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    Predefinito Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    Facciamo nostro questo manifesto politico che da oggi sarà la nostra stella polare.

    M.S.D.F.L.I.


    ——————————————————————————————–


    Manifesto politico

    del Comitato promotore per la Confederazione

    SOVRANITA’ NAZIONALE


    Redazione Edizioni dell’Uomo libero Srl

    Numero 45 del 01/05/1998


    Manifesto politico

    Tutta l’attuale realtà politica, da destra a sinistra, è schierata compatta a difesa delle stesse idee, degli stessi progetti, della stessa visione del mondo e del futuro.

    Nessuno si occupa concretamente degli interessi dei Popoli europei, nessuno osa mettere in discussione i dogmi che ci vengono imposti da una cultura e da una classe politica palesemente pilotate dalle grandi centrali finanziarie d’oltreoceano: individualismo, consumismo, deregolamentazione e globalizzazione economica, abolizione dei valori e delle identità nazionali.

    È così che, per l’opinione pubblica, risultano al di sopra di ogni critica tanto l’idea di un unico modello politico – quello liberal-democratico – valido per tutte le genti, quanto il conseguente concetto di libero mercato, teso ad indebitare i Popoli e ad appiattire ogni individuo nel ruolo di consumatore.

    In questa marcia verso una progressiva omologazione non vi è più traccia di scontro dialettico, manca qualsiasi proposta alternativa: l’opposizione interpreta un ruolo sempre più sbiadito, nel quale la sostanza dei problemi non viene né affrontata né dibattuta.

    A difesa della sovranità nazionale e dell’identità europea, a tutela di una vera dinamica pluralista oggi soffocata dal muro di omertà delle fonti di informazione, nasce, impegno non più procrastinabile, la volontà di dar vita ad una

    confederazione di forze nazionali

    L’Italia deve riacquistare la propria autonomia circa le grandi scelte geo-strategiche, politiche ed economiche. Esse dovranno essere le più adatte alle necessità della comunità nazionale. Occorre, a tal fine, respingere il modello globalista che vuole sradicare i popoli dai loro tradizionali valori e costumi e sabotare quel progetto totale nel quale politica e lavoro passerebbero irreversibilmente al servizio del cosmopolitismo parassitario.

    Poiché i gangli vitali del dominio ideologico, politico e monetario mondiali si trovano negli U.S.A., la lotta per la libertà e l’autodeterminazione dei Popoli deve assumere, senza incertezze, il carattere di una crociata

    contro l’americanismo

    Va combattuta l’aggressiva politica estera U.S.A.; vanno ostacolati e respinti i disegni delle grandi istituzioni finanziarie internazionali che si propongono di colpire al cuore l’indipendenza delle nazioni e di «scremarne» la ricchezza. Va sviluppata in tutti i Paesi europei una campagna per la fine dell’occupazione militare da parte delle truppe U.S.A., campagna che deve culminare con la chiusura del capitolo atlantico e

    uscita dalla NATO

    Liberati dalla minaccia americana, i popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente potranno trovare in un’

    Europa forte e indipendente

    il referente politico e militare capace di offrire quella naturale collaborazione economica e quella tranquillità di esistenza che fino ad oggi il ricatto di Washington ha impedito.

    A sostituire le strutture nelle quali gli Stati Uniti hanno imprigionato per più di cinquant’anni la sovranità europea, dovrà subentrare un grande blocco regionale, autosufficiente, capace di integrare le energie dei vari Paesi componenti e in grado di competere con successo nella produzione e nel commercio con le aree del dollaro e dello yen.

    In attesa di raggiungere questo obiettivo, è necessario rifiutare tutte quelle proposte che comportano la rinuncia alle singole sovranità nazionali senza crearne una comunitaria, e che hanno unicamente lo scopo di asservire 1′ Europa alla logica liberoscambista e al diktat della grande finanza.

    Contro Maastricht

    occorre difendersi con decisione e coraggio poiché sono in gioco questioni fondamentali, come la sopravvivenza stessa delle nazioni europee. Né potrà sorgere, con zoppicanti intese, una nuova Nazione europea, poiché non è mai accaduto nella storia che una moneta possa fondare uno Stato.

    Sono viceversa gli Stati che debbono coniare moneta per assicurare le proprie necessità e gestire la propria sovranità.

    Con Maastricht non saremo più nulla: né Italiani, né Europei, né uomini liberi.

    Riportare l’economia sotto il controllo della politica

    Nel quadro di un generale rispetto della libertà individuale, anche la sfera economica, in quanto produttrice di ricchezza, dovrà essere tutelata e incoraggiata.

    L’iniziativa privata dovrà tuttavia muoversi in modo rispettoso degli interessi nazionali e quindi nel quadro di una rigorosa programmazione, dalla quale dovranno emergere quei settori della produzione e del terziario nei quali l’intervento dello Stato – diretto o indiretto – risulterà indispensabile.

    Da questa impostazione incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale – tutela che non può essere abbandonata al capriccio del singolo o dei grandi gruppi industriali e finanziari – nasce, in primo luogo, l’esigenza del controllo dell’esecutivo sulla Banca Centrale, con la conseguente piena libertà di scelta sulla politica economica.

    Libertà che si estrinseca nell’agire discrezionalmente sul tasso di sconto, nell’influire sul credito e sulla liquidità, sottraendo queste leve dell’economia alle manovre delle centrali mondialiste.

    Se è assurdo che debbano essere gestite dallo Stato attività che possano turbare la naturale dinamica del mercato e danneggiare così il diritto all’imprenditorialità del cittadino, in alcuni settori di primario interesse sociale è invece del tutto evidente la necessità di un intervento pubblico.

    Ci riferiamo in particolare alla sanità, all’istruzione, alla ricerca scientifica, all’informazione, al credito e all’energia. Senza dimenticare le comunicazioni, le grandi industrie aeronautiche e quelle dell’armamento.

    Queste ultime, infatti, sono veri e propri «biglietti da visita» della Nazione, e dai loro successi non possono nascere che effetti positivi sia per il prestigio del lavoro italiano nel mondo che per l’occupazione e la bilancia dei pagamenti. Va coerentemente combattuta l’attuale tendenza acritica alle privatizzazioni, alla svendita di qualsiasi attività produttiva oggi controllata dallo Stato o dagli Enti locali.

    Non è affatto vero che attraverso le privatizzazioni l’economia nazionale possa essere risanata. Dal 1991 al 1997 il debito pubblico è disastrosamente passato dal 101,4 al 124 % del Prodotto Interno Lordo (P.I.L.).

    Per la tutela degli interessi nazionali contro il Mondialismo

    vanno coordinate coi Paesi europei interessati alla stabilità politica ed economica del Continente:

    - misure di politica estera e di creazione di forze armate comuni;

    - misure protezionistiche per la grande industria strategica e degli armamenti; – misure tese a privilegiare industrie e mano d’opera nazionali.

    Vanno riconsiderati gli impegni avventatamente assunti in occasione del Trattato di non-Proliferazione Nucleare, della Conferenza di Helsinki, della Dichiarazione di New York, dell’adesione all’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) etc… nel senso di un adeguamento ai veri interessi nazionali, lesi da tali impegni.

    In aperto scontro con la cultura ufficiale, laica e religiosa, disposta ad accettare le indicazioni della plutocrazia mondialista, ci schieriamo

    contro la società multirazziale

    Quest’ultima non è conciliabile con una pacifica e civile convivenza, né è per nulla vero che configuri uno sbocco epocale ineluttabile. Si tratta invece di un criminale disegno, ideato per snaturare i popoli, strapparli dalle loro radici e cancellare in essi ogni sentimento d’identità. In ultima analisi per avviarli ad essere «merce» o «fattori di produzione» a buon mercato.

    Le nazioni nelle quali questo disegno è già in avanzato stadio di realizzazione ci offrono il drammatico esempio di quale potrebbe essere il destino dell’Europa nell’immediato domani.

    Occorre vengano immediatamente prese: misure precise e ineludibili per il controllo del flusso migratorio; misure per la tutela della popolazione europea attraverso un rigido controllo sanitario degli stranieri; misure per l’immediata espulsione dei clandestini, in particolare per quelli in attesa di giudizio o già condannati per reati comuni.

    Dovranno in questo quadro anche essere riviste – ovviamente in senso restrittivo – la legge sulla concessione della cittadinanza e quella sull’adozione internazionale. Le Nazioni europee hanno bisogno di libertà, indipendenza, e autodeterminazione. Hanno bisogno di ritrovare l’

    orgoglio dell’identità di popolo

    Contro il preoccupante calo delle nascite, contro la crescente disgregazione familiare e sociale, contro il diffondersi di comportamenti aberranti, è urgente riportare

    la famiglia al centro della società

    La famiglia è il luogo naturale in cui le generazioni passate si saldano con quelle future. Essa è l’istituto essenziale per la continuazione e lo sviluppo fisico e morale della Nazione.

    La famiglia deve essere privilegiata economicamente e giuridicamente (adeguamento degli assegni familiari e delle detrazioni fiscali, aiuti concreti alla maternità, al lavoro domestico e all’assistenza degli anziani) affinché riacquisti pienamente il suo ruolo educativo e assistenziale. Sarà inoltre essenziale una riforma scolastica che – oltre a fornire un’istruzione di quantità adeguata e di qualità superiore – riporti il senso di responsabilità, il gusto del sacrificio ed il senso del dovere presso discenti e docenti, ed in cui la meritocrazia torni ad essere l’unico criterio discriminante.

    È inoltre da estirpare ogni snobistico atteggiamento di disprezzo o di svalutazione del lavoro manuale, che va invece esaltato come base indispensabile dell’economia e dell’etica nazionali, attraverso adeguati riconoscimenti economici e sociali, tali da rendere inutile ogni apporto straniero.

    Le robuste e callose mani dell’operaio e del contadino sono per l’Italia titolo di onore quanto i cervelli dei nostri tecnici, ricercatori ed uomini di cultura.

    Nel più generale disinteresse la cosiddetta Bicamerale afferma di voler riformare la Costituzione italiana, ma le tanto strombazzate riforme costituzionali sono in realtà unicamente espedienti di bassa lega per dare al Popolo italiano l’impressione del nuovo e poter gestire il potere in modo tecnicamente più snello.

    D’altronde, quando mai si è vista nella storia una vera riforma istituzionale guidata da una vecchia classe dirigente? Le nuove Costituzioni sono sempre state il frutto di rivoluzioni o di cambiamenti radicali, e a redigerle sono sempre state le nuove classi dirigenti. Affermiamo che la crisi che devasta le Istituzioni ha posto

    contro il sistema dei partiti

    la pubblica opinione, la quale è alla ricerca di nuovi sbocchi di partecipazione che siano in grado di sganciare le Istituzioni dello Stato dai vecchi, stantii, falliti modelli. Un’

    Assemblea Costituente

    dovrà perciò rappresentare la volontà popolare e avviare il cambiamento.

    Sull’attuale tragica situazione del debito pubblico gravano decenni di corruzione, incompetenza, inefficienza e criminale servilismo nei confronti degli interessi finanziari internazionali. L’unica soluzione che gli attuali governi hanno saputo ideare è il continuo inasprimento fiscale, oltre alla progressiva riduzione di fondamentali conquiste dei cittadini, quali la pensione e l’assistenza sanitaria.

    Contro lo Stato delle tasse

    in difesa dei cittadini, sono necessarie urgenti misure per arginare il fiume di sprechi, con particolare riguardo ai contributi versati all’O.N.U. e alla sedicente Unione europea, alle spese militari per le «missioni di pace» che servono solo agli interessi statunitensi, ai cosiddetti «aiuti umanitari» che finiscono troppo spesso per alimentare il mercato nero e per danneggiare l’economia tradizionale locale.

    In particolare, dovranno prendersi seri provvedimenti

    contro l’evasione fiscale delle multinazionali

    e quella del sistema bancario, finanziario e assicurativo, che aggiunge la beffa ai già gravissimi danni causati da una concorrenza piratesca e incontrollata nei confronti della realtà produttiva nazionale.

    Occorre riappropriarsi della nostra economia, per difendere i bilanci delle famiglie italiane e salvaguardare

    lo Stato sociale

    Poiché nulla intendono fare a modifica dell’attuale «status quo», gli attuali governi non possono proporre nulla di veramente efficace

    contro la disoccupazione

    Noi riteniamo invece che solo la riconquista di una piena indipendenza, sia politica che economica, possa permettere alla nostra economia di competere efficacemente sia sui mercati internazionali che su quello nazionale.

    Nessun veto esterno ad impedire la libertà di commerciare con chiunque (alludiamo alla pretesa U.S.A. di stabilire leggi valide per le altre nazioni) può essere accettato.

    Europa indipendente e un’economia

    sotto il controllo della politica

    sono le uniche strade percorribili per la tutela del lavoro e dell’imprenditoria italiani.

    È urgente infine che la Magistratura torni ai suoi compiti istituzionali di imparziale amministratrice della giustizia e rifiuti qualunque compromesso con la politica che le toglie ogni dignità e sempre più spesso la degrada al ruolo di Tribunale Speciale.

    A tal fine ci impegniamo a dar vita a iniziative tese a sensibilizzare

    l’opinione pubblica contro le leggi speciali

    La «Legge Scelba», la «Legge Reale», la «Legge Mancino» e le «leggi sui pentiti» rappresentano infatti la negazione stessa della libertà e la codificazione sistematica dell’abuso e della prevaricazione politica.

    A tali leggi, strumentali ed antidemocratiche, non riconosciamo nessun diritto di cittadinanza in un Paese che, come l’Italia, è stato per secoli la culla del diritto.

    Nessuna alternativa può essere concepita e nessun interesse può essere realmente tutelato se non si garantiscono regole certe per la

    libertà d’opinione

    Per il perseguimento di tutti questi obiettivi, riteniamo necessaria una confederazione di forze nazionali aperta a tutti i gruppi, centri culturali, associazioni, giornali, riviste, personalità del mondo del lavoro e della cultura che, pur esprimendosi attraverso particolari sensibilità e specifiche analisi, si riconoscono in un comune anelito di riscatto e di libertà.

    Chiamiamo a raccolta tutti gli italiani che per decenni si sono trovati emarginati per aver respinto la corruzione e la politica dei partiti.

    Occorre la partecipazione di tutti per realizzare, sin da oggi,

    un soggetto politico nuovo e alternativo.


    l'Uomo Libero

  2. #2
    Tringeadeuroppa
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    Predefinito Rif: Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    La presa di posizione contro l'Unione Europea è, oggi, anacronistica, velleitaria e residuo di un passato piccolo nazionalista.

    Il "contenitore" Unione Europea c'è, è una realtà. Riempiamolo.

  3. #3
    Forumista senior
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    Predefinito Rif: Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    Citazione Originariamente Scritto da Spetaktor Visualizza Messaggio
    La presa di posizione contro l'Unione Europea è, oggi, anacronistica, velleitaria e residuo di un passato piccolo nazionalista.

    Il "contenitore" Unione Europea c'è, è una realtà. Riempiamolo.

    buondì,

    ma non certamente quella di maastricht, tipicamente mondialista,
    e non può essere quella che vogliono creare con il trattato di Lisbona.

  4. #4
    Tringeadeuroppa
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    Predefinito Rif: Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    Citazione Originariamente Scritto da msdfli Visualizza Messaggio
    buondì,

    ma non certamente quella di maastricht, tipicamente mondialista,
    e non può essere quella che vogliono creare con il trattato di Lisbona.
    L'Iraq per creare una discontinuità nel sistema mondialista decise di esportare il suo petrolio scambiandolo con gli Euro, non più con i dollari.
    Stessa cosa minacciano oggi Venezuela e Iran.

    E noi, che nell'Euro siamo dentro, decidiamo di fare il contrario???

  5. #5
    Nazista dell'Illinois
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    Predefinito Rif: Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    Citazione Originariamente Scritto da Spetaktor Visualizza Messaggio
    L'Iraq per creare una discontinuità nel sistema mondialista decise di esportare il suo petrolio scambiandolo con gli Euro, non più con i dollari.
    Stessa cosa minacciano oggi Venezuela e Iran.

    E noi, che nell'Euro siamo dentro, decidiamo di fare il contrario???
    Condivido. L'euro, in una prospettiva di emancipazione continentale dalla tutela statunitense, è un bel passo avanti rispetto alle vecchie monete nazionali.

  6. #6
    Tringeadeuroppa
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    Predefinito Rif: Manifesto politico SOVRANITA' NAZIONALE (1998)

    Citazione Originariamente Scritto da Nicolas Eymerich Visualizza Messaggio
    Condivido. L'euro, in una prospettiva di emancipazione continentale dalla tutela statunitense, è un bel passo avanti rispetto alle vecchie monete nazionali.
    diciamo che gli va dato un altro "senso", ma in prospettiva sarebbe suicida ritornare indietro come qualcuno demagogicamente spara.

 

 

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