Aquino
    I campioni della fede: don Paolo De Töth
    Nel giorno di san Tommaso d’Aquino del 1881 nacque a Udine don Paolo De Töth (morì a Maiano, frazione di Fiesole, il 25/12/1965), uno dei principali esponenti del cattolicesimo integrale, fondatore e direttore della rivista antimodernista “Fede e Ragione”. Nel centenario della fondazione della rivista, è nato il Centro Studi “don Paolo De Töth”, che abbiamo il piacere di presentare attraverso il sito del sodalizio.

    Chi siamo
    Analogicamente ad iniziative simili (il C.S. Giuseppe Federici a Rimini, il C. S. Davide Albertario a MiIano ed il C. S. Giacomo Margotti a Torino), ed in collaborazione con l’Istituto “Mater Boni Consilii”, il Centro Studi “don Paolo De Töth” nasce ispirandosi, già dal nome, a questo sacerdote autenticamente ed integralmente cattolico: sicuramente uno dei principali esponenti dei cosiddetti “Cattolici Integrali” che per tutta la vita combatté il Modernismo, smascherandolo e attaccandolo in ogni sua implicazione nei vari ambiti della vita religiosa e civile, consapevole che detta eresia (o meglio, ‘coacervo di tutte le eresie’ secondo la celebre definizione che dette san Pio X del Modernismo nell’Enc. Pascendi), non poteva essere sottovalutata o considerata addirittura superata, come purtroppo la ritenne una stragrande maggioranza fra i cattolici del tempo, lasciando così che sopravvivesse e si diffondesse ovunque.
    Dopo ormai un secolo dall’inizio di quella tremenda battaglia, che don De Töth affrontò valorosamente dalle colonne della Rivista Fede e Ragione da lui fondata e diretta (di cui il primo numero porta la data del Dicembre 1919), vogliamo rileggere dalle parole stesse di don Paolo le indicazioni, i progetti e i tanti insegnamenti che siamo convinti aiuteranno ancora oggi tanti cattolici, che tali vogliono rimanere, ad essere conformi con la Fede senza rinunciare alla Ragione:
    “LA NOSTRA RIVISTA SORGE PER DIFENDERE LA INTEGRITÀ DELLA DOTTRINA CATTOLICA E CON LO SCOPO PRECISO CHE LA STESSA DOTTRINA TORNI AD ESSERE E SIA FATTA LA NORMA SUPREMA DI TUTTE LE MANIFESTAZIONI DEL PENSIERO E DELLA VITA DEI CATTOLICI”.
    “Fede e Ragione sorge non solamente per ricordare e riaffermare quello che, sui diversi punti accennati, insegna e impone il dottrinale cattolico, la dottrina della Chiesa, ma per essere ancora un centro di raccolta di quanti cattolici, preti e laici, intendono di unirsi a noi per opporre una azione franca e coraggiosa alla invadenza dei principi nefasti del liberalismo, del naturalismo del laicismo, che minacciano di travolgere ogni nostra attività”.
    “Noi siamo, in primo luogo, puramente ed integralmente cattolici in questo senso che noi riconosciamo il pieno diritto della dottrina, della disciplina e delle direttive della Chiesa non solo sull’individuo e nelle questioni strettamente religiose, ma sulla società ancora, ed al riguardo pure di qualunque quistione mista, o sia tale che anche indirettamente tocchi la Fede e la morale”.
    “Noi speriamo che il nostro appello troverà largo consenso e corrispondenza in mezzo ai nostri fratelli cattolici, che sentono, come noi, la gravezza dell’ora, che volge, e anelano a quella restaurazione cristiana che unica potrà dare alla società nostra la sua pace. All’opera dunque!”
    Questo Centro Studi si propone pertanto – particolarmente in Toscana dove don Paolo de Töth visse almeno dal marzo 1908, quando chiamato da San Pio X divenne direttore dell’Unità Cattolica, e fino al 25 dicembre 1965, quando morì nella sua parrocchia di Maiano – di mantenere viva la memoria della vita e del pensiero di don Paolo de Töth, di curare la pubblicazione di suoi scritti o di studi sulla sua persona e la sua opera, di organizzare convegni, conferenze o iniziative in sua memoria, di aver cura della sue spoglie mortali che riposano nel cimitero di Fiesole e di suffragarne l’anima con la preghiera ed il S. Sacrificio della Messa. Il nostro Centro Studi, insomma, vorrebbe idealmente ricevere il testimone di quella competizione intrapresa e sempre sostenuta da don De Töth ‘usque ad mortem’ per il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo e per la Chiesa Cattolica Romana da Lui fondata, e vivamente speriamo, invocando l’intercessione dell’Apostolo delle Genti, che anche noi al termine della corsa della nostra vita e dopo aver combattuto la buona battaglia, avremo conservato integralmente la FEDE, senza la quale è impossibile piacere a Dio.
    Il 7 marzo 2019, nell’anniversario della nascita di don Paolo de Töth, e nell’anno centenario della fondazione di “Fede e Ragione”.
    Sito del Centro Studi “don Paolo De Töth”: http://www.paolodetoth.it/ »
    http://www.centrostudifederici.org/w...C3%B6th-v3.png






    “I campioni della fede: don Paolo De Töth”
    https://www.agerecontra.it/2019/03/i...paolo-de-toth/
    https://www.agerecontra.it/wp-conten...-v3-300x53.png

    https://www.agerecontra.it/tag/centro-studi-federici/






    7 MARZO 2019: MARTIRIO DELLE SANTE PERPETUA E FELICITA (FESTA IL GIORNO PRECEDENTE, 6 MARZO); SAN TOMMASO D'AQUINO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA…



    «6 MARZO SANTA PERPETUA E FELICITA, MARTIRI»
    Guéranger, L'anno liturgico - 6 marzo. Santa Perpetua e Felicita, Martiri
    http://www.unavoce-ve.it/pg-6mar.htm


    «7 MARZO SAN TOMMASO D'AQUINO, DOTTORE DELLA CHIESA»
    http://www.unavoce-ve.it/pg-7mar.htm



    «Mercoledì delle Ceneri
    http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm
    Giovedì dopo le Ceneri
    http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-gio.htm
    Venerdì dopo le Ceneri
    http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-ven.htm
    Sabato dopo le Ceneri
    http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-sab.htm
    TEMPO DI QUARESIMA
    Capitolo I - Storia della Quaresima
    http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm
    Capitolo II - Mistica della Quaresima
    http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm
    Capitolo III - Pratica della Quaresima
    http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm »




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    Sacre Ceneri
    https://www.youtube.com/watch?v=240n2FtviH0
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/


    «Della Quaresima - Sodalitium
    Della Quaresima - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/
    Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima»


    Della Quaresima - Sodalitium
    Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/disciplina...dellastinenza/
    La Quaresima - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/la-quaresima-3/




    https://www.agerecontra.it/2019/03/della-quaresima/
    https://www.agerecontra.it/wp-conten..._n-270x300.jpg

    https://www.agerecontra.it/2019/03/la-quaresima/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    La Quaresima

    “L’osservanza della Quaresima è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell’ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private”
    (Costituzione Non ambigimus di Benedetto XIV, 30 maggio 1741).
    Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
    Della Quaresima - Sodalitium
    Il digiuno e l’astinenza
    Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium
    fonte – La Quaresima - Centro Studi Giuseppe Federici »
    https://www.agerecontra.it/wp-conten...ma-300x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/9169-2/
    «7 marzo, San Tommaso d’Aquino, Confessore e Dottore della Chiesa (Roccasecca, 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274), gloria dell’Ordine domenicano e della teologia cattolica, definito “Doctor Angelicus”.

    “Nel Monastero di Fossanóva, presso Terracina, nella Campania, san Tommaso d’Aquino, Confessore e Dottore della Chiesa, dell’Ordine dei Predicatori, assai illustre per la nobiltà del sangue, per la santità della vita e per la scienza della Teologia, dal Papa Leone decimoterzo dichiarato celeste Patrono di tutte le Scuole cattoliche”.
    O Signore, che rendeste sommamente distinto il vostro servo San Tommaso, per l’amore delicato alla santa purezza, per la scienza sublime delle cose divine, così da risplendere nella vostra Chiesa come Angelo e Maestro; noi vi preghiamo, che sull’esempio di lui, che non volle altro premio che la vostra gloria, noi pure, rimuovendo ogni vano ed orgoglioso desiderio, alla vostra gloria abbiamo ad indirizzare i nostri studi e nel solo e purissimo vostro amore trovare compenso e consolazione. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...aquino-2-1.jpg















    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9f&oe=5D187C63






    «7 MARZO 2019: SAN TOMMASO D'AQUINO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA»
    https://sardiniatridentina.blogspot....ore-e.html?m=1
    “SAN TOMMASO D'AQUINO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA
    Doppio.
    Paramenti bianchi.
    San Tommaso, nato in Roccasecca dai conti d’Aquino nel 1225, fanciullo fu offerto come oblato all’Abazzia di Montecassino. Nel 1244 entra, contro la volontà nella famiglia, nell’Ordine dei Predicatori. Insigne maestro di teologia, insegnò a Parigi, a Napoli e a Colonia, esponendo e difendendo la fede cattolica sfruttando anche il pensiero della filosofia classica. Per volontà di Urbano IV compose l'Ufficio della festa del Corpus Domini. Mentre si recava al Concilio Lugdunense II, morì tra i Cistercensi di Fossanova il 7 marzo 1274. Giovanni XXIII lo iscrisse fra i Santi nel 1323. San Pio V nel 1567 lo proclamò Dottore della Chiesa col titolo di Angelico. Leone XIII gli decretò il titolo di Dottore Comune (1879) e Pio XI quello di Dottore Eucaristico (1923).”

    https://4.bp.blogspot.com/-YkmyOVqUu...79978364_n.jpg





    “GIOVEDÌ DOPO LE CENERI
    Stazione a San Giorgio in Velabro.
    Semidoppio.
    Paramenti violacei.
    La Chiesa Romana vuole oggi insegnare ai fedeli che la prima e più importante pratica, soprattutto durante gli esercizi quaresimali, è la preghiera: essa è il mezzo ordinario per ottenere le grazie e per impetrare da Dio la protezione da ogni nemico visibile ed invisibile. In virtù della loro fiduciosa preghiera vengono esauditi il Re Ezechia e il centurione romano di Cafarnao.”

    “L'ANGOLO PATRISTICO
    Omelia di sant'Agostino Vescovo.
    Libro 2 sulla Concordanza dei Vangeli, c. 20 tomo 4.

    Vediamo se Matteo e Luca convengano intorno al racconto di questo servo del centurione. Perché Matteo dice: «Gli si presentò un centurione, e lo pregava, dicendo: Il mio servo giace in casa paralizzato» (Matth. 8.5). Al che sembra contraddire quanto riferisce Luca: «E sentito parlare di Gesù, mandò da lui gli anziani dei Giudei a pregarlo che andasse a guarire il suo servo. Questi dunque, andati a Gesù, lo pregavano istantemente dicendogli: Egli merita che tu gli faccia questo: perché ama la nostra nazione e ci ha fabbricato lui stesso la sinagoga. Gesù pertanto andò con loro: e, quando ormai non era lontano dalla casa, il centurione mandò degli amici a dirgli: Signore, non ti disturbare: io non son proprio degno che tu entri sotto il mio tetto» (Luc. 7.3-4).
    Ché se veramente la cosa andò così, come ammettere la verità del racconto di Matteo: «Gli si presentò un centurione», quando non gli si presentò lui, ma mandò degli amici, se non dopo attenta osservazione che ci farà comprendere Matteo non aver qui lasciato affatto di usare una maniera di parlare assai ordinaria? Perché non solo noi sogliamo dire che uno è andato da un altro anche prima d'esser giunto là dove si dice d'essere andato: onde così diciamo: È andato poco lontano, o molto lontano secondo la mèta che si vuol raggiungere: ma diciamo ancora spesso che si è andati da uno al quale si desidera d'arrivare, ancorché, chi ci è arrivato, non veda colui al quale è arrivato, dacché per mezzo d'un amico è arrivato presso quegli che ha interesse di vedere. Questa maniera di parlare è talmente passata in uso, che si dà volgarmente il nome di arrivisti a coloro che, coll'aiuto di raggiri ambiziosi, agiscono sull'animo di certi personaggi potenti per interposizione di quelli che hanno presso di essi più facile accesso.
    Il centurione essendo dunque andato dal Signore per mezzo di altri, Matteo, per abbreviare, ben poté usare questa forma di parlare che può essere compresa da tutti: «Gli si presentò un centurione». Tuttavia non è da considerare con leggerezza la profondità del senso mistico di questa locuzione del santo Evangelista, secondo che sta scritto nel Salmo: «Avvicinatevi a lui, e sarete illuminati» (Ps. 33:6). Perciò avendo Gesù fatto della fede del centurione, per la quale ci avviciniamo veramente a lui, questo magnifico elogio: «Neppure in Israele ho trovato tanta fede» (Matth. 8:10), l'Evangelista non senza motivo ha voluto dire ch'egli (il centurione) per questa virtù s'era avvicinato a Cristo più di coloro che aveva incaricati della sua richiesta.”







    https://forum.termometropolitico.it/...-felicita.html
    “Martirologio tradizionale (6 marzo): Le sante Perpetua e Felicita Martiri, che nel giorno seguente ricevettero dal Signore la gloriosa corona del martirio.

    (7 marzo): A Cartagine il natale delle sante Perpetua e Felicita Martiri: di esse, Felicita, essendo gravida (come racconta sant'Agostino) e aspettandosi, secondo le leggi, che partorisse, nei dolori del parto si lamentava, ma gettata alle fiere era lieta. Con esse patirono il martirio anche Satiro, Saturnino, Revocato e Secondolo, l'ultimo dei quali morì in carcere, e tutti gli altri furono maltrattati da varie fiere, ed infine uccisi a colpi di spada sotto il Principe Severo. Ma la festa delle sante Perpetua e Felicita si celebra nel giorno precedente.”
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    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda»
    “ITE AD JOSEPH - San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa Universale.”
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    “Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
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    “Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
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    «7 MARZO 2019: SAN TOMMASO D'AQUINO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA»
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    “7 marzo 2019: GIOVEDÌ DOPO LE CENERI.”

    «Quaresima: i “misteri” numerici spiegati da Innocenzo III.
    https://www.radiospada.org/2019/03/q...innocenzo-iii/

    […] Il secondo digiuno, quello che si durante l’astinenza quaresimale, per tre motivazioni si celebra una volta l’anno per quaranta giorni: in virtù di tre esempi, in forza del divino precetto e a motivo del mistero che racchiude il numero.
    In virtù dell’esempio, digiuniamo quaranta giorni perché Cristo, Mosè ed Elia tanto digiunarono, prima della legge, sotto la legge, dopo la legge. Cioè all’inizio della legge, durante la legge, e alla fine della legge. Prima della legge digiunò Mosè, che per ricevere la legge salì sul monde e là rimase col Signore quaranta giorni, non mangiando pane, né bevendo acqua (Exod. XXXVI). Sotto la legge digiunò Elia, il quale sostentato da un solo pane camminò quaranta giorni per il deserto fino al monte di Dio, l’Oreb (III Reg. XIX). Dopo la legge digiunò Cristo, che subito dopo il battesimo fu portato dallo Spirito nel deserto e lì digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dopo di che ebbe fame (Matth. IV). Per questo ai discepoli apparvero Mosè ed Elia a colloquio con Cristo durante la Trasfigurazione.
    Il numero quaranta è infatti un numero santo nelle Scritture. Infatti per quaranta giorni e quaranta notti Dio durante diluvio fece piovere le acque dell’abisso (Gen. VII). Per quaranta giorni gli inviati di Mosè esplorarono la terra promessa ad Israele (Num. XIII). Per quarant’anni Israele fu nutrito nel deserto col pane degli Angeli (Exod. XVI). Per lo spazio di quaranta giorni, Giona profetizzò la distruzione di Ninive (Jon. III). Quaranta giorni rimase sulla terra Cristo dopo la resurrezione (Act. I). In questo tempo più che in un altro digiuniamo, perché come l’esempio imita l’esemplare, così il digiuno dei Cristiani segue il digiuno di Cristo. E come in questo tempo l’abbondanza degli umori rilassa le membra rispetto al male, così per l’astinenza dai cibi le membra siano sciolte per fare il bene. E come in questo tempo Adamo per aver mangiato il cibo proibito discese nella morte, così per l’astinenza dal cibo che pure è lecito, il Cristiano ascenda alla vita perché patiamo unitamente al Cristo paziente (II Tim. 1). Perché se vogliamo regnare con Cristo dobbiamo anche associarci ai suoi patimenti. Sebbene “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rom. VIII), mondati grazia all’astinenza, più puri che mai accostiamoci all’Eucaristia, che “chi mangia indegnamente, mangia e beve la sua propria condanna, non riconoscendo il Corpo del Signore” (I Cor. XI).
    Per precetto invero digiuniamo quaranta giorni, perché Dio nella legge ha comandato che di ogni cosa venga devoluta la decima parte, precetto che pure si estende al tempo. È composto infatti l’anno solare 365 giorni e un quadrante; la decima di ciò è trentasei giorni e mezza, più un decimo di quadrante. Perché sia completato il numero di quaranta giorni, si aggiunge la decima della decima, che per precetto della legge i leviti minori rendevano al sommo sacerdote (Exod. XXII). Anche la Chiesa nel versare a Cristo, Pontefice dei beni futuri e Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech (Heb. V, Psal. CIX), la decima del tempo, prende dai trentacinque giorni tre giorni come decima della decima, e un mezzo per completare il numero di quaranta. E poiché non restava altro ancora da dare come decima, se non un giorno e un quadrante, e la decima parte del quadrante, allora spostò con la messa il digiuno fino alla notte nel Sabato Santo di Pasqua, conforme quanto si dice nella Colletta: “Dio, che in questa sacralissima notte, etc”.
    Anche a motivo del mistero (del numero) digiuniamo quaranta giorni. Il numero quadragenario è infatti un numero sovrabbondante e dall’aggregazione delle sue parti si sale al numero quinquagenario. Queste sue parti aggregate sono sette: il vigenario, il denario, l’ottonario, il quinario, il quaternario, il binario, e l’unità; le quali aggregante danno il quinquagenario. Quest’ultimo significa la quieta e la remissione dei peccati, a motivo del giubileo dei cinquant’anni in cui si rimettevano i debiti e tutto era pacificato (Levit. XXV). Digiuniamo dunque quaranta giorni, volendo con ciò significare, che come con le parti aggregate del numero quaranta si ottiene il numero cinquanta, così il digiuno di quaranta giorni conduce alla quiete e al perdono eterni.
    (Innocenzo III, Sermo XI. In die Cinerum seu in capite jejunii. PL 217, 362-363)
    Testo raccolto da Giuliano Zoroddu
    Leggi anche: Perché Gesù digiunò 40 giorni? Ce lo spiega sant’Agostino. »
    https://www.radiospada.org/2019/03/p...-santagostino/


    “Il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrava la prima messa in italiano.”

    “«Poiché la riforma liturgica ha tra i suoi fini principali l'abolizione degli atti e delle formule mistiche, ne segue necessariamente che i suoi autori debbano rivendicare l'uso della lingua volgare nel servizio divino. Questo è uno dei punti più importanti agli occhi dei settari. Il culto non è una cosa segreta, essi dicono: il popolo deve capire quello che canta. L'odio per la lingua latina è innato nel cuore di tutti i nemici di Roma: costoro vedono in essa il legame dei cattolici nell'universo, l'arsenale dell'ortodossia contro tutte le sottigliezze dello spirito settario, l'arma più potente del papato. Lo spirito di rivolta, che li induce ad affidare all'idioma di ciascun popolo, di ciascuna provincia, di ciascun secolo la preghiera universale, ha del resto prodotto i suoi frutti, e i riformati sono in grado ogni giorno di accorgersi che i popoli cattolici, nonostante le loro preghiere in latino, gustano meglio e compiono con più zelo i doveri del culto dei popoli protestanti. A ogni ora del giorno ha luogo nelle chiese cattoliche il servizio divino; il fedele che vi assiste lascia sulla soglia la sua lingua materna; al di fuori dei momenti di predicazione egli non intende che accenti misteriosi, che cessano di risuonare nel momento più solenne, il canone della messa. E tuttavia questo mistero lo affascina talmente che non invidia la sorte del protestante, quantunque l'orecchio di quest'ultimo non intenda mai suoni di cui non capisce il significato. Mentre il tempio riformato, una volta alla settimana, riunisce a fatica i cristiani puristi, la Chiesa papista vede senza posa i suoi numerosi altari assediati dai suoi religiosi figli; ogni giorno essi si allontanano dal loro lavoro per venire ad ascoltare queste parole misteriose che devono essere di Dio, perché nutrono la fede e leniscono i dolori. Riconosciamolo, è un colpo maestro del protestantesimo aver dichiarato guerra alla lingua sacra: se fosse riuscito a distruggerla, il suo trionfo avrebbe fatto un gran passo avanti. Offerta agli sguardi profani come una vergine disonorata, la liturgia, da questo momento, ha perduto il suo carattere sacro, e ben presto il popolo troverà eccessiva la pena di disturbarsi nel proprio lavoro o nei propri piaceri per andare a sentir parlare come si parla sulla pubblica piazza. Togliete alla Église française le sue declamazioni radicali e le sue diatribe contro la pretesa venalità del clero, e andate a vedere se il popolo continuerà a lungo ad andare a sentire il sedicente primate delle Gallie gridare: "Le Seigneur soit avec vous"; e altri rispondergli: "Et avec votre esprit". Tratteremo altrove, in modo specifico, della lingua liturgica.»
    (Dom Prosper Guéranger, "L'eresia antiliturgica e la riforma protestante del XVI secolo considerata nei suoi rapporti con la liturgia" - Institutions liturgiques, I², Paris, 1878, pp. 388-407. Traduzione italiana di Fabio Marino, pubblicata in "Civitas Christiana", Verona n° 7-9, 1997, 13-23)”







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    "Apoteosis de Santo Tomás de Aquino. F. de Zurbaran. XVII."
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    "Santo Tomás de Aquino predicando en presencia de Gregorio X.
    Bartolomeo degli Erri. XV."
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    Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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