Forse serviva davvero, allora.
Un pacchetto sicurezza che prevedesse una serie di provvedimenti restrittivi, sanzioni e pene più severe, maggiori controlli.
Che imponesse l’altolà ai barconi dei clandestini e che portasse i militari a pattugliare (lo faranno ancora) le città.
E alla fine si traducesse in un decreto legge adeguato.
Forse serviva, nonostante le polemiche, nonostante il vociare assordante e il polverone sollevato in questi mesi dalla solita, monotona sinistra della demagogia e del populismo di ritorno.
Che, partendo da Dario Franceschini («Sulla sicurezza il bilancio del governo è di tradimento delle promesse elettorali che si tenta di coprire con dei proclami e con degli annunci ad effetto...») e passando per Anna Finocchiaro («un manifesto ideologico che ha caratteri persecutori»), ancora oggi davanti all’evidenza dei dati non tralascia di attaccare il governo Berlusconi.

L’evidenza dei dati, i dati diffusi dal Viminale e rielaborati da Il Sole-24 Ore ci tratteggia un’Italia che sta diventando più sicura.
Meno omicidi ma anche meno furti, rapine, scippi e borseggi.
Tutti reati che nel 2008 sono diminuiti del 8,1 per cento.

In particolare, tra il 2007 e il 2008 sono calati del 23 per cento i borseggi (123.720 cioè 208 ogni 100 mila abitanti)
del 19 per cento gli scippi, (18.652, cioè 31 ogni centomila abitanti)
del 17 per cento i furti d’auto, (144.472 cioè 242 ogni centomila abitanti) del 10 per cento i furti in abitazione (150.435 cioè 252 ogni centomila abitanti),
dell’11 per cento le rapine, del 15 per cento le truffe e le frodi informatiche e del 3,5 per cento gli omicidi volontari.

In compenso sono aumentati i denunciati (più 5 per cento) e gli arrestati (più 10 per cento).

Quanto al maggior numero di reati in valori assoluti, Milano è in testa, con circa 300 mila denunce, seguita da Roma, Torino, Napoli.
Vi interesserà sicuramente sapere che il rischio di essere borseggiati per strada è più alto nelle province di Genova, Milano e Bologna, mentre gli scippi colpiscono in particolare catanesi, napoletani e pratesi.
Napoli si distingue anche in altre classifiche «a tema»:
quella delle rapine per esempio (361 ogni 100mila abitanti, il doppio rispetto alla provincia al secondo posto, Caserta, e cinque volte la media nazionale) e quella delle truffe.
E purtroppo anche in quella degli omicidi: 65 casi nel 2008, contro i 109 del 2007.

Ma quanto ad ammazzamenti nel 2008 si è particolarmente distinta Nuoro (otto casi su centomila abitanti) .
Anche se nel suo complesso la Sardegna è fra le regioni più virtuose per numero di furti, rapine, scippi e borseggi grazie soprattutto alla performance di Oristano dove, per citare un dato, i borseggi (9 ogni centomila abitanti) non si quasi che cosa siano.
All’insegna della virtù anche la vita a Isernia e provincia.
In questa oasi di Molise si è registrato infatti il minor numero assoluto di reati (3,3 ogni centomila, anche se tutta la provincia di abitanti ne fa 90mila).

In controtendenza negativa Brindisi che registra con il suo più 5,8 per cento l’incremento più forte (3.916 denunce per centomila abitanti) tra i tredici capoluoghi che segnano un aumento dei delitti.
Se abitate invece a Pavia, Trapani e Asti ricordate di chiudere la porta a doppia mandata perché in queste province il rischio di subire un furto in casa è doppio che nel resto d’Italia (500 contro i 252 della media) .

Ma per provare qualche brivido in più bisogna andare al mare:
Rimini si conferma infatti maglia nera nella classifica italiana della criminalità.
Nella fortezza del divertimento si contano ben 7.457 reati ogni 100 mila abitanti che, pur restando il numero più cupo dell'intero Paese segnano comunque anche il record positivo del calo più sensibile (meno 17 per cento) rispetto all’anno precedente. Certo è che, rimanendo in Emilia Romagna va piuttosto male anche Ravenna, che occupa la nona posizione, con i suoi 5.644 reati ogni 100mila abitanti. Se vogliamo restare più tranquilli allora restiamo, come dire, nel piccolo.
Perché davvero non c’è confronto tra le prime cinque peggiori ovvero Rimini, Bologna, Milano, Torino e Genova e le prime cinque oasi di serenità e di pace, ovvero Matera, Enna, Potenza, Oristano e Benevento.

Le cose sono decisamente migliorate nella capitale che occupa il settimo posto (reati in calo del 15,8 per cento) dietro Firenze (-14,1).
Un passo avanti che rincuora il sindaco Gianni Alemanno: «La diminuzione dei reati è il segno che ci stiamo incamminando sulla giusta strada. La lotta alla criminalità e il controllo del territorio sono obiettivi comuni e importanti per garantire ai cittadini standard di sicurezza ma è chiaro che, considerando le dimensioni di Roma e, quindi, la maggiore difficoltà nel controllarla, vedere questi dati ci incoraggia. Ovviamente questa classifica deve essere interpretata come un punto di partenza e certo non come un momento di arrivo. La guardia deve rimanere alta e occorre comunque implementare gli standard nella speranza che non vi siano, poi, da parte della magistratura, quelle prese di posizione che finiscono per rendere inutili le azioni di prevenzione e di repressione».
Con questi dati alla mano, dicevamo all’inizio, si potrebbe anche convenire che l’operazione sicurezza del governo ha portato i suoi frutti.
Oppure si può perseverare nel guardare questi risultati con gli occhiali della miope polemica politica.
Come ha fatto ieri, per esempio il segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero: «I dati del Viminale sulla sicurezza in Italia, nei quali è indicato un calo di tutti i reati, dimostrano quanto quello della sicurezza sia uno spauracchio agitato per suscitare il clima di paura e legittimare forme di repressione. Come le ronde che sono solo l’invenzione di un governo para fascista per legittimare le sue squadracce...».

Contento lui.

saluti