02/03/2013 10:14 | LAVORO - ITALIA | Fonte: liberazione.it | Autore: fabio sebastiani
"Il risultato elettorale chiama in causa il sindacato. Serve più radicalità". Intervista a Mimmo Pantaleo



La prima domanda è sulla nuova fase di attacco al pubblico impiego. Ora diventerà il centro del fiscal compact, o sbaglio?
Noi intanto riteniamo che i contratti vadano rinnovati. Lunedì partirà dal nostro sindacato una vera e propria offensiva sui contratti nazionali. Contemporaneamente c’è la perdita del potere d’acquisto dei salari e il tentativo di prorogare il blocco non solo di un anno perché con l’indennità di vacanza contrattuale il blocco sarà almeno fino al 2017. In secondo luogo, occorre mettere mano alla parte normativa perché intanto i vari settori sono cambiati. Serve un contratto che sia più coerente rispetto alle prestazioni di lavoro. In terzo luogo, il problema prioritario è di cancellare alcune norme della legge Brunetta. In presenza di quelle norme il contratto rischia di essere snaturato nella sua valenza regolatrice. Se rimane quella legge diventa difficile la contrattazione decentrata.

Qual è il tuo giudizio sul risultato elettorale?

Dal voto emerge una domanda di forte cambiamento e di superamento di una situazione sociale di disagio e disperazione. La spinta di questo voto è la spinta a cambiare, non ci sono dubbi. Credo che il sindacato dovrebbe interpretare questo bisogno di cambiamento al di là di come finirà la partita sugli assetti di governo che si dibatte alla ricerca della maggioranza.

Cosa deve fare il sindacato per aprirsi a questo cambiamento?
Anche per noi diventa tutto più difficile e complicato mentre nel paese monta il disagio e la rabbia. Rischi di essere impotente come sindacato. Penso che il sindacato debba fare una operazione di riscossa sociale e mettere in campo alcune priorità fondamentali. I dati sul lavoro sono drammatici, e si rischia una rottura definitiva tra giovani e paese. Il secondo punto è la distribuzione della ricchezza, visto che siamo in una condizione in cui è saltato qualsiasi rapporto tra lavoro e condizione sociale di cittadinanza.

Legato all’attacco al pubblico impiego c’è la difesa del welfare.
Certo, e direi una difesa intransigente del welfare. Bisogna fare una proposta dirompente come il reddito di cittadinanza. Naturalmente mi rendo conto che abbiamo un problema immediato, quello delle risorse degli ammortizzatori sociali in deroga. Bisogna osare, però, e chiedere una estensione del welfare. E poi c’è la questione della democrazia nei luoghi di lavoro. Del resto proprio il segno del voto indica una maggiore richiesta di partecipazione. Il settore privato non può rimanere distante e diverso dal pubblico impiego.

Non pensi che la Cgil debba pensare innanzitutto a disincagliarsi dalle conseguenze della scelta di appoggiare in pieno il centrosinistra?
Penso che la Cgil ha intuito giustamente che le grandi questioni sociali hanno bisogno di un governo . Il punto è che oggi siamo in una situazione in cui quella domanda rischia di essere inevasa. Naturalmente il risultato elettorale chiama in causa il sindacato. Penso che oggi c’è una crisi della rappresentanza sociale. Hai difficoltà a dare risposte che le persone si attendono. Dai, insomma, la sensazione di impotenza mentre cresce la richiesta di giustizia sociale nel Paese. Penso che ci voglia chiarezza su poche priorità e radicalità per portare avanti questa piattaforma.

"Il risultato elettorale chiama in causa il sindacato. Serve più radicalità". Intervista a Mimmo Pantaleo - ControLaCrisi.org

Pantaleo è uno di quei dirigenti sindacali che avevano firmato l'appello per SEL (credo sia anche iscritto). Credo abbia più di una ragione.